Il Giardino Zen

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Il Giardino Zen

L’emergenza climatica degli ultimi mesi, sfociata nella totale carenza di precipitazioni, per cui l’aria, specie nelle grandi città, si è intasata di polveri sottili, di gas di scarico e dei veleni chimici, sia delle auto che degli impianti di riscaldamento, ha fatto scattare misure di deterrenza, con blocchi articolati del traffico, nei giorni tra Natale e Capodanno. Non tutti hanno gradito i divieti, non solo i commercianti che si vedevano privati, nelle giornate dello shopping selvaggio, della clientela motorizzata, ma a patirne il contraccolpo anche chi per lavoro era costretto a servirsi dell’automobile. Molti hanno reagito organizzandosi con mezzi alternativi, altri hanno invece protestato, stigmatizzando che le misure adottate dalle varie amministrazioni pubbliche interessate non abbiano considerato la poca o nulla utilità dei divieti o peggio la loro potenzialità di arrecare disagi e non soluzioni. 

Una signora ha inviato, a proposito dei blocchi del traffico, questa lettera a un eminente quotidiano: «Andare troppo in auto fa male all’ambiente? Anche mangiare troppa cioccolata fa male, ma mai direi a mio figlio come rimedio: caro non prendere la cioccolata dalle 10 alle 16 per tre giorni, come accade con il blocco auto a Milano. I nostri politici dovrebbero fare scelte piú adeguate invece di risultare ridicoli e creare problemi a chi lavora».

Ingenua lettrice! La sua saggezza di donna pratica mal si adatta a questi tempi ipocriti, in cui il potere pubblico, quale che sia, predica bene ma razzola male. Mentre lei scriveva l’accorata missiva al giornale, i politici che avevano deciso i blocchi delle auto, dopo essersi scambiati baci e abbracci da ‘volemose bene in eterno’, erano andati tutti in vacanza, Venti giorni di assenza dal parlamento. Una misura mai adottata nella storia parlamentare del nostro Paese. Se la signora avesse avuto il tempo e il denaro per verificare, avrebbe sorpreso i severi censori dell’unzione a scoppio e a iniezione, a sciare a St. Moritz, o a fare snorkeling alla Martinica.

Giardino ZenNiente paura. Per smaltire rabbia e frustrazione, ecco il rimedio: il Giardino Zen. È stato il regalo più gettonato per le feste di Natale: un vassoietto rettangolare, di coccio nero o di lacca nella versione più raffinata, riempito di sabbiolina bianca, come quella degli acquari domestici, un rastrellino, uno o più tocchi di roccia imitanti montagne, collocati nei punti del rettangolo sabbioso a seconda degli intenti rituali dell’operatore, che può aggiungere ai sassi vari altri elementi come moccolotti, pianticelle o statuette, sempre giustificati dal risultato finale della liturgia meditativa che intende ottenere. Poiché è una forma di meditazione quella che si dovrebbe esercitare attraverso la cura e l’osservazione del bonseki, il giardino in miniatura. Il fine è ottenere il satori, il distacco da ogni attaccamento materiale e mentale, e portarsi, osservando quello scampolo di natura, lontano dalle cure e dalle scadenze del quotidiano.

Con una tale strenna, la proposta del donatore non era tanto di consigliare al ricevente di seguire la pratica dello Zazen, esposta dal Maestro Dōgen nel lontano 1200 ‒ ossia la meditazione seduta, mirante a procurare al praticante l’oblio di se stesso per mettersi in rapporto armonico con l’energia e la coscienza del cosmo ‒ quanto piuttosto di rallentare il movimento convulso che ha ormai preso ogni attività, da quella lavorativa a quella di svago. Tutto avviene di corsa, in maniera trafelata. La frenesia connota ogni nostro gesto, persino il modo di assumere il cibo, di viaggiare, di eseguire un’opera d’arte o d’ingegno. “Per guarire lo Spirito”’, garantivano le indicazioni sulla scatola da regalo che conteneva lo Zen Garden. Che funzioni in tal senso, occorre attendere qualche tempo per accertarlo. Intanto, chi ha ricevuto il dono può applicarsi a rastrellare la sabbia, osservare i solchi che i rebbi vi tracciano e interpretare le ombre sottili e vaghe dei sassetti disseminati a caso. Forse il nostro destino è in questi segni incerti, quasi pronostici di sibille, capricci di linee sinuose, a tratti interrotte, altrimenti spezzate, rapsodiche. Il tempo passa, fugge veloce, e noi sembriamo correre ininterrottamente. Il messaggio del dono è: fermati e contempla!

Teofilo Diluvi