Storia occulta - 2

Antroposofia

Storia occulta 2

LA RISPOSTA DELL’ANTROPOSOFIA

AI PROBLEMI DEL MONDO

E DELLA VITA

Ermete e Mosè

 

Zarathustra aveva due discepoli ai quali non diede istruzioni affinché andassero a insegnare ai Persiani. Facevano parte di quei discepoli che si trovano sempre vicino ai grandi Iniziati, che si preparano in silenzio per la loro futura missione, che inizialmente si astengono dall’andare a insegnare. Ermete, il grande Maestro egizio, e Mosè, in una loro precedente incarnazione, erano quei due discepoli.

 

Questo era ciò che si manifestava nella seconda civiltà post-atlantica; doveva essere cosí, perché l’umanità era progredita di un gradino e gli uomini avevano conquistato qualcosa in piú a livello fisico. Ma questo oscurò in un certo senso ciò che poteva essere vissuto tra la morte e una nuova nascita. Gli uomini erano ancora in grado di vedere nel mondo spirituale, ma non piú con la stessa chiarezza dell’antica epoca culturale indiana. Quando dai corpi fisici persiani le anime entravano nel Devachan, tutto era piú smorto e piú scuro, e le persone diventavano meno abili nelle loro azioni nella stessa misura in cui diventavano piú abili nel trattare il mondo esterno. Cosí come abbiamo una linea ascendente di fuori, abbiamo una linea discendente nel mondo dopo la morte. E quando gli Iniziati vagavano nel mondo dell’Aldilà – si tratta di un vagabondaggio spirituale, gli Iniziati rimangono legati al corpo fisico per visitare le persone che si trovano tra la morte e una nuova nascita – allora potevano dire molto sulle cose importanti che le persone avevano visto in passato e che ora, nella vita fisica, si erano oscurate. Potevano essere insegnanti di fatti spirituali piú elevati e della saggezza che tra la morte e la nuova nascita gradualmente si affievoliva per l’uomo, ma non potevano ancora trasmettere nulla di ciò che accadeva nel mondo fisico. Questo non aveva ancora un grande significato per l’Aldilà. Se avessero raccontato ciò che la gente faceva nel mondo, non sarebbe stato nulla di edificante per le persone nella vita tra la morte e una nuova nascita. Quello che avveniva laggiú era il risultato del mondo spirituale. Sul piano fisico non si era verificato alcun evento che valesse la pena di essere riferito al mondo dell’Aldilà.

 

Poi venne l’epoca egizia. Le persone avevano conquistato ancora di piú il piano fisico, erano diventate ancora piú abili e influenti su di esso. Non era piú Maya, un’illusione. La gente guardava le stelle e nelle costellazioni e nei movimenti degli astri vedeva una scrittura degli dèi. Nel fisico vedevano delle rivelazioni degli esseri divino-spirituali. E lavoravano la terra con la scienza che potevano acquisire con i loro poteri umani. Basti pensare alla coltivazione della terra. Il legame tra le forze spirituali umane che l’uomo portava con sé dal mondo spirituale e questo mondo fisico divenne sempre piú forte. Nella sua nuova incarnazione, Ermete divenne allora il primo importante Maestro dell’Egitto. Cerchiamo di farci un’idea di ciò che era in grado di insegnare. Ci sarà soprattutto chiaro cosa Ermete era in grado di insegnare ai suoi Egizi se visualizziamo la figura di Osiride nella prospettiva che oggi può interessarci.

 

Osiride è in un certo senso il fulcro dell’Egitto, adorato in modo preferenziale tra tutti gli dèi. Le divinità egizie erano venerate con vari nomi da laici, Iniziati e sacerdoti. Conoscete la leggenda di Osiride. Si dice che Osiride regnava sull’umanità, quando arrivò il suo malvagio fratello Tifone che, con grande astuzia, lo mise in una cassa e lo gettò in mare; sua moglie Iside, addolorata, lo cercò e trovò il cadavere, ma non era piú in grado di riportare Osiride in questo mondo; un raggio di Osiride cadde su Iside dall’Aldilà ed ella partorí Horus, il successore di Osiride su questa Terra. Osiride rimase nel mondo dell’Aldilà. E cosa fu detto all’Egizio? Gli fu detto: vedi, Osiride è un’entità che è vicina agli esseri umani. È uno degli ultimi esseri con cui gli esseri umani sono stati insieme quando vivevano consapevolmente nel mondo spirituale dell’Aldilà. Gli uomini sono scesi nel mondo fisico per svilupparsi ulteriormente, in modo da poter risalire, arricchiti dalle loro esperienze. Osiride è uno dei personaggi che non avevano piú bisogno di scendere nel mondo fisico perché avevano già raggiunto un livello cosí alto da non averne bisogno. Sono saliti di livello; non sono piú fatti per dimorare in un corpo fisico, che è l’involucro. Possono avere solo un contatto fugace con esso. Osiride può essere trovato solo quando l’uomo passa nell’altra vita. È l’ultima figura che potete ancora incontrare – diceva l’Iniziato all’Egizio – se vi rendete degni, se seguite tutte le regole. Dopo la morte, quando sarete giudicati, sarete insieme a Osiride. Egli per cosí dire formerà il vostro essere, vi sentirete come membra di Osiride.

