Magna Mater

Poesia

Magna Mater

Immacolata

Prima che Lui venisse a riscattare

l’uomo dal signoraggio della morte,

eri tu, Madre, cui si rivolgevano

i popoli del mare, a Lemno; a Efeso

eri un’effigie di fertilità;

monolito di stella a Pessinunte;

protettrice di messi eri ad Eleusi.

Dominavi il Serpente col tuo piede,

e il crescente di luna era il tuo segno.

Divinità confusa ai mille culti,

ti facevano voti: eri Diana,

o Iside, Cibele, ma distante

eri dall’uomo chiuso nei Misteri.

Poi venne Lui, e tu lo partoristi,

e fosti la Regina dei Dolori,

madre del Verbo morto sulla croce.

Immacolata, nonostante il fango

che copriva la faccia della Terra,

che l’uomo dissacrava calpestandola

col sangue delle guerre, le miserie

delle sue cupidigie. Eri comunque

Refugium peccatorum, Stella maris,

ultima spiaggia per i naviganti

persi nel mare infido senza rive,

oceano che ci porta oggi a vagare

da un miraggio a un inganno, frastornati.

E perciò ti chiediamo, Grande Madre,

di fermare congiure e pestilenze.

Apri il Cielo, ne scendano rugiade

della tue primavere, sciogli il grumo

del segreto dolore che ci opprime.

In virtú della grazia che redime,

col tuo tallone schiaccia il serpe immondo.

Converti il dio dell’oro in carità,

che venga il tempo nuovo per il mondo:

una fraterna, umana civiltà.

 

Fulvio Di Lieto