La Luce del Pensiero

Via noetica

La Luce del Pensiero

Luce del pensieroVi è un elemento, nel vasto campo dell’esperienza umana, che non può essere aggirato in alcun modo: tale elemento è il Pensiero. Esso è quella luce della coscienza che illumina l’esistenza, fuori dalla quale nulla è concepibile. Cosa infatti potrebbe essere concepito che non abbia già assunto la veste dell’Idea? Il campo dell’esperienza possibile coincide con il campo del pensabile; sarebbe, infatti, contraddittorio il semplice pensiero che qualcosa di impensabile possa essere sperimentato: con cosa lo si sperimenterebbe, infatti se non con il pensiero? Di nulla si può mai pensare o discorrere di cui non si sia già modellata nell’anima una seppur vaga parvenza di idea. Il termine greco εἶδος (da εἴδομαι, aoristo di ὁράω, vedere), infatti, indica proprio la forma, l’aspetto con cui si mostrano gli enti all’Uomo, cioè ad un essere autocosciente, quindi tutto ciò che si mostra al Soggetto conoscente è “visione”, sembianza, apparizione, manifestazione, quindi Idea (in greco la verità è ἀλήθεια, non-nascondimento, quindi rivelazione, ancora la visione).

Qualsiasi “fuori” o “oltre” il Pensiero non è null’altro se non altro pensiero, altra idea. La stessa Materia, mai percepita per ciò è essa è in sé, ma sempre come materia specifica, con determinati attributi, racchiusa in una particolare forma e circoscritta in un determinato spazio e tempo, è un’idea, idea immaginaria in quanto abbiamo un concetto senza la corrispondente percezione, ma idea. I disegni e le evoluzioni che si dipanano sulla superficie increspata del mare, sono idea, i mulinelli di vento che spazzano le foglie autunnali sono idea, le volute del fumo che si alzano da una fiamma che si sta spegnendo sono idea, una fiamma con le sue lingue di fuoco che disegnano figure cangianti e rapide come lingue guizzanti è idea, piante, nuvole, cristalli, conchiglie, funzioni organiche sono idea, reazioni chimiche, leggi di natura, sono idea; i dipinti, la musica, le manifestazioni della cultura, la bellezza, un atto nobile dell’Anima, sono idea realizzata.

Cosa potrebbe esistere fuori dall’Idea? Nulla. Fuori dalla visione nulla può esistere; come dicevamo, un tale “fuori” è pur sempre un’altra visione, un’altra idea, un’idea morta, inservibile ma pur sempre idea.

E lo Spazio? Potrebbe, mai, costituire un siffatto “fuori”? Nient’affatto. L’idea di spazio è una generalizzazione dei rapporti reciproci tra percezioni; il rapporto tra due percezioni nel medesimo campo percettivo forma una lunghezza, il rapporto tra due lunghezze una larghezza o superficie, rapporti tra superfici danno il volume, il volume richiama al punto non esteso, cioè al pensare immateriale da cui esso è sortito.

E il Tempo? Cos’è se non la generalizzazione del mutamento, e quest’ultimo cos’è se non il persistere di un sostrato al mutare dei suoi attributi o accidenti, ma il persistere ed il mutare si danno pur sempre per lo sguardo immoto di un osservatore. Anche il Tempo è idea. Ovviamente il termine visione non si riferisce alla semplice visione sensibile ma a qualsiasi tipo di visione o di manifestazione: un albero è visione sensibile, il suo concetto è visione intellegibile, un sentimento, un desiderio, sono pur sempre percezione, interiore ma comunque percezione, non sempre chiara e distinta, certo, ma ciò è da ascriversi per lo piú alla debolezza dell’organo percettivo interiore che fa apparire una manifestazione interiore come uno stato del soggetto e non come un ente o una forza, potenziale oggetto di conoscenza. Fuori dall’apparire, apparire che si dà sempre per uno sguardo e quindi per un Soggetto, pertanto fuori dal guardare del soggetto, nulla può essere reale e neppure è necessario ricorrere ad un fuori o ad altro dalla luce del conoscere per spiegare la realtà del mondo e della storia. Se un “oltre” del pensiero esiste, esso non può che essere un ulteriore livello di pensiero, piú alto e profondo, non una estraneità o una esteriorità che sono pur sempre dei punti di vista, posizioni di pensiero, idee. Capiamo, pertanto, alla luce della precedente osservazione, che l’apparire, il manifestarsi di cui si parla e che caratterizza in maniera essenziale l’Idea, non è un apparire che si opponga ad un essere, un fenomeno che nasconda un noumeno alla maniera kantiana. Luce del mondoAl contrario, esso richiama ad una gradazione di manifestazioni sempre piú profonde, interiori ed essenzializzate, che si accompagnano a gradi via via piú arditi di liberazione del Soggetto, una sorta di cosmo noetico il cui campo d’esistenza è la Luce una, che pervade il cosmo e che si manifesta come Coscienza e Conoscenza, Io e Mondo.

L’apparire si fa forma, la forma trapassa in suono, il suono in calore per poi dileguare nel Vuoto noetico, nella luce accecante in cui si dischiude il Misterico, l’inesprimibile radice di ogni essere. Si presenta quindi l’esigenza di un sapere diverso, un sapere che non tenda unicamente e nevroticamente ad allargarsi e a proliferare in una profusione di conoscenze, ma ad essenzializzarsi e ad approfondirsi fino a raggiungere le autentiche sorgenti del conoscere, che sono le medesime radici dell’essere, sorgenti sempre nuove che non possono mai disseccarsi, in quanto fonte perenne di ogni umanità e di ogni universo.

Il dogmatismo del presente, fenomeno diffuso in ogni ramo del sapere e nel quale si assiste alla ipostatizzazione e sclerosi di conoscenze e dogmi in merito all’oggetto delle discipline particolari, ha la sua causa proprio nell’aver smarrito il momento intuitivo del pensiero, nell’aver perduto la chiave per penetrare il proprio oggetto fermandosi alla superficie, immaginando “ulteriorità” insondabili dietro ai fenomeni ed orizzonti inattingibili, concependo un essere estraneo ed indipendente dal pensiero e quindi dallo sguardo dell’interrogante, dallo sguardo dell’Uomo.

Ma questo approfondimento non può, però, essere opera accademica o scientifica o filosofica. Viceversa, essa deve essere, essenzialmente e preliminarmente, un lavoro di esercizio individuale e di ascesi interiore, un’ascesi noetica. Essa deve procedere con lo stesso rigore inesorabile e spirito sperimentale che muove lo scienziato della natura nelle sue osservazioni, ma rivolgere tale rigore e metodo al conoscere stesso, al pensiero. Tutta l’opera ha, pertanto, come obiettivo quello di mostrare la necessità di una tale operazione di alchimia interiore.

 

Fulvio Saggiomo 


Tratto da: F. Saggiomo, La Via noeticaCome risalire alle sorgenti del Reale attraverso il Pensare.