La scala di Lorette

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La scala di Lorette

Nell’estate del 1852, quattro suore francesi, il cui ordine si ispirava alla Santa Casa di Loreto, si erano precariamente accampate in un terreno incolto ai margini della città di Santa Fé, nel Nuovo Messico, con il proposito di fondarvi una missione. L’embrione del futuro convento fu una casetta rimediata, e i primi fedeli che affluirono erano per lo piú emarginati messicani e indios. Con l’aiuto di Dio e del vescovo di Santa Fé, la missione si sviluppò, venne istituito un collegio, e a un certo punto suor Madeleine, la superiora, sollecitò la costruzione di una chiesa che nell’architettura ricordasse la gotica Sainte Chapelle di Parigi. Fu incaricato un architetto locale, che nel corso dell’opera restò coinvolto in un affaire sentimentale, al punto da non poter terminare il suo lavoro. A soffrirne fu la cappella, che restò mutila della scala che avrebbe dovuto, nel progetto iniziale, collegare la navata alla tribuna. Si pensò di rimediare con muratori e carpentieri, ma i calcoli della scala erano rimasti nella testa del progettista, e il salto in altezza era tale che nessuno degli interpellati se la sentí di rischiare con un manufatto innalzato alla ‘buena de Dios’.

A quel punto il vescovo di Santa Fé, Monsignor Lamy, francese, concesse nove giorni alle suore per trovare una soluzione, altrimenti la cappella sarebbe stata ricostruita del tutto, e amen. Suor Madeleine indisse allora una novena e tutte le consorelle si raccolsero in tornate di preghiera per implorare l’intervento divino. Ma nulla sembrava accadere e nessuno si faceva vivo. La mattina dell’ultimo giorno, quando tutto sembrava perduto, si presentò al convento un uomo anziano, dall’aspetto un artigiano in proprio, che si offrì di costruire la scala senza chiedere un compenso. Lo avrebbe fatto, disse, per pura devozione, per adempiere un voto. Le suore lo osservarono bene: l’uomo era modesto, quasi dimesso, e chiedeva di poter portare a compimento un’opera considerata impossibile armato solo di una sega, un martello e una squadra. Ma era, si dissero rassegnate, quel che mandava loro il Cielo, e la fede le obbligava a dare il via allo strano artigiano. Il quale si mise al lavoro notte e giorno, da solo, senza dire una parola, senza chiedere nulla alle suore. Per sei mesi.

Cappella di LoretteUna mattina, quando andarono per vedere a che punto fosse l’opera, le suore si accorsero che l’uomo era spa­rito, ma una prodigiosa, anzi vertiginosa scala, era stata ultimata e si avvitava verso l’alto a spirale perfetta, sen­za un pilone di sostegno per i suoi 33 gradini (come gli anni del Cristo).

E non era il solo dato portentoso. La scala, di un legno introvabile in quella zona, era assemblata con perni dello stesso materiale, senza chiodi. Sospesa senza alcun supporto centrale, poggiava il suo peso solo sul primo gradino. Destinata a crollare al primo tentativo di percorrerla, secondo gli esperti che subito la esaminarono, è ormai in uso dal 1873. Il suo anziano artefice, speculano studiosi e visitatori che vengono da ogni parte del mondo a vedere la Scala di Lorette, piú che un provetto artigiano, doveva essere un mago, in possesso di conoscenze non solo tecniche ma soprattutto misteriche.

A tale proposito, come spesso avviene, le autorità ecclesiastiche hanno nel tempo smorzato le illazioni circa un intervento miracoloso nella costruzione della Scala e sulla provenienza sovrannaturale del misterioso artigiano. Resta tuttavia da spiegare come mai la Cappella della Scala di Lorette, nella Chiesa consacrata a “Nostra Signora della Luce”, sia stata dedicata a San Giuseppe. Casualmente, un falegname…

 

Elideo Tolliani