La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaVorrei sapere quando è iniziata la coltivazione della vite sulla Terra. Il Dottore lo dice senz’altro, ma io non lo ricordo. La Bibbia inizia con la fine del Diluvio e Noè pianta una vigna sulla terra asciutta. Inoltre, per quale ragione fu introdotta?

 

Alba G.

 

Dopo il diluvio – noi diremmo dopo l’inabissamento di Atlantide – nella Bibbia si dice che Noè piantò una vite e poi molti filari di viti fino a farne una vigna, per poter bere il succo del suo frutto fermentato, fino a ubriacarsene. Ciò che appare sconveniente e poco degno di un nobile patriarca, era però previsto dal Divino, perché l’uomo doveva dimenticare il suo rapporto diretto con il Creatore, e soprattutto il suo ritorno sulla terra di vita in vita. Ma per dimenticare occorre un tempo lunghissimo, migliaia di anni: il ricordo del Mondo spirituale e della reincarnazione è troppo forte per spegnersi, e viene tramandato dalle tradizioni in maniera a volte fantasiosa ma sempre con grandi similitudini, in Oriente come in Occidente. Quindi è necessario un aiuto, e questo aiuto è il vino, che ha svolto in maniera egregia il suo compito di far dimenticare all’uomo la sua patria spirituale e la reincarnazione. Era necessario che egli si staccasse dal Creatore per dimenticarlo, e poter poi volontariamente ricercarlo e ritrovarlo, offrendo al Divino una rinnovata e cosciente venerazione. Anche il Cristo benedice il vino, succo della terra. Nella sua epoca, il vino doveva ancora svolgere il suo compito. Nelle nozze di Cana l’acqua viene mutata in vino. Ma ora è il vino a dover ridiventare acqua: acqua pura, acqua di Vita, quella di cui il Cristo dice: «Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai piú sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 4-14). Il vino invece, oggi, è diventato un vero nemico, e con lui tutto l’alcol. Perché non è piú tempo di dimenticare, ma di ricordare! E se vogliamo seguire una Via spirituale, una disciplina che comporta meditazione, concentrazione ed esercizi di formazione interiore, l’alcol annulla tutto il lavoro fatto. Non occorre bere un bicchiere, basta un sorso di una qualsiasi bevanda alcolica per annullare la strada percorsa. Se l’uomo sapesse veramente quale effetto ha l’alcol nel suo sviluppo spirituale, se ne asterrebbe con decisione. Ma sembra che pochi ne siano consapevoli, e indulgono in un “buon bicchiere”, magari di “rosso che fa buon sangue”… Ci sono addirittura ditte che reclamizzano i propri vini come coltivati secondo le direttive di Rudolf Steiner! Però, cosí come il vegetarianesimo non può essere additato come indispensabile per una vera crescita interiore – dato che l’uomo deve arrivarci da solo, e se non ci arriva è segno che non sta lavorando bene – cosí non può venir vietato dalla Scienza dello Spirito l’uso di alcolici. Chi lavora veramente se ne deve accorgere da sé, e chi persevera nel farne uso capirà, ad un certo punto, di procedere in discesa verso un falso traguardo… e senza passare dal via!

 




 

letterinaMio figlio si accompagna da un po’ di tempo a una ragazza che segue una di quelle correnti di autoguarigione e di riequilibratura dei chakra, e ha cominciato a esercitarsi in tecniche di rilassamento, vuoto ecc. Io non ho mai insistito perché si interessasse all’Antroposofia, perché volevo rispettare la sua libertà e aspettavo che fosse lui a chiedermi qualcosa del mio percorso spirituale. Ma nessuna richiesta è mai venuta in quel senso. Invece, da quando conosce questa ragazza, si è subito interessato all’organizzazione di cui fa parte, e nella quale credo che lei abbia anche un posto di rilievo. Lo vedo che acquista libri su libri, parla continuamente di vibrazioni, quando mangia deve dare le sue vibrazioni al cibo, e soprattutto spende molti soldi, perché l’organizza­zione richiede continuamente di essere ben foraggiata. E dato che lui ancora non guadagna, i soldi escono dal portafoglio mio e di mio marito…

 

AnnaViola C.

