Rudolf Steiner - Il Grande Iniziato del nostro tempo

Testimonianze

Rudolf Steiner - Il Grande Iniziato del nostro tempo

Rudolf Steiner nacque nel febbraio 1861 a Kraljevic, che faceva parte dell’impero auto ungarico, da genitori austriaci di origine contadina e cattolica. Il padre era telegrafista delle ferrovie dell’Austria meridionale, e come tale dovette cambiare piú volte residenza.

Leopoldine e Rudolf Steiner

Leopoldine e Rudolf Steiner

L’infanzia di Rudolf e dei suoi fratelli, Gustave e Leopoldine, si svolse però sempre nel magnifico scenario delle montagne e dei boschi della Bassa Austria. Steiner amò molto la natura, e questo amore l’accompagnò per tutta la vita. Contemporaneamente, grazie al contatto con le ferrovie e al lavoro tecnico del padre, si sviluppò in lui l’amore per la scienza e per tutto ciò che è esatto, e anche questa fu una passione costante.

Fin da piccolo poi Steiner divenne consapevole dell’esistenza di un mondo parallelo a quello terreno. Ben presto infatti si rese conto di avere la capacità di vedere i trapassati e di percepire ciò che i sensi normalmente non percepiscono; e poiché queste esperienze non erano comunicabili a nessuno, il piccolo Rudolf fu per certi aspetti un solitario. Soltanto molto piú tardi, quando era studente uni­versitario, incontrò una persona con la quale poté aprirsi e che gli dischiuse molti orizzonti. Per tutto il resto Steiner fu un bambino normalissimo, che giocava con i coetanei e correva per i boschi.

Gli studi non furono nei primi anni molto regolari: al paese un medesimo maestro insegnava a cinque classi contemporaneamente, con ovvio scarso rendimento degli scolari. Il piccolo Rudolf però imparava da solo molte cose, per esempio si immerse per settimane in un libro di geometria che il maestro gli aveva prestato, restandone incantato: la geometria gli appariva come il simbolo di quel mondo spirituale che non si vede, ma che per lui era altrettanto reale di quello dei sensi.

Altri stimoli gli vennero dal medico del paese, che gli fece conoscere i grandi della letteratura, dal parroco che gli insegnò un po’ di astronomia, e dal maestro stesso che lo iniziò alla musica.

Dopo le elementari, Steiner frequentò le scuole tecniche e in questo periodo scoprí e studiò da solo la Critica della ragion pura di Kant. Sempre da solo imparò il greco e il latino: voleva infatti colmare le lacune della scuola tecnica. Ciò che fin da allora lo interessava profondamente era cercare di dimostrare che ciò che agisce nell’uomo e lo fa muovere è lo Spirito, e tanta determinazione e fedeltà a una missione interiore in un ragazzo cosí giovane lasciano veramente stupiti e ammirati.

Steiner nel 1879

Steiner nel 1879

Dopo essersi diplomato a diciotto anni, Steiner si iscrisse alla Scuola Tecnica Superiore di Vienna, facoltà di matematica, storia naturale e chimica; non arrivò però alla laurea perché subentrarono numerosi impegni che glielo impedirono. Si laureò piú tardi in filosofia presso un’altra università. In quegli anni Steiner frequentò assiduamente anche le lezioni di letteratura tedesca tenute dal professor Karl Julius Schröer, con il quale strinse un rapporto di amicizia che fu molto importante nella sua vita. Sempre in quegli anni incontrò il suo “Maestro”: un uomo semplice di nome Felix Koguski, che Steiner definiva un “Iniziato” e che faceva il contadino. Cercava erbe medicinali nelle campagne e andava a venderle in città ai farmacisti. Steiner lo conobbe in treno (viveva allora in un paesino vicino a Vienna e ogni giorno si recava in treno nella capitale per frequentare l’università) e ne divenne amico. «Con lui – scrisse in seguito nell’autobiografia – era possibile parlare del mondo spirituale come con uno che aveva esperienza in proposito». 

