La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaCol mese di settembre la spiritualità sta tornando a inzuppare tutto, ed è momento molto bello, pieno di possibilità, perché il Mondo spirituale vuole farsi incontrare. Chiedo due cose: sto eseguendo la percezione pura prima di dormire, avviene in effetti quello che dovrebbe avvenire, perché lentamente, divengo cieco! Svanisce la materialità e sulle prime mi ritrovo al buio, con un sentimento di paura. So che è preferibile fare l’esercizio su piante e minerali ma io parto dall’immagine della mia camera da letto. Premetto che la cecità avviene anche se mi concentro su una siepe. Vorrei sapere se va evitato di assumere come oggetto la stanza. In realtà seguendo una indicazione del Dottore, io non faccio altro che ignorare il dato visibile e sospendere le risposte interiori… dopo un po’ subentra il buio, sempre in procinto di divenire un ambiente altro, ma la paura mi “rimanda indietro”. Sento infatti fondermi col percepire e immergermi nell’ambiente, ma la mancanza di stabilità mi porta a ritornare in me stesso. Come superare questo ritornare in sé? Consigli sono ben accetti.

 

E. T.

 

 

L’esercizio che viene chiamato nella domanda “percezione pura” non è proprio quello consigliato e sempre eseguito, quotidianamente, da Massimo Scaligero, il quale lo considerava importantissimo per avere il giusto e sano rapporto con il mondo elementare e l’ambiente vegetale che ci circonda, e per risvegliare la visione eterica. Si tratta di guardare con un calmo e distaccato percepire un elemento naturale possibilmente in lontananza: meglio un albero, ancor meglio se inondato di sole, o almeno di luce. Normalmente quello che facciamo è far uscire il nostro sguardo come un amo per catturare l’oggetto guardato, catturarlo e riportarlo verso di noi. Nell’esercizio va fatto esattamente il contrario: restare in attesa che l’oggetto guardato sia lui a venire verso di noi. Se esercitato, questo quieto guardare fa sorgere davanti ai nostri occhi il vivente mondo eterico che permea la natura. Non sono da ritenere consigliabili altri esercizi che portano al buio e al senso di paura: meglio il sereno distacco e la luce!