 

 

Certamente il grande interesse suscitato da quella disciplina è causato soprattutto dall’attra­zione verso la giovane che la segue, e che anzi ne è un’organizzatrice. Arginare una tale attrazione è impresa assai difficile, e anche piuttosto deleteria, soprattutto in questo momento. Una cosa giusta è in ogni caso contenere le spese del ragazzo, spese che con il tempo si faranno sempre piú onerose. Quando gli organizzatori si accorgeranno che non c’è molto da ricavare da un tale adepto, saranno loro stessi a escludere una persona che non porta quanto da lui ci si attende. Noi dobbiamo sempre vedere la parte positiva degli eventi che ci toccano: questo attuale coinvolgimento in una disciplina di tipo spirituale, che si può condividere o meno, ma che comunque riguarda la sfera dello sviluppo interiore, renderà forse attento il giovane, dopo la delusione che potrebbe seguire all’iniziale entusiasmo, anche a una Via come la Scienza dello Spirito, di cui già in famiglia potrà osservare i preziosi frutti. L’importante è dare l’esempio, sia nel­l’ambito famigliare sia nell’ambiente sociale o lavorativo che si frequenta, di equilibrio, di armonia nei rapporti umani, di distacco dalle brame e dagli artifici messi in atto dagli Ostacolatori con tanta perizia nella società dei consumi. Questo è ciò che con il tempo potrà offrire al figlio il termine di paragone vincente.

 




 

letterinaLa grandezza di Rudolf Steiner è oltre questo tempo e anche per i tempi a venire. Quando si raccoglie un’erba in un bosco, bisognerebbe chiedere allo Spirito del bosco (all’ente, non so come definirlo), diversamente si raccoglie l’erba e la parte eterica rimane nel luogo della pianta. Il procedimento di Rudolf Steiner, elaborato, immagino, si è proprio finalizzato a fissare la parte eterica, almeno cosí a me si presenta, analogamente alla dinamizzazione del cornoletame in agricoltura. Questo è un processo non solo difficilissimo da fare personalmente ma anche da trasmetterlo agli altri. Un analogo procedimento fu fatto dal Principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, con la pervinca, anticipando di secoli i farmaci oncologici che ancora oggi usano i princípi, appunto, della pervinca per curare quella “malattia misteriosa per l’epoca”. Non riesco però a intendere l’indicazione di Scaligero riguardo all’euforbia, che è sicuramente corretta, perché si tratta di un lattice. Ha dato indicazioni sul procedimento, visto che il lattice di euforbia è irritante per l’essere umano? Infine, siccome non molliamo mai per nessuna ragione, troveremo prima o poi il canale giusto…

 

Marco M.

 

Come Rudolf Steiner, indicando nel vischio e nel suo lattice vischioso e lunare uno dei ritrovati capaci di curare il cancro, ha dovuto avere la collaborazione di Ita Wegman e dei laboratori Weleda per la trasformazione di quel succo nel medicamento che fu chiamato Iscador, e in seguito Viscum Album, cosí sarebbe oggi necessario che qualche laboratorio chimico farmaceutico studiasse a fondo come riuscire trasformare in medicamento il lattice dell’euforbia dei prati, indicato da Massimo Scaligero come altrettanto risolutivo di quel male. Ma noi sappiamo anche che oggi qualunque rimedio naturale sarebbe altamente osteggiato e considerato una disonesta manipolazione, cosí come sarebbe definito ciarlatano chi lo proponesse. Quindi nessun serio ricercatore può essere oggi incoraggiato a perdere tempo e fatica per farsi poi trattare da impostore, mistificatore e falso guaritore meritevole di essere radiato dall’albo. I rimedi ci sono, la natura ce ne offre diversi, e tutti altrettanto validi, ma l’uomo deve meritarli. E per farlo, deve avere il coraggio di combattere contro chi si è arrogato il diritto di decidere quali protocolli siano da seguire (sempre eccezionalmente costosi) e quali decisamente da scartare (non altrettanto remunerativi). Attendiamo il tempo del risveglio cosciente.