Quanto ci piace la Tecno... scienza

Inviato speciale

GWB@dailyhorrorchronicle.inf

Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.

 

Andrea di Furia

Vedi “Premessa” www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf


Quanto ci piace la Tecno... scienza

Carissima Vermilingua,

nelle terme laviche sotto il Daily Horror Chronicle si chiedono tutti perché non le frequenti piú con l’entusiasmo di un tempo. Certo non posso dire che è merito del tuo infernale stalker, quell’essere affetto da disturbi della personalità, che ti perseguita ossessivamente con minacce, pedinamenti, molestie e attenzioni indesiderate… perché si dà il caso sia anche il mio ineffabile caporedattore: Fàucidaschiaffi.

Cosí sono costretto a tenerti informata attraverso le nostre mail criptate su quanto utilmente discutiamo in questi momenti di relax. Cosí rari da quando il nostro Arconte delle Tenebre ha ordinato una piú massiccia azione oppressiva di noi Bramosi pastori sul paludoso fronte terrestre a partire dal novembre 1879, tempo terrestre.

Il moleskineNaturalmente la prima domanda che mi viene fatta dal nostro malèfico Black Team è sempre il resoconto di come sta andando il nostro sforzo bellico. Soprattutto se le nostre caramelline animiche si sono destate dal torpore che le avvolge, da secoli ormai, e si sono infine accorte di quanto fermamente le teniamo per il collo.

E qui lascio la parola al mio inesauribile moleskine astrale, che ormai estraggo abilmente dalla sua impermeabile custodia ossea sub-scapolare con un solo colpo d’artiglio. Voilà.

 

Farfarello: «Non so voi, ma non riesco proprio a smettere di pensare, di smaniare, di agitarmi neppure durante il percorso dei suffumigi venèfici. Piú che un relax è un tormento».

 

Ringhiotenebroso: «Eppure ora non siamo al lavoro, non abbiamo una scadenza, non dobbiamo tuffarci in un corridoio astrale e nemmeno siamo in mezzo al traffico cosmico-planetario. Adesso è importante ascoltare noi stessi, ritrovare il contatto con le nostre emozioni e sensazioni. Anzi è proprio il momento ideale di chiedere al nostro Inviato speciale com’è andata nel suo ultimo tour abusivo. Eh, Giunior?».

 

Giunior Dabliu: «Detto da te, Ringhiotenebroso, questo mutilare il mio nome non mi sembra poi cosí tragicamente offensivo. Frequentare le nostre caviucce aulenti mi sta forse rammollendo?».

 

Sbranatutto: «Dài, Giunior Dabliu non fare il filosofo. Sappiamo tutti perché non provi neppure ad artigliare alle spalle il megalitico Ringhio. E soprattutto non tenerci sulle spine. L’alternativa è restare ad ascoltare gli striduli borbottii tra sé e sé del tuo caporedattore. Un vero habitué, un ospite fisso».

 

Fàucidaschiaffi: «In realtà non sono un frequentatore assiduo di terme laviche. Spero sempre di incontrare persone piú interessanti dei presenti. E bramerei sorprenderne una in particolare, ma ciò che passa il convento siete voi e mi tocca accontentarmi. Tuttavia vorrei proprio capire meglio che cos’è questo blaterare di tour abusivo del nostro Giunior Dabliu, visto che senza il mio nulla osta non può mettere nemmeno una scaglia fuori dal Daily Horror Chronicle. Pena il licenziamento per mancanza di copertura assicurativa».

 

Ruttartiglio: «Dicevano che gli ex financial pitbull erano capaci di sadico umorismo. Ma non hai nemmeno colto che la battuta del palestratissimo Ringhio era per farti uscire dalla trance di sorrisini insulsi in cui sai borbottare solo il nome di…».

 

Fàucidaschiaffi: «Avevo capito benissimo! Anche perché il nulla osta gliel’ho dato personalmente. Allora dicci le novità, subordinato. E poi, magari potresti chiedere a quella persona…».

