Se si impara a riconoscere che cos’è l’anima, si impara anche a riconoscere che è solo grazie ad essa che l’uomo conosce l’Io, che non è sempre immerso nella vita di veglia tra la nascita e la morte. Immaginate ipoteticamente che la vita di veglia si estenda per tutta la vita umana tra la nascita e la morte; immaginate che non si possa mai dormire: allora non si avrebbe mai quel momento in cui l’Io prende coscienza di sé nel tempo. Il fatto che si possa dormire, che si possa realizzare questa coscienza che si trova nel mondo esteriore dei sensi, e con la mente umana attiva nel mondo sensibile vive in modo tale da poter essere scambiata con una coscienza tra l’addormentarsi e il risveglio, che non distingue nulla perché è ottusa, ecco perché si ha l’autocoscienza. L’uomo non imparerebbe a dire “Io” a se stesso se non fosse coinvolto nel ritmo di vita tra il sonno e la veglia.

Friedrich Theodor Vischer
È strano quanto poco si sia propensi ad approfondire queste cose. Il grande esteta Friedrich Theodor Vischer, il cosiddetto V-Vischer, intraprese un esame della vita onirica. Criticò l’interessante libro di Johannes Volkelt sulla fantasia onirica e ne scrisse un trattato. La gente fu subito portata a etichettarlo quale spiritualista, sebbene egli non si dedicasse certamente a tali cose in senso falsamente mistico. Ma si sa, quando si vuole attaccare qualcuno, si è capaci di qualsiasi cosa. Ma Vischer sapeva che per molto tempo le persone hanno potuto affermare: ciò che viene espresso nei sogni è roba fantastica. Certo, è roba fantastica, ma in questa roba fantastica vive quella che è il nucleo essenziale eterno e originario dell’anima. E se l’essere umano non è preparato, quando è completamente sveglio durante il giorno, a sviluppare, attraverso la desta vita diurna, attraverso quella che si può chiamare la coscienza che osserva, idee di una forza tale che altrimenti solo il sogno possiede, allora non è affatto in grado di vedere nell’eterno dell’anima umana. Se si vuole scrutare nell’eterno dell’anima umana, dobbiamo essere in grado di elevare ciò che nei sogni agisce involontariamente a una coscienza volontaria e completamente libera.
Ma Friedrich Theodor Vischer ha attirato l’attenzione in modo molto interessante su un aspetto che, se seguito correttamente, getta una luce enorme sulla vita umana. Egli ha richiamato l’attenzione sul fatto che coloro che non sono in grado di comprendere i sogni in modo adeguato, non riescono a capire giustamente nemmeno la vita degli affetti umani, la vita passionale, la vita emotiva in generale. Perché? Friedrich Theodor Vischer ha colto pienamente nel segno! Come l’anima è attiva nei sogni – solo che lí vive in immagini che sono reminiscenze della vita – esattamente cosí durante la vita diurna di veglia l’anima umana è attiva nella vita emotiva, affettiva e passionale.
Sogniamo nei nostri sentimenti, nei nostri affetti, nelle nostre passioni. E chi è in grado di seguire realmente la vita dell’anima, sa che lo stesso grado di intensità e la stessa qualità della vita dell’anima che si esprime nei sogni, in modo anomalo, si esprime durante la vita diurna da svegli in tutto ciò che vive nei sentimenti umani. La ricerca spirituale dimostra proprio dal fatto che osserva realmente l’anima con i suoi metodi, che l’uomo ha la sua vita diurna pienamente sveglia solo per l’osservazione esteriore dei sensi e per la vita delle rappresentazioni: solo in relazione alle percezioni sensoriali e alla vita delle idee siamo realmente svegli, mentre il sogno si inserisce nella vita diurna di veglia.
