Quaderni di Medicina e Scienza dello Spirito

Medicina

Quaderni di Medicina e Scienza dello Spirito

Abbiamo detto dell’interdipendenza esistente tra i tre sistemi (neuro-sensoriale, ritmico e ricambio/arti) ed abbiamo anche detto della relazione ineliminabile che, nonostante l’autonomia con la quale ciascuno si esprime funzionalmente, viene a realizzarsi come una sorta di condizione necessaria all’esistenza di essi. È però la compenetrazione dei tre sistemi l’elemento traente di talune premesse di malattia, tenuto conto che il fattore di compenetrazione è simile ad un giunto al quale convergono le principali forze funzionali; da tale giunto possono originare dunque vere e proprie trasposizioni di energie e quindi l’abnorme migrazione di un processo da un sistema ad un altro [il termine “giunto” si utilizza anche nel linguaggio medico ed è un termine mutuato dalla meccanica. Il giunto è un elemento o un organo di accoppiamento tra gli elementi mobili di una trasmissione, o anche di collegamento tra i pezzi costitutivi di una serie continua, per esempio tra le estremità di due tubi].

Emicrania

Emicrania

Questa arbitraria forma di migrazione fa sí che una funzione esprimentesi in sede diversa dia luogo a processi di malattia. Tipica forma morbosa ascrivibile alle cause ora dette è l’emicrania [per “emicrania” si intende una delle forme piú frequenti di mal di testa, o cefalea, caratterizzata da un dolore intenso, di tipo pulsante, che tende a insorgere lentamente nella parte anteriore o su un lato della testa. Spesso è preceduta dalla cosiddetta “aura” ovvero da disturbi visivi rapidamente reversibili. Nelle conferenze riservate ai medici, Steiner fa riferimento esclusivamente all’emicrania, anche perché non esisteva ancora né il termine di “cefalea”, né l’attuale classificazione delle sindromi cefalgiche utilizzata in neurologia. Ciò che però Steiner afferma a proposito dell’emicrania è estendibile alla maggior parte, se non alla totalità delle attuali “cefalee”].

È interessante rilevare che l’emicrania di cui parla Rudolf Steiner è risultante da un alterato equilibrio del tono e della motilità vascolare in corrispondenza del distretto endocranico ma anche di una irruzione nella sede del capo di un processo ad esse estraneo. Dice infatti il Dottore: «Con l’emicrania assistiamo al verificarsi entro il capo di un processo che, appartenendo alla vita del ricambio, veramente non dovrebbe assolutamente aver luogo nel capo. Ne segue che il criterio terapeutico piú ovvio al quale ci si deve attenere nel trattamento dell’emicrania è quello di poter sottrarre al capo quel processo del ricambio. Come conseguire tale fine? Usando la silice. Ma perché la silice possa pervenire ad essere attiva nel capo, cosí da esserne sottratto l’abnorme processo del ricambio, è necessario che si sia allestito il relativo preparato in modo che una volta che sia stato assunto per via orale, non ristagni in qualche sezione del tubo digerente. In tal senso si deve stimolare al massimo l’attività del corpo astrale, cosí che il suo fluttuare in alto verso il capo riesca a condurvi la silice assunta. Questo secondo scopo, ovvero quello di stimolare il piú possibile il corpo astrale nel suo fluttuare verso l’alto, si ottiene mediante l’impiego dello zolfo».

Lo zolfo (S), come spiega Steiner, agisce oltre che stimolando il corpo astrale anche dirigendone le forze verso il capo, in tal modo escludendo certe forze del sistema ritmico le quali potrebbero inattivare questo movimento del corpo astrale verso l’alto. È necessario che questa azione dello zolfo non vada a determinare fenomeni di blocco a livello del sistema ritmico; pertanto, poiché l’azione terapeutica prevede un’azione sul sistema ritmico, affinché esso non venga impedito nella sua funzione di mediatore tra sistema neurosensoriale e sistema del ricambio deve essere unito alla silice ed allo zolfo una terza sostanza: il ferro (Fe). Questo mantiene in equilibrio il duplice flusso del sistema ritmico (diretto verso l’alto e verso il basso) cosí che la spinta verso il capo, ove fosse stata resa eccessiva dallo zolfo, verrebbe ad essere controbilanciata dal ferro. Il preparato allestito in tale direzione terapeutica secondo le indicazioni del Dottore venne denominato “Biodoron” [successivamente Kephalodoron e attualmente Ferrum/Quarz 5 della Weleda].

