Marie Steiner von Sivers - La dedizione e il coraggio

AntropoSophia

Marie Steiner von Sivers - La dedizione e il coraggio

Marie Steiner

 

Ultimamente, ho avuto la ventura di leggere su un noto social network parole profondamente ingiuste e irriguardose nei confronti di Colei che fu la compagna di vita, nonché pure la fedele “compagna d’armi” di Rudolf Steiner nella immane lotta spirituale cominciata all’inizio dell’ultimo secolo dell’ormai trascorso millennio. Su Marie Steiner von Sivers sono state scritte – e questo è realmente gravissimo – parole che sono il contrario della verità, alle quali è giusto contrapporre la necessaria correzione. Il sentimento di illimitata gratitudine nei confronti di Lei, alla quale noi tutti dobbiamo il fatto che Rudolf Steiner abbia donato al mondo l’Antropo­sofia, e il culto, gioiosamente doveroso, della Verità, impongono che su Marie Steiner vengano dette le necessarie “parole di verità”.

 

Un benevolo destino ha voluto che su di Lei mi venissero comunicate molte cose da discepoli diretti di Rudolf Steiner, che mi donarono una vasta e probante documentazione, che demolisce molte “fiabe” interessate che sono state messe in giro negli ambienti antroposofici. Alcune di quelle persone, le quali vollero darmene esplicita testimonianza, ebbero da Lei preziose indicazioni per la vita interiore, e una efficace direttività nell’àmbito della Concentrazione, della vita meditativa, che faceva sí ch’Ella apparisse ai loro occhi, e venisse da loro sinceramente considerata un Maestro. Ed io stesso, per moltissime fondate ragioni, tale La considero.

 

Questo smentisce quanto affermato, in maniera improvvida, da chi afferma che Marie Steiner sarebbe stata contraria alla pratica degli esercizi, e che li avrebbe formalmente sconsigliati. Questa affermazione è l’esatto contrario della verità: proprio le persone che La conobbero personalmente mi testimoniarono come Ella donasse generosamente indicazioni a chi si impegnava sinceramente nella pratica della Concentrazione, nella vita meditativa, nel percorrere l’arduo Sentiero della Iniziazione.

 

A tale proposito, ossia riguardo alla sua “tenuta interiore”, ho davanti all’anima quanto mi disse Hella Wiesberger: «Sie war sehr asketisch!», ossia Marie Steiner, nella sua vita esteriore ed interiore, era estremamente ascetica. E circa la sua realizzazione spirituale mi comunicò cose delle quali, dantescamente, “il tacere è bello”.

 

Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della dipartita di Marie Steiner von Sivers. A tale proposito, mi si impone all’anima quanto ci affermava il nostro Maestro: «Si commemorano i morti, ma si celebrano i viventi». I “viventi” – veramente “viventi” – sono Rudolf Steiner, Giovanni Colazza, Massimo Scaligero, e la nostra amata Marie Steiner: la compagna di vita e di lotta di Rudolf Steiner. I “morti” sono coloro che trascorrono la vita terrena in uno stato di cosciente crepuscolare e semispento; “morti” sono coloro che passivamente si adagiano, si adattano ad una comoda e grigia routine di abitudini meccaniche e ripetitive.

 

Marie Steiner era – ed è – veramente “vivente”, e per questo motivo, per celebrare degnamente la sua figura spirituale, ritengo doveroso riprendere alcune note da me scritte su Ecoantroposophia, e minimamente elaborate ed attualizzate le ripropongo al benevolo lettore. Un grazie particolare alla redazione della pagina amica de L’Archetipo, che ha impulsato e voluto accogliere quanto da me scritto su di Lei. Nei prossimi mesi, sarebbe mia intenzione – dis bene juvantibus – di scrivere quanto possa conoscere e quanto possa contribuire ad illuminarne la figura spirituale, e al contempo difenderne la memoria dalle ingiuste accuse che Le vengono rivolte da varie parti. Nell’urgenza del momento, riprendo un articolo da me scritto un paio di anni fa, e ne ripropongo il contenuto, in attesa di qualcosa di piú organico che intendo portare alla luce nei prossimi tempi.

 

Circa quarantasette anni fa – doveva essere il 1971 o il 1972 – come sovente quando mi trovavo a Roma, accompagnavo l’amico L. in Via Tevere alle riunioni del Gruppo Novalis, del quale egli allora era il bibliotecario. Le riunioni del Novalis venivano tenute allora, con mano salda, dal­l’allora ancor giovane Romolo Benvenuti, che era stato portato alla Scienza dello Spirito da Massimo Scaligero e, assieme a questi, era stato discepolo diretto del Dott. Giovanni Colazza.

