La stella dei Magi e l'incarnazione del Logos

Misteri

La stella dei Magi e l'incarnazione del Logos

Gli antichi sapienti, dagli astrologi babilonesi ai tardi filosofi neoplatonici, in primis il bizantino Proclo (412-485 d.C.), possedevano una sorprendente saggezza stellare, che li portò a conoscere l’intero cammino prenatale dell’anima tra le sfere planetarie, prima di incarnarsi in un corpo terreno. Nel suo commento al Timeo platonico, appunto Proclo descrive cosí il cammino discendente dell’anima: essa attinge dapprima il potere del pensare puro dalle costellazioni zodiacali (Stelle fisse), poi, digradando lungo le sfere planetarie, da Saturno assorbe la facoltà contemplativa, da Giove il senso della socialità, da Marte la passionalità, dal Sole la sensibilità, da Venere la facoltà del desiderio, da Mercurio la facoltà del linguaggio, dalla Luna la facoltà vegetativa o riproduttiva. Naturalmente, dopo la morte, l’anima percorre, secondo i neoplatonici, lo stesso cammino ma a ritroso.

Questo antico sapere fu riscoperto sul finire del Medioevo da Tommaso d’Aquino e Dante, per i quali ogni categoria di angeli presiede a una sfera celeste (si ricordi lo schema del Paradiso dantesco), ed è stato riproposto nel nostro tempo dalla Scienza dello Spirito, che cosí descrive la successione delle regioni celesti e delle dimore angeliche attraversate dall’anima:

 

  1. Mondo divino o Mondo dell’Intuizione o Devachan superiore: corrisponde alla fascia dello Zodiaco disposta sull’equatore celeste; qui operano Serafini e Cherubini;
  2. Mondo eterico o Mondo dell’Ispirazione o Devachan inferiore: comprende la sfera di Saturno, di Giove, di Marte, del Sole, sui quali operano rispettivamente Troni, Dominazioni, Virtú, Potestà (o Elohim);
  3. Mondo astrale o Mondo dell’Immaginazione: comprende la sfera di Venere e di Mercurio, inoltre la sfera della Luna, pressoché coincidente con il Kamaloka. Su queste tre sfere agiscono Principati (o Archai), Arcangeli e Angeli.
  4. Mondo degli Elementi: contiguo alla Terra, comprende la sfera del Fuoco, dell’Aria, del­l’Acqua, infine della Terra stessa.

Mondi spirituali

Alla fine del lungo cammino post mortem – insegna la Scienza dello Spirito (O.O. 99 e 153) – l’anima incomincia il suo nuovo cammino discendente nell’intento di preparare, sotto la guida delle Gerarchie spirituali, la nuova rinascita in un corpo fisico. Attraversa quindi le sfere planetarie del Mondo eterico: su Saturno apprende la determinazione spirituale, su Giove l’espansività, su Marte l’energico coraggio, sul Sole la creatività. L’anima incontra ogni pianeta in una certa Costellazione zodiacale e in base a certi “aspetti” astrologici, per inseguire la traccia di ciò che su quel pianeta essa stessa aveva deposto nel cammino ascendente e per provvedersi di forze che controbilancino la passata incarnazione. Le consonanti cosmiche, che emanano dalle dodici costellazioni dello Zodiaco, si uniscono con le vocali cosmiche emanate dai pianeti per conformare gli organi, il tronco e gli arti dell’essere umano, affinché il corpo fisico possa essere espressione del progetto karmico.

Poi l’anima penetra nel Mondo astrale: qui incontra i pianeti subsolari, cioè Venere, Mercurio e la Luna. Sulla sfera di Venere l’anima si accinge a rivestire un nuovo corpo astrale. In questa sfera perciò l’anima cerca la coppia di genitori piú adatta, che offra la possibilità al corpo fisico ed eterico di armonizzarsi al meglio con il corpo astrale. Ad aiutare l’anima in questo percorso, che fa da ponte fra astrale ed eterico, intervengono le Archai.

Nella successiva sfera di Mercurio l’anima, con l’aiuto degli Arcangeli (Spiriti dei popoli), si connette al popolo che da tempo ha scelto.