Molti autori ammettono che a livello delle arterie cerebrali si verifichino fenomeni di spasmo piú o meno pronunciati soprattutto nella fase che precede la crisi dolorosa cefalgica. In generale la cefalea risulterebbe connessa, secondo molti autori, ai recettori nervosi intrinseci delle branche extra craniche della carotide esterna (arteria facciale e arteria temporale superficiale) particolarmente sensibili a sostanze algoattive [attive cioè sul dolore] come la bridichinina e la serotonina. Per altri autori l’emicrania angiocinetica coinvolgerebbe tanto il distretto endocranico quanto quello esocranico. Al dolore della sindrome emicranica classica contribuisce la contrattura riflessa dei muscoli nucali e di quelli cervicali, la quale è una costante quasi fissa. Poiché la cefalea è sindrome che trova fondamento in un sistema di perturbazioni tipiche di parossismo semiologico [ovvero caratterizzato dall’intensità e dalla vastità dei sintomi], è chiaro che come tale essa vada distinta da tutte le altre forme riconducibili a forme morbose quanto mai varie e molto differenziate: si tratta di decine e decine di malattie che neanche è il caso di elencare. Diciamo però che nel tipo di cefalea in questione va inclusa anche quella cosiddetta “istaminica” ovvero la cefalea di Horton. Trattasi di una forma grave dal punto di vista soggettivo a causa del dolore intensissimo ad insorgenza improvvisa e ad andamento parossistico, che si localizza in genere in corrispondenza della regione occipito-temporale. Le crisi generalmente non si protraggono oltre una o due ore, si scatenano senza essere precedute da alcuna “aura” e sono concomitanti a fenomeni di congestione congiuntivale e nasale con lacrimazione e foto-fobia, ed a pulsazione dei vasi esocranici. Mancano in genere in questo caso i sintomi digestivi cenestopatici e neurologici quasi sempre invece presenti nell’emicrania vasomotoria [la cenestèsi, da cui deriva il termine cenestopatia, composto dall’unione delle parole greche κοινος “comune” e αισϑησις, “sensazione”, è una sensazione generale relativa ai visceri interni e alla loro attività vegetativa. che determina pertanto un sentimento generale di benessere o di malessere, di affaticamento, di energia, di malattia. Tale sentimento varia in rapporto alle condizioni di salute, di alimentazione, di riposo, nonché in rapporto a fattori meteorologici, alle variazioni di equilibrio vegetativo della giornata ecc. Si tratta pertanto di una sensazione generale che sta alla base della cosiddetta “immagine del corpo” o “schema corporeo” e, per suo tramite, della “coscienza di sé” e delle funzioni dell’Io].

Arterite di Horton

Arterite di Horton

Va detto che tale cefalea va distinta dalla quasi omonima cefalea dell’arterite temporale di Horton: malattia quest’ultima di natura flogistica ad eziologia oscura, la quale spesso colpisce l’arteria temporale bilateralmente e qualche volta anche l’arte­ria centrale della retina. Sono stati descritti casi nei quali erano interessati i vasi cerebrali e quelli degli arti superiori, ad esempio le arterie radiali.  Anche la sindrome descritta da Greenfield Sluder, otorino laringoiatra americano, nel 1908, non va confusa con la cefalea di Horton, pur avendo alcuni punti in comune con essa, come il dolore temporomandibolare, la rinorrea, la lacrimazione ed irritazione congiuntivale. La sindrome di Sluder è concomitante ad una neurite gangliare sfeno-palatina, spesso di origine traumatica (esempio interventi chirurgici del cornetto medio), oppure di origine tossica, come nel caso di iniezioni di farmaci nel seno sfenoidale. Da citare anche la sindrome della cefalea di Chester (Chester Headache), che va correttamente classificata nelle forme angiocinetiche. Si ricorda che il Dottore si è ripetutamente espresso sulla necessità di una esatta formulazione diagnostica da parte del medico chiamato al trattamento di una sindrome cefalgica.