 

Dobbiamo alla giovane Marie von Sivers il fatto che Giovanni Colazza, del quale Ella era amica già da anni, abbia incontrato Rudolf Steiner. E dobbiamo sempre a Marie von Sivers che Rudolf Steiner a Roma abbia fondato ritualmente il Gruppo Novalis, e ad esso abbia preposto lo stesso Giovanni Colazza, e quindi sempre a Lei dobbiamo, indirettamente, il futuro collegamento – avvenuto negli anni Quaranta dello scorso secolo – di Massimo Scaligero con Giovanni Colazza e col Novalis. Il Gruppo Novalis aveva ai miei occhi giovanili – e l’ha ancora tutt’oggi, che tanto giovane oramai non son piú – una importanza speciale, di natura sacrale: esso era stato fondato e consacrato ritualmente direttamente da Rudolf Steiner, il quale lo aveva affidato alla direzione di Giovanni Colazza, aveva dato le modalità rituali di riunione, e indicato pure i contenuti della Scienza dello Spirito che vi dovevano essere coltivati. Al Novalis Rudolf Steiner dette due mantram particolari per la sacralizzazione delle riunioni e per l’uso personale dei discepoli. Sono gli stessi mantram che nella mia città adoperiamo per la consacrazione nelle nostre riunioni durante il Rito della meditazione in comune. Romolo Benvenuti mi disse che, proprio per le modalità rituali alle quali ci conformavamo – che erano quelle adoprate da Giovanni Colazza nelle riunioni della cerchia interna – e per i mantram che usavamo nel Rito, potevamo considerarci facenti parte del Novalis, e chiamarci altresí “Novalis”. La cosa fu per me di grande, significativa, importanza, per­ché un profondo mysterium è celato nell’esistenza di questo cenacolo della Scienza dello Spirito.

 

Agli inizi della mia frequentazione del Novalis, oltre quarantasette anni fa, vi conobbi una signora molto anziana, gentilissima, dall’animo delicato. Era una tedesca, trapiantata per un periodo in America, la quale si era poi trasferita in Italia. Si chiamava Elba Gasser, coniugata Chiasserotti. In Italia lei era diventata l’infermiera professionale di Giovanni Colazza nel suo studio di Corso Italia, al numero 6. A quel che vedevo, non se la doveva passare granché bene a livello economico. Elba cercava di arrotondare per quel che poteva i suoi magri cespiti, facendo traduzioni dal tedesco di conferenze di Rudolf Steiner o di scritti di suoi discepoli, e offrendole agli amici del Novalis. Quando la incontrai, le presi alcuni di questi suoi lavori dattiloscritti e le offrii quello che uno squattrinatissimo giovinastro, qual io ero allora, poteva donarle. Se è per questo, dopo tanti decenni, le cose – dal punto di vista economico, e non anagrafico, naturalmente – non sono af­fatto cambiate. Tra le cose che le presi, vi era lo scritto di Hans Werner Zbinden su Marie Steiner, che viene presentato qui di seguito. Nel trascriverlo ho voluto lasciare intoccata la forma nella quale Elba Gasser aveva riversato in lingua italiana lo scritto originariamente in tedesco. Ho lasciato intatta anche l’interpunzione e alcune oscillazioni – a volte Maria, a volte Marie – del nome di Marie Steiner. Il periodare risente alquanto dell’originale tedesco, sia nel lessico che nella sintassi del periodo, abbastanza diversi dall’attuale uso italiano. Ma ho voluto lasciare immodificate tali caratteristiche, oltre che per scrupolo di fedeltà all’originale, soprattutto perché nell’italiano, che oggi appare un po’ arcaico, in cui Elba scriveva, risuona tutto un mondo che aveva ancora l’im­pronta viva che l’Antroposofia possedeva un tempo in cuori fedeli a Rudolf Steiner e alla Verità.

 

Quanto all’autore dell’articolo da me trascritto, Hans Werner Zbinden, al lettore basti per il momento sapere ch’egli fu il piú stretto collaboratore di Marie Steiner, e che la difese con ogni fibra della sua anima contro le indegne diffamazioni e aggressioni portate a Lei e alla Sua memoria. Per molti anni egli diresse la Rudolf Steiner-Nachlassverwaltung, ossia il Lascito di Rudolf Steiner, che centinaia di opere del Dottore ci ha trasmesse in splendide e rigorose edizioni. Egli aveva una venerante devozione – autentica, non sentimentale – per la Verità e la Conoscenza, unita alla gratitudine per chi, come Rudolf Steiner e Marie Steiner, Verità e Conoscenza con grande sacrificio personale ci hanno trasmesso.

 

Per venire incontro all’interesse che il candido lettore potrebbe manifestare nei confronti dell’Autore delle sopra trascritte note biografiche su Marie Steiner, voglio riportare – traducendole dall’alemannica lingua – alcune notizie su di lui.

