Ordalia

Poesia

Ordalia

 

Ordalia

Non la fiamma ondulante dei papaveri

alle brezze di giugno, non la gluma

arsa della pannocchia nell’afrore

del solleone, non di questo fuoco

ardevi, cuore, esposto ad ogni rogo

della trascorsa estate. Eri nel gioco

del vivere per dare e consumarti,

il corpo solo offerto in olocausto.

Ma ora un altro incendio ti percuote,

quello che, senza lampi, senza ardore,

pervade ogni molecola del tempo,

e taciturno insinua rami e linfe:

è l’autunno, che insidia la tua festa

di pampini gloriosi, drupe e fiori.

Questo dovrai passare, nudo e solo,

senza ristoro e tregua, senza voce

che ti consoli, i piedi sulla brace,

i palpiti in affanno; questo devi

superare. È la prova del passaggio

dalla stagione piena alla caduca,

e di nuovo rifarti in esultanza

di vita. Questa dunque è l’avventura

che alterna primavera ad ogni inverno,

questa l’inarrestabile sequenza,

vicendevole offerta, eterno scambio,

che la materia opera bruciando

la propria essenza per crearne un’altra.

E tu, cuore, dalla sopita cenere

che di te resta, plasmerai vibranti

ali distese in rinnovati voli.

 

Fulvio Di Lieto