Felix possedeva un sapere intuitivo sicuro, che lo portava a cogliere pienamente la spiritualità della natura e a individuare le proprietà terapeutiche delle piante. Egli divenne per il ventenne Steiner «colui che desta», colui che seppe dargli i riferimenti giusti. Il “vero” Maestro, invece, che rimase sempre misterioso in quanto a Steiner parlò pochissimo di sé, giunse piú tardi. Di questo incontro abbiamo soltanto una rapida testimonianza costituita da un passo di una lettera che Steiner scrisse a Édouard Schuré, il famoso autore de I grandi Iniziati, del quale fu a lungo amico: «Non ho incontrato subito il Maestro, ma prima uno dei suoi inviati». Felix Koguski fu quindi l’inviato di quel Maestro di cui non conosciamo il nome, che aiutò Steiner a prendere coscienza del proprio compito nella vita e a diventare, per usare le parole di Nietzsche, «ciò che in realtà era».

Come abbiamo prima accennato, il professor Schröer, docente di letteratura tedesca, ebbe molta importanza nella vita di Rudolf Steiner. Fu grazie a lui che Steiner fece le sue prime esperienze pedagogiche presso la famiglia Specht, alla quale fu raccomandato come precettore: doveva impartire lezioni a quattro ragazzi, uno dei quali era idrocefalo e molto arretrato mentalmente. Steiner, grazie a particolare metodi pedagogici, riuscí a recuperarlo completamente, a ridestare le sue “facoltà spirituali” e a inserirlo poi all’università, dove divenne medico. Questa esperienza fu preziosa e aprí la strada al successivo lavoro pedagogico di Steiner. Sempre attraverso il professor Schröer, Steiner ottenne una collaborazione importante: curare per le pubblicazioni della Letteratura nazionale Tedesca due opere scientifiche di J.W. Goethe, La teoria dei colori e La metamorfosi delle piante. Steiner, appena ventitreenne, assolse il suo compito magistralmente, corredando i testi di note e prefazioni che ancora oggi sono considerate esemplari. Steiner nutriva una profonda ammirazione per Goethe, il massimo poeta tedesco, che si era occupato a fondo anche di geologia, botanica, paleontologia e ottica, ed era stato disegnatore e pittore; in Goethe, che considerava un precursore dell’evoluzionismo, Steiner vedeva realizzati i propri princípi spirituali. In altre parole, Goethe correggeva con concezioni spirituali  l’evoluzionismo di tipo materialistico di Darwin: la natura – a suo giudizio – viene gradualmente spiritualizzandosi dal regno vegetale a quello animale e poi umano, e soltanto l’uomo è un “recipiente” capace di accogliere lo Spirito nella sua piena manifestazione. Steiner concordava pienamente con questa visione.

Rudolf SteinerFurono anni molto intensi: oltre alle esperienze pedagogiche e al confronto con l’opera di Goethe, Steiner giunse da solo a intuizioni relative alle ripetute vite terrene e lesse alcune opere teosofiche in materia; profondamente cristiano nell’anima, non avvertí mai contrasto tra la dottrina della reincarnazione e il suo credo.

Steiner considerava i teosofi gli unici «che a quel tempo si interessassero di una seria indagine spirituale» e su questa base si arrivò a una collaborazione sempre piú stretta, che portò alla nomina di Steiner a segretario generale della sezione tedesca della Società Teosofica.

Fin dall’inizio emersero comunque delle differenze, che Steiner non nascose mai, consistenti soprattutto nella diversa importanza data alla figura del Cristo: per i teosofi, che si rifacevano totalmente alla tradizione orientale, Gesú Cristo era una grande anima, al pari di Confucio, Buddha, Lao-tse e altri, mentre per Steiner era la figura centrale della storia dell’umanità, l’Essere Divino che aveva impresso al cosmo intero uno straordinario impulso rivolto al Bene, offrendo all’umanità un’occasione grandiosa di crescita. Steiner era anche convinto che soltanto la tradizione cristiana potesse veramente aiutare a risolvere i problemi del mondo occidentale, in particolare il materialismo, e riteneva che dottrine estranee al nostro patrimonio di pensiero, come quelle orientali, non potessero in alcun modo fare altrettanto. Fu sulla base dell’impostazione cristiana di Steiner che si verificò la rottura con la Società Teosofica. Nel 1913 presentò le sue dimissioni ad Annie Besant, presidente della Società e si dedicò totalmente a sviluppare la sua Antroposofia, il movimento di pensiero da lui ideato, che già si era venuto delineando negli anni precedenti.

