Lezioni di voto

Inviato speciale

GWB@dailyhorrorchronicle.inf

dabliuProseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.

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Andrea di Furia

Vedi “Premessa” www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf



Lezioni di voto

Carissima Vermilingua,

vedo che ormai la tua progressione in carriera al Daily Horror Cronicle.inf non ti lascia neppure il tempo di decorare gli artigli. Capisco che è molto difficile evitare i continui agguati della nutrita concorrenza per i posti chiave improvvisamente divenuti liberi… dopo l’inaspettata scomparsa delle cariatidi che li occupavano.

Sicché, nella Furbonia University, rimango la tua unica antenna sul territorio astrale, e non devi sempre sospettare chissà cosa, quando ti riferiscono di avermi visto in certa compagnia.

Laurea dishonoris causaIn quanto antenna, non posso perdere nessuna delle affollatissime lectio magistralis che i nostri tutor al master in damnatio administration tengono nell’Antro Magno. E questa volta ci sono andato per un motivo imperdibile, per gli appartenenti alla nostra Tribú infernale: la fresca attribuzione della lau­rea dishonoris causa in “democrazia applicata” al nostro ineffabile Draghignazzo. Ap­plicata proprio come la vogliamo noi.

Per questo quando Fàucidaschiaffi, tuo stalker personale e mio redattore capo, mi ha proposto di andarci insieme, non ho potuto dire di no. Ma, tranquilla, ho di continuo rintuzzato i suoi goffi tentativi di intavolare un discorso relativo alla solita richiesta di procurargli un appuntamento con te.

Nonostante tutto, la mia posizione tra la tua incudine e il suo martello non ha però indebolito la mia capacità di attenzione. Per cui, estratto il mio inesauribile moleskine astrale e saltando i rituali convenevoli preliminari, procedo a copincollarti le parti piú interessanti e attuali.

 

Draghignazzo: «Possiamo affermare che il percorso involutivo che ha portato il nostro futuro olocàusto dal “votarsi alla Divinità” al “votarsi al Partito” è terminato. E che proprio nell’esperienza del­l’epocale orientamento verso la Democrazia – impulsata dalle Coorti del Nemico nelle Comunità viventi sul paludoso fronte terrestre, con indicibili e indegni scopi, a partire dal quinto piccolo eòne anglo-germanico attuale – è ormai giunto al suo abissale capolinea».

 

Dovevi sentire l’infernale standing ovation che ha accolto questo suo inizio, Vermilingua. Eppure a me premeva non perdere mai di vista nonno Berlicche, causa l’affaire Malacoda, in quanto il suo ostentato disinteresse verso di me… mi sta consumando. Era però tutto concentrato sull’oratore, e se mai distoglieva lo sguardo era per posarlo – sai come fa, quando è ormai certo di colpire – sul Master Truffator, il suo avversario di sempre. Il quale, in toga accademica, faceva la ruota del pavone astrale, attorniato dalle autorità del nostro mediano Arcontato delle Tenebre.

 

La settimana enigmisticaDraghignazzo: «Come certo saprete, durante la Rivoluzione francese abbiamo corso il rischio che le tre leggi intrinseche del sociale umano attuale – inopportunamente rivelate dagli Agenti del Nemico, per favorire l’evoluzione dell’uomo verso una odiosa indipendenza dalle nostre Università infernali ‒ fossero realizzate attraverso una concreta e radicale modificazione strutturale del loro sistema sociale. Il quale è ormai un residuato giurassico delle primitive millenarie impostazioni teocratiche, ricevute dai colleghi avversari della Fanatic University a partire dalla loro preistoria post-diluviana. Tuttavia abbiamo rintuzzato questo sporco gioco avversario rovesciando le tre concrete leggi guida in tre astratte leggi giuda. Ora Fraternitè, Égalité e Liberté sul paludoso fronte terrestre sono solo un vuoto slogan, un’esca per gli ingenui elettori, direi quasi un complicato origami concettuale per nostalgici solutori di settimane enigmistiche».