Ciò che egli suggerisce come terapia presuppone dunque che si siano distinte ben chiaramente le forme delle quali si è fatto prima cenno. Il Dottore afferma che sarebbe ingenuo ed illusorio attendere il miglioramento di una emicrania della quale non fosse stata posta la giusta diagnosi. Parlando di tale correttezza diagnostica, Rudolf Steiner si mostra molto rigoroso: noi diciamo molto giustamente, per il nostro bene. Attualmente la neurofisiologia del dolore ha indubbiamente ampliato i concetti e ha arricchito i dati sperimentali relativi alla genesi di tali sintomi a livello cefalico.

I nocicettori: i recettori del dolore

I nocicettori: i recettori del dolore

Da quando sono state compiute osservazioni univoche in rapporto alla labilità che tale concetto di dolore ha, in medicina, sui trasmettitori o meglio sui neuro trasmettitori del sistema antinocicettivo (endorfine, precursori della serotonina quali ad esempio l’idrossitripto­ptofano ecc.) sono stati raggiunti risultati positivi in campo terapeutico. Da allora, infatti, sono state anche impiegate sostanze inibenti o stimolanti a seconda dei casi; da tali sostanze non pochi casi di emicrania sembrano essere stati risolti quasi definitivamente [i nocicettori, o noxicettori – dal latino noxa: danno – sono terminazioni di neuroni sensoriali che segnalano un danno tissutale attraverso sensazioni dolorose, o novicezione. Sono recettori polimodali, cioè rispondono a stimoli di diversa natura: termica, meccanica o chimica ad alta soglia].

Nonostante tali innegabili elementi positivi però, il problema della emicrania o cefalea angiocinetica persiste, e riafferma la sua non facile risolvibilità in tutti quei casi per i quali la terapia con nuovi farmaci si rivela inefficace dopo un certo periodo di tempo, oppure si rivela priva di reale beneficio fin dall’inizio. Non si prendono poi in considerazione i casi nei quali i fenomeni collaterali alla terapia sono cosí intensi da indurre una serie di disturbi soggettivi ben piú fastidiosi della cefalea stessa. Inoltre, si dovrebbe anche considerare la lesività provocata da certe sostanze. Personalmente siamo in grado di ricordare almeno tre o quattro periodi nell’arco di un trentennio di attività professionale dichiarati come quelli che “iniziavano l’era della vittoria sulle cefalee”. Non vogliamo affatto ironizzare su questi aspetti, ma vogliamo soltanto, mediante determinate esperienze, indicare come l’ottimismo basato sul senso del definitivo e del concluso sia preclusivamente riduttore e limitativo, soprattutto nel campo delle discipline mediche soggette quanto mai ad orientamenti diversi e perfino opposti, addirittura entro termini di tempo computabili nell’arco di mesi e non di anni. Questo implica certamente che ci si possa entusiasmare un poco di meno di fronte a quelli che sembrano dei successi quasi definitivi di questa o di quell’altra terapia. La cosa non è poi grave se si considera che non si pone come traguardo il dubbio ma piuttosto lo studio attento ed aggiornato dei molteplici problemi dei pazienti alla luce di una visione scientifico spirituale. Quanto il Dottore ci ha detto intorno alla emicrania si pone come un fondamento sul quale lavorare con il pensiero; sperimentare ed osservare richiama il compito del medico seguace della Scienza dello Spirito ad una dimensione interiore di scrupolosa attenzione e di piú rigoroso operare [l’effetto benefico sulle sindromi cefalgiche ottenuto ad esempio dall’agopuntura e dall’omeopatia, oltre ovviamente che dalla medicina antroposofica, consente spesso, nell’inquadramento della “personalità” del paziente di scorgere importanti aspetti psico-somatici rilevatori di una sorta di “labilità neuro-vegetativa” dei pazienti affetti da sindrome cafalgica. È noto ad esempio ad ogni medico che le sindromi cefalgiche sono nettamente preponderanti nel sesso femminile, caratterizzato da una piú spiccata sensibilità, e quindi da potenziale maggiore labilità, dal punto di vista neuro-sensoriale. Ovviamente le forti modificazioni cicliche che si verificano nelle donne sul fronte della secrezione ormonale giocano un ruolo rilevante. In molte pazienti con sindrome cefalgica si nota una notevole attenuazione, se non una vera e propria scomparsa, delle cefalee dopo la menopausa].

