Psicologia spirituale e osservazione del mondo

Esoterismo
Psicologia spirituale e osservazione del mondo

Psicologia teosofica V – Cosa sanno i nostri scienziati della Teosofia?

Per imporsi nel corso dell’evoluzione dell’umanità, un orientamento dello Spirito che non sia riconosciuto o non sia forse nemmeno a conoscenza dei circoli che presumono dettar legge, dei circoli intellettuali dominanti, deve costantemente lottare contro le potenze avverse che si evidenziano in seno alla cultura dell’umanità.

Giordano Bruno

Giordano Bruno

Per comprenderlo, ci basta ricordare quello che è avvenuto quando il cristianesimo s’impose di fronte alle antiche forme di rappresentazione, di fronte all’antica corrente dello Spirito nel mondo. Basta ricordare di nuovo come, all’inizio del nuovo orientamento dello spirito Galileo, Copernico, Giordano Bruno, ebbero a lottare contro i circoli dominanti, che dettavano legge. Possiamo ammettere che l’orien­tamento del pensiero inaugurato da Giordano Bruno dovette lottare contro un’antica tradizione.

L’orientamento spirituale che da qualche anno è difeso nei libri, conferenze o altro sotto il nome di Teosofia, è oggi in una situazione simile. Se vi ricordate del destino di tali orientamenti spirituali piú o meno sconosciuti al momento della loro apparizione, troverete che il modo con il quale li si abborda da parte delle principali istituzioni, da parte di coloro che si definiscono circoli autorevoli, cambia certamente con le mode della cultura, ma che essenzialmente l’incomprensione, unita ad una certa specie di ristrettezza mentale, sopravviene continuamente. A dire il vero oggi non si bruciano piú gli eretici, e soprattutto coloro che si definiscono circoli liberi rifiuterebbero di essere assimilati a coloro che hanno bruciato gli eretici. Ma forse l’importante non sta in questo. Bruciare gli eretici oggi non è piú di moda. Ma se esaminiamo lo stato d’animo da cui è sorta questa persecuzione degli eretici e quello che vi è legato, se esaminiamo con l’anima umana i motivi di una tale persecuzione e paragoniamo quello che ci accade con quello che vive nell’anima di coloro che oggi combattono piú o meno l’orientamento spirituale teosofico o vi si oppongono, troveremo negli avversari qualcosa del tutto simile a quello stato d’animo nei processi interiori dell’anima.

Certo oggi non indulgeremo a confrontarci con tutto il vasto circolo di avversari della concezione teosofica del mondo. Vogliamo piuttosto limitarci a quanto è legato con la nostra erudizione contemporanea, studieremo il suo rapporto con la concezione del mondo qui difesa, che è chiamata teosofica o, come da qualche tempo tento di chiamarla, Scienza dello Spirito e sottoporremo a studio il rapporto dei dotti circoli con questa concezione del mondo.

Che questo studio cominci con dei piccoli sintomi non è infatti privo di significato. Il primo sarà un piccolo dizionario, di quelli definiti tascabili, molto diffuso, che sulla pagina di testa, o almeno nella prefazione, dice che è stata creato dai migliori talenti scientifici. Se l’apriamo alla rubrica “Teosofia”, troveremo come spiegazione solo due definizioni: “che cerca Dio” ed “esaltato”. Ora, tale specie di sapiente studio del teosofo non è naturalmente piú in uso in tutte le opere di questo genere che si possono consultare. Ma chi vuole informarsi anche solo un tantino sulla Teosofia, non troverà altre informazioni piú intelligenti in altre opere analoghe da poter consultare.

Ora, una volta ho cercato di verificare, almeno esteriormente, cosa si può dunque trovare nelle opere per l’appunto filosofiche. Non vi porterò qui un florilegio trovato in questo genere di opere.

Menzionerò soltanto un esempio di quello che si può trovare nel dizionario dei concetti ed espressioni filosofiche, classificati a seconda dell’origine, edito a Berlino nel 1900. Dunque, in una delle opere piú recenti, che cita effettivamente la maggior parte dei concetti teosofici, si trovano dei nomi, in poco piú di tre righe. Chi a partire da questo vuole cercare di farsi un’idea della Teosofia dovrà dirsi: anche in questo genere di dizionari filosofici, non troveremo altro che una traduzione del nome, che non è neppure pertinente, e in seguito la menzione di qualche nome proprio.