Hans Werner Zbinden

Hans Werner Zbinden

 

 

Hans Werner Zbinden nacque a Basilea il 14 ottobre 1899. Per tutta la vita svolse una intensa attività come medico antroposofico, e in modo particolare come medico scolastico all’interno delle iniziative pedagogiche antroposofiche. Egli era il piú piccolo di tre fratelli nati dal matrimonio di Rudolf Gottlieb Zbinden con Lydia Stürchler. Frequentò le scuole primarie e il ginnasio umanistico – corrispondente al nostro liceo classico – e già in questo periodo scolastico egli poté osservare il sorgere, sulle colline nei dintorni di Basilea, di un meraviglioso edificio, il primo Goetheanum, che veniva fatto costruire da Rudolf Steiner. Tra i suoi compagni di studi vi erano Paul Jenny e Curt Englert-Faye. Quest’ultimo aveva già avuto modo, malgrado la giovanissima età, di ascoltare le conferenze di Rudolf Steiner, alle quali poi indirizzò lo stesso Zbinden.

 

Nel periodo universitario – durante la frequentazione della Facoltà di Medicina – Hans W. Zbinden frequentò regolarmente le conferenze di Rudolf Steiner, e venne profondamente impressionato dalla serietà, dal clima di veracità e di autentica ricerca della Conoscenza presente nelle conferenze del Dottore. Partecipò, ventiquattrenne, alla fondazione della Libera Università di Scienza dello Spirito, in occasione della “Fondazione di Natale” del 1923. Durante il periodo universitario, una grave malattia lo portò in fin di vita, e mentre era ricoverato conobbe una infermiera di nome Olga Knöpfel, che si dedicò con infinità dedizione alle sue cure. In seguito, ella divenne la sua fedele sposa, che rimase sempre al suo fianco e lo sostenne in tutte le non facili vicende della sua vita. Dalla loro felicissima unione nacquero due figlie e due figli. Nel 1926 venne fondata a Zurigo una “Libera Associazione Scolastica in memoria di Walter Wyssling”, che aveva come scopo la fondazione di una scuola a indirizzo antroposofico, il che si realizzò nel 1927. Curt Englert-Faye ne divenne il direttore pedagogico, Paul Jenny fu il presidente dell’Associa­zione Scolastica, e Hans Werner Zbinden, che nel frattempo aveva concluso i suoi studi universitari di medicina, ne divenne il medico scolastico. Il fraterno sodalizio tra i tre antichi compagni di scuola durò finché essi vissero, e per tutta la vita lo Zbinden fu il medico scolastico della iniziativa pedagogica zurighese.

 

Nel corso degli anni Trenta dello scorso secolo, Marie Steiner si accorse del giovane medico basilese, la cui attività medica era solo una parte della sua fervida azione all’interno del Movimento e della Società Antroposofica. Nel 1935, assieme a Walter Bopp e Friedrich Husemann, si trovò al vertice della Sezione Medica della Libera Università del Goetheanum. Allorché, in seguito, egli si schierò – senza compromessi di sorta – a difesa di Marie Steiner, dell’integrità del­l’Opera di Rudolf Steiner e della Verità, egli non poté piú mettere piede nel Goetheanum.

 

Marie Steiner, nel 1942, chiamò Hans Zbinden a far parte del “Nachlass”, ossia del “Lascito”, che doveva difendere l’Opera di Rudolf Steiner. Dopo la morte di lei, egli guidò il “Lascito” praticamente sino alla propria scomparsa, che avvenne a Zurigo il 25 maggio 1977. Se oggi abbiamo l’Opera Omnia di Rudolf Steiner – la “Gesamtausgabe” in lingua tedesca – quasi oramai completamente pubblicata, lo dobbiamo alla instancabile azione di lui e dei suoi fedeli collaboratori.

 

Hans Werner Zbinden scrisse poco: egli agiva invece moltissimo nel colloquio diretto con le persone, colloquio che per lui era sempre indirizzato a stimolare l’amore per la Verità, e il consequenziale retto agire. Una sua caratteristica particolare è da rilevare: egli venne varie volte in Italia. Svolse conferenze sulla medicina antroposofica a Milano, e anche a Roma, nella cerchia del “Gruppo Novalis” che si riuniva attorno a Giovanni Colazza. Ho documenti che lo comprovano. Il Dott. Zbinden conosceva bene la lingua italiana, e Marie Steiner lo pregava spesso di conversare con Lei in quella lingua, che Lei definiva musicale, che tanto amava, e nella quale secondo Lei – che a Bologna, agli inizi del secolo, era stata allieva di Giosuè Carducci – meglio si potevano esprimere le realtà dello Spirito. L’Opera mirabile di Massimo Scaligero ne è la prova piú luminosa.

 

 

Hugo de’ Paganis