 

Giunior Dabliu: «Meglio non mettere l’artiglio nella piaga. Quella persona è un tipino tutto pepe, facilmente infiammabile, da trattare con le pinze. Ed è stata molto convincente l’ultima volta che ho perorato la tua causa. Senza una precauzionale exit strategy il Daily Horror avrebbe rimpianto il suo migliore Inviato speciale per l’eternità».

 

Farfarello: «Falla breve, “migliore”. Che novità? Si sono resi conto della legge di Evoluzione/Involuzione sociale? di quella di Gravità sociale? dell’Unitarietà delle tre dimensioni sociali?».

 

Giunior Dabliu: «Le nostre colazioncine emotive? Assolutamente no. Invece che l’inizio del baratro sociale in arrivo, ritengono che la predominanza raggiunta sull’intero pianeta da parte della dimensione sociale economico-finanziaria sia l’inizio del loro Paradiso in Terra. Per cui plaudono al predominio del Mercato senza accorgersi che in un sistema sociale la cui struttura (l’hardware unidimensionale) consente il mescolarsi indiscriminato e reciprocamente inquinantesi di Economia, Politica e Cultura (il software tridimensionale), per l’automatismo incontrollabile che si attiva da sé anche i Mercanti finiscono per trasformarsi in misere merci. Tiè!».

 

Banca privataRinghiotenebroso: «Non è la sola cosa che malinterpretano, per nostra fortuna. Ad esempio non riflettono che quando un fenomeno cresce quantitativamente si ha collateralmente anche una variazione qualitativa. Se adesso togliessi un ciuffetto di peli dalla testa di Farfarello resterebbe un Bramoso pastore dotato in abbondanza di peli craniali, ma se glieli togliessi tutti diverrebbe un inestetico Bramoso pastore calvo. Qualitativamente inutilizzabile nella composizione dei miei spettacolosi origami astrali».

 

Farfarello: «È lo stesso con il debito pubblico (locale, nazionale, mondiale) in mano alle banche private: quando si giunge quantitativamente già a un decimo della situazione esistente, lo status qualitativo degli abitanti di quel sassetto cosmico cambia drasticamente: da padroni del Pianeta a schiavi di un Banchiere. Il che è poi quello che bramiamo realizzare ardentemente noi della Furbonia University».

 

Fàucidaschiaffi: «Da financial pitbull lo avevo spiegato ad un mio interlocutore umano: “Voi siete abituati a considerare il denaro un mezzo per soddisfare bisogni e produrre cose. Ma se, caro Marx, il denaro aumenta quantitativamente fino a diventare condizione universale per qualsiasi bisogno o prodotto… si rovescia la frittata. Il denaro non solo non è piú un mezzo, ma diventa il fine principale! Per ottenerlo (il denaro) si vedrà quali bisogni soddisfare (anche superflui) e quali cose produrre (anche non necessarie)”».

 

Giunior Dabliu: «Lo diceva sempre nonno Berlicche: “Quelli che prima erano fini (i bisogni, i prodotti ma anche i valori e le ideologie) si riposizionano come strumenti per realizzare quel fine principale (accumulare denaro) che resta occulto, mentre tutti continuano erroneamente a considerarlo soltanto un mezzo”. Ri-Tiè!».

 

Sbranatutto: «Tuttavia debbo darti pienamente ragione Giunior Dabliu. È proprio la struttura a 1Dimen­sione prevalente sulle altre due del loro attuale sistema sociale che facilita questo automatico rovesciamento da mezzo a fine e viceversa. E nell’attuale Società gassosa non è solo il denaro che è divenuto occultamente una “condizione universale”, un fine sine qua non. Anche la Tecnica è diventata occultamente “condizione universale” dell’esistenza umana. Vero Ruttartiglio?».

