Elementi fondamentali dell'esoterismo

Antroposofia

Elementi fondamentali dell'esoterismo

NirvanaSe si vuole capire completamente come agisce il karma – ed è quello che vogliamo fare adesso – bisogna poter avere un’idea di ciò che è chiamato il Nirvana. Capire completamente quello che significa questo termine implica molte cose, ma cercheremo di farcene una rappresentazione provvisoria.

Quando l’essere umano compie un’azione qualsiasi, in lui c’è, a dire il vero, molto poco di quello che si potrebbe definire libertà, perché in fondo l’uomo è il risultato delle sue azioni compiute nel passato. Questo nel senso piú ampio del termine. Affinché egli divenisse quello che è, bisognava dapprima che tutti i regni della natura fossero creati. Poco a poco, egli ha posto fuori di sé i regni minerale, vegetale e ani­male che una volta aveva in sé. Vi si aggiunge ciò che egli ha aggiunto dal primo terzo della razza lemurica. Le azioni che ha compiuto, i pensieri, i sentimenti che hanno attraversato la sua anima, tutto questo fa anche parte del suo passato, diventa cosí il suo karma. Guardiamo verso un passato che, al contempo, si costruisce attorno a noi nei suoi effetti. Il mondo intero attorno a noi non è altro che la conseguenza di azioni passate. Nello stesso modo l’uomo prepara adesso ciò che avverrà in futuro.

Tuttavia, ci confrontiamo continuamente con cose che non sono interamente effetti di azioni del passato, ma che introducono nel mondo qualcosa di nuovo. Ogni uomo, qualunque egli sia ‒ prendiamo ad esempio il Signor Kiem ‒ è il risultato di certe azioni passate. Anche la stessa Società Teosofica è il risultato di azioni passate, come pure il fatto che il Signor Kiem sia stato indotto ad incontrarla. Ma qualcosa di nuovo avviene grazie alla sua relazione con la Società Teosofica; questo diventa allora la causa di azioni future. Quando la luce cade sopra un bastone, essa proietta un’ombra. In fondo, è qualcosa di nuovo. Se si guarda questo effetto ci si dice che è avvenuto qualcosa di nuovo. La relazione di queste cose fra loro è qualcosa di nuovo: la proiezione di un’ombra.

Tutto quello che un uomo pensa in generale, lo fa a proposito delle cose, a proposito di quello che è accaduto. Ma egli può anche riflettere su delle relazioni, su qualcosa che non è causato da un effetto del passato, ma che si produce solo nel presente. Questo però avviene molto raramente, perché gli uomini si aggrappano a quello che è antico, che trovano sovrapposto a strati attorno a loro. Le relazioni che sopraggiungono come qualcosa del tutto nuovo sono molto raramente l’oggetto dei pensieri umani. Ora, se si vuole preparare l’avvenire, bisogna avere quel genere di pensieri che risultano da nuove relazioni fra le cose. Solo i pensieri a proposito di relazioni fra le cose possono essere qualcosa di nuovo. Lo si vede meglio nell’arte. Quello che fa l’artista, in realtà non esiste. La semplice forma che lo scultore fa apparire, non esiste realmente, non è un prodotto della natura. Nella natura c’è solo la forma animata della vita. La forma pura contraddirebbe le leggi della natura. L’artista costruisce qualcosa di nuovo partendo da relazioni. Il pittore dipinge ciò che gli si presenta, grazie alle relazioni fra la luce e l’ombra, e non da quello che esiste realmente. Non dipinge l’albero, ma un’impressione nata dal fatto che egli mette in evidenza tutte le relazioni con l’albero.

Anche nelle attività pratiche si osserva che normalmente l’uomo non crea nulla di nuovo. La maggior parte degli uomini fa solo quello che è già stato fatto. Solo alcuni creano partendo da un’intuizione morale, introducendo nel mondo nuovi doveri, nuove azioni. Il nuovo penetra nel mondo per mezzo delle relazioni. Per questo si è spesso detto che l’agire morale elementare risiede nelle relazioni. Un tale agire morale consiste, per esempio, in azioni indotte dalla relazione della benevolenza. Ma si osserva che la maggior parte delle azioni riposano sul vecchio; anche per azioni e avvenimenti nei quali sopravviene del nuovo, abitualmente ci si basa ancora sul vecchio. È proprio quello che si constata se si esaminano le cose fin nei dettagli. Sono libere soltanto quelle azioni in cui l’uomo lavora non sulla base del passato, ma dove si confronta solo con azioni che possono entrare nel mondo grazie all’attività combinatrice e produttiva della sua ragione. In occultismo tali azioni sono definite “create a partire dal nulla”. Tutte le altre azioni sono create a partire dal karma. Ci sono due poli contrari: il karma e il suo contrario, il nulla o l’attività che non si basa sul karma.

