La calma e lo spirito d'avversione

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La calma e lo spirito d'avversione

La calma è facile a colui che non reagisce al male e all’errore del mondo, disponendo egli di una capacità di arrangiamento o di coesistenza positiva con esso. Questa calma però non è una forza dell’anima, bensí dell’anima dominata dalla natura: una condizione di ottusità, fingente la forza dell’anima.

Anche i discepoli piú provveduti possono venir dilaniati dallo sdegno e smarrire momentaneamente la calma, allorché s’imbattono in manifestazioni di slealtà, o di malvagità, o di immoralità. La correzione di queste e la correlativa severità sono giuste, ma sono sempre guastate dallo spirito d’avversione che le accompagna. Occorre separare da esse lo spirito d’avversione, trasformando questo in forza di penetrazione cognitiva del fenomeno. La separazione è una forma della spagiria, essenziale alla visione del retroscena della lotta umana e ad un sano sviluppo interiore. Senza la calma in mezzo al tumulto, non può darsi esperienza sovrasensibile, né possibilità di essere giusti altrettanto che soccorrevoli verso il prossimo.

AvversioneLo spirito d’avversione lo si può invero affrontare, quando si manifesta legittimamente insieme con sentimenti giustificati di riprovazione di ciò che è ingiusto e malvagio. Osservarsi e togliere a questi sentimenti l’impulso dell’odio, conferisce ad essi il giusto decorso: li rende veicoli di una rettificazione guaritrice. Una tecnica della Scienza dello Spirito consiste nell’esercitarsi a rivolgere l’impulso dell’odio verso lo spirito dell’errore e della menzogna, distogliendolo dalla persona che ne è veicolo. È metodologicamente importante esercitarsi a rendersi conto del punto di vista dell’altro e, in tal senso, a giustificarlo.

Quando venga dominato l’impulso dell’odio, che tenta affiorare nello sdegno legittimo, si può guardare con comprensione all’evento o alle persone che suscitano la riprovazione. Questa comprensione dà all’anima la calma, e tale calma è la correlazione che, come si è accennato, occultamente fa evolvere l’evento o l’altrui atteggiamento.

La calma realizza la vera natura dell’anima: non v’è movimento dell’anima che sia autentico, se manca della sua qualità essenziale: la calma. La quale sorge, ove si riesca a vedere negli esecutori di azioni riprovevoli, individui posseduti da Entità di cui la disciplina meditativa dà modo di liberarsi: lo sperimentatore scopre che egli può liberarsene, perché altri ne subisce la soggezione. Il senso ultimo di ciò è che egli sente la responsabilità di comprendere e aiutare coloro che sopportano il sacrificio di una soggezione, del cui superamento egli ha il privilegio di possedere la tecnica interiore.

La comprensione e il perdono per tutti, nessuno escluso, l’accettazione e la sopportazione delle situazioni ingiuste, debbono sorgere dalla conoscenza: come atteggiamenti o posizioni sentimentali reggono poco, quando anche non siano finzioni. Come conseguimenti del pensiero penetrante, essi sono i veicoli della vera calma, ossia dello stato interiore da cui soltanto possono sorgere le energie di un’azione riparatrice, eliminatrice dell’errore.

La pace cosciente viene conseguita soprattutto grazie alla penetrazione cognitiva degli eventi o degli esseri che suscitano piú severa la nostra condanna epperò la nostra avversione. Come non possiamo sentire avversione per un fenomeno della natura, cosí non possiamo sentire avversione per un evento del karma. Ciò che derivando da altri può suscitare riprovazione o sdegno, è sempre un prodotto del karma, ossia degli impulsi istintivi e del temperamento onde gli esseri sono portati a determinate azioni o a un determinato comportamento: non viene dal loro Spirito libero.

…In alcuni momenti, occorre raccogliersi nel silenzio interiore e lasciar scendere la calma di ciò che originariamente si è, liberi da atteggiamenti umani: essere come si è, sino all’esaurimento del­le tensioni, che in verità non esistono per l’Io, ma solo per quel che l’Io non è. La calma è il fondamento da cui di continuo si muove senza saperlo. L’essere è già l’essere calmi: si tratta di saperlo. Si tratta di essere quello che si è, dal fondamento.

 

Massimo Scaligero 


Tratto da: M. Scaligero, Manuale pratico della Meditazione. Tilopa, Roma 1984.