 

Ruttartiglio: «Cosa che mi eccita di piú del semplice uso del denaro per sottomettere chiunque. Come condizione universale la Tecnica diventa il principale fine, per poi con essa raggiungere tutti gli altri. I quali ultimi, senza il dispositivo tecnico, resterebbero solo sogni. Abbiamo infatti coltivato nelle nostre brioscine animiche la falsa persuasione che la Tecnica sia una semplice applicazione della Scienza, mentre in realtà, senza che ancora se ne siano accorti, ne è diventata l’essenza stessa… nel momento in cui il loro sistema sociale viene dominato dalla dimensione economica. Perché mentre con il dominio antico della dimensione culturale sulle altre due la Scienza guardava il mondo per contemplarlo, con il dominio moderno della dimensione economica la Scienza guarda il mondo per manipolarlo, per trasformarlo».

 

Giunior Dabliu: «Esatto. La Scienza, nella solida Società culturale antica, mentre osservava una foresta aveva lo sguardo del Poeta, mentre oggi, nella gassosa Società economica moderna, ha lo sguardo Pianta primordialedel falegname. Non si coltivano piú personalità come Goethe, si formano gli Edison: il modello è l’homo startupper. A partire dal quinto piccolo eòne anglo-germanico non si contempla piú la natura per intuirne le leggi ma si procede con metodo scientifico. Il Nonno lo aveva previsto: “Si formuleranno prima ‘ipotesi’ sulla natura, le si sottoporrà a esperimento scientifico e in caso di conferma le nostre ipotesi diventeranno leggi”. Va osservato, tuttavia, che la definizione di Scienza non è piú corrispondente al momento attuale, a inizio terzo millennio. Non abbiamo piú a che fare con una Scienza “sana e pura” (slap, slap) ma con una Scienza “infetta e inquinata”: è piuttosto una Tecno-scienza. Attivata dall’utilità, non dalla conoscenza».

 

Farfarello: «Nelle mie ricerche nella Biblioteca centrale della Furbonia University risulta chiaramente come la Scienza non sia altro che una figlia della loro teologia medievale, ultima propaggine conoscitiva di un predominio culturale (su Politica ed Economia) durato circa 7 millenni».

 

Giunior Dabliu: «Certo, ma ora il sistema sociale dei nostri tortellini emotivi non è piú a traino culturale, come ancora nel Medio-evo, bensí a traino economico: per cui c’è un continuo rovesciamento della realtà sociale. La Teologia (elemento culturale) aveva suddiviso il tempo in passato, presente e futuro finalizzandolo all’Uomo, e in particolare attribuiva al passato il male (peccato originale), al presente la redenzione (avvento del nostro Nemico) e al futuro la salvezza (avvento dello Spirito Santo). Per effetto della legge di Gravità sociale, per lo slittamento laterale dalla dimensione culturale a quella politica prima e poi a quella economica, questi concetti legati allo scandire del tempo, di cui come figlia si è appropriata la Scienza, diventano l’ignoranza (il male), la ricerca (la redenzione), il progresso (la salvezza). Di qui, nonostante si professi afinalistica e proceda come se Dio non ci fosse, l’atteggiamento messianico della Tecno-scienza moderna teso a eliminare la condanna divina (il dolore e la fatica del lavoro umano) oltre alla sua dogmatica riduzione al solo presente (la ricerca per la ricerca) del triplice scandire del tempo. Il che significa che alla Tecno-scienza non interessa né il male, né la salvezza: solo l’esperimento».

 

Ruttartiglio: «Nella tua antítesi al master in damnatio administration hai ben definito questo slittamento laterale degenerativo della Conoscenza umana al mutare del predominio dimensionale nel loro sistema sociale. Scienza, nel predominio culturale, è Scienza della Natura [dove la Scienza è il fine e la Tecnica è il mezzo]; Scienza, nel predominio politico, è Buropratica della Norma [dove la Burocrazia è il fine e la Norma è il mezzo]; Scienza, nel predominio economico, è Tecnica dell’Esperimento [dove la Tecnica è il fine e la Scienza è il mezzo]. Giusto?».

