Nel precedente articolo si faceva riferimento al processo di percezione spirituale dei nessi ideali e pensanti dell’universo. Ciò, chiaramente, presuppone il ripetuto, costante studio del magistrale testo steineriano de La Filosofia della Libertà, nel quale l’azione umana cosciente trova la sua legittima giustificazione pratica nel decisivo concetto scientifico-spirituale secondo cui «la via al cuore passa attraverso la testa». Amore, Compassione, Patriottismo, virtú fondamentali e vitali dell’Anima Cosciente e molle esistenziali antroposofiche non sono, per la Scienza dello Spirito, impulsi dell’Azione che si possono risolvere in freddi e astratti concetti intellettuali di natura filosofica o scientifica. Non sono però nemmeno il cuore e l’anima che creano ex abrupto, con un mistico emozionalismo, i motivi di un simile agire. Essi, invece, li presuppongono e li accolgono nella loro sfera. Sono perciò le rappresentazioni a creare tali motivi e tanto piú “idealistiche” – idealismo non usato, va precisato, in riferimento all’idealismo germanico hegeliano o a quello italiano – saranno tali rappresentazioni, tanto piú forti e vissuti saranno tali impulsi e motivi dell’Azione.
Dunque diviene mano a mano piú chiaro il fatto che la domanda riguardo a tali incentivi morali all’Azione presuppone quella dell’origine della sfera del pensare e di quella rappresentativa. La rappresentazione – sulla quale le varie correnti filosofiche, in particolare quella neo-illuministica e kantiana, hanno fatto una tragica confusione e le stesse sfere culturali mitteleuropee odierne sono tuttora intrappolate dentro questa prigione – è una sintesi soggettiva tra concetto e osservazione. Tale tragedia conoscitiva ha reso ben piú legittimo e veridico il materialismo nella sua manifestazione marxista o nichilista pura di quanto lo sia tale idealismo critico neo-illuministico o tale realismo trascendentale; di conseguenza le società civili centroeuropee che avrebbero dovuto costituire un modello pratico di socialità orientata verso l’Io e verso il Sé Spirituale, sono velocemente regredite a una stadio primitivistico di acuta irreligiosità e agnosticismo che, come previde la Scienza dello Spirito in tempi non sospetti, terrorizza pienamente la maggioranza dell’umanità contemporanea.
Riguardo a tale processo conoscitivo, Rudolf Steiner fa un calzante esempio dell’osservazione del tavolo, rilevando come pur nella oggettività del processo di percezione, la rappresentazione, nella sua indubbia esattezza quantitativa della realtà, non esce dal limite di percezione soggettivasensibile della stessa: «Ciò che per la percezione si presenta come posto esteriormente al soggetto percipiente è dunque per noi oggettivo. Quando il tavolo che si trova di fronte a me sarà scomparso dall’orizzonte della mia osservazione, il mio soggetto percettivo rimarrà per me percepibile. L’osservazione del tavolo ha provocato in me una modificazione altrettanto permanente. A me rimane piú tardi la capacità di riprodurre l’immagine del tavolo. La facoltà di riprodurre un’immagine resta collegata a me ….essa …può a ragione venire chiamata rappresentazione del tavolo. …La rappresentazione quindi è una percezione soggettiva, in contrapposizione alla percezione oggettiva che si ha in presenza dell’oggetto nell’orizzonte percettivo».
La conoscenza rappresentativa si arresta, perciò, nella fase della conoscenza scientifica, ovvero in quella del mero percepito sensibile, poiché le rappresentazioni delle cose e dei processi del mondo non ricavano altro da tale processo che i medesimi limiti conoscitivi del realismo ingenuo, che ha almeno una sua significativa coerenza metodologica pratica; concetti e idee, che pur fluiscono nelle rappresentazioni, vengono sistematicamente messi al servizio del pensiero subalterno al mero, immediato percepire sensorio.

Kant tenta di spiegare “la cosa in sé”
La famosa “cosa in sé” di kantiana memoria, che è rimasta da secoli tanto venerata quanto del tutto sconosciuta, viene astrattamente concettualizzata nella sua relazione con l’essere proprio dell’uomo non diversamente da come viene pensata o percepita la cosa conosciuta dal punto di vista del realismo ingenuo.
Questo è il motivo per cui la Scienza dello Spirito invita a porsi di fronte alla rivelazione o percezione originaria e pre-sensibile del Pensare con lo stesso atteggiamento pratico del realismo ingenuo di fronte alle cose. «Come per la vita accanto allo stato cosciente di veglia è necessario ci sia quello incosciente di sonno, cosí per l’esperienza dell’autocoscienza umana è necessaria, a fianco della sua percezione sensibile, una sfera – addirittura molto piú vasta – di elementi non percepibili ai sensi nel campo da cui originano le percezioni sensibili. …L’idea di percezione, come viene sviluppata in questo scritto (La Filosofia della Libertà), non deve venir confusa con quella di percezione esteriore dei sensi, la quale è un caso particolare della prima. …Tutto quello che di sensibile e di spirituale si presenta all’uomo prima che venga afferrato dal concetto elaborato attivamente, viene qui considerato come percezione».
Chi cosí parla di percezione solo nel senso di percezione sensibile, neanche riguardo a questa percezione sensibile può giungere a un concetto valido per una conoscenza adeguata a quello che dovrebbe essere lo stadio epocale dell’Anima Cosciente. Questo non significa, evidentemente rinunciare all’intelletto o alle conquiste della conoscenza scientifica, tutt’altro. Se possibile queste vanno purificate e redente, non rinnegate. Scaligero scrive che: «Michele può anche utilizzare l’intelligenza dialettica, ma la respinge nella misura in cui essa esprime il vincolo dell’uomo alla natura senziente e la vanità intellettualistica correlativa. Michele fa assegnamento sul cercatore audace perché, oltre l’anima razionale, capace di risalire la corrente del pensiero e di realizzare la scaturigine pura» (Iside-Sophia). La rappresentazione è dunque un concetto individualizzato, essa sta fra percezione e concetto limitantesi alla sua fase soggettiva e alla percezione esteriore sensibile. La realtà completa di una cosa ci si rivela nell’originario momento in cui osserviamo o percepiamo l’unione di concetto o percezione; ciò è possibile solo mediante la Concentrazione retrograda del pensiero in pensare percepito.
La Concentrazione (Meditazione e Miracolo) è un ineludibile, indispensabile allenamento quotidiano per rafforzare e potenziare l’organo di contemplazione e perciò percezione della Luce. La concentrazione, precisa Scaligero prepara la possibilità di superare il misticismo esoterico dell’antica anima razionale, l’astratto e inutile tentativo di dare una veste logico-filosofica alla Filosofia della Libertà; è quindi la Volontà, solare e audace, di iniziare finalmente a percepire e sperimentare lo scorrere del pensiero dalla fonte stessa del Pensare.«L’oggettività del mondo trova nell’essenziale pensare, ossia nel potere non dialettico del pensiero, il proprio fondamento» (ibidem).
Gemma Rosaria Arlana