Neppure altrove ciò si presenta particolarmente bene se vogliamo orientarci su quanto conosce l’erudizione contemporanea a proposito di quello che è qui difeso sotto il nome di Teosofia. Ma questa erudizione contemporanea darà ancora piú facilmente dei giudizi negativi su qualche cosetta che ha pescato in un qualsiasi opuscolo teosofico avente per soggetto cos’è la Teosofia. Possiamo fare questa singolare esperienza: un’alzata di spalla e questa osservazione: «Quello che diffonde la letteratura teosofica non è altro che qualche concetto buddista riscaldato», oppure: «Non è altro che superstizione spiritualistica, espressa un po’ diversamente». Potrete sentire un gran numero di cose di questo genere. Ma quello che potrete udire poco sarà una vera risposta alla domanda: ma cos’è dunque di preciso la Teosofia? Vi accadrà di udire in merito, forse non soltanto durante alcune riunioni mondane, ciò che è successo effettivamente recentemente, cosa che non è poi cosí poco caratteristica di ogni posizione dei nostri contemporanei riguardo alla Teosofia. In quella occasione una dama dice ad un’altra: «Come mai sei diventata teosofa? È una cosa orribile, terribile. Pensa a cosa fai alla tua famiglia, pensa che ti metti contro quello che pensano gli altri». Sta zitta qualche secondo e poi chiede: «Dimmi, cos’è dunque in effetti la Teosofia?».

Questo non è avvenuto nei circoli colti, ma qualcosa di simile potreste anche realmente trovarlo in uno di quei circoli. Una volta o l’altra potrete trovare questo giudizio, che la Teosofia non è assoluta­mente qualcosa di scientifico, che non è altro che un delirio di qualche persona esaltata, che presenta soprattutto delle affermazioni che non si possono provare.

La filosofia dell'inconscioOggi, si tratta qui di caratterizzare il rapporto della nostra conoscenza con la Teosofia, non esprimeremo quindi delle critiche, nemmeno una critica del nostro rapporto con i circoli di eruditi. Perché nessuno sa meglio di chi dal punto di vista teosofico abbraccia con lo sguardo la formazione attuale dei nostri scienziati, che da questi, per la loro formazione e le rappresentazioni, i concetti e le idee che provengono dalla formazione scolastica attuale, non può uscire nient’altro che un’alzata di spalle presuntuosa e un po’ sprezzante nei riguardi di quanto afferma la Teosofia, la quale, poiché essi non possono veramente comprenderla meglio, non può apparire a quegli eruditi in modo diverso da un’esaltazione, e con dei propositi non proprio scientifici.