 

Giunior Dabliu: «Ed è proprio nel momento della Società gassosa (a predominio economico) che le due condizioni universali, che i due “fini” denaro e tecnica si coalizzano tra loro causando un ulteriore aumento quantitativo… cui corrisponde un ulteriore variazione qualitativa: il tramonto della Politica e dell’Etica».

 

Fàucidaschiaffi: «Per decidere su qualsiasi cosa ‒ noi financial pitbull lo sappiamo bene ‒ bisogna pensare in primis all’economia…».

 

Ruttartiglio: «…ma per decidere gli investimenti, il denaro deve guardare alle disponibilità e alle risorse tecnologiche…».

 

Giunior Dabliu: «…per cui la Politica, con buona pace dei moderni Belli Addormentati nel sottobosco della Democrazia, cessa di essere il luogo delle decisioni. E il vantaggio antisportivo per noi Bramosi pastori è che la Tecnica sa solo come si devono fare le cose… non “se” devono essere fatte o “perché” devono esser fatte. Quello (stabilire se e perché) era il compito della Politica che doveva anticipare e governare la scelta tecnica mediante l’esercizio della propria Arte. Rapporto che si è completamente invertito: basta che dieci controllori di volo decidano di incrociare le braccia e tutto l’apparato aereo nazionale va in tilt. Problema tecnico che non è piú nelle mani della Politica, ma che riposa tutto nelle mani dei funzionari dell’apparato tecnico nelle sue molteplici fattispecie: il nuovo incontrollabile superpotere esplosivo della Società gassosa di oggi».

 

Il dubbioSbranatutto: «La Tecno-scienza ha posto fine alla Democrazia con il porre le nostre acciughine emotive di fronte a problemi (nucleare, vaccini, migrazioni, fecondazione artificiale) su cui i nostri branchi di analfabeti sociali di ritorno sono chiamati a rispondere senza alcuna competenza, ma solo su basi irrazionali: per ideologia, simpatia, fascinazione».

 

Giunior Dabliu: «Per non parlare dell’Etica, alla faccia degli Agenti del Nemico. Né l’etica dell’inten­zione , né quella razionale che pone l’uomo come fine di ogni cosa, né quella della responsabilità sopravvivono alla Tecno-scienza moderna. La prima di fronte ad un evento tecnologico i cui effetti possono essere devastanti (bomba atomica) si arresta di fronte al dettato procedurale. La seconda si arresta di fronte alla constatazione che non l’uomo (immigrato) è importante in quanto tale, ma solo se è un utile strumento economico o se appartiene ad un apparato tecnologico. La terza si arresta di fronte alla constatazione che si può essere responsabili solo di ciò che si prevede, mentre gli effetti della tecnologia (specie quelli collaterali) sono massimamente imprevedibili».

 

Ruttartiglio: «È questo che mi piace della Tecno-scienza: non ha altro scopo che non sia il suo massimo auto-potenziamento e non c’è alcun potere sociale (politico ed economico) in grado di controllarla. Sí, apparentemente l’economia, il denaro, sembrerebbe controllarla. Ma Giunior Dabliu, cosa diceva quel frammento di un nostro avversario che mi hai fatto vedere prima? Ah, eccolo qui che ve lo faccio leggere».

 

Agente del Nemico: «L’economia controlla ancora la Tecno-scienza, nel senso che promuove solo le ricerche con un’immediata ricaduta economica. Ma tra non molto la Tecno-scienza si libererà anche di questo vincolo perché è la piú alta forma di razionalità raggiunta dall’uomo. L’economia, infatti, che in forma di razionalità era la forma piú alta prima dell’avvento della tecnica, ha poi ceduto alla tecnica il primato, perché l’economia soffre ancora di una passione umana: la passione per il denaro, che è un elemento irrazionale dal punto di vista della perfetta funzionalità e ottimizzazione del rapporto mezzo-fine.