Dell'Amore ImmortaleLa miglior maniera di praticare la medicina antroposofica è quella di interiorizzare e successivamente di applicare quei viventi concetti donati dal Dottore nelle conferenze rivolte ai medici. Se tali concetti vengono sottoposti a riduzione dialettica, cessano di essere attivi spiritualmente. Ciò che è sovrasensibile può ben essere trattato alla stregua di una conoscenza ordinaria; ma che ne scaturiscano effetti validi per la vita e per il mondo è cosa di cui occorre dubitare. Se si dimentica l’essenza sovrasensibile dei pensieri comunicati da Rudolf Steiner, è assai facile attuarne la sistemazione in funzione della rigidità e della sterilità di altri pensieri sovrappostisi dialetticamente a quelli del Dottore. La mobilità del Suo pensiero è molto scomoda e sovente crea perfino apparenti contraddizioni sul piano discorsivo. Chi non ha pazienza di convivere con certi contenuti quasi inaccettabili per la paradossalità, o finisce per rinunciare ad interessarvisi oppure tenta di accomodare se stesso a quelli mediante compromessi o mascheramenti dialettici di ogni tipo. È quanto Massimo Scaligero si è sforzato di indicare come l’essenza di ciò che rappresenta l’autentica vita della verità contenuta nella Scienza dello Spirito. L’assenza di un’autentica sperimentazione interiore dei contenuti scientifico-spirituali determina l’instaurarsi di un associazionismo inevitabilmente basato sulla forma esteriore dell’associazione stessa e non sul suo vivente contenuto interiore, come Massimo ha spiegato piú volte, particolarmente in appendice a Dell’Amore Immortale.

Prima che siano ulteriormente espresse le idee sulla patologia e sulla terapia è necessario esporre alcuni concetti sulle forze eteriche plasmatrici, poiché molte nozioni di fisiologia occulta saranno comprese con maggiore chiarezza, considerando il grado di correlazione esistente fra gli eteri del cosmo e la maggior parte delle funzioni dell’organismo. Naturalmente verrà esposto solamente l’essenziale della dottrina degli eteri; tuttavia si cercherà di fornire un quadro completo e si svilupperanno gli aspetti aventi una relazione significativa con gli argomenti di medicina di cui ci occuperemo. Ad una visione generale della dottrina degli eteri, praticamente unica nel suo contenuto fra le varie teorie espresse dall’esoterismo, ci si può accostare in forma appropriata prendendo in considerazione le condizioni dell’esistenza terrestre determinabili in funzione delle specie elementari, e cioè degli elementi.

 

In primo luogo abbiamo ciò che della materia ci si presenta come elemento solido. Occultamente il solido è anche chiamato terra. L’occultista perciò non intende per “terra” solo quello che, ad esempio, costituisce l’humus dei campi, bensí tutto ciò che generalmente è aggregato cosí da essere qualificabile come solido. Infatti, il vero occultista riferendosi a talune componenti del corpo fisico umano dotate di compattezza e solidità (ossa, tendini, cartilagini, aponeurosi, muscoli ecc.) ritiene, molto giustamente, di poter definire queste come “ terra”.

 

In secondo luogo abbiamo il liquido. Occultamente esso è definibile come “acqua”. Nel­l’organismo umano tutto ciò che è liquido è assimilabile all’elemento “acqua”. Non ci si meravigli quindi, né ci si scandalizzi, se anche il sangue dal punto di vista fisico, essendo un liquido, è assimilabile occultamente all’H2O. Il Dottore che, richiamandosi a Goethe, afferma essere il sangue un succo del tutto peculiare, allorché ne indica l’ascrivibilità alla specie elementare, parla ovviamente dell’acqua.

 

Il terzo stadio degli elementi è quello aeriforme chiamato occultamente “aria”. Al di là dell’es­senza aeriforme, lo scienziato dello Spirito e discepolo occulto prende in considerazione stati di aggregazione molto piú sottili, molto piú fini. Oltre l’aria, per l’autentico occultista, si dà un’esistenza fondata su condizioni superiori. Per renderci conto di ciò, consideriamo un minerale qualsiasi, ad esempio il piombo. Occultamente il piombo è terra, anche se in conformità ai concetti classificatori della chimica inorganica non lo si considera tale. Se però esso viene sottoposto ad una determinata temperatura, cioè se viene riscaldato fino ad ottenerne la fusione, allora il piombo diviene acqua. Continuiamo a riferirci al senso occulto elementare insegnatoci dal Dottore. Se poi riusciamo ad ottenere che il piombo liquido evapori, esso diventa, sempre occultamente parlando, “aria”. Dice infatti Rudolf Steiner: «In definitiva da ogni corpo è possibile produrre aria».