Vogliamo essere del tutto giusti riguardo a questa concezione. La Teosofia si pone realmente su un punto di vista, e deve farlo come dimostrerò con un esempio che non ha avuto luogo in campo teosofico, ma che avrebbe potuto facilmente averlo. Di fronte alla erudizione contemporanea, quando respinge le reticenze ed il rimprovero d’esaltazione, il teosofo è in una situazione simile a quella in cui fu, ad esempio, il filosofo recentemente scomparso, Eduard von Hartmann, in rapporto all’interpretazione darwinista e materialista della natura. Il teosofo non sarà per questo tacciato di parteggiare per la Filosofia dell’inconscio di Eduard von Hartmann. Ma bisognerebbe sempre ricordare il modo in cui quest’ultimo si è comportato nei confronti dei suoi avversari. Nel 1869 fu pubblicata la Filosofia dell’inconscio, un libro per il quale il teosofo non deve per forza parteggiare, un libro che fu, a quell’epoca, un atto coraggioso. Ed è precisamente nel rapporto di questo libro con le concezioni di quell’epoca che può scaturire per noi un esempio sul modo con cui lo scienziato dello Spirito, o teosofo, si trova oggi a sua volta di fronte ai suoi avversari. Questa Filosofia del­l’inconscio fu in un certo modo un atto coraggioso. Era l’epoca in cui la scienza materialista era sulla cresta dell’onda, in cui essa si era ingrandita fino a diventare una specie di religione materialista; epoca in cui hanno fatto sensazione, hanno conosciuto numerose edizioni, hanno conquistato cuori ed anime libri come Kraft und Stoff (Forza e Materia) di Büchner, e anche di Vogt, Moleschott e altri, che hanno visto l’unica realtà nella forza e nella materia, nell’esistenza materiale puramente sensibile. A quell’epoca, ogni persona che non intonasse il coro del materialista, che parlasse di uno Spirito creatore, passava per uno sciocco e uno sprovveduto. A quell’epoca si era dell’avviso che l’opera di Darwin fornisse il modo di pensare scientifico per il materialismo, un’epoca in cui la stessa filosofia era una parola che si considerava del tutto superata, ed è in quell’epoca che Eduard von Hartmann pubblicò la sua Filosofia dell’inconscio, una filosofia che, malgrado i suoi grandi errori, ha il vantaggio di rinviare in modo radicale il mondo ad una realtà spirituale, che cerca ovunque, in ogni fenomeno, la base di una realtà spirituale, anche se lo spirituale è considerato come un inconscio, facendo occupare a quest’ultimo un rango particolarmente elevato. Una cosa è certa, che lo Spirito vi è fortemente opposto all’orientamento materialistico. Mentre all’epoca l’orientamento darwiniano spiegava la natura partendo completamente dalla forza e dalla materia, Eduard von Hartmann cercò di concepirla in modo tale che lo Spirito vi fosse evidente in quanto finalità interiore di un agire spirituale.

Filosofia dell'inconscioArrivarono allora coloro che credevano di poter guardare dall’alto, alzando le spalle, tutto ciò che parlava di Spirito, e che emisero questo giudizio: non c’è ancora mai stato niente di cosí dilettantesco di questa Filosofia dell’inconscio. Qui parla un uomo che in realtà non ha imparato proprio nulla sui fenomeni che il darwinismo spiega in maniera scientifica. A quel­l’epoca, ci furono molte repliche a questo scritto. Ne apparve anche una senza il nome dell’autore. Sulla prima pagina si leggeva il titolo: L’inconscio dal punto di vista della teoria dell’evoluzione e del darwinismo. Era una radicale confutazione della Filosofia dell’inconscio. L’autore mostrava di essere al corrente di ciò che le scienze naturali offrivano di piú recente. In un opuscolo Ernst Haeckel disse che era un peccato che l’autore non si fosse reso noto, perché neppure lui stesso avrebbe potuto presentare qualcosa di piú pertinente contro Eduard von Hartmann di quanto si trovava in quello scritto. Oscar Schmidt scrisse un opuscolo e dichiarò che nessun naturalista avrebbe potuto presentare qualcosa di meglio dell’autore anonimo di quel libretto contro il dilettantismo illimitato di Eduard von Hartmann: «Che dica il suo cognome e noi lo considereremo uno dei nostri». Il libretto fu rapidamente esaurito e apparve una seconda edizione con il nome dell’autore. E questo bastò per far tacere tutta quella gente. Si trattava di Eduard von Hartmann. A partire da quel momento un silenzio generale regnò nel coro di coloro che, scrivendo sul dilettantismo della Filosofia dell’inconscio, non avevano scritto su Eduard von Hartmann ma, con la verbosità che era loro propria, sul libretto che era apparso senza il nome dell’autore. Si possono avere delle obiezioni su un tale modo di fare, ma non si può negare che fu di una radicale efficacia. Chi dapprima è stato presentato come un ignorante ha dimostrato ai circoli colti di essere piú intelligente di loro. Permettetemi di usare una espressione banale: anche se un po’ anacronistico, sarebbe bene fare lo stesso. Chi si trova al vertice della visione teosofica del mondo potrebbe facilmente, molto facilmente, riunire in un testo tutto il guazzabuglio che oggi si può dire contro la Teosofia. Prima di tutto, bisogna sottolineare questo: la Teosofia non insorge contro la vera scienza, quella autentica, quando la si comprende in modo giusto. Il teosofo potrà sempre comprendere la vera, autentica scienza, come Eduard von Hartmann poteva capire i suoi avversari.

