Mail da Furbonia

Dedicato a C.S. Lewis

Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via email, capitatami accidentalmente tra le mani, che il giovane diavolo Giunior Dabliu Berlicche, studente iscritto alla perversamente prestigiosa Furbonia University, invia a suo zio Malacoda all’indirizzo elettronico Malacoda@redimendi.pur.

Andrea di Furia

Premessa

Carissimo zio Malacoda,

ho appena lasciato anchilosato e dolorante Sbranatutto, dopo averlo ripassato ben bene con il taglio degli zoccoli (che avevo puntigliosamente affilato), al termine della prometèica bastonatura che ti avevo preannunciato. La sua cavia umana, mi ha asmaticamente sibilato, al momento del concepimento già si vedeva intraprendere la carriera di giornalista. Temo ci sia dietro una raccomandazione importante, visto che, come Vermilingua, ha la ventura di provenire per linea ereditaria da quella malèfica schiatta che orienta, fin dalla sua nascita, l’operare pervertitamente manipolatorio della grande stampa nazionale e internazionale. Insomma ha avuto facile gioco e, a volte, mi chiedo perché non càpitino anche a me fortune simili. Poi, pensando ai timori che ti riguardano ed al nonno caduto in disgrazia, scaccio questa insidiosa sensazione di debolezza e riconfermo il mio impegno a superare tutte le prove per riguadagnare alla nostra genía il perfido rango tribale che merita. Sento sempre gli occhi di Sua Ulcerosità orrífica sul mio collo, e mi sembra di capire che non apprezza la mia naturale creatività, quello spaziare sempre al di là di quanto impone il singolo argomento. Tu sai bene quanto io brami molto piú il Diritto dell’Economia, lui l’ha capito e questo l’indispettisce. Bene, smetto di divagare. Per Sbranatutto l’allarme redenzione era ovvio: dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Scontato, ma terrificante per noi. Si è cosí accordato con il malèfico custode di una grande firma della generazione precedente, affinché diventasse il suo tutor, e poi con quello di un magnate della grande stampa che lo prendesse in simpatia. Il primo, ad una sua determinata crisi, gli avrebbe spiegato la necessità della verosimiglianza per costruire uno scoop, e del sottacere la verità per non avere – a proposito di “libertà di stampa” – antipatiche interruzioni di carriera o fastidiose ritorsioni giudiziarie. Il secondo gli avrebbe spiegato che la missione del giornalista non è quella di riportare i fatti, nudi e crudi, come “pensano quei baluba dei tuoi lettori”, bensí quella di taroccarli in funzione di un bene superiore, soprattutto personalmente vantaggioso, o vantaggioso per il gruppo o il potere che ti sostiene. Il risultato è stata una carriera folgorante, e una vertiginosa crescita delle sue sostanze a seguito di ripetute speculazioni all’insegna dell’insider trading, proprio grazie alle notizie di prima mano di cui poteva disporre. Ma il meglio di sé lo ha dato come direttore di un proprio giornale, quando di un banale guasto meccanico – che, come si è saputo molto tempo dopo, a bocce ferme, aveva provocato un grave incendio su di una nave del suo paese, alla fonda in un porto estero – ha fatto il casus belli che il suo governo stava cercando da parecchi mesi per regolare una questione di colonie. Questo fu solo il primo episodio di una serie di “creazioni internazionali” ad alto tasso di crescita governativa delle sue fortune: l’impero mediatico poi spregiudicatamente realizzato poteva fare ben dire come l’allievo avesse superato i maestri. Certamente, zio, ritengo assai probabile che nel corso di questo quinto piccolo eone saranno parecchie le occasioni in cui utilizzare la vis manipolatoria dei grandi media per le piú taroccate “pubbliche relazioni” a vantaggio delle nostre gagliarde e bellicose compagini governative democratiche. Eppure… questa attività malèfica non mi attira: mi sembra di una banalità colossale. Come è possibile trovare diabolicamente piacere nel subornare esseri tanto tonti da non accorgersi nemmeno di venire giornalmente e continuamente manipolati da televisione, radio e grande stampa? Mentre loro vengono distratti dall’osservazione della realtà ed orientati sentimentalmente all’avversione di parte, sull’onda delle piú sterili polemiche suscitate con arte bipartisan dai tribuni di partito, non si accorgono dunque mai che mentre di fronte costoro si scambiano insulti e colpi bassi per ottenere il plauso della platea, sul retro, seduti al tavolo trasversale delle varie lobby, si stringono la mano congratulandosi a vicenda… per l’ottima interpretazione depistante? Viceversa, da parte nostra, non possiamo che complimentarci con questi promettenti furboni bipartisan. Di cosa non saremmo capaci noi stessi per conquistare e conservare nel tempo la nostra bramata poltrona nella stanza dei bottoni?!? Hai visto anche tu la prontezza e l’abilità, invero diabolica, con cui Sua Indecenza ineffabile, il nostro urticante Master Truffator, si è liberato dell’ingombrante presenza di nonno Berlicche? Ma torniamo alle nostre bramate vittime. Neppure il Nemico è riuscito a svegliarli! Neppure mettendoli apertamente sull’avviso. Esaminiamo una sua citazione a memoria, direbbe il nonno: «Li riconoscerete non dalle loro parole, ma da quello che fanno». Oppure un’altra: «Ne uccide piú la lingua che la spada». E le parole, là sulla Terra, non le pronunciano solo, ma le scrivono anche! Grazie a noi! Sembra impossibile: queste povere caviette umane riflettono tutto il giorno… senza riflettere mai davvero. È proprio dunque possibile che l’interdizione ottundente e deviante dei nostri cornutissimi cugini della Fanatic University, tanto fiacchi e sconclusionati in altri campi, qui raggiunga quasi la perfezione? Tu che ne dici, zio? Aspetto un tuo perfido commento in proposito.

Il tuo seccatissimo nipote

Giunior Dabliu