 

Fiamme dell’inferno, Vermilingua! Quasi quasi temevo che citasse pubblicamente Fr-égali-tè, la mia antítesi di laurea al master in damnatio administration basata sul triplice motto rivoluzionario ‒ sbranato per due terzi e rimesso insieme in un ammasso compòsito informe per il restante terzo ‒ e riportasse cosí su di me l’attenzione del Nonno. Ma fortunatamente non lo ha fatto: si vede che le mie suppliche rituali hanno sortito l’effetto voluto. Ram­menterai come lí ho messo in luce il tentativo di quell’Agente del Nemico, quello scienziato Poeta, di smascherare il giurassico sistema sociale monodimensionale ispirato dai Malèfici custodi, con l’immagine del Re compòsito: il quarto Re che è la sintesi scomposta e caotica, ormai decomposta, di pezzi incoerenti dei tre Re puri (Il Re d’oro, il Re d’Argento e il Re di Rame). I quali, nella loro separata interezza, raffigurano invece il sistema sociale tridimensionale adatto a questi tempi. Sai Vermiligua, mi sono sempre chiesto come mai tre anni dopo la Rivoluzione francese egli fosse riuscito a capire súbito la necessità di passare “concretamente” ad un sistema sociale “a 3D”, tridimensionale, da un sistema sociale “a 1D”, monodimensionale… quando ancora due secoli e passa dopo nessuno se ne sta rendendo conto.

No, tranquilla. Non sto dicendo che non si rendono conto dei milioni delle cose che non vanno. Il lavoro tuo e della tua tribú del malaffare mediatico in questo è esemplare. Ogni volta li sorprendete con un difetto nuovo del sistema e dall’altra parte i nostri cugini-avversari li orientano su di un’altra nuova illusoria soluzione salvifica sostanziale. Questo ping-pong è davvero un perfetto gioco di squadra, all’interno della Satanica Alleanza. Tuttavia, far luce sulle enormi contraddizioni del sistema sociale non significa risolverle, creare la consapevolezza dei meccanismi che – perdona il semiliquido filino di bava che cola tra le mie fàuci ‒ rendono la loro vita penosa e addirittura invivibile, non equivale ad averli neutralizzati.

Perciò mi chiedevo perché le nostre colazioncine animiche non si rendono ancora conto che se il sacco in cui raccolgono le iniziative sociali e istituzionali (culturali, giuridiche, economiche) è unico (ad esempio lo Stato) realizzano il Re compòsito… che è destinato prima o poi a crollare miseramente in una massa informe.

E dai miei tour abusivi su quel grànulo orbitante fino a pochi decenni fa il ruolo di “sacco unico” lo ha svolto egregiamente lo Stato (che si occupava indebitamente e in modo indifferenziato anche di economia e di cultura, oltre che della sua materia giuridico-politica). Ultimamente, invece, questo ruolo viene svolto dal Mercato globale (il quale, oltre che della sua materia economico-finanziaria, si occupa anche di politica e di cultura).

E sono arrivato alla conclusione che è proprio nella inattesa combinazione di pensiero scientifico e artistico che può arrivarci addosso inaspettato un problema grosso come una caverna. Se nel considerare il sociale smettessero di idolatrare, ispirati da noi Bramosi pastori, il pensiero scientifico unilaterale e gli aggiungessero quello artistico ‒ ad esempio nel considerare l’immagine del rapporto dei tre Re puri con il Re compòsito, come spiegazione delle dinamiche e delle conseguenze cui si va incontro nel sistema sociale quando è strutturato a 1D invece che a 3D – allora per l’intero restante piccolo eòne, saremmo rovinati.

Finché invece a caratterizzare la loro percezione della Società umana è il solo pensiero scientifico autoreferenziale (slap, slap) con le sue medie statistiche come illusori e depistanti segnali indicatori della direzione sociale… possiamo esser certi della nostra finale vittoria.