Si inserisce nella vita quotidiana di veglia, cosí che ciò che sperimentiamo emotivamente, ciò che è in noi a causa di impulsi emotivi, viene sognato. Mentre la vita diurna da svegli procede nelle percezioni sensoriali e nelle rappresentazioni, la corrente sotterranea della vita subconscia, che tuttavia può essere portata alla coscienza attraverso la scienza spirituale, continua come un flusso di sogno nel sentimento, nella vita delle passioni: continuiamo a sognare da svegli. E soprattutto: continuiamo a dormire restando svegli. Non solo sogniamo, ma continuiamo a dormire pur restando svegli.

Tutto ciò che vive nei nostri sentimenti lo sogniamo durante la veglia. Ciò che vive nella nostra volontà non è piú consapevole per noi nella vita diurna di veglia di quanto non lo sia la coscienza spenta che non è piú percepibile durante il sonno. È proprio per questo motivo che in campo filosofico si è sempre discusso se la volontà possa o non possa essere libera, perché con la coscienza ordinaria, per quanto filosofi illuminati possano essere, possono vedere il funzionamento dell’anima quando si esprime nella volontà tanto poco quanto possono vedere ciò che l’anima sperimenta durante il sonno piú profondo senza sogni. Infatti, la vita della volontà nel suo mistero reale non è solo sognata, ma anche addormentata nella coscienza ordinaria. Di ogni azione che effettuiamo, di ogni cosa che introduciamo nella vita, non sappiamo nulla di piú di ciò che va dalla percezione sensoriale alla rappresentazione. Potete constatare voi stessi che gli psicofisiologi che pensano in modo approfondito alle scienze naturali, sono già giunti a questa conclusione studiando l’importantissimo libro di psicologia di Theodor Ziehen: che ci si deve fermare alla disposizione volitiva, all’impulso volitivo, all’idea; che non si può scendere oltre. Solo allora appare l’azione compiuta, che entra di nuovo nell’idea. Ciò che si trova tra l’azione compiuta e l’idea è immerso nell’ottusità della coscienza durante la vita diurna di veglia, cosí come ciò che l’uomo sperimenta tra l’addormentarsi e il risveglio è immerso nell’oscurità quando nessun sogno attraversa il suo sonno.
È cosí che continuiamo a sognare durante la nostra vita diurna di veglia, è cosí che continuiamo a dormire. Gli impulsi emotivi emergono dalla nostra vita di sogno, che permea la nostra vita di veglia, e gli impulsi di volontà emergono dalla nostra vita di sonno, che permea la nostra vita di veglia. Cosí ciò che si esprime nella vita sociale, che si esprime nella storia, emerge dalla nostra vita di sogno e di sonno.
Se si indagano queste cose, però, occorre – ne ho parlato l’altro ieri – una facoltà cognitiva che operi sull’anima in modo completamente diverso da quello di cui è capace la coscienza ordinaria, e che permetta di guardare davvero alla vita dell’anima in quanto tale attraverso l’anima stessa.
Oggi vorrei anche aggiungere qualcosa che la coscienza deve fare con se stessa per arrivare alla percezione di queste cose. Infatti, sempre piú spesso si verifica l’equivoco che il ricercatore spirituale non dimostra le sue cose. Le dimostra mostrando ciò che l’anima compie per giungere alla percezione di queste cose.
Tuttavia, non si può arrivare a questa visione delle cose se si consulta solo la coscienza ordinaria. Come ho detto, ne ho parlato l’altro ieri. Troverete maggiori dettagli nei miei libri, come Scienza occulta e Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori?, o riassunti nel mio libro L’enigma dell’uomo, e ancora ora nel mio ultimo libro, che sarà pubblicato nei prossimi giorni, Gli enigmi dell’anima.