Possiamo allora dire che l’economia, proprio perché viziata da una passione umana, è ancora una scienza “umanistica”, per quanto continui a condizionare quella competenza non umanistica che è la tecnica».

 

E qui, Vermilingua, lo scambio sarebbe potuto ancora proseguire se solo Ruttartiglio non avesse tirato in ballo quel frammento di un Agente del Nemico, che ha immediatamente posto il palestratissimo Ringhio in modalità berserker, causando un generale fuggi-fuggi di tutti gli occupanti del mega idromassaggio lavico in cui ci eravamo posizionati.

Sí, certamente, denaro e Tecno-scienza ci hanno tirato su di morale. Specialmente quest’ultima che ci porterà dall’Homo sapiens (nella sua ultima forma di Homo startupper) al Tecnhomunculus sub-umano che passa dall’agire per uno scopo al semplice fare: all’eseguire il proprio mandato, prescindendo dagli scopi finali che non conosce o, ipotizzando li conosca, non ne è comunque responsabile… se si attiene alle procedure, se esegue gli ordini.

È la banalità del male (slap, slap) che limita la propria responsabilità solo nei confronti dei superiori, senza considerazione alcuna in ordine agli effetti della propria azione: «It is my job» è stato il secco commento di chi ha sganciato la bomba atomica su Hiroshima. E per modificare le nostre caramellate caviucce verso il sub-umano basta solo la prolungata esposizione alla Tecno-scienza, alla ricerca per la ricerca, diventata sempre meno strumento e sempre piú incontrollato ambiente manipolativo.

E tuttavia, Vermilingua, il tarlo del dubbio mi corrode. D’accordo, non basta che il nostro dessert animico si desti, che si avveda che ciò che considera mezzo o strumento (denaro e Tecno-scienza) è diventato fine a se stesso, fine pernicioso e disumano. Contro l’incontrollabilità della Tecno-scienza e del denaro come condizioni universali non servono intelligentissime soluzioni economiche, politiche o culturali ma piuttosto occorre incidere sulla causa strutturale che ha portato a universalizzare la loro portata invece di limitarla: il sistema sociale rimasto per millenni “a 1D”, e non ancora diventato “a 3D” in modo da corrispondere alla triplice emancipazione delle tre dimensioni sociali (da pochi decenni completatasi con l’emancipazione dell’ultima, dell’Economia).

Basterebbe infatti che le nostre macedoniette emotive si avvedessero che la madre di tutte le loro disgrazie attuali – gagliardamente sponsorizzate e promosse dalla nostra satanica alleanza con i Malèfici Custodi della Fanatic University ‒ deriva dalla millenaria e immutata strutturazione monodimensionale del loro sistema sociale attuale. Denaro e Tecno-scienza sono incontrollabili solo finché non si modifica la strutturazione “a 1D” del loro sistema sociale che li coltiva, li amplifica e li rende tirannici.

Denaro e Tecno-scienza sono incontrollabili soltanto finché il loro sistema resta a 1Dimensione sociale prevalente sulle altre due, che ingloba in sé e corrompe, a vantaggio esclusivo dei propri apparati.

In realtà ne vedremmo delle brutte, se solo il nostro ammazzacaffè emotivo passasse dalla infetta ed esplosiva Società gassosa “a 1D” (quella oggi a predominio economico) alla sana e feconda Società tridimensionale “a 3D” (quella della triplice autonomia culturale, politica ed economica) che separa le tre dimensioni sociali e ne impedisce il reciproco inquinarsi. Allora sí che potremo cominciare a dire addio ai nostri sfrenati sogni di gloria e ai nostri infernali castelli in aria.

 

Il tuo melodrammaticissimo                                                                                                     

Giunior Dabliu