Adesso, immaginate un uomo che è dapprima determinato dal karma, dalle sue azioni, dai suoi pensieri, dai suoi sentimenti provenienti dal passato. Immaginatelo poi talmente evoluto che ha cancellato tutto il karma, e che si trova dunque a confrontarsi con il nulla. In occultismo, se egli continua ad agire, si dice che agisce partendo dal Nirvana. Le azioni del Buddha o del Cristo, per esempio, almeno in parte, provengono dal Nirvana. L’uomo ordinario si avvicina a questo solo quando è ispirato a livello dell’arte, della religione o della storia universale.

La creazione intuitiva proviene dal “nulla”. Colui che vuole arrivarci deve liberarsi completamente del karma. Allora, non può piú prendere i suoi impulsi là dove l’uomo li prende normalmente. L’atmosfera che allora l’invade è quella di beato nel Signore, stato che è definito anche Nirvana.

Uomo lemuricoCome fa l’uomo ad elevarsi al Nirvana? Guardiamo a ritroso verso l’era della Lemuria. A quell’epoca abbiamo l’uomo come è apparso all’inizio sulla Terra: camminando su quattro zampe. Quegli esseri nei quali l’uomo s’incarnava a quell’epoca in quanto “umano puro” (monade) erano quadrupedi. Per il fatto che le monadi si incarnavano in loro, questi esseri si raddrizzarono progressivamente e liberarono i loro arti anteriori. È soltanto allora che iniziò il karma. Il karma in quanto karma umano è diventato possibile solo quando gli uomini hanno utilizzato le loro mani per lavorare. Prima non si creava karma individuale. Il momento in cui l’essere umano passò dall’orizzontale al verticale, per cui liberò le sue mani, rappresenta una tappa essenziale del­l’evoluzione umana. Cosí egli si è evoluto verso l’era di Atlantide.

Allo stadio seguente, l’uomo imparò a servirsi del linguaggio. Prima imparò l’uso delle mani, poi quello del linguaggio. Grazie alle sue mani, l’uomo riempí di azioni il mondo attorno a lui; grazie al suo linguaggio, lo riempí di parole. Una volta morto, quello che l’uomo ha prodotto in azioni e parole nel mondo che lo circondava, continua a vivere. Tutte le azioni che un uomo ha compiuto, restano. È il karma di quell’uomo. Quanto alle parole che ha pronunciato, esse non restano soltanto in quanto suo proprio karma, ma anche essenzialmente come qualcos’altro.

Guardiamo indietro verso l’epoca nella quale l’uomo, che non parlava ancora, non faceva che agire. Le sue azioni erano allora qualcosa che proveniva dalla personalità isolata. Ora, dopo che apparve il linguaggio, questa cessò di essere solo individuale. Perché allora gli uomini comunicavano fra di loro. È questo un momento eminentemente importante nell’evoluzione atlantidea. A partire dal momento in cui fu emesso il primo suono, qualcosa del karma dell’umanità dimorò nel mondo. Appena gli uomini si parlano, qualcosa di comunitario emana da tutta l’umanità. Allora il karma isolato, puramente personale, passa al karma universale dell’umanità. Con quello che diciamo, quello che diffondiamo attorno a noi, diffondiamo effettivamente di piú che noi stessi. In quello che diciamo vive tutta l’umanità. Sarà soltanto quando le azioni compiute dalle mani diventeranno altruiste, che lo diventeranno anche per tutta l’umanità. Ora, con la parola, l’uomo non può compiere delle azioni del tutto egoistiche, altrimenti essa apparterrebbe solo a lui. Un linguaggio non può mai essere del tutto egoistico, mentre le azioni compiute dalle mani in maggioranza lo sono. L’occultista dice: quello che faccio con le mie mani non può essere che un’azione mia; quello che dico, lo dico in quanto membro d’un popolo o di una tribú.

Lavorare con le maniIn questo modo, tutt’intorno a noi, per le azioni compiute dalle nostre mani, la nostra vita crea delle rimanenze, dei residui personali, e per quello che continua a vivere delle parole, dei residui che concernono l’umanità. Bisogna distinguerlo molto nettamente. Nella natura, tutto quello che ci circonda, i regni minerale, vegetale e animale, esistono in conseguenza di azioni anteriori. Quello che è costruito attorno a noi grazie alle nostre azioni, è effettivamente qualcosa di nuovo che entra nel mondo, un nuovo impulso, e anche dall’umanità intera vengono impulsi nuovi.