Ma vorrei sottolineare un aspetto che può essere particolarmente importante per la nostra considerazione odierna. Il modo di rappresentazione che è pienamente giustificato per i pensieri scientifici, deve diventare completamente diverso se l’uomo vuole realizzare pienamente ciò che ho detto e dirò ancora. Non può essere colto con il tipo di pensiero modellato che si usa giustamente quando si ha a che fare con la vita quotidiana ordinaria. Ciò non si estende, ad esempio, ai settori in cui risiedono gli impulsi della vita sociale, morale, giuridica ed etica. Lí occorrono concetti che siano legati alla realtà in modo molto piú stretto rispetto ai concetti scientifici. I concetti scientifici sono caratterizzati proprio dalla circostanza che il fatto, l’essenza, è al di fuori di essi, che in un certo senso non dipendono affatto dall’immergersi nell’oggetto, dall’immergersi nell’oggettività stessa. Non si può penetrare la scienza spirituale con questi concetti. Per penetrare la scienza spirituale, è necessario che i concetti crescano insieme alla vita, che si immergano nella vita, in modo da avere una tale esperienza dentro di sé, da sentire una tale esperienza vibrare dentro di sé, come avviene nelle cose stesse. Ciò si può ottenere solo distaccandosi dal modo in cui ci si pone nella coscienza ordinaria con le proprie idee sulle cose. Ma questa coscienza ordinaria si è giustamente estesa all’intera osservazione della natura, perché solo in questo modo si può raggiungere il brillante progresso della scienza naturale.

Quando l’essere umano entra nella osservazione scientifico-spirituale, le sue idee diventano completamente diverse. Vedete, se guardate un albero da quattro lati – ho già fatto l’esempio qui – fotografato da quattro lati, questi quattro lati sono completamente diversi l’uno dall’altro, eppure avrete sempre lo stesso albero. Non si può vedere l’aspetto reale dell’albero da una fotografia.
Nella vita ordinaria l’uomo è soddisfatto quando ha un concetto come un’immagine di qualche processo o entità, quando può esprimere una pura legge di natura. Appena si entra nella scienza spirituale, concetti come queste fotografie devono essere applicati da quattro lati. Non si può mai avere un’idea di un’entità o di un fatto del mondo spirituale reale se ci si forma solo un concetto. Bisogna formare i propri concetti in modo tale che girino intorno alla cosa, per cosí dire, in modo tale che la considerino il piú possibile dai diversi lati, ora posso dirlo, anche se il concetto è inteso solo simbolicamente. Nella vita esteriore le persone sono panteiste, monadiste o moniste o di qualsiasi altro tipo. Si ritiene che con un’idea del genere si possa effettivamente esplorare qualcosa della realtà. Il ricercatore spirituale sa che questo non è possibile. Quando si tratta di questioni spirituali, non è possibile condurre una ricerca panteistica, osservando l’albero solo da un lato. Bisogna essere monadisti allo stesso tempo, fotografare l’albero da un’angolazione diversa e cosí via, bisogna rendere i propri concetti interiormente mobili.
Ma ciò vi darà l’opportunità di immergervi davvero nella pienezza della vita. In questo modo diventerete, come ho mostrato nel mio libro L’enigma dell’uomo, realistici nei vostri concetti. Ed è necessario diventare sempre piú conformi e piú fedeli alla realtà nei propri concetti. È questo l’obiettivo del ricercatore spirituale. Vorrei essere chiaro con un esempio.
Vedete, il naturalista ha ragione quando mantiene i suoi concetti nella sfera della coscienza ordinaria. Egli ottiene qualcosa di significativo nel suo campo legittimo proprio quando prende questi concetti cosí come sono sperimentati dalla coscienza ordinaria; perché lí si rivelano adatti a cogliere i fatti sensibili. Ma se lo scienziato naturalista desidera estendere questi concetti al di là dei fatti sensibili, deve essere consapevole che potrebbe entrare in un vuoto, che non rimarrebbe piú in accordo con la realtà. L’esempio seguente è molto interessante a riguardo.