Antroposofia, cioè “scienza dell’uomo”, fu il termine scelto da Rudolf Steiner per il suo movimento di pensiero. Compito dell’Antroposofia, disse Steiner, era dare all’uomo la consapevolezza della sua origine divina, del suo cammino evolutivo, della realtà della vita dopo la morte e delle molte esistenze previste per lui in base alla legge del karma: in altre parole, iniziarlo alla “Scienza dello Spirito”.

I punti essenziali della questione socialeL’Antroposofia manifestò ben presto sviluppo e potenzialità nuovi e impensati e trovò applicazione in molti campi del pensiero e dell’attività umana. Steiner per esempio ebbe molto a cuore la questione sociale, problema che si presentò in tutta la sua complessità alla fine della prima guerra mondiale, con la Germania sconfitta e affamata sull’orlo della rivoluzione. Tenendo conferenze a operai e industriali, Steiner parlò di “Tripartizione dell’organismo sociale” e spiegò che l’insoddisfazione della classe operaia era dovuta non solo a problemi di natura economica, ma anche e soprattutto di natura culturale. Le rivendicazioni sociali, spiegava Steiner, potevano essere soddisfatte soltanto da un’educazione intellettuale e morale di buon livello. Lo Stato deve lasciar liberi i cittadini in campo culturale, artistico, scientifico e religioso; esso deve gestire la politica e proteggere i cittadini considerandoli tutti uguali davanti alla legge, e deve evitare di trasformarsi in imprenditore economico, intervenendo solo in casi eccezionali. Soltanto la fraternità e la collaborazione tra produttori e consumatori può creare, diceva Steiner, un circuito economico soddisfacente.

Libertà spirituale, uguaglianza di fronte alla legge e fraternità attiva nella vita pratica erano quindi le ricette che Steiner suggeriva per la soluzione dei problemi sociali. I tempi non erano maturi, e non lo sono neppure oggi a cent’anni di distanza, ma una futura società meno egoistica e materialistica, meno competitiva e piú proiettata verso i valori culturali e spirituali, potrà certamente tener conto degli impulsi suggeriti dal fondatore dell’Antroposofia.

Se le tematiche sociali di Steiner non trovarono applicazione, la sua pedagogia incontrò subito molti consensi e oggi è ampiamente diffusa. Di problemi pedagogici Steiner si era occupato fin da ragazzo, quando era stato precettore presso la famiglia Specht.

 

La prima classe della prima scuola Waldorf a Stoccarda nel 1920 con l'insegnante Robert Killian

La prima classe della prima scuola Waldorf a Stoccarda nel 1920 con l’insegnante Robert Killian

L’occasione di approfondire le sue idee gli venne dall’offerta di Emil Molt, direttore della fabbrica delle sigarette Waldorf-Astoria di Stoccarda, di organizzare una scuola aziendale per gli operai e i loro figli. Steiner aderí con entusiasmo e si dedicò in particolare alla formazione degli insegnanti che avrebbero dovuto operare in tale scuola. L’arte dell’educazione di Steiner consiste nella formazione umana e spirituale globale degli allievi, per aiutarli a orientarsi nel mondo. Il bambino deve essere considerato un essere costituito da corpo, anima e Spirito; il programma scolastico deve tendere a sviluppare le doti artistiche, emozionali e spirituali dell’allievo, oltre che quelle intellettuali, senza trascurare le attività ginniche e manuali.