 

Draghignazzo: «Come mero slogan, quello rivoluzionario è una mezza verità. Ossia una súbdola menzogna, come piace a noi. Finché almeno non viene declinato in collegamento con le dimensioni sociali e lo specifico contenitore dimensionale cui si riferisce: Libertà nella dimensione culturale, nella Scuola; Eguaglianza nella dimensione politica, nello Stato, Fraternità nella dimensione economica, nel Mercato. Potete vedere dalle slide il risultato degli sforzi compiuti dalle task force di Bramosi pastori che abbiano scatenato su quel sassolino cerúleo perché ciò non avvenisse. Vedete cosí delocalizzata la Fraternità nello Stato: ottenendo il miglior tasso di litigiosità e collusione in chi si propone di operare in tale àmbito. Vedete cosí delocalizzata l’Eguaglianza nella Scuola: ottenendo quella sempre maggiore omogeneità didattica che rende le future generazioni, come piace a noi della Furbonia, passive esecutrici e incapaci di evolvere.Ricchezza e povertà Vedete cosí delocalizzata la Libertà nel Mercato: ottenendo una sempre maggiore disuguaglianza tra pochi predatori alfa (1%) registrati sul libro paga dei nostri financial pitbull e il residuo 99% lasciato come preda per alimentare le loro prevaricazioni, truffe e ruberie legalizzate durante tutto il prossimo millennio».

 

Dannazione, Vermilingua! Tutto mol­to entusiasmante per noi top manager della tentazione, però… però c’è un però che tendiamo a rimuovere. L’emersione del Mercato nel ruolo di contenitore unico di tutte le iniziative (culturali, politiche ed economiche) ci ha tolto quel vantaggio antisportivo che avevamo prima, quando il contenitore unico era lo Stato.

Adesso che nelle varie Comunità i Politici locali sono a 90° rispetto ai Lobbisti del potere economico, che tramano alla luce del sole, l’oppressione quotidiana del Mercato è palese. Non c’è piú la libertà d’azione di quando quel potere era un’invisibile eminenza grigia dietro, nascosta dietro le muscolari spalle del Potere politico. Oggi il Potere politico è anoressico, rispetto alla bulimía degli emissari del Potere mercantile, e non sa come difendersi.

Pensa solo questo: nel Paese che è una delle mie mete preferite come Inviato speciale del Daily Horror, si stanno per tenere a breve le elezioni. Ebbene il Mercato sta già apertamente condizionando l’esito delle stesse: minacciando non solo ritorsioni verbali in caso di risposta autonoma del corpo elettorale, ma addirittura predisponendo preventivamente bombe atomiche speculative per punire il mercato nazionale. “Speculazione sul voto, scommessi 4 miliardi di $ sul rischio Italia”, titola un quotidiano nazionale, “Il colosso Bridgewater [che aveva già scommesso 1 mld a fine 2017, e ora rilancia un all in da 3 mld] e altri fondi speculativi [che hanno scommesso il resto] prevedono instabilità politica e puntano sul ribasso della Borsa. Padoan: non vedo rischi [con ciò sott’intende esclusivamente i rischi per la sua posizione, comunque vadano le cose]”.

 

Draghignazzo: «Questo caotico miscuglio di partenza è stato reso possibile, oltre all’impegno dei nostri asocial network Fàucibook e Squitter, anche dalla unidimensionale tipologia di pensiero scientifico raggiunto dal nostro futuro olocàusto. Un pensiero assolutamente incapace di sollevarsi dal gradino fisio-chimico della Natura a quello vivente-senziente necessario ad afferrare le reali dinamiche del Sistema sociale moderno. Specialmente ora che le tre dimensioni non sono piú un unico indistinto impasto, ma si sono definitivamente emancipate l’una dall’altra, è fondamentale mantenere invariata la strutturazione del sistema sociale “a 1D”. Occorre tignosamente contrastare ogni e qualsiasi tendenza a passare dall’attuale “monodimensione sociale dominante le altre due” alla “tridimensione sociale sinergica” impulsata dagli Agenti del Nemico».