 

L’inverso non è facilmente possibile nell’uno e nell’altro caso. Ma dobbiamo capire come ciò sia potuto avvenire. Se oggi vi facessi una conferenza unicamente su quanto i nostri eruditi sanno sulla Teosofia, essa sarebbe molto breve e non avrei certo bisogno di stare davanti a voi piú di qualche secondo. Ma vorrei andare oltre, vorrei dire perché e per quale ragione la nostra contemporanea erudizione può sapere cosí poco di quanto nella Teosofia deve essere considerato come un nuovo sistema di rappresentazione delle cose del mondo.

Se oggi diamo un’occhiata alla nostra colta letteratura contemporanea, troveremo che queste considerazioni si distinguono già completamente da tutta la letteratura di circa gli ultimi cento anni. Se per esempio prendiamo in mano un libro che ha per titolo L’origine dell’uomo, l’uomo e la sua posizione in rapporto al mondo, troveremo che non ci viene raccontato granché, se non che una volta l’uomo non viveva sulla terra, che ha cominciato la sua esistenza su di essa ad uno stadio infantile, semi-animale. La concezione goethiana del mondoCi viene poi indicato che degli antenati animaleschi hanno vissuto sulla terra prima di quest’epoca, che essi si sono a poco a poco eretti fino a formare l’uomo d’oggi. Se prendiamo in mano un altro libro che dovrebbe istruirci sui segreti del cosmo, troveremo che ci viene raccontato ciò che si può vedere al telescopio e a cosa si arriva grazie alla matematica. In altri termini, ovunque, anche dove si tratta dei problemi piú elevati, vediamo apparire quello che nel mio libro La concezione goethiana del mondo mi sono permesso di chiamare fanatismo dei fatti, quel fanatismo che si attiene ai fatti sensibili, a quanto i nostri sensi possono percepire, oltre a quanto quello che i sensi forniti di strumenti possono percepire. Ne fa parte tutto quello che oggi è proposto in modo molto dettagliato in ogni possibile scritto di volgarizzazione e quello che l’uomo è in grado di comunicare sugli enigmi e i misteri del mondo unicamente a partire da fatti scientifici riconosciuti. E quando passiamo in rassegna i circoli che non attingono che a questo tipo di libri, troveremo che in realtà esistono tante specie di gradi intermedi, ma che questi ultimi si trovano tuttavia fra due estremi. Uno di questi estremi sono gli eruditi freddi. Questi ammettono come scientifico solo ciò che possono vedere e integrare al loro intelletto partendo da quanto hanno visto. Da una parte si fanno delle ricerche in tutti i sensi con degli strumenti. Dall’altra si cercano documenti scritti. Dall’altra ancora si investiga sul tempo e l’evoluzione dell’umanità secondo semplici fatti. Una cosa è ritenuta essere la scienza della natura, un’altra la storia.

Nella storia molte volte si arriva a effetti veramente curiosi. In particolare, quando si tratta di esperienze della Scienza dello Spirito. In quel campo si trovano persone che scrivono dei grossi libri, per esempio sugli antichi gnostici, oppure su un qualsiasi campo dell’antica saggezza spirituale, ma ai quali non passa assolutamente per la testa di voler sapere personalmente qualcosa di questa saggezza spirituale. Considerano la cosa sotto l’aspetto puramente storico, registrano semplicemente i documenti scritti e se ne accontentano. Oggi non c’è bisogno di essere uno gnostico per scrivere sulla gnosi. Ai nostri giorni, nei circoli intellettuali,  questo è addirittura un principio. E quello che è considerato come il miglior principio è di avere il minimo interesse possibile per le cose delle quali in realtà si scrive. Se da un lato prendete questo fanatismo dei fatti, avete pressappoco quello che porta questo genere di circoli intellettuali a dire: possiamo constatare queste cose, noi sappiamo queste cose; quello che va oltre è oggetto della fede. Ognuno può allora credere e non credere, come vuole. Il risultato di questo stato d’animo è una certa indifferenza riguardo a tutti gli oggetti, pensieri ed entità che vanno oltre i fatti unicamente sensibili. Si dice allora: se qualcuno ne ha bisogno per la propria fede, faccia pure, ma la scienza non ha niente a che vedere con questo. Uno spesso muro di separazione è allora eretto fra la scienza e la fede: la scienza non deve essere altro che quanto può essere percepito unicamente dall’occhio e dall’orecchio, non deve essere altro che un’osserva­zione dei fatti e di quanto se ne trae fuori. Nient’altro deve essere sottoposto ad un esame.