Validi e positivi gli stimoli che Steiner fu in grado di fornire anche in campo medico: tenne infatti numerosi corsi per medici, infermieri e studenti di medicina sull’arte medica in generale e sul modo di dia­gnosticare e curare le piú diverse malattie. Suo scopo era ampliare l’arte medica, non certo sostituirsi a essa: suggerí pertanto di tener conto non solo del corpo del paziente, ma anche della sua anima e del suo Spirito, e di considerare sempre l’organismo umano un’espres­sione dell’uomo soprasensibile.

I laboratori Weleda ad Arlesheim nel 1921

I laboratori Weleda ad Arlesheim nel 1921

Steiner forní indicazioni molto precise anche in campo farmacologico, soprattutto per medicamenti erboristici, che vengono tuttora utilizzate nei laboratori Weleda. È fuor dubbio che tutte queste conoscenze siano da ricondurre alle sue straordinarie doti di veggenza e intuizione: di ciò egli non parlò mai in maniera diretta, ma poiché non aveva mai condotto studi in queste materie, non può esserci altra spiegazione.

Molto interessanti sono inoltre le sue osservazioni sui bambini psicopatici, o comunque portatori di handicap: per questi casi Steiner ricorreva a spiegazioni che si basavano sull’Antroposofia e in particolare sulla dottrina della reincarnazione e sulla legge del karma. Le anime di questi bambini, spiegava, hanno volutamente scelto di incarnarsi in corpi malati o malformati in quanto queste esperienze sono tutt’altro che inutili per lo Spirito. Per far sí però che questa utilità si manifesti in pieno, occorre che i bambini siano trattati con molto amore e devozione, trasmettendo loro «non la pesantezza della vita, bensí l’umorismo verso la vita». Su queste basi si sviluppò la pedagogia curativa steineriana, tuttora tenuta in gran conto.

Attività di dinamizzazione in una ne anzi che l’Antroposofia potesse costituire uno azienda agricola biodinamica

Attività di dinamizzazione in una azienda agricola biodinamica

Un altro campo che si avvalse degli impulsi di Steiner fu quello dell’agricoltura. Steiner infatti fu l’iniziatore di quella che viene oggi chiamata “agricoltura biodinamica”: concimazione senza ricorso alla chimica, corretta alimentazione del bestiame, principio della rotazione delle coltivazioni e altro ancora. Indicazioni che nella nostra epoca di inquinamento, sfruttamento e deterioramento dell’ambiente risultano tanto piú utili.

Resta da dire qualche parola sull’impulso religioso impresso dall’Antroposofia di Steiner: egli non pensò mai di proporre qualcosa che potesse in qualche modo sostituire la religione, ma ritenne anzi che l’Antroposofia potesse costituire uno stimolo per avvicinarsi a essa.

Tutti questi impulsi e altri ancora assorbirono per anni completamente le energie di Rudolf Steiner. Se a ciò si aggiungono i numerosi cicli di conferenze in tutta Europa, il lavoro per la stabilizzazione della Società Antroposofica, l’attività al Goethe­anum, bisogna ammettere che la sua attività fu straordinaria.

Ma a Natale del 1922 successe un fatto che annullò il lavoro di anni: il Goetheanum, che era interamente costruito in legno, fu distrutto da un incendio, di natura quasi certamente dolosa. Si trattò per Steiner di un’esperienza dolorosissima, nella quale tuttavia dimostrò tutta la sua forza d’animo. Un anno dopo fu posta la prima pietra del nuovo edificio, quello attuale, che doveva ricalcare la struttura del­l’altro, essendo però costruito in cemento, in uno stile particolarissimo, maestoso e fluido al tempo stesso, e con locali adeguati alle esigenze della Società Antroposofica.

All’inizio del 1924 cominciò a manifestarsi la malattia che doveva portare Rudolf Steiner alla tomba; per nove mesi, fino a settembre, riuscí a vincere la spossatezza e il calo di energie, rispettando fino in fondo i suoi impegni e i suoi programmi; poi fu costretto a mettersi a letto e non si alzò piú. Approfittò dei mesi che gli restavano (morí nel marzo del 1925) per scrivere la propria autobiografia (La mia vita, che si arresta al 1907), e dal suo letto seguí costantemente i lavori del nuovo Goetheanum.