 

Quindi coloro che volevano unirsi a Osiride dovevano passare oltre la morte. Ma poiché ciò che gli uomini potevano sperimentare dopo la morte era ancora piú affievolito, fu cosí che essi potevano sperimentare, anche se erano uniti a lui solo in modo debole e tenue, ciò che costituiva la loro massima beatitudine: l’unione con Osiride. Ma in questo mondo, grazie alla fede che i sacerdoti erano in grado di infondere loro, sapevano e speravano di unirsi a Osiride e nei giorni di festa si sentivano anche come membri dell’anima di Osiride. A poco a poco questa coscienza di unione si affievolí. Tra la morte e una nuova nascita, come la cultura sul piano fisico si elevava, quella nel mondo spirituale diventava sempre piú povera. Le persone nel Devachan vedevano sempre piú debolmente. E quando gli Iniziati arrivavano nel mondo dell’Aldilà, non potevano raccontare che nel mondo fisico era successo qualcosa che avesse un significato speciale per il mondo dell’Aldilà. Ciò che accadeva lí era solo il frutto del mondo spirituale. Alle anime dei morti non poteva importare molto di ciò che accadeva nel mondo fisico. Ciò che potevano fare era prepararsi alla co-esistenza con Osiride, che era però solo una preparazione a quello che avrebbero ottenuto lassú, nei paradisi spirituali.

 

Il tempio di Paestum in Campania

Il tempio di Paestum in Campania

 

Poi venne il periodo greco-romano, la quarta epoca culturale post-atlantica. Allora il legame tra lo Spirito umano e la materia esteriore divenne ancora piú intimo, lo splendore della cultura greca si è basato su questo connubio tra le facoltà spirituali dell’uomo e la vita fisica esteriore. Quando abbiamo davanti a noi il tempio greco nelle sue forme meravigliose – ad esempio nel tempio di Paestum – anche nei suoi echi vediamo allora cosa ha raggiunto lo Spirito umano nella conquista della materia esteriore. In termini di architettura il massimo è stato raggiunto nelle linee e nella ripartizione delle forze del tempio greco.

 

Il tempio greco è una meraviglia dell’architettura e dell’arte, perché è tutto espressione dello spirituale. Ecco perché è cosí estasiante guardare l’armonia del tempio greco. E bisogna dire una cosa particolare su cosa accade alla coscienza chiaroveggente nella contemplazione di un tempio greco. Supponiamo che la coscienza chiaroveggente si trovi davanti agli ultimi esempi di un tempio greco, come quello costruito in stile dorico a Paestum, nell’Italia meridionale, e che possa ancora sentire gli effetti che il greco sentiva sul piano fisico; supponiamo che la coscienza chiaroveggente, mentre vede la forma fisica del corpo dell’edificio, possa sperimentare tutta la beatitudine che può essere realmente vissuta lí, allora la coscienza chiaroveggente proverebbe questo. Non usando gli organi fisici per fuoriuscire e osservare spiritualmente, allora, nel mondo spirituale, il tempio greco con tutti i suoi splendori scompare. Ciò che è cosí perfetto, grande, possente, meraviglioso nel mondo fisico, non può essere trasferito nel mondo spirituale, nemmeno per la coscienza chiaroveggente di oggi. Nel punto dello spazio in cui si vede il tempio meraviglioso, non c’è nulla nel mondo spirituale! E cosí è stato per tutte le grandi opere della cultura di quell’epoca meravigliosa, l’epoca greco-latina. Sí, è stato lo stesso anche sotto un altro aspetto. È stato in quello stesso periodo che a Roma la coscienza della personalità dell’uomo si è manifestata con maggior forza qui nel mondo fisico. Il romano si è sentito per la prima volta cittadino della Terra, per la prima volta si è sentito saldamente su questa Terra. Nella stessa misura in cui l’uomo si sentiva cosí saldamente sulla Terra, nell’Aldilà, tra la morte e una nuova nascita, si sentiva debole e fiacco, goffo. Ancora piú di prima, la vita tra la morte e la nuova nascita era affievolita. Nulla di tutto ciò che era stato meravigliosamente sperimentato in questo mondo poteva essere portato nell’Aldilà.