Infine nella sfera della Luna l’anima si riveste del corpo eterico e sceglie il sesso della futura incarnazione. Entrando nel corpo eterico, l’anima ha la visione prospettica della vita futura, quasi in uno sguardo d’insieme: contempla in anticipo, per pochi attimi, la vita che le si profila dinanzi, proprio come, dopo la morte, avrà per alcuni attimi la visione retrospettiva della vita vissuta. Nella scelta del popolo e dei genitori, dice Steiner, l’Io ci guida verso il padre affinché questi ci dia la volontà che fa al caso nostro; il corpo astrale ci attira verso la madre affinché lei ci trasmetta la fantasia che ci meritiamo; il corpo eterico verso il popolo e la famiglia. Se l’anima non trova i genitori adeguati – anche uno solo di essi – la ricerca continua. Maître Philippe rivelò di aver atteso sei anni, prima di incarnarsi, nella ricerca di una coppia che portasse i nomi di Joseph e Marie.

Dalla terza-quarta settimana dopo il concepimento l’Io “afferra” l’embrione e inizia a collaborare con il corpo astrale ed eterico. Ciò però non vale per gli Iniziati, perché la loro anima – afferma Steiner – agisce sull’embrione già dal concepimento.

Possibile che tutta questa saggezza stellare sia assente nella tradizione cristiana, almeno sino all’avvento di Rudolf Steiner? Eppure proprio nel racconto della Natività secondo Matteo troviamo un simbolo chiaro e inequivocabile del viaggio che l’anima umana compie nelle sfere superiori fino a raggiungere la Terra: questo simbolo è la Stella del Cristo, la Stella che i Magi seguono (dicono infatti «abbiamo visto la sua Stella») nel suo lungo cammino da Oriente a Occidente, «finché giunse e si fermò sul luogo in cui si trovava il Bambino» (Mt 2,9).

 

La Stella del Cristo spunta nel Mondo divino

 

Francesco Filini - La stella dei Magi

Francesco Filini «La stella dei Magi»

Nell’antico immaginario cristiano il tragitto della Stella allude al percorso cosmico compiuto dal Cristo prima di farsi uomo in Palestina. Secondo Rudolf Steiner «la Stella può essere intuita solo da chi ha la conoscenza dei Misteri. Essere guidati da una Stella significa vedere l’anima stessa come Stella. Ma quando l’anima è vista come Stella? Quando un uomo può considerare l’anima come aura radiante: la Buddhi. Nel Cristo riluce la Stella della Buddhi: essa è la Stella che accompagna l’evoluzione del­l’umanità. La Luce che risplende dinanzi ai Magi è l’anima del Cristo stesso. La grotta è il corpo in cui dimora l’anima. Nel corpo di Gesú risplende la Stella del Cristo, l’anima del Cristo» (Berlino, 30 dicembre 1904).

 

Chi fu, secondo la tra­dizione, il primo veggente a scorgere il lontano brillare di questa Stella, il suo levarsi nel Mondo divino? Fu l’indovino me­sopotamico Bal‘am, che chiamato da Balak, re di Moab, perché scagliasse un maleficio contro Israele, al tempo della conquista della Terra pro­messa, ebbe invece una sorprendente visione: «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una Stella spunterà da Giacobbe» (Nm 24,17).

Gustav Jäger «Bal‘am e l’angelo»

Gustav Jäger «Bal‘am e l’angelo»

Benché il vaticinio si riferisse al re Davide, i primi cristiani ne fecero uno dei segni premonitori dell’avvento del Cristo: il preannuncio della Stella di Betlemme. Perciò lo stesso Bal‘am sarà visto dai primi cristiani come il piú lontano antenato dei Magi.

L’ultimo veggente della Scrittura che contemplerà la Stella di Cristo sarà l’autore del­l’Apocalisse, che fa dire al Signore queste parole: «Io sono la radice e la discendenza di Davide, la Stella che risplende sin dal primo mattino» (22,16). L’indovino Bal‘am e l’autore dell’Apocalisse videro spuntare la Stella del Cristo nel Mondo divino, com’era prima della creazione, all’aurora del mondo, e vi scorsero il preannuncio della futura incarnazione del Logos, che rinnoverà il genere umano.