Se dobbiamo dunque dire che l’uomo appare sulla Terra alla metà dell’era lemurica e crea per la prima volta un karma proprio – prima non aveva creato alcun karma individuale – allora dobbiamo domandarci da dove effettivamente può venire questo karma, visto che interviene come qualcosa di nuovo. Può venire solo dal Nirvana. A quell’epoca, doveva agire nel mondo qualcosa proveniente dal Nirvana, da dove si crea partendo dal “nulla”. Gli esseri che allora fecondavano la Terra dovevano estendersi fino al Nirvana. Quello che fecondava gli esseri quadrupedi affinché diventassero uomini, erano esseri che discendevano dal piano del Nirvana; sono chiamati monadi. Ecco perché, a quell’epoca, degli esseri di tale specie dovettero discendere dal piano del Nirvana. L’essere che c’è in noi, che è nell’uomo, la monade, viene dal piano del Nirvana. Allora, qualcosa di totalmente nuovo entra nel mondo e s’incarna in ciò che esiste già e che, da parte sua, è interamente l’effetto di azioni compiute nel passato.

Distinguiamo dunque tre tappe. La prima è quella delle azioni esteriori compiute dalle mani; la seconda è quella che è prodotta dalle parole pronunciate e la terza quella che è prodotta dal pensiero. Ed il pensiero è qualcosa di ben piú vasto ancora di quello che si è prodotto dalle parole pronunciate. Il pensiero non è piú, come la lingua, differente a seconda dei differenti popoli, ma appartiene all’umanità intera.

In questo modo l’uomo si eleva dalle azioni al pensiero, passando per la parola, e divenendo cosí un essere sempre piú universale. Non ci sono norme generali per agire, nessuna logica delle azioni. Ognuno deve agire per se stesso. Ma non c’è una lingua puramente personale. La lingua appartiene ad un gruppo. Il pensiero, quanto a lui, appartiene a tutta l’umanità. Dunque, progredendo dal particolare al generale, abbiamo per l’uomo tre tappe: azioni, parole e pensieri.

Nella misura in cui egli si esprime nel suo ambito, l’uomo lascia dietro di sé le tracce di tutto lo Spirito dell’umanità in quanto ai pensieri, le tracce di un’anima di gruppo umana in quanto alle parole e le tracce della sua entità umana particolare in quanto alle azioni. Questo si esprime senza dubbio piú chiaramente indicando gli effetti prodotti da queste tappe. Una individualità è come un filo che passa attraverso tutte le forme di apparizione personale nelle differenti incarnazioni. Essa agisce per ulteriori incarnazioni. La comunità linguistica di un popolo agisce per nuovi popoli. L’umanità agisce per una nuova umanità, per un nuovo pianeta. Quello che un uomo fa personalmente per sé ha un significato per la sua prossima incarnazione; quello che un popolo dice ha un significato per la prossima sotto-razza, per la prossima incarnazione del popolo. E quando ci sarà un mondo nel quale tutto il nostro pensare non vivrà piú come pensare, ma apparirà negli effetti prodotti da questo stesso pensare, allora si tratterà di una nuova umanità, cioè di un nuovo pianeta. Non possiamo capire il karma senza questi grandi punti di vista.

Quello che pensiamo ha un significato per i prossimi cicli planetari. Poniamoci la seguente domanda: il genere umano che resterà dopo di noi e che abiterà il futuro pianeta, penserà ancora? La futura umanità non penserà piú, come una nuova razza non parla come quella che l’ha preceduta. Con il nostro pensare, è ridicolo domandare cos’è la divinità. SulVerso il cielo prossimo pianeta l’uomo non penserà piú, ma percepirà il suo ambiente in tutt’altro modo che su questo pianeta. Il pensare è qualcosa che ci appartiene. Quando spieghiamo il mondo con il pensiero, questa spiegazione del mondo è solo per noi. Questo ha una portata immensa, perché l’uomo vede come egli sia incluso, anche in quanto umanità, nel tessuto del karma, e come egli viva e vibri in tutto questo tessuto.

Quando l’occultista orientale si rappresenta questo genere di cose, dice che durante tutta la nostra vita siamo come circondati ovunque da frontiere: sono le nostre azioni, le nostre parole, i nostri pensieri. Se facciamo astrazione da tutto ciò, per l’uomo ordinario non resta quasi niente. Se a quel momento egli avrà ancora qualcosa, allora sarà il frutto dell’esoterismo, perché egli sarà andato al di là di tutto. In effetti, quello che resta in ultimo è l’espe­rienza del Nirvana.

Lo spirito planetario che rappresenta l’essere dell’universo è incarnato adesso nel pensare, ma in avvenire sarà incarnato in qualcosa di diverso.

 

Rudolf Steiner



Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner

Berlino, 11 ottobre 1905 ‒ O.O. N° 93a. Traduzione di Angiola Lagarde.