Latte liquido che… diverrà solido
Il professor Dewar, un grande pensatore scientifico del nostro tempo, ha dipinto un quadro molto buono e significativo di quello che sarà lo stato finale della Terra dopo milioni di anni, basandosi su ciò che i ricercatori possono osservare come processi oggi. Adottando un approccio fisico molto corretto, consultando tutto come un buon fisico, ci si può fare un’idea di come certe condizioni cambino nel corso di brevi periodi di tempo. Poi si elabora, per cosí dire, estendendo ciò che cambia in un breve periodo di tempo su un lungo periodo di tempo, come saranno le cose dopo milioni di anni. Il professore fa una descrizione molto interessante di come possa arrivare un momento in cui, per esempio, il latte sarà solido. Non so come si manifesterà; questa è un’altra questione! Descrive come le pareti della stanza saranno dipinte con questo bianco del latte; ecco quanto sarà solido il latte. Tuttavia, a quel punto la temperatura sarà piú fredda di molte centinaia di gradi rispetto ad oggi. Ma non ci sarà latte liquido, il latte sarà solido. Tutte queste cose sono concepite con grande acume scientifico e non c’è nulla da dire contro la formulazione di tali ipotesi su basi scientifiche.
Per il ricercatore spirituale si presenta subito un pensiero diverso, perché pensa in modo vivo e reale e non astratto. Si può anche prendere molto bene l’esempio di un giovane di quattordici anni, come è cambiato fino ai diciotto anni, e poi compilare questi piccoli cambiamenti secondo il metodo del professor Dewar, e ora calcolare come sarà questo organismo umano dopo trecento anni. È esattamente lo stesso metodo. Solo che dopo trecento anni l’essere umano non è piú vivo come essere umano fisico! Il ricercatore spirituale se ne rende immediatamente conto. Il modo di vedere è molto corretto e tiene conto di tutti gli aspetti scientifici e fisici. Non c’è nulla da ridire, è del tutto corretto. Non deve essere criticato come falso, ma non è in linea con la realtà, non penetra nel reale. Allo stesso modo, si potrebbe risalire ai cambiamenti che l’organismo umano subisce e poi chiedersi, a partire da questi cambiamenti: com’era trecento anni fa? Ne verrà fuori qualcosa di molto bello, ma quell’uomo non viveva trecento anni fa! Ma questo è lo schema utilizzato da coloro che formano teorie per formulare i loro esempi. La teoria di Kant-Laplace della nebulosa primordiale – che ha subíto molteplici modifiche, tutte riconoscibili, ma quella su cui si basa in linea di principio – è un’idea inammissibile per il ricercatore spirituale, perché cosí come quell’uomo non viveva fisicamente trecento anni fa, anche se il suo stato precedente e quello successivo sono stati calcolati in modo corretto, nemmeno la Terra viveva all’epoca per cui viene proposta la teoria di Kant-Laplace della nebulosa primordiale; e il sistema solare non esisteva. Ho dato questo solo come esempio di come le idee possano essere del tutto corrette, come possano essere derivate assolutamente da basi corrette, ma come non debbano necessariamente corrispondere alla realtà.
Ciò è precisamente ciò che il ricercatore spirituale ottiene attraverso i suoi esercizi: giungere a tali idee conformi alla realtà, con le quali afferra ciò che può essere colto solo quando ci si immerge nella realtà. E attraverso questa immersione si impara a riconoscere come sarebbe l’Io nella sua coscienza ordinaria se l’essere umano non potesse dormire. L’autocoscienza o la coscienza dell’Io non sarebbero nemmeno presenti nella coscienza umana se l’uomo non vivesse nel ritmo temporale del sonno e della veglia. Si impara anche a riconoscere, attraverso l’osservazione diretta, come le qualità del sentimento siano effettivamente sognate, come le qualità volitive siano in realtà addormentate.