 

Se poi l’aria stessa viene ancora piú condotta ad espandersi e a diventare fine e rarefatta, subentra un nuovo stato. Tale stato è chiamato dall’occultista “fuoco”. «Il fuoco è il primo stato dell’etere» cosí afferma testualmente Rudolf Steiner. Ciò che si comporta rispetto all’aria come si comporta l’acqua rispetto al solido è dunque definibile con il termine di “fuoco”.

 

Quello che per l’occultista è ancora piú fine del fuoco, viene definito come “luce”, o meglio ancora come “etere della luce”. Ascendendo ulteriormente si perviene, occultamente, a ciò che viene definito “etere chimico”. Si può accedere ad un’idea abbastanza esatta dell’etere chimico se si pensa che la forza grazie alla quale è dato all’ossigeno di combinarsi con l’idrogeno, è la forza essenziale dell’etere chimico. Piú sottile ancora dell’etere chimico è l’etere vitale. Che in una qualsiasi sostanza sia ravvisabile l’attività permeatrice della vita diretta in senso morfopoietico, è da attribuirsi proprio all’ “etere vitale”.

 

Le forze eteriche plasmatrici

Le forze eteriche plasmatrici

In senso occulto ciò che si attiva vitalmente nell’organismo fisico consta di terra, di acqua e di aria. Ciò che vive nel corpo eterico consta di fuoco, di etere di luce, di etere chimico e di etere vitale. Una vera comprensione del corpo fisico umano nella sua totalità e nella sua totale inerenza al cosmo è possibile soltanto se si comprende l’azione del corpo eterico e se in questo ci sforziamo di cogliere, mediante il pensiero, la somma delle forze plasmatrici essenziali dalla cui articolazione dipendono l’architettura strutturale ed i processi di vita dell’organismo umano stesso.

Intanto diciamo subito che le forze degli eteri tendono a distribuirsi secondo polarità tra loro contrapposte. Dunque le energie plasmatrici eteriche dell’entità fisica dell’uomo tendono, piú o meno, a riproporre lo stesso orientamento da esse seguito nella configurazione dell’organismo planetario terrestre. Anche la pro­gressione evolutiva dell’entità fisica umana segue un certo raggruppamento dinamico delle forze plasmatrici eteriche in ordinamento polare, rinvenibile tanto nel divenire filogenetico che in quello ontogenetico [la filogenesi, o filogenetica, o filogenia, è il processo di ramificazione delle linee di discendenza nella evoluzione della vita. La sua ricostruzione è fondamentale per la ricostruzione sistematica delle cosiddette relazioni di parentela evolutiva, ovvero per comprendere le affinità evolutive tra i diversi organismi che si sono sviluppati sulla terra. L’ontogenesi è invece quella branca dell’embriologia che studia la serie dei successivi cambiamenti che l’embrione attraversa per dare origine all’individuo di una determinata specie. È interessante notare che il termine “filogenesi”, come pure il termine “cellule staminali”, oggi di grande attualità, venne coniato per la prima volta dal medico, fisiologo, zoologo e filosofo naturalista Ernst Heinrich Haeckel (Postdam, 16 febbraio 1834-Jena, 9 agosto 1919), con il quale Rudolf Steiner fu in rapporti di intimità e che ebbe un ruolo molto importante nella formazione giovanile del Dottore. Di Haeckel Steiner parla diffusamente nella propria autobiografia e in diversi altri punti della sua vasta opera, ad esempio nell’O.O. N° 235, Considerazioni esoteriche sui nessi karmici, vol 1 Ed. Antroposofica].