 

Come vedi, Vermilingua, il tipo di pensiero che viene usato nell’approcciare il sociale dalle nostre caramellate caviucce è un elemento cardine del caos attuale. Per capire come questo possa potentemente incidere sulle scelte politiche – cosa che ai meno attenti sfugge del tutto – estraggo dal mio moleskine astrale il risultato dell’indagine di un loro affermato sociologo, in Danni collaterali. Ponte crollatoVolume che ho sottratto con destrezza nell’antro dei testi all’indice nella Biblioteca infernale del Daily Horror. Sotto gli occhi di Brontotarlo, il nostro pignolissimo bibliotecario. Tiè!

 

Zygmunt Bauman: «Un ponte non si spezza quando il carico eccede la solidità media delle sue campate, ma assai prima: nel­l’attimo stesso in cui il peso del carico supera la capacità di portata di una sola di esse: quella piú debole. La “capacità media di portata” dei piloni è una convenzione statistica che sulla funzionalità del ponte ha un impatto nullo o minimo ‒ proprio come la “resistenza media” degli anelli delle catene non è di nessuna utilità per determinare quanto peso tali catene sono in grado di tollerare. Affidandosi a calcoli e conteggi e medie matematiche, vi è anzi la sicurezza di perdere in un sol colpo tanto il carico che la catena che lo sorregge. A prescindere dalla solidità delle altre campate e degli altri piloni, è l’elemento piú debole che determina il destino del ponte. Si tratta di semplici e banali considerazioni che ogni ingegnere di opportuna formazione ed esperienza deve tenere a mente nel progettare e collaudare una struttura di qualsiasi tipo ‒ e altrettanto sono tenuti a fare i responsabili della manutenzione. Dico “di norma”… Dico di norma perché tale regola purtroppo non è sempre osservata per tutte le strutture, come accade nel caso delle dighe lasciate semi-incustodite, dei ponti abbandonati, dei velivoli riparati alla bell’e meglio, [dei binari ferroviari] o di edifici pubblici e residenziali ispezionati sbrigativamente e senza cura. Disastro aereoCircostanze di cui veniamo a conoscenza a disastro avvenuto, quando arriva il momento di far il conto delle vittime e determinare l’esorbitante costo dei lavori di ripristino».

 

Comprendi, Vermilin­gua. Il pensiero scientifico procede per “medie statistiche”, quindi non è capace di identificare l’anello debole della catena. Non vede quell’anello di cui ci si accorge solo a disastro avvenuto. Ma qui l’accorto Sociologo stesso non si avvede di trattare un elemento inerte (il Ponte, i Piloni, le Catene, le Dighe) per la struttura del quale un minimo di attenzione c’è, da parte del pensiero scientifico.

Ma se il pensiero scientifico non è adatto a considerare la Società umana – quel sociale umano che è vivente-senziente, e non fisio-chimico inerte ‒ ciò che adesso leggerai e che ha sorpreso Bauman non è poi cosí sorprendente. Bensí è la conferma (slap, slap) che il pensiero scientifico che sponsorizziamo in loro per comprendere e agire nel sociale è viceversa completamente “non vedente” rispetto al diverso livello di esso.

 

Zygmunt Bauman: «Esiste, tuttavia, una struttura di fronte alla quale tutte le semplici precauzioni sopra descritte, dettate invero dal buon senso, vengono dimenticate, tralasciate, omesse, trascurate, addirittura deliberatamente ignorate. La struttura in questione è la Società. È infatti opinione diffusa – ancorché erronea – che la qualità complessiva di una Società possa e debba essere misurata sulla base della qualità media delle parti che la compongono. E che se una qualsiasi di esse scendesse al di sotto di tale media, difficilmente il suo deterioramento potrebbe a sua volta compromettere la qualità, la funzionalità e la capacità operativa della struttura [sociale] nel suo complesso. Per verificare e valutare le condizioni della Società ci si basa sul “valore medio” degli indici di reddito, degli standard di vita, delle condizioni igienico-sanitarie e via discorrendo».