 

Ulisse incontra Achille nel regno delle ombre - Omero, Odissea XI

Ulisse incontra Achille nel regno delle ombre – Omero, Odissea XI

 

Non è una leggenda quella che si tramanda dai tempi dei Greci, che uno dei piú meravigliosi eroi fu visitato negli inferi, nel regno delle ombre, da un Iniziato e gli disse: «Meglio essere un mendicante sulla Terra che un re nel regno delle ombre». Perché tra la morte e una nuova nascita l’uomo si sentiva come se fosse un’ombra, spento, e desiderava con tutto se stesso la vita tra la nascita e la morte, che era piena di bellezze e di grandezza. La vita era giunta, per cosí dire, al matrimonio piú perfetto tra lo Spirito umano e la forma esteriore; viceversa, era decaduta la vita tra la morte e una nuova nascita.

 

L’evento preparato dall’altro Iniziato Mosè, già discepolo di Zarathustra, rientrava in questo periodo. Mosè fu scelto per annunciare per primo, nella forma in cui poteva avvenire in quel momento, un Dio che può manifestarsi anche nel mondo fisico, che è presente anche nel mondo fisico. Tuttavia, questa rivelazione avvenne in modo tale che ciò che non poteva ancora essere afferrato dai sensi, diventasse l’unica immagine del Dio che tesse il mondo. E quando al punto di partenza della sua missione Mosè annunciò «Ehjeh ascher ehjeh» – Io sono l’Io Sono: questo fu il primo annuncio del Dio che ormai non si trova solo nel mondo dell’Aldilà, ma che è passato in questo mondo e qui deve essere percepito. La figura di Yahweh si annunciò per mezzo di questo secondo discepolo di Zarathustra, e grazie ad esso fu preparata la grande apparizione del Cristo, il Mistero del Golgota. Che cosa significhi questo Mistero del Golgota per il piano fisico, in parte lo sapete: una prova concreta che la vita dello Spirito vince la morte. Ciò è avvenuto grazie al fatto che Colui che i profeti avevano annunciato, che era già presente alla creazione di tutti i regni della natura, ha camminato sulla Terra. Questo essere supremo del mondo, che è lo Spirito del Sole, è giustamente chiamato con un nome greco, perché poteva e doveva apparire nel periodo greco, quando l’umanità aveva bisogno di un impulso verso l’alto. A perenne ricordo del fatto che doveva accadere in questo tempo, l’essere che si è incarnato in Gesú di Nazareth è chiamato con il nome di Cristo. Questo nome proviene dall’epoca in cui il Cristo doveva apparire.

 

La “Discesa agli Inferi” del Cristo

La “Discesa agli Inferi” del Cristo

 

Nel momento stesso in cui l’involucro corporeo di Gesú di Nazareth morí sul Golgota, accadde qualcosa che non è solo una leggenda, ma che può essere verificato ancora oggi da chiunque abbia la preparazione necessaria sul cammino della Scienza dello Spirito. Nello stesso momento in cui è avvenuta la morte sulla croce, nell’altro mondo Cristo è apparso tra i morti, tra coloro che si trovavano tra la morte e una nuova nascita, e in quel momento nell’altra parte del mondo c’è stato come un impatto folgorante. Questa apparizione del Cristo ebbe l’effetto di un lampo, che illuminò la vita nell’Aldilà, ridotta a un’esistenza piena di ombre. Perché ora, per la prima volta, si poteva proclamare nel mondo post mortem, qualcosa di diverso da ciò che gli Iniziati precedenti potevano proclamare quando passavano nel mondo del­l’Aldilà. Un Iniziato dei Misteri Eleusini avrebbe potuto al massimo raccontare le bellezze del mondo fisico, che il morto non poteva piú vedere e, a maggior ragione, avrebbe risvegliato il desiderio di quello fisico. Non avrebbe portato nulla di speciale ai morti, se avesse annunciato loro ciò che avviene nel mondo della carne. Questo fu il primo annuncio che il Cristo poté fare ai morti: qualcosa era avvenuto nel mondo, tra la nascita e la morte, che non solo aveva un significato per questo mondo, ma continuava nella vita dell’Aldilà. Ciò che è accaduto qui, nel mondo fisico, è stato un evento che si è riverberato nel mondo spirituale. E possiamo sperimentare in dettaglio come questo funzioni. Quando guardiamo il piú bel tempio, la piú bella opera della civiltà greca antica in questo mondo e sperimentiamo la beatitudine attraverso di essa, essa svanisce e non c’è piú nel mondo dell’Aldilà. Ma se ci immergiamo nel Vangelo di Giovanni o nell’Apocalisse, che proclamano gli eventi legati al mistero del Golgota, allora sperimentiamo grandi cose qui, in questo mondo. Lí possiamo fare esperienze meravigliose se ci lasciamo influenzare, se la coscienza chiaroveggente si lascia influenzare, e se poi viviamo nel mondo spirituale, allora le sensazioni non svaniscono, ma continuano e diventano meravigliose e comprensibili. E qui abbiamo una cosa ancora piú straordinaria, che si ricollega all’evento del Golgota.