letterinaSalve, mi chiamo Emanuela e vorrei prendere spunto dall’articolo “L’enorme sperpero” per esprimere alcune mie perplessità (per cui non ce l’ho direttamente con l’autrice dell’articolo in particolare). Sempre piú spesso, infatti, mi capita di sentire o leggere antroposofi che tentano di fare proseliti per la dieta vegetariana, lasciando surrettiziamente intendere che chi non è vegetariano è una persona insensibile ai problemi del pianeta, indifferente alle sofferenze degli animali e, chissà, anche “poco evoluto” spiritualmente. Tutto ciò mi lascia abbastanza sconcertata, e vorrei capire da quando in qua l’antro­posofia si è fatta paladina del vegetarianesimo. Certo, Steiner era vegetariano, ma non mi risulta che fosse solito arringare i suoi uditori sulla necessità di cambiare dieta. Al contrario, diceva che una scelta come quella di cambiare dieta doveva essere frutto di un percorso personale che a volta può richiedere anche piú incarnazioni. Sí, è vero, un giorno saremo tutti vegetariani (cosí come un giorno non ci riprodurremo piú per via sessuata), ma questo non significa che dobbiamo diventarlo tutti adesso (cosí come non dobbiamo smettere adesso di riprodurci per via sessuata). Ognuno ci arriverà coi propri tempi, e i tempi personali vanno rispettati. È inoltre abbastanza noto l’episodio in cui Steiner mangiò una bistecca davanti ad alcuni membri vegetariani della Società antroposofica, proprio per far loro capire quanto fossero divenuti estremisti su quell’argomento, cosí come è noto il fatto che “è meglio mangiare il prosciutto piuttosto che pensare al prosciutto” (come appunto fanno tutte queste persone che continuano a pubblicare libri, articoli e video sul vegetarianesimo). Steiner diceva anche che chi intraprende una dieta vegetariana senza seguire contemporaneamente un percorso spirituale può andare incontro a problemi di salute (poiché il corpo eterico si allenta un po’ dal corpo fisico) e chi conosce i quattro temperamenti sa che per alcuni di essi è consigliabile mangiare un po’ di carne e pesce. Per cui mi chiedo se gli antroposofi che propagandano il vegetarianesimo queste cose le sanno. Poiché (come ho scritto) cambiare dieta deve essere il frutto di una maturazione personale, pubblicare articoli o libri è assolutamente inutile. Le persone lo sanno come stanno le cose, ma un articolo o un libro non bastano, non fanno scattare niente. Sarebbe come tentare di convincere chi ha sempre votato il partito A a cambiare idea e votare il partito B, o tentare di convincere un cattolico ad abbandonare il cattolicesimo e mettersi a studiare antroposofia. E, d’altro canto, le scelte fatte spinti dai sensi di colpa (come i sensi di colpa verso l’ambiente e gli animali) sono scelte false, proprio perché non sono il frutto di una maturazione interiore, e chi fa scelte false poi diventa un fanatico, come infatti sono molti ambientalisti. Infatti andiamo a vedere chi sono questi ambientalisti. Per la maggior parte (poi ci sono anche le eccezioni, è ovvio) sono persone che considerano gli animali superiori agli esseri umani, considerano gli esseri umani una feccia senza la quale il pianeta starebbe molto meglio e non hanno niente di meglio da fare che molestare privati cittadini che vanno a caccia, a pesca, o mangiano salsicce arrosto (come è capitato a una mia conoscente). Insomma, non sono persone che costituiscono un buon biglietto da visita per la causa vegetariana, e forse è anche per questo che molti se ne tengono lontani. Anche quando si riuniscono in associazioni, sono piuttosto selettivi nella scelta delle loro cause. Il mese scorso la mia regione è stata funestata da terribili incendi (dietro i quali c’è probabilmente la mafia degli appalti) che hanno distrutto vaste zone del Parco nazionale d’Abruzzo (uccidendo anche molti animali) e lo spegnimento delle fiamme è stato rallentato dal fatto che il Corpo forestale dello Stato è stato dismesso e i suoi compiti sono passati ai Carabinieri, che ovviamente non conoscono le montagne. Dov’erano gli ambientalisti quando il governo ha preso questa decisione? Perché non hanno protestato? E perché durante i giorni degli incendi non hanno organizzato picchetti sotto Montecitorio per chiedere che il governo dichiarasse lo stato di emergenza in modo da avere l’aiuto dell’esercito? Per spegnere le fiamme è stato fondamentale l’aiuto dei volontari, e (ironia della sorte) molti di essi erano cacciatori, perché, conoscendo la montagna, sapevano dove andare. Qualche giorno fa c’è stata la festa islamica “del sacrificio”, durante la quale migliaia di ovini sono stati sgozzati nelle pubbliche piazze. Gli animalisti, però, non sono pervenuti, mentre invece a Pasqua tutti a stracciarsi le vesti per i poveri agnellini (probabilmente perché adesso è d’obbligo prendersela con tutto ciò che è cristiano, mentre le altre religioni possono fare tutto quello che vogliono). Infine, pensare di salvare il cosiddetto Terzo mondo diventando tutti vegetariani mi pare un modo un po’ semplicistico e utopistico di vedere le cose. Questa è solo una comoda scusa per mettersi a posto la coscienza. Un modo per dirsi: se il Terzo mondo sta ancora male non è colpa mia. Io sono diventato vegetariano, per cui il mio dovere l’ho fatto. Il Terzo mondo (e anche il Secondo) viene purtroppo sfruttato in molti modi, e che ci piaccia o no qui nei paesi occidentali tutti beneficiamo di questo stato di cose. Quanti di noi sarebbero disposti a rinunciare non alla bistecca, ma a una parte del nostro benessere per permettere ai paesi poveri di arricchirsi? E una volta che i paesi poveri si saranno arricchiti, non è che cominceranno a mangiare carne pure loro? Perché adesso stanno morendo di fame, per cui è probabile che, una volta arricchitisi, la prima cosa che faranno è mettersi a mangiare, e non so voi, ma io non me la sentirei proprio di andare da loro e dirgli che certi alimenti sono off-limits. Insomma, cerchiamo di evitare che il buonismo e il politicamente corretto s’infilino anche nell’antroposofia (come in effetti sta già succedendo da un po’ di tempo a questa parte), trasformandola in una filosofia del peace&love e del volemose bene. Un caro saluto a tutti voi.

(PS: ma nella lista di vegetariani famosi stilata dalla Hack c’era pure un certo Adolf Hitler?).

 

Emanuela

 

Abbiamo pubblicato integralmente la lunga e circostanziata trattazione a favore del nutrimento secondo quella tradizione che la civiltà cosiddetta occidentale, avanzata e progressista, segue da secoli, anzi da millenni. Può essere condivisa, anzi sicuramente è condivisa da molti nostri lettori, e l’Antroposofia, essendo una via di libertà, ammette che ognuno si regoli secondo il proprio intendimento e la propria sensibilità. Resta il fatto, evidente a tutti, che qualcosa sta cambiando, non certo per gli antroposofi ma per l’umanità intera. Ed è un movimento inarrestabile. È come se ci si risvegliasse da un torpore che ci aveva fatto accettare la mattanza degli animali come normale, ammissibile, o per lo meno inevitabile. Forse hanno contribuito a questo risveglio anche le agghiaccianti foto che sono circolate in rete a dimostrazione di come vengono trattati gli animali nei mattatoi. Oggi nascono bambini che già dalla prima infanzia, e con disperazione, pregano i genitori di non far loro mangiare della carne. E persone che irridevano i vegetariani, considerandoli esseri un po’ folli, poco raziocinanti, hanno fatto una brusca e inaspettata virata, divenendo addirittura vegani. Dobbiamo precisare inoltre che la nostra rivista non è un organo ufficiale dell’Antroposofia, ma come recita il sottotitolo è solo “di ispirazione antroposofica”, dunque non esprime il pensiero della Società Antroposofica ma solo quello dei redattori, che esternano liberamente i propri convincimenti e le proprie inclinazioni. Quanto al nominato Adolf Hitler, il fatto che fosse vegetariano non dà forza al suo punto di vista: vegetariani convinti sono stati anche Buddha, Pitagora, San Francesco, Leonardo, Tolstoj e Gandhi.