Elementi fondamentali dell'esoterismo

Antroposofia

Elementi fondamentali dell'esoterismo

Oggi passeremo in rivista i livelli d’esistenza delle entità di cui fa parte l’uomo. In effetti, l’uomo non è sempre stato come è oggi, ma lo è diventato. Ci sono degli altri stadi prima e dopo ma anche contemporanei a lui, come il bambino ha oggi accanto a sé un vecchio, che rappresenta un’altra tappa dell’evoluzione. Vogliamo oggi presentare un altro livello d’evoluzione di certe entità. A questo scopo dobbiamo fare prima di tutto la differenza fra entità ricettrici e creatrici.
Rosso e verde   Per esempio, noi percepiamo con i nostri occhi due colori: il rosso o il verde. In questa ottica noi siamo dei ricettori. Ma prima che noi possiamo percepire il colore, questo deve essere prodotto. Ci troviamo dunque di fronte ad un essere che produce il colore, per esempio il rosso. Ci si rende conto cosí dell’esistenza di una serie di gruppi di entità. Affinché qualcosa si presenti ai nostri sensi, bisogna che la nostra anima sia pronta a riceverla; ma perché ci si presenti, occorre che vi sia anche il suo contrario. Vi sono entità in grado di fare rivelazioni. Hanno un carattere di natura divina, un carattere di deva. Le entità divine sono di natura rivelatrice. Gli esseri elementari sono di natura ricettiva.

In questo campo, abbiamo la saggezza creativa, che crea al di fuori, e la saggezza ricettiva del­l’anima umana. La saggezza è nella luce, e si rivela in tutte le percezioni sensoriali. Occorre presumere la presenza dei rivelatori, esseri di natura volitiva, dietro a ciò che si rivela; la saggezza è ciò che si rivela.

L’uomo è un essere che ha una posizione intermedia. Da un lato, per esempio riguardo a tutte le impressioni sensorie, egli è un essere ricettivo, ma riguardo al pensare egli è un essere creativo. Nulla gli fornisce il pensiero se lui stesso non lo produce oltre la percezione. Da un lato, egli è cosí un essere percettivo, e dall’altro un essere creativo. È un’importante differenza. Immaginiamo che l’uomo divenga capace di creare tutto ciò che percepisce: i suoni, i colori ecc., come oggi crea i pensieri. Attualmente egli è creatore solo in un campo, nel pensare, ma per avere delle percezioni sensorie ha bisogno di avere attorno a sé degli esseri creatori. All’inizio di questa evoluzione, egli è stato creatore nel campo della procreazione della propria entità: allora ha creato lui stesso il proprio organismo. Adesso, per questo, egli ha bisogno di altri esseri. L’uomo è ora obbligato a incarnarsi in una forma corporea determinata dall’esterno. In questo è piú simile alle entità elementari di quanto lo sia nel campo della percezione e del pensare.

Immaginiamo dunque che l’uomo sia capace di produrre, oltre ai suoni, i colori ed altre percezioni sensorie, anche la propria entità. Otteniamo allora l’uomo che esisteva prima della razza lemurica, e che si chiama l’uomo “puro”. L’uomo diventa impuro per il fatto che non genera lui stesso tutto il suo essere, ma integra nella propria entità qualcosa d’altro. Quell’uomo “puro” è stato chiamato Adam Kadmon.

Quando, all’inizio della Bibbia, si parla dell’uomo, ci si riferisce a questo uomo “puro”. Questo uomo puro non aveva ancora in sé nulla che fosse kāma. Il desiderio venne quando egli si integrò ad altro. Nacque cosí il secondo livello di esistenza dell’umanità, quello dell’uomo kāma-rupico. L’animale superiore non ne è che una derivazione. In assenza di sangue caldo, nelle entità non c’è kāma-rupa autonomo. Gli animali a sangue freddo sono diretti da altre entità. Tutti gli animali a sangue caldo, invece, derivano dall’uomo.

Abbiamo dunque dapprima l’uomo puro, che conduceva effettivamente un’esistenza sovrasensibile fino all’èra lemurica, e che produceva, partendo da se stesso, tutto ciò che era in lui, tutto ciò che viveva in lui.