Ma allora appare un’altra cosa che dice pressappoco questo: non è giusto che la scienza si fermi lí, da qualche parte, al contrario è giusto che l’uomo evolva sempre piú e che formi in sé e sviluppi nella sua attività creatrice sempre maggiori forze, cosí che possa allora sapere tutto e che non ci siano limiti al suo sapere. Gli ultimi oggetti del sapere non possono certo essere raggiunti che in un futuro infinitamente lontano, ma sono tali che possiamo avvicinarcene sempre di piú. Non bisogna mettere limiti da nessuna parte. Appare come massima presunzione il fatto che tali rappresentazioni vengano ad affermare che questa facoltà sonnecchi in ogni uomo. Ma se appena la sviluppate, vedrete che gli oggetti che prima erano oggetti della vostra fede possono diventare oggetti del vostro sapere, della vostra saggezza. Lo stesso vale per gli oggetti che riguardano l’immortalità dell’anima, il Mondo spirituale, il grande e piccolo mondo nello spazio e tutta l’evoluzione dell’uomo, insieme a tutte cose che ci appaiono nella normale scienza della natura.

evoluzionismo o creazionismo

Evoluzionismo o creativismo?

Ma allora, un uomo che prende in mano un libro di volgarizzazione dell’astronomia, che cosa sa per propria esperienza di quanto gli dice il libro? Vi domando: quanta gente ha un vero sapere fra coloro che credono alla storia materialistica della creazione? Fra coloro che sono convinti assertori dello spirito materialistico, quanti ce ne sono che hanno guardato attraverso un microscopio e che sanno come si fanno delle ricerche su queste cose? Quanti ce ne sono che credono in Haeckel e quanti hanno un vero sapere in quel campo? Ognuno può formarsi per la ricerca, consacrarle del tempo e dell’energia. Lo stesso vale per le cose spirituali.

È stupido dire che le cose si fermano lí. È altrettanto stupido dire che bisogna credere alla storia della creazione di Haeckel, che non si possono investigare queste cose. La Teosofia non parla in senso diverso degli oggetti e delle cose del Mondo superiore. Ci si è abituati ad utilizzare per questa Scienza dello Spirito la parola Teosofia. Non perché essa abbia in tutto e per tutto Dio come oggetto del suo studio, ma perché fa la distinzione fra l’aspetto esteriore dell’uomo sensibile che vede, sente, annusa, assaggia, tocca con i suoi cinque sensi e combina le percezioni sensoriali con l’aiuto del suo intelletto legato al cervello e l’altro uomo che abita in quest’uomo corporeo, che vi sonnecchia e può essere risvegliato, che può usare altrettanti organi spirituali dei sensi spirituali di quelli che il corpo fisico ha come strumenti fisici dei sensi. Come il corpo vede con l’occhio fisico, lo Spirito vede attraverso l’occhio spirituale. E come ascolta e sente con l’orecchio fisico, ugualmente lo Spirito sente con quello spirituale.

