La comunione fra Cielo e Terra

AcCORdo

La comunione fra Cielo e Terra

La rivelazione continua rende beatifica la vita colma di lotta: opera come quiete profonda. La lotta c’è ma è estinta ogni volta nell’ardimento della conoscenza. Il ristoro dell’anima è là dove è intravisto il Cielo cristallino: accensione del cuore, per sempre nuova potenza di donazione, fluente attraverso la pace profonda.

Come nell’intessersi di fresco fogliame di luce, le forze elementari raggiungono il loro segreto nucleo, in tutto il corpo di vita si prepara la gioia della radianza, onde fluisce forza d’Amore nel mondo. Questo segreto della radianza permette il viaggio piú audace, il coraggio piú scatenato, perché la volontà d’Amore pervada l’umano e liberi le forze originarie.

Sgusciare nell’intricato marasma, in corpo adamantino immateriale, per essere di colpo nella perfetta salute: è il momento del pulsare alla porta del Cielo, onde il dono sia consegnato a chi ha conosciuto la vera comunione fra Cielo e Terra.

La volontà dell’uomo, poiché è immersa nell’incosciente e opera metabolicamente, è dominata da Ahrimane. Essa si libera nel volere cosciente, quando questo volere riesce a sviluppare tutto il potere che immette in un istinto: gli occorre un fine altissimo, un contenuto d’Amore immenso, per mettere in atto la sua potenza secondo lo Spirito cosciente. Allora è la realizzazione del Sacro Amore, perché vive libero ciò che già possiede vincolato alla natura, alla vita fisica.

Come un pensiero scaturisce dal pensare, e da esso il seguente pensiero dalla stessa scaturigine, cosí il flusso d’Amore per il mondo e per tutte le creature viene dalla stessa scaturigine. In essa dobbiamo operare.

In alto sempre risuona il vivo anelito al Divino che vinca l’umano, che trasformi l’umano, la tenebra in luce. L’immagine della liberazione accende quell’anelito.

Accordo 1Tutto è purificato nel Christo, perché tutto è disumanizzato: l’umano è superato, la piccineria umana, l’orgo­glio, la propria opinione: annientato è il non-valore. L’innocenza del fanciullo, sino all’accetta­zione tranquilla anche di un insulto. Che cosa è un insulto? Ciò che viene da qualcuno: occorre preoccuparsi di lui e basta.

Il filiare di un pensiero dall’altro è la verità che fluisce come Logos del mondo: questa filiazione è poetica, perché crea senza presupposto. V’è un solo presupposto, ed è il pensiero che pensa, essendo il pensiero contenuto di sé, l’essere che è, in quanto l’Io è, e l’Io apprende il proprio essere come l’essere di tutto, di ogni ente, di ogni forma. Questo essere vive la propria essenza nell’iniziale volere che nasce come pensiero di sé, pensiero del proprio pensare, che è l’essere. E ogni ente è diverso, perché nell’intimo è questo: tutto è libero e diverso perché nell’essenza è questo.

Laocoonte vince: questo è il nuovo verdetto, che rovescia l’antica imagine della necessità materiale sopraffacente. È un’operazione di lucidezza e di fedeltà al Logos, perciò di fedeltà al Graal.

 

Massimo Scaligero


Da una lettera del settembre 1979 a un discepolo.