CanguroGli animali a sangue freddo attuali e le piante si sono evoluti diversamente da quelli a sangue caldo. Quelli che attualmente esistono sono i residui di entità potenti, gigantesche, strane. La scienza ha potuto metterne alcune in evidenza. Sono degli animali decadenti, discendenti da quelli che l’uomo puro ha utilizzato per incarnarsi, per avere un corpo, per quanto è kāmico. All’inizio, l’uomo puro non aveva ancora avuto delle incarnazioni sulla Terra. Planava ancora al di sopra delle incarnazioni. L’uomo ha utilizzato le piú perfette di queste entità animali gigantesche allo scopo di incarnarsi. Si è incorporato ad esse ed è in questo modo che è stato capace di integrare un kāma che gli era proprio. Alcune di queste entità hanno continuato ad evolvere e sono diventate gli Atlantidi, e in seguito l’umanità attuale. Ma non tutte sono riuscite ad adattarsi. Alcune sono diventate i vertebrati inferiori; i canguri, per esempio, sono una di quelle forme mancate, che sono rimaste per la strada [la strada per diventare uomo] come del vasellame non piú utilizzato.

L’uomo ha quindi cercato di introdurre il kāma nelle forme animali. Il kâma, in fondo, è entrato nella forma umana attuale solo nel cuore, nel calore del sangue, nella circolazione sanguigna. Ci furono ancora ulteriori tentativi, e l’ascesa proseguí per gradi. Vediamo, ad esempio, dei tentativi mancati con i bradipi, i canguri, le belve, le scimmie e i lemuri. Restarono tutti “per strada”. Gli animali a sangue caldo sono i tentativi mancati di una formazione di kāma umano. L’uomo potrebbe anche avere in lui tutto il kāma che è in loro, ma lo ha deposto in loro perché non poteva utilizzare quel genere di kâma.

Esiste un assioma occulto importante: ogni qualità ha due poli opposti. Vediamo come si completano l’elettricità positiva e negativa, il caldo e il freddo, il giorno e la notte, la luce e le tenebre. Nello stesso modo, ogni qualità di kāma ha due lati opposti. Per esempio, l’uomo ha tolto da sé il furore e l’ha deposto nel leone; ma se lo nobilita, il furore diventa la forza che può condurlo verso il suo Sé superiore. Una passione non deve essere abolita, ma nobilitata. Il polo negativo deve essere elevato a un livello superiore. I pitagorici chiamavano “catarsi” questa purificazione della passione, questa elevazione del suo polo negativo. All’inizio, l’uomo ebbe in sé il furore del leone e l’astuzia della volpe. Poi ha, per cosí dire, fissato il furore nel leone e l’astuzia nella volpe. Visto cosí, il regno degli animali a sangue caldo è come un album delle qualità del kāma. Oggi si crede spesso che bisogna comprendere “tat tvam asi» (tu sei questo) come qualcosa di indefinitamente vago, ma bisogna immaginarlo come qualcosa di preciso. Ossia, davanti al leone, l’uomo deve dirsi: tu sei questo! Nel regno degli animali a sangue caldo ci è cosí mostrato l’uomo kāma-rupico. Prima, esisteva solo l’uomo puro: Adam Kadmon.
Lingua-seppia   Il naturalista Oken, professore a Jena durante la prima metà del XIX secolo, ha riconosciuto tutte queste idee e, per farle comprendere, le ha espresse in modo grottesco. Nei suoi scritti 
si trova un esempio che ricorda uno stadio ancora anteriore dell’uomo, prima dell’uscita dal regno degli animali a sangue freddo. Oken ha messo la seppia in rapporto con la lingua umana. Quando si abborda l’analogia fra la lingua e la seppia, vi si scopre un significato occulto. Abbiamo dunque delle entità che si trovano ad essere prodotte in un certo modo come dei sottoprodotti. L’uomo ha posto l’astuzia nella volpe, mantenendo il polo opposto. Ma nell’astuzia della volpe, anche qualcos’altro comincia a for­marsi, cosí come l’ombra di un oggetto conosce una zona di penombra grazie alla luce che entra dall’esterno. Ponendo l’astuzia dalla nostra interiorità nella volpe, ecco che dall’esterno le viene riportato lo Spirito. Sono gli esseri elementari le entità che, in questo modo, agiscono partendo dalla periferia, partendo dalla periferia di quello che è kāmico. Ciò che la volpe ha ricevuto da noi è animale in lei; la parte di Spirito che le è connessa dall’esterno è un essere elementare. Una parte nasce grazie allo Spirito dell’uomo, l’altra grazie ad un essere elementare.

Distinguiamo dunque in primo luogo gli esseri elementari, come secondo l’uomo kâma-rupico, come terzo l’uomo puro, come quarto l’uomo, il quale per certi aspetti ha superato l’uomo puro, perché ha ricevuto tutto ciò che esiste attorno a lui ed è attivo come creatore. Egli ha avuto a che fare con tutto quanto lo circonda nell’esistenza terrestre e l’ha accolto in sé. Questo gli fornisce i progetti, le regole, le leggi che creano la vita.