Quando l’uomo prende la propria evoluzione spirituale in mano, questi organi spirituali di percezione possono essere formati e sviluppati, cosí che l’uomo interiore può penetrare con il suo sguardo nel Mondo spirituale. Faccio questa differenza perché quest’uomo interiore è chiamato divino. Quello che vede l’uomo fisico sensibile dona una saggezza dei sensi e quello che vede l’uomo interiore, divino, è Teosofia, saggezza divina, per opposizione a quella sensibile. È questo che si vuole dire quando si parla di Teosofia. Non si parla di Teosofia considerando Dio come oggetto della ricerca, perché Dio è una realtà che non può diventare manifesta all’occultista che alla fine, al vertice della perfezione. Il teosofo sarà l’ultimo ad avere la pretesa di sondare Dio, benché sappiamo che viviamo, tessiamo, siamo in Lui. Nello stesso modo in cui chi è seduto sulla riva del mare e vi immerge la mano non crederà mai di poter attingere l’intero mare, il teosofo crederà altrettanto poco di poter afferrare la grandezza di Dio.acqua del mare in una mano Ma nello stesso modo di chi, seduto in riva al mare, ne estrae un pugno d’acqua sapendo che quello che ne ritira è della stessa essenza di tutto il grande e vasto mare, il teosofo sa anche che la scintilla divina che porta in lui è della stessa natura ed essenza della Divinità. Il teosofo non affermerà che la sua entità può inglobare la vastità della Divinità, non affermerà nemmeno che l’infinita Divinità abita nella sua anima umana o che l’uomo sarebbe lui stesso Dio. Mai gli verrebbe una simile idea. Ma quello che dice, quello che vive e di cui può fare l’esperienza è tutt’altra cosa, è precisamente che nell’uomo vive una parte della Divinità che è della stessa natura ed essenza di tutta la Divinità, come la massa d’acqua nella mano è della stessa natura ed essenza di tutto il vasto mare. Come l’acqua che ha in mano e quella del mare sono della stessa natura ed essenza, ugualmente quello che abita l’anima è della stessa natura ed essenza della Divinità. Per questa ragione chiamiamo divino quello che vive nell’interiorità dell’uomo e Teosofia o saggezza divina quella che l’uomo può sondare nelle profondità di se stesso.

È un percorso di pensiero che ognuno dovrebbe ammettere, purché pensi in modo logico. Spesso si obietta alla Teosofia: voi pretendete che l’uomo debba passare per una evoluzione. Accade però che nessuno possa verificare ciò che la Teosofia afferma. Ma chi fa emergere la verità, non potrà che affermare che una persona qualunque, purché abbia la pazienza, la forza, la costanza e la resistenza necessarie, può arrivare a quanto alcuni sono arrivati nel corso dell’evoluzione dell’umanità. Ma in quelle che sono chiamate le prove delle verità teosofiche c’è ancora altro. Nella letteratura e nelle conferenze teosofiche, o anche in seno al movimento teosofico, si possono sentire e trovare ben altre cose per le quali, chi si è formato a partire dallo spirito contemporaneo, si dice: non sono che affermazioni, non si può ammetterle, nessun teosofo ne dà una prova, le afferma e basta. Questo modo di parlare di prove è qualcosa che salta fuori sempre, che si obietta costantemente alla Teosofia. Cos’è in realtà? Ecco di cosa si tratta.

Quello che la Teosofia diffonde in quanto saggezza spirituale superiore, può essere trovato dalla ricerca quando si risvegliano le forze che dormono in ogni anima umana. Queste forze e facoltà che definiamo come quelle del chiaroveggente, della veggenza spirituale delle cose, sono necessarie per investigare le cose con la ricerca. Se si vogliono investigare i fatti del Mondo spirituale e trovarli, sono necessarie queste facoltà e queste forze. Ma comprendere quello che l’investigatore spirituale ha trovato è tutt’altra cosa. Notiamo dunque bene: per trovare le verità spirituali, sono necessarie le forze del chiaroveggente, per capirle si ha solo bisogno di un chiaro intelletto umano, logico, che vada fino alle ultime conseguenze. Questo è l’importante. Chi afferma di non poter comprendere quello che è affermato dalla Teosofia non ha ancora sufficientemente riflettuto. Al contrario, potremo capire meglio proprio quello che la scienza afferma oggi. Se vogliamo restare alla vera scienza, proprio quello che afferriamo dei fatti della natura, delle cose del divenire in apparenza inanime e di quello vivente della natura, anche se prendiamo solo i fatti della storia delle civiltà, se vogliamo capirli, non potremo mai capirli se li abbordiamo solo con l’erudizione materialista, che non è altro che fantasmagoria. Possiamo capire precisamente quello che ci fornisce la vera scienza solo se conosciamo quella del Mondo spirituale. Per chi vede piú in profondità, la scienza, per esempio, come è presentata da Ernst Haeckel, è comprensibile soltanto quando ha la Teosofia come presupposto, come base.

 

Rudolf Steiner (1a Parte)


Dalle annotazioni di uditori presenti alla conferenza di Rudolf Steiner.

Berlino, 28 aprile 1904 ‒ O.O. N° 52. Traduzione di Angiola Lagarde.