 

Dunque, Vermilingua: il pensiero scientifico “non vede” la strutturazione del sociale eppure si trae dal pensiero scientifico il “valore medio”, una semplice media statistico-matematica per compren­dere quello che “non si vede”. Quindi, forse adesso ti è piú chiara l’affermazione sopra riportata di Draghignazzo sull’indispensabilità del pensiero scientifico applicato al sociale per la progressione costante del nostro antisociale caos.

Quello stesso pensiero scientifico che, al contrario, nel mondo dell’inerte è persino capace di ideare il “fusibile” – un elemento che non è riesce a reggere lo stesso voltaggio del restante circuito e di cui rappresenta volutamente il segmento meno resistente, il punto piú debole – il cui sacrificio interviene per salvare dal sovraccarico un impianto elettrico e le sue periferiche nel momento in cui la corrente supera il livello di guardia. Nel sociale questo pensiero scientifico cosí accorto è invece… inerte, come la stessa materia che normalmente tratta. E che però lo conforma a sé.

 

PromesseDraghignazzo: «È stata quindi una vera e propria teschiata essere riusciti a distrarre la loro attenzione dal motto rivoluzionario – la cui interrelazione suscita pericolosi pensieri di risanamento sociale strutturale ‒ rendendolo quasi un vuoto slogan pubblicitario, per accentrarla sulla sola parola Democrazia. Preventivamente svuotata del suo significato evolutivo e resa un feticcio dogmatico, indifferentemente buono per tutte le latitudini. Democrazia che vuol dire solo possibilità di votare i propri rappresentanti: ossia che si realizza solo e soltanto nel momento dell’apertura e chiusura delle urne. E allora la necessità di non attivare in loro il pensiero sociale vero, quello strutturalmente tridimensionale, ci ha spinto a promuovere la gara a chi spara piú punti programmatici illusori per trasformare gli elettori in tifosi sportivi e dividere le varie tifoserie. Argomento importante pre e post-elezioni per le nostre tribú del malaffare mediatico».

 

Geniale, questa beffa dei punti programmatici. Vedi, Vermilingua, in quell’Italia che ho visitato da poco tutto ferve intorno a questi punti programmatici: chi ne ha evidenziati 20, chi 22, chi 100. Tutta carta igienica sottratta al suo uso quotidiano, perché destinata a non attecchire e avverarsi mai. Sai quante migliaia di punti programmatici sono stati espressi nelle piú diverse tonalità animiche durante le XVII legislature che si sono susseguite dalla Seconda Guerra mondiale, e che hanno prodotto ben 61 Governi (con una media di 3,5 Governi diversi a legislatura)?

Oppure pensiamo solo all’enorme capacità operativa delle demoniache task force che hanno ispirato le 151 indispensabili riforme della Scuola nei primi 150 anni dall’Unità del Paese. Pensiamo solo ai succosi risultati che oggi possiamo elencare a seguito delle migliaia di punti programmatici proposti al corpo elettorale: costante aumento del costo della vita, del costo dello Stato, del costo della Scuola, del costo del Mercato; Dabliucostante aumento della burocrazia e della legislazione; costante diminuzione delle libertà personali, delle possibilità di lavoro, delle disponibilità economiche autonome.

A breve, Vermilingua, quella stessa comunità andrà alle urne per la XVIII legislatura e sarà ancora infarlocchita dai nuovi rutilanti punti programmatici, utili solo a dar aria ai denti e far parlare i media di qualcosa. Pensiamo al bonus bebé, ottimo punto programmatico, rispetto alla conclamata povertà di 15 milioni di Italiani: è la classica montagna che partorisce il toporagno. Sí, anche se non sono cosí sicuro di aver in tasca il risultato come Draghignazzo, debbo dire che la sua laurea dishonoris causa è ampiamente meritata.

 

Il tuo programmaticissimo                                                                         Giunior Dabliu