Da tale polarizzazione di forze risulta l’attuale figura umana fisica, compenetrata ed edificata dal corpo eterico. Sostanzialmente il corpo eterico dell’uomo che plasma e conserva l’organismo fisico, è concepibile rispetto ai vari livelli delle attività plasmatrici, nel modo che descriveremo. È necessario il piú possibile che i contenuti sui quali ci intratterremo siano accolti senza rigidità né schematismi. Diremo che nel polo superiore convergono le forze plasmatrici dell’etere della vita; è dunque questo il polo dal quale in certo qual modo viene espressa la tendenza verso la mineralizzazione da un lato e dall’altro la direzione formatrice degli organi piú importanti con i quali la coscienza umana ha rapporto. Il polo inferiore, opposto al precedente, è l’etere del calore; tale etere calorico, detto anche “polo della fiamma calda”, in opposizione al primo detto anche “polo della fiamma fredda”, rappresenta la sede polare che presiede allo scambio delle materie ed ai processi di combustione e di calore. Tra questi due poli si pone un piano mediano nel quale si attivano le forze plasmatrici dell’etere della luce e dell’etere chimico (detto anche etere del suono), dalle quali viene incentivata ogni tendenza ritmizzatrice; le stesse attività dell’etere della luce e di quello chimico si esprimono in perfetta relazione di ritmicità reciproca.

Si consideri ora il corpo fisico alla luce della struttura del corpo eterico cosí come ne abbiamo descritto le energie plasmatrici. Ebbene, l’osservazione ci mostra l’esistenza di tre sistemi organico-funzionali distinti e differenziati, e tuttavia riuniti in questo stesso organismo fisico. Si tratta dei tre sistemi dei quali si è già parlato: sistema neuro-sensoriale del capo, sistema ritmico e sistema del ricambio, delle membra e del movimento. L’etere della vita è quindi attivo con la sua piú intensa energia a livello del capo, da dove si dipartono le altre sezioni del sistema nervoso e le diramazioni dei tronchi nervosi. Nel capo, l’etere vitale esprime la piú forte convergenza alla mineralità; nella massa ossea del cranio si manifesta infatti il piú alto accumulo di sostanza minerale solida in rapporto alle parti molli cangianti e mobili. Il cervello possiede infatti tre caratteristiche esclusive, o quasi, dal punto di vista morfologico in confronto agli altri organi singoli: la simmetria, l’assenza di movimento e la scarsa relativa mutabilità strutturale in rapporto all’accrescimento. Se ne potrebbe descrivere una quarta che è quella di essere contenuto in un sistema rigidissimo e pressoché chiuso. Il polo della testa è però anche il polo della coscienza umana ed il centro focale della vita psichica. L’etere vitale, inoltre, realizza nel capo dell’uomo talune condizioni già realizzate nella terra e che si identificano ad una centralizzazione delle sostanze solide nella terra stessa. Ma anche da questo è intuibile la potenza plasmatrice dell’etere vitale nella testa dell’uomo: la sua forza mineralizzatrice è, a tale livello, elevatissima; ma da questa elevata intensità sono anche plasmati e centralizzati gli organi piú importanti sui quali si fonda la coscienza dell’uomo. In tal senso l’etere della vita conduce la sostanza vivente al grado piú elevato della filogenesi, ravvisabile perciò nell’ente umano individuale. Ozono OssigenoSe si segue l’evoluzione dell’essere umano da Saturno ad oggi, si può ben scorgere il lavoro cosmico dell’etere vitale [per comprendere ciò è indispensabile lo studio di quanto Rudolf Steiner ha spiegato in La Scienza Occulta].

È estremamente interessante notare, in relazione a quanto abbiamo appena esposto, il comportamento polare dell’Ozono (O3) in rapporto all’ossigeno (O2).L’ozono è in rapporto con l’etere della vita e con quello della luce, laddove l’ossigeno è in rapporto con l’etere chimico e con l’etere del calore: ne consegue che l’O3 è polarmente situato nella “fiamma fredda” in opposizione all’O2 situato nella “fiamma calda” [considerando tali interessanti osservazioni di Amleto, emerge tutta una serie di spunti relativamente alla terapia con ozono recentemente utilizzato con successo da alcuni colleghi nella cosiddetta “fase delle tempeste citochiniche” (fase due) dell’infezione da Covid-19. L’ozono-terapia è inoltre da diversi anni utilizzata in diversi settori della medicina, essendo riconosciute a questa sostanza numerose azioni terapeutiche che di seguito elenchiamo: azione antibatterica e antivirale; azione antinfiammatoria e antiedemigena, per riduzione di sostanze pro-infiammatorie, stimolazione della neoangiogenesi e aumento della produzione di enzimi antiossidanti; azione antidolorifica per la stimolazione della produzione di endorfine e per inibizione di mediatori algogeni di neoangiogenesi; azione disidratante del nucleo polposo intervertebrale; azione cicatrizzante; azione immunomodulante; miglioramento della circolazione per l’incremento della produzione dei metaboliti responsabili del rilascio di ossigeno ai tessuti – 2,3 difosfoglicerato – e aumento della deformabilità dei globuli rossi].