 

 

La discesa occulta della Stella nei mondi spirituali

 

Le correnti gnostiche cristiane dei primi secoli descrissero il percorso cosmico della Stella come una katábasis, una discesa, anzi una discesa occulta. Perché occulta? Perché nel discendere lungo i mondi spirituali, il Cristo non rivelò alle Gerarchie celesti la sua identità, anzi si dissimulò, uniformandosi a ogni cielo, a ogni sfera celeste. Leggiamo alcune testimonianze tratte da J. Daniélou, La teologia del giudeo-cristianesimo, EDB 1974, cap. VII. Nelle Omelie al Vangelo di Luca (6d) Origene sostiene che il Logos si è incarnato in tutte le categorie di creature per salvarle tutte, e che si è fatto pure angelo con gli Angeli, non diversamente da quanto dice Rudolf Steiner allorché insegna che il Cristo ha operato attraverso la Gerarchia degli Elohim. Nel Physiologos, testo di fine IV secolo, si legge: «Durante la sua discesa il Salvatore ha nascosto le sue tracce spirituali, cioè la sua divinità. Con gli Angeli si è fatto angelo, con i Troni trono, con le Potenze potenza, con gli uomini uomo». Nel tardo testo giudeo-cristiano Lettera degli Apostoli (13, 2) il Cristo rivela: «Il capo supremo degli Angeli, Michele, e Gabriele, Uriele e Raffaele mi hanno seguito fino al quinto firmamento, pensando in cuor loro ch’io fossi uno di loro». Della “discesa nascosta” di Cristo fra le Gerarchie tratta anche un testo gnostico, la Pistis Sophia, opera di un discepolo dello gnostico cristiano Valentino. In quest’opera si legge che il Cristo risorto non apparve ai discepoli solo per quaranta giorni, ma per ben undici anni, rivelando loro molte verità esoteriche, come questa: «Allorché mi manifestai al mondo, andai in mezzo agli arconti della sfera e assunsi l’aspetto di Gabriele, angelo degli eoni; gli arconti degli eoni non mi riconobbero: pensavano che io fossi l’angelo Gabriele».

Sarà l’apostolo Paolo a svelare per primo il motivo di questa “dissimulazione” nel secondo capitolo ai Filippesi: «Il Cristo Gesú, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce». Ecco, occorre immaginare che durante la sua discesa stellare il Cristo dismette gradualmente i suoi abiti divini: dopo essersi presentato alle entità angeliche come uno di loro, si libera della veste serafica, poi di quella cherubica e cosí via; sul Sole depone l’Atman (conferenza del 27 agosto 1924, O.O. N° 240), cosí che, aggiunge Steiner, «dal Golgotha in poi è stato visibile sulla Terra il suo Spirito Vitale», ovvero la Buddhi.

Il Cristo si è incarnato “di propria volontà” (Inno Akathisthos 18), senza la spinta del karma, nell’intento di salvare l’Uomo: trasformare la Terra in un “Cosmo dell’Amore” e, nel contempo, trasformare l’umanità nella decima Gerarchia, costituita dagli Spiriti della Libertà e dell’Amore.

I Padri greci quando parlavano di “incarnazione” del Logos dicevano in realtà enanthrpêsis, cioè “umanizzazione” del Logos, in base al principio patristico che “Dio si è fatto uomo perché l’uomo si faccia Dio”. Questo è, per Paolo, il senso ultimo della kénosis di Cristo, del suo “svuotarsi”, della sua “spogliazione”.

Il processo d’incarnazione del Logos si completerà con il battesimo nel Giordano, quando l’ultimo dei profeti, Giovanni Battista, vedrà la Buddhi planare sul capo del Cristo come luce bianca, candida colomba. È l’ultimo atto della katábasis stellare che ben risalta dalle parole stesse del Battista: «Ho visto lo Spirito discendere (katabaînon) come colomba dal cielo e posarsi su di lui» (Gv 1,32).

 

Come allestire il presepe secondo la pedagogia steineriana

 

Presepe steinerianoIl modo in cui si allestisce il presepe nelle scuole antroposofiche (devo questa informazione a mia figlia Maria Grazia, insegnante Waldorf) è perfettamente rispondente al percorso della Stella del Cristo nei Mondi invisibili. Esso prevede quattro fasi:

 

  1. nella prima domenica d’Avvento si inseriscono soltanto gli elementi minerali (grotta, strade, sassi), per evocare il passaggio della Stella nel Devachan superiore, elettivamente rappresentato da Saturno, pianeta della mineralità, simboleggiato dal piombo;

 

  1. nella seconda domenica d’Avvento, per commemorare il passaggio della Stella nel Mondo eterico, rappresentato dal Sole, si aggiungono gli elementi del mondo vegetale;

 

  1. nella terza domenica, per evocare il passaggio della Stella nel Mondo astrale, rappresentato dalla Luna, si aggiungono gli animali;

 

  1. nella quarta domenica, per ricordare l’ingresso del Cristo nel mondo terrestre si aggiungono gli esseri umani, i pastori, Maria e Giuseppe.

 

Gabriele Burrini