Il Bodhisattva Avalokiteśvara

Avalokiteśvara, il Bodhisattva creatore dagli undici volti e dalle mille braccia

Un tempo l’uomo era perfetto, e lo ridiventerà. Ma c’è una grande differenza fra quello che era e quello che sarà. Ciò che all’esterno lo circonda, diventerà piú tardi la sua proprietà spirituale. In futuro, ciò che avrà acquisito sulla terra diventerà in lui facoltà creatrice, sarà divenuto allora il suo essere interiore. Colui che ha fatto sue tutte le esperienze terrestri, al punto di sapere come utilizzare ogni cosa e diventare per questo un creatore, è chiamato Bodhisattva, cioè un uomo che ha sufficientemente preso in sé la bodhi, che è il buddhi della Terra. Egli è allora maturo per agire partendo da impulsi del tutto interiori. I saggi della Terra non sono ancora dei Bodhisattva. Anche per un saggio ci sono sempre cose nelle quali egli non sa ancora orientarsi. Si è Bodhisattva quando si è acquisito in sé tutto il sapere della Terra per poter creare. Buddha e Zoroastro, ad esempio, erano Bodhisattva.

Quando l’uomo si eleva ancora di piú nella sua evoluzione, al punto da essere non soltanto un creatore sulla Terra, ma di avere le forze per esserlo al di fuori della Terra, diventa libero di utilizzare queste forze superiori oltre a continuare ad agire sulla Terra. Può allora introdurre sulla Terra qualcosa che viene da altri mondi. Succedeva cosí prima che l’uomo cominciasse ad incarnarsi, nell’ultimo terzo dell’èra lemurica. L’uomo aveva elaborato il corpo fisico, l’eterico e l’astrale. Dall’evoluzione anteriore della Terra egli aveva portato queste parti del suo essere. Ma non avrebbe potuto trovare sulla Terra i due seguenti impulsi kāma e manas, che non si trovano nella catena dell’evoluzione terrestre. La forza del primo nuovo impulso (kāma) poteva essere trovato solo su Marte. Essa fu aggiunta solo prima che l’uomo si incarnasse. Il secondo impulso (manas) venne da Mercurio con i proto-Semiti, durante la quinta sotto-razza degli Atlantidi.

Questi nuovi impulsi hanno potuto essere portati dagli altri pianeti sulla Terra da entità ancora piú elevate, i Nirmānakāya. Da Marte, esse portarono il kāma e da Mercurio il manas. I Nirmānakāya sono di un grado piú elevato dei Bodhisattva. Questi ultimi possono regolare l’evoluzione continua, ma non possono introdurre qualcosa di ultraterreno, solo i Nirmānakāya lo possono.

Di grado ancora piú elevato sono le entità chiamate Pitri = padri. Perché, se è vero che i Nirmānakāya possono introdurre nell’evoluzione qualcosa di ultraterreno, non possono però sacrificare se stessi, sacrificare la loro sostanza al fine di produrre un nuovo ciclo nel pianeta seguente. I Pitri lo possono. Queste entità, che si erano costituite sulla Luna, sono allora venute sulla Terra; sono diventate l’impulso per l’evoluzione della Terra. Quando l’uomo sarà passato per tutti gli stadi, sarà in grado di diventare un Pitri.

Il grado seguente, ancora al di sopra, e che si può solo nominare, sono gli Dei propriamente detti.

Abbiamo dunque sette gradi di entità:

 

1. gli Dei 

2. i Pitri

3. i Nirmânakâya

4. i Bodhisattva

5. gli Uomini puri

6. gli uomini

Fiore di loto a 12 petali7. gli esseri elementari.

 

Questa è la serie di cui parla Helena Petrovna Blavatsky.

Possiamo qui aggiungere la spiegazione per comprendere qual è l’organo che ha reso l’uomo kāma -rupico. Si tratta del cuore, con le arterie ed il sangue che circola nel corpo. Il cuore ha una parte fisica e una eterica – Aristotele ne parla, perché una volta si riteneva importante soltanto l’uomo eterico – e una parte astrale. Il cuore eterico è in rapporto con il fiore di loto a dodici petali. Fra gli organi fisici, non tutti hanno una parte astrale; la vescichetta della bile, per esempio, non è che fisica ed eterica, le manca l’astrale.

 

Rudolf Steiner


Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner

Berlino, 1° ottobre 1905, O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.