Consapevole della fine che lo attendeva (la natura esatta della malattia non fu mai accertata con precisione), Steiner prima di morire volle impostare nel modo migliore il futuro lavoro della Società Antroposofica. Lucido fino alla fine, morí da vero Iniziato. I suoi ultimi momenti furono cosí descritti da G. Wachsmuth, che era presente: «Gli istanti supremi della vita terrena di Rudolf Steiner furono privi di ogni segno di lotta con il fisico, liberi dalle incertezze che accompagnano sovente la morte delle persone; il suo volto esprimeva pace, grazia, sicurezza interiore, visione spirituale. Incrociò le mani sul petto, gli occhi erano luminosi e rivolti verso mondi ai quali si univa nella visione. Quando giunse l’ultimo respiro, egli stesso chiuse gli occhi, senza che per questo la stanza si riempisse dell’esperienza di una fine, bensí di un evento di estrema spiritualità. I suoi tratti, la forza di preghiera delle sue mani, denotavano una veglia solenne e trasfigurata. La figura che qui giaceva parlava di una veglia ultraterrena, di un procedere verso le sfere dello Spirito, cosí come l’espressione data dai grandi artisti ai cavalieri che riposano sui sarcofagi medioevali fa pensare che essi vedano pur avendo gli occhi chiusi e che la loro figura, pur immobile, stia ancora avanzando».

Rudolf Steiner fu un uomo solidamente ancorato al proprio tempo e alla vita concreta, e contemporaneamente proiettato verso la dimensione spirituale, della cui esistenza, che per lui era esperienza diretta, era convinto in maniera assoluta. Di tali suoi convincimenti volle far partecipe il suo prossimo, divenendo quindi un combattente contro lo spirito del proprio tempo: lottò infatti instancabilmente contro il materialismo imperante, a favore di una visione spirituale dell’esistenza.

Pur dotato di veggenza e di una capacità grandissima di intuizione, Steiner non volle mai essere considerato un occultista e tese sempre a integrare la ricerca spirituale nella scienza. Insegnò a non vivere passivamente ma a realizzare il proprio potenziale interiore, rappresentò la morte come un passaggio alla vita dello Spirito, mostrò agli occidentali la dottrina della reincarnazione che interpretò come una necessità cosmica, un meccanismo di assoluta giustizia che consente di progredire o eventualmente anche di regredire, nella piena libertà di ognuno. In uno dei suoi libri fondamentali, L’Iniziazione, indicò all’uomo i mezzi per sviluppare ali abbastanza forti per volare fino alla conoscenza dei mondi superiori e per far emergere le proprie facoltà spirituali.

Steiner traccia inoltre un quadro gigantesco della struttura dell’universo e del ruolo che l’uomo ha in esso; parla del cammino evolutivo della razza umana, del destino eterno dell’uomo, dell’opportunità di considerare questa vita come uno degli anelli della catena di esistenze tesa a far progredire, a salire sempre piú in alto. Il faro luminoso che tutto illumina è Gesú Cristo, figura centrale della storia del­l’uomo e dell’universo.

La conoscenza del mondo ultrasensibile, spiega ancora Steiner, è aperta all’uomo purché sappia andare al di là del puro intelletto facendo emergere le potenzialità insite in lui. Tale conoscenza deve poi vivificare e dinamizzare il suo rapporto con il mondo e la vita terrena, creando il desiderio di una vita piú grande, piú profonda, piú ricca di significato.

A parte certe affermazioni non controllabili (per esempio quelle relative alle Gerarchie spirituali, ai mondi astrali, agli angeli), il pensiero di Rudolf Steiner è estremamente attuale e capace di trovare applicazione in numerosi campi della vita culturale, sociale e spirituale: un autentico pensiero iniziatico, la cui comprensione cresce ed è destinata a crescere ancora.

 

Paola Giovetti 


Selezione dal volume di Paola Giovetti I grandi Iniziati del nostro tempo – I Maestri del cammino interiore – Edizioni Mediterranee, Roma 2006. – Un libro di cui consigliamo vivamente la lettura.