Dobbiamo ora, alla luce della dottrina degli eteri, fare alcune importanti considerazioni di natura spirituale. Infatti, alla base della formazione verbo-articolata dell’essere umano sono i pensieri; le parole dell’uomo sono le forme espressive del suo pensiero. La struttura verbo-fasica del mondo del pensiero, allorché si manifesta esteriormente con il concorso indispensabile delle strutture laringee normalmente funzionanti, ha accesso nello spazio attraverso il quale si spingono le configurazioni sonore. Queste hanno dunque un rapporto nello spazio con l’etere del suono o etere chimico. Meglio: l’etere chimico diviene, per cosí dire, quella particolare energia differenziata che è l’etere del suono, risultante dall’azione combinata dell’etere della luce e dell’etere chimico.

Se si tiene in dovuto conto tale aspetto connesso al risuonare della parola nel mondo sarà facile comprendere il tipo di influenza prodotto dalla nostra parola sul mondo e sugli uomini. Infatti ogni parola da noi pronunciata, è destinata a produrre un preciso effetto su colui o coloro che ci ascoltano. Da questa relazione parola-udito emerge in tutta la sua importanza l’irripetibile reciprocità di azione, la quale sembra da un lato operare dall’interno (voce) e dall’altro sembra operare alla disponibilità di recepire la sonorità, alla cui forma primordiale è connessa la percezione dell’altrui parola. «In principio era la parola» viene detto nell’Evangelo di Giovanni, ed è ciò che qui si vuol fare intendere in altra forma. Nell’Evangelo di Matteo è detto: «La bocca parla per sovrabbondanza del cuore». E poco dopo è ancora detto nello stesso Evangelo: «Gli uomini nel giorno del giudizio renderanno conto di ogni parola vana, e vi sarà giustificazione o condanna delle parole che saranno state pronunciate». Infine, nello stesso Evangelo di Matteo è detto: «non ciò che entra attraverso la sua bocca contamina l’uomo, ma ciò che ne esce».

La parolaNell’organismo eterico di un uomo oscilla e vibra veramente qualcosa di reale quando gli parliamo; non è solamente il contenuto astratto della parola quello in grado di “ferire” o di “rianimare” l’in­teriorità altrui. Affinché qualcosa di interiore reagisca e si muova, è necessario che qualcosa di simile esista come stimolo e che qualcosa vi corrisponda nell’analogia dell’essenza. La parola simboleggia in tutto e per tutto l’uomo, non soltanto in funzione di una sorta di metaforica trasposizione delle sue qualità espresse in immagine. La parola infatti consta di un contenuto che ne costituisce l’elemento animico-spirituale; consta di un elemento eterico (forze plasmatrici dell’etere, rispettivamente quello della luce e quello chimico) e di un duplice elemento fisico (aria-laringe) per colui che parla ed orecchio per colui che ascolta. È chiaro che in questa prospettiva è possibile intendere l’effetto reale della musica in senso risanatore o morbigeno. E da ciò si intende altresí la forza terapeutica della parola scandita in concomitanza con il movimento euritmico degli arti animato dalla musica e dalla poesia [è noto l’effetto terapeutico prodotto dalla musica o dal canto in alcune particolari patologie frequentemente legate alla sfera neuro-sensoriale. Oggi la musicoterapia viene applicata in molti campi della medicina. È parimenti noto l’effetto negativo prodotto da certi tipi di musica caratterizzata da ritmi ossessivi e violentemente sincopatici oggi molto popolare fra le giovani generazioni. Nella medicina antroposofica viene data una grande rilevanza alla Euritmia terapeutica ed alla cosiddetta “arte della parola”. In molti pazienti tali tecniche, eseguite con l’ausilio di personale specialistico, producono effetti positivi anche immediati].