Vorrei aggiungere qualcosa tra parentesi, per cosí dire, perché diverse persone hanno richiamato la mia attenzione su un’osservazione che ho fatto l’altro ieri. Ho detto che ciò che il ricercatore spirituale sperimenta può essere trasformato in concetti, ma l’esperienza stessa, la percezione diretta dello spirituale, non può essere ricordata, bensí deve essere sperimentata sempre di nuovo.
Qualcuno potrebbe giustamente obiettare: come si può sapere che un’esperienza spirituale è nuova se non la si ricorda? Non si può ricordare l’esperienza spirituale piú di quanto si ricordino certe persone che non sono davanti a noi. L’evento spirituale che scompare non viene conservato nella memoria. Solo quando lo si è trasformato in concetti, in idee, si ricordano le idee. Affinché non ci siano fraintendimenti, volevo dire questo tra parentesi, per cosí dire.
Ma ora vorrei toccare anche l’altro lato della coscienza umana con una breve osservazione. Che cosa succede quando l’essere umano porta davvero alla coscienza ciò che altrimenti rimane sempre nel subconscio, ciò che viene sognato, ciò che viene perso durante il sonno, quando lo porta davvero alla coscienza attraverso i processi interiori che trovate descritti nei miei libri? Quando sorge una coscienza a questo proposito, che è presente solo nella coscienza ordinaria del giorno per la vita dei sensi e delle rappresentazioni, l’uomo impara davvero a conoscere, per esempio, ciò che altrimenti è solo assopito nei suoi impulsi di volontà. Ma come si impara a riconoscere che la coscienza dell’Io dipende dalla vita del sonno quando ci si concentra sulla vita del sonno, cosí si impara a riconoscere, in un altro modo, attraverso l’effettivo innalzamento della vita della volontà dal subconscio alla coscienza, che se si avesse sempre questa vita della volontà davanti a sé, se non si dormisse durante la vita della volontà, si avrebbe una coscienza completamente diversa, quella coscienza che in un certo modo sviluppa realmente il ricercatore spirituale. Ciò che si vuole dentro di noi, e in una certa misura anche ciò che corrisponde ai nostri sentimenti, ciò che vive nei nostri impulsi emotivi, se l’uomo lo avesse davanti come la sua vita di rappresentazioni, avrebbe lo stesso effetto su di lui che avrebbe se avesse dentro di sé una seconda diversa persona. L’uomo andrebbe in giro con un’altra persona. E si può dire che il saggio piano di sviluppo ha disposto in modo tale che la coscienza unitaria, di cui l’uomo ha bisogno per la sua vita tra la nascita e la morte, sia resa possibile dal fatto che la vita della volontà è spinta giú nel sonno, in modo che non sia divisa in due dal fatto che deve costantemente guardare l’altro che vuole in lui. Questo altro è a sua volta connesso con l’essenziale nucleo originario ed eterno dell’uomo, con l’essenza primordiale dell’uomo libera dalla corporeità, con ciò che non opera attraverso la corporeità.

Perciò, se il ricercatore spirituale arriva davvero al punto – l’ho già detto l’altro ieri che non sarò scoraggiato da alcuna timidezza – di richiamare l’attenzione sulle cose che emergono davvero dal campo della ricerca spirituale con esattezza scientifica, come le leggi della scienza naturale nel campo della scienza naturale, quando il ricercatore spirituale arriva davvero a portare nella coscienza la vita della volontà e la vita del sentimento, quando rafforza la sua attività interiore in modo tale da riuscire a far vivere in sé non solo la vita dei sensi e delle rappresentazioni, ma anche da rendere vivente in sé la vita del sentimento e della volontà, allora il mondo viene integrato dall’altro lato, dal lato spirituale; allora l’uomo sperimenta come realtà che siamo separati da quelle anime che hanno perso il corpo con la morte solo dalla nostra vita sensoriale e rappresentativa. Nel momento in cui entriamo consapevolmente nella nostra vita di sentimento e di volontà, entriamo in una regione in cui ci troviamo anche su un terreno comune con le anime che hanno attraversato la porta della morte.