 

Non è lo stesso per tutto ciò che è collegato ad essa. Per quanto possiate ammirare le piramidi, solo una debole eco può essere percepita nel mondo dell’Aldilà; per quanto possiate essere pieni di gioia alla vista di un tempio greco o di una tragedia greca, nulla si diffonderà nel mondo del­l’Aldilà, né per un Iniziato né per un non iniziato.

 

Raffaello - Madonna del Cardellino

Raffaello «Madonna del cardellino»

 

Ma se vi trovate davanti a un quadro di Raffaello in cui sono state incorporate le verità cristiane, la parte piú bella del quadro la portate con voi nel mondo spirituale e là vi vengono in mente cose che qui non potete ancora vedere. Lí diventano una luce che illumina nuovamente il mondo spirituale. Cosí l’evento del Golgota con l’apparizione del Cristo nel mondo delle ombre è stata la prima Illuminazione. E tutto ciò che è avvenuto nel mondo attraverso il cristianesimo, risplenderà sempre di piú nel mondo spirituale.

 

In questo modo, la cultura passa dalle vette del mondo di Atlantide al periodo greco-latino, in cui l’uomo era al massimo della decadenza in termini di esperienze nel mondo spirituale e in cui sprofondava nel mondo materiale. In quel periodo gli uomini sperimentavano la piú squallida esistenza tra la morte e la rinascita nel mondo spirituale. Ora, con l’apparizione del Cristo negli “Inferi”, è intervenuto un grande impulso di luce; l’esistenza tra la morte e una nuova nascita diventa sempre piú luminosa. Ora sta salendo verso l’alto; inizia la direzione ascendente nella storia della vita dell’Aldilà. Il cristianesimo oggi è solo all’inizio. Diventerà sempre piú evidente che attraverso ciò che l’uomo può qui sperimentare diventerà sempre piú spirituale, che c’è una direzione ascendente nel mondo spirituale, che porterà con sé nell’Aldilà ciò che sperimenta qui in relazione all’evento del Golgota.

 

C’è quindi anche una storia che si svolge laggiú nel mondo tra la morte e una nuova nascita, e quando esaminiamo questa storia del lato nascosto del mondo, allora vediamo che significato infinitamente grande ha il Mistero del Golgota. Perché ha un significato non solo nel mondo fisico; ha un significato per i cosiddetti tre mondi in cui l’uomo vive. Sí, l’Entità connessa alla nostra evoluzione, che ha co-creato tutto ciò che ci circonda, che ha vissuto in Gesú di Nazareth, che allora disse: «Come crederete a me, se non credete a Mosè e ai profeti, perché essi hanno parlato di me nei tempi antichi?» indicando cosí chiaramente che Mosè parlava di lui, quando parlava dell’Essere divino che si annunciava a lui nell’“Io sono l’Io-Sono”. L’essere in Gesú di Nazareth ha compiuto nel nostro mondo qualcosa che non è solo significativo per il piano fisico, ma che ha avuto l’effetto piú sconvolgente sui tre mondi, da quello fisico a quello spirituale. Ecco la potenza dell’evento del Golgota che si pone davanti alle nostre anime attraverso la storia occulta.

 

 

Rudolf Steiner

 


 

Conferenza tenuta a Norimberga il 16 dicembre 1908.

O.O. N° 108. Traduzione di Angiola Lagarde.

Da uno stenoscritto non rivisto dall’Autore.