L’insieme delle energie plasmatrici eteriche, oltre alle funzioni proprie a talune espressioni di movimento quali quelle della respirazione e della circolazione, danno luogo al configurarsi ed al sussistere delle forme di cui è dotato ciascun organismo ripieno di vita. La forma stessa di ciascun organo, rapportata ad una certa figura geometrico-spaziale, è plasmata da uno o da due dei quattro eteri principali dei quali finora si è trattato. Ad esempio dall’azione combinata dell’etere del calore e dell’etere della luce si determinano forme nelle quali confluiscono la sfericità (etere del calore) e la triangolarità (etere della luce). Cosí il triangolo (etere della luce) ed il quadrato (etere della vita) si coniugano in forme intermedie che sono le piú idonee ad esprimersi tra il sistema del capo e quello ritmico. Le forme corrispondenti alla semiluna sono invece l’espressione delle energie plasmatrici dell’etere chimico: valvole semilunari cardiache presenti all’impianto dei grandi tronchi dell’aorta e dell’arteria polmonare e apparati valvolari venosi [sull’importanza delle diverse forme geometriche nel lavoro meditativo si veda quanto scritto da Massimo Scaligero ad esempio in Tecniche della Concentrazione Interiore].

Ciò getta luce sulla patogenesi occulta di gran parte dei processi malformativi congeniti del cuore e dei grossi vasi summenzionati. Particolare considerazione esigono la genesi e la morfologia delle cellule sanguigne: globuli rossi (eritrociti), globuli bianchi (leucociti) e piastrine.

 

Amleto Quaderni

 

Se osserviamo un eritrocita cosí da poterlo scorgere interamente attraversato dalla luce, noteremo come dall’esterno all’interno esso sia costituito da quattro strati sferici ovvero da quattro vere e proprie sfere. La piú esterna di queste sfere è molto chiara; quella che segue è scura e quasi rigonfia per l’elemento liquido contenutovi; la terza è di nuovo chiara, mentre quella piú interna si presenta molto scura. La sfera piú interna del globulo rosso è dominata dall’etere del calore; come tale essa costituisce il fondamento del calore di cui il sangue è dotato.

 

Nella sfera piú esterna (chiara, ved. fig.), domina l’etere della vita.

Nella seconda, che è la prima sfera scura, domina l’etere chimico.

Nella terza sfera, chiara, domina l’etere della luce.

La quarta, scura, è dominata, lo si ripete, dall’etere del calore.

 

 

EmbriogenesiGrande importanza hanno le forze eteriche plasmatrici attive nella genesi eritrocitaria oltre che nella struttura.

Le età evolutiveA tale riguardo ben può valere il principio secondo il quale quanto piú alta è l’evoluzione di un organismo, tanto piú alte sono le forze plasmatrici eteriche che intervengono nella formazione del sangue.

Principio questo che fra l’altro sembra indispensabile alla formulazione di una nuova scienza dell’embriologia fondata essenzialmente su quelle conoscenze delle azioni cosmiche che si riversano sull’organismo umano in via di formazione, e che continuano in forma diversa fino al 21° anno, mutando con ritmo settennale. Non v’è alcunché di mistico, né di misterioso o di fantasioso in questa prospettica del ritmo settenario, il quale invece si rivela obiettivamente al pensiero spregiudicato.

D’altra parte nei settenni che si susseguono triciclicamente fino al 21° anno, si determina la presa di possesso nell’organismo umano da parte di forze eteriche plasmatrici gradualmente piú elevate [su tali argomenti esistono due testi fondamentali scritti da due grandi maestri della medicina antroposofica: Embriogenesi di Thomas J. Weihs la cui traduzione italiana presenta una splendida nota introduttiva del compianto collega Giuseppe Leonelli e Le età evolutive dall’Infanzia alla maggiore età di Bernard C.J. Lievegoed, psichiatra, allievo prediletto di Ita Wegman, padre del­la psichiatria e psicoterapia ad orientamento antroposofico. Da tale ultima opera, come dalle pre­cedenti considerazioni di Amleto, possiamo comprendere quanto fosse logico dal punto di vista occulto concedere la maggiore età solamente al 21° anno di età. ovvero al compimento del terzo settennio].

 

Amleto Scabellone  (2. continua)




La trascrizione dell’articolo e le note esplicative tra parentesi quadre sono a cura di Fabrizio Fiorini.