La separazione tra le cosiddette anime umane viventi e le cosiddette anime umane morte è colmata dalla Scienza dello Spirito. Viene colmata dalla Scienza dello Spirito in modo molto preciso. Attraverso un metodo di osservazione molto preciso sulle cose, la vita dell’anima deve trasformarsi nuovamente. Se si vogliono fare delle vere percezioni in questo regno in cui l’uomo entra – i sogni vengono involontariamente, ciò che si sperimenta nei sogni viene involontariamente – se l’uomo vuole portare nella sua coscienza qualcosa che proviene realmente dal regno in cui vivono i morti, allora deve affrontare gli oggetti del mondo spirituale con le stesse rappresentazioni volontarie, ma ora con rappresentazioni piú elevate di quelle della coscienza diurna di veglia, perché queste rappresentazioni devono abbracciare la vita del sentimento e della volontà; deve affrontare gli oggetti del mondo spirituale con le stesse rappresentazioni volontarie con cui si affrontano gli oggetti del mondo dei sensi. In un sogno ordinario non si può distinguere tra ciò che si è costretti a immaginare e se stessi. Questa distinzione è presente quando il ricercatore spirituale si avvicina alla vita, alla quale appartengono anche le anime che hanno attraversato la morte.
Pertanto, i sogni che si presentano involontariamente, anche se sembrano portarci messaggi da un mondo soprasensibile, vanno sempre presi con cautela. Il ricercatore spirituale può riconoscere come sua reale osservazione solo ciò che vuole realizzare con totale volontarietà. Se quindi il ricercatore vuole entrare in contatto con qualche anima appartenente alla vita spirituale, che magari ha varcato da tempo la soglia della morte, allora può entrare in contatto realizzando con la sua volontà ciò che sperimenta con l’anima in questione, non in modo involontario come avviene attraverso il sogno.
Vedete, la ricerca spirituale ci porta a riconoscere come un altro mondo si proietti nel nostro mondo, ma che ha un significato profondo e intenso per il nostro mondo per la semplice ragione che la nostra vita di sentimento, la nostra vita di volontà, appartengono a quel mondo.
Ora, per il mondo contenuto nei sensi, che deve essere compreso da leggi derivate da questi sensi, in breve per il mondo che la scienza naturale osserva, sono sufficienti le idee astratte della coscienza sveglia e ordinaria. Per il mondo della vita sociale e morale abbiamo bisogno di idee conformi alla realtà. Idee come la teoria di Kant-Laplace, come le idee sullo stato finale della Terra, possono solo portare all’errore. Possono essere idee giustificate se si rimane nell’ambito delle discussioni teoriche. Nel momento in cui si introducono nella vita sociale e nella struttura politica idee astratte e non conformi alla realtà, si ha un effetto distruttivo, si provocano catastrofi all’interno di questa realtà. Lí le idee che non sono realistiche hanno un significato completamente diverso.
Ora si scopre che se si vuole guardare a ciò che realmente accade nel corso della storia umana, a ciò che spinge la vita storica in avanti, non si può guardare ad essa con le rappresentazioni scientifiche naturali; perché questa vita storica non viene vissuta in un campo in cui le idee scientifiche naturali possono essere applicate, l’intera storia realmente non riceve impulso dall’uomo con le rappresentazioni della veglia, ma è sognata. Questa è la cosa importante che si può considerare – oggi è ancora una verità del tutto paradossale, cosí come lo fu il copernicanesimo quando apparve – la vita storica non è creata da idee come quelle a cui siamo abituati nelle scienze naturali. La vita sociologica, la vita sociale non nasce da un impulso come quello che cogliamo con le scienze naturali, ma viene sognata.
Rudolf Steiner (2. continua)
Conferenza tenuta a Berna il 30 novembre 1917.
O.O. N° 72 – Traduzione di Marco Allasia.
