Il canticchiare e la forza del pensare

Musicosophia

Il canticchiare e la forza del pensare

canticchiareIl canticchiare manifesta un naturale e vitale bisogno assimilabile al­l’attività del respiro e del pensiero. Il canticchiare seguendo il flusso melodico si alterna ed interagisce con il respiro, connettendoci piú profondamente e consapevolmente con l’elemento aria, tanto che Bălan [George Bălan, musicologo rumeno] lo definisce come “respiro musicale dell’anima”.

Il canticchiare può divenire “sorgente di ossigeno spirituale”, perché ha origine da una fonte interiore personale in cui l’idea musicale è come un “ospite melodico”. Il musicologo sostiene che se si vuole trarre senso dall’arte del canticchiare, occorre farlo con riguardo, attenzione, partecipazione attenta al flusso melodico, affinché un po’ alla volta si possa diventare consapevoli di quale sonorità siamo permeati. Egli cosí scrive: «Coltivato coscientemente, pertanto, con la cognizione di ciò che può significare per l’anima, il canticchiare fluirà come un ruscello inesauribile…». Questa particolare attività della voce produce la melodia che va ripetuta piú volte, con continuità, attenzione e soprattutto intima partecipazione. In questo modo viene stimolata in noi una parte animica ed artistica, dando vita ad un processo che, se svolto con profondità, arriva a corrispondere all’elaborazione dei motivi che il compositore è riuscito a captare.

Il canticchiare cerca di rendere la musica comprensibile in un modo quanto piú possibile vivo e fedele. I suoni si succederanno in modo fluido e, passo dopo passo, si scorgerà un loro senso e un loro messaggio. È una scoperta continua soffermarsi su quanto uscirà dalle proprie labbra e soprattutto su come uscirà. Nel porsi in ascolto in questo modo, ci si rende conto che canticchiare vuol dire vivere dentro di noi uno stato puro e concentrato tale da diventare «un vero specchio sonoro del suo essere interiore». È importante avvertire le frasi sonore con i loro accenti, pause, ma anche, e soprattutto, porgere ascolto alla durata dei suoni affinché la musica agisca in noi nel suo spirito autentico. Infatti è fondamentale entrare consapevolmente nelle altezze dei suoni, nel loro ritmo, nei loro intervalli e quindi nel loro tempo e spazio.

Il canticchiare naturalmente ci porterà a riconoscere ciò che esiste fra un suono e l’altro, ciò che sta nella sospensione del suono, ossia la sonorità del silenzio. Il tempo della sospensione è spesso una rivelazione: risuonando dentro di noi ci guida, seppur per qualche istante, a sentire la musica su un altro piano. Nel momento in cui si dà questo spazio interiore, si accende una luce che ci invita a conoscere il significato dell’idea musicale. Può sorgere una domanda: è questo un modo per sentire lo svelamento del senso del concetto e dell’idea di cui ci parla Steiner quando ci si pone veramente nella comprensione del pensiero altrui? Penso che attraverso il canticchiare cominci a viversi la percezione dell’idea.

Altra caratteristica del canticchiare è far vibrare i suoni che vengono lievemente emessi nel percorso dalla laringe alla bocca. La melodia “freme” in questo percorso. L’accorgimento e la cura sta proprio nel far rimanere in contatto la musica con quel livello di sensibilità da cui proviene l’influsso vibratorio. La musica sperimentata cosí in noi ci può avvicinare alla fonte ispirativa del compositore. In tal modo potremmo raggiungere l’intimità celata della musica stessa. Scrive Bălan : «In ciò che canticchiamo con tutta la potenza di vibrazione di cui siamo capaci, contempliamo quanto vi è di piú puro e trascendente nel nostro essere».

…Il canticchiare ci mette in relazione alla forza dell’anima. Per eseguire la musica ascoltata e poi riprodurla con l’arte intima del canticchiare, bisogna avere in mente il percorso della melodia, la sua direzione, e vederlo proiettato tenendo conto del suo fluire verso quella che sarà la meta. È una modalità essenziale, ripetibile individualmente e in gruppo. La soggettività sta solamente in come si vuole canticchiare, ma la melodia è la stessa per tutti: si giunge a delineare, nello scorrere dei suoni, l’oggettività del cammino melodico nella sua sostanza ed essenza.

Il canticchiare volge l’attenzione a come si profilano i suoni nella loro chiarezza, e ci illumina nel cominciare a memorizzare l’orientamento della musica. Viene richiesta concentrazione per seguire la metamorfosi dei temi che si cominciano a riconoscere. La forza del pensare si manifesta nel canticchiare attraverso la luce e la limpidezza chiarificatrice del flusso melodico.

 

Cinzia Fierro


Tratto da: C. Fierro Musicosophia alla luce dei dodici sensi, Ed. Cambiamenti, Bologna 2017.