Roma - Un mito universale

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Roma Un mito universale

I nostri lettori, quasi tutti sicuramente, conoscono l’amico Maurizio Veloccia, antroposofo di grande spessore umano e spirituale, discepolo diretto di Massimo Scaligero, intervistato nel docufilm “Oltre” di Piero Cammerinesi dedicato al Maestro di Scienza dello Spirito. I suoi figli, Marco e Luca, hanno seguito le tracce del suo percorso interiore con disciplina e assiduità. Riteniamo per questo cosa giusta segnalare l’uscita in questi giorni, per i tipi di Chillemi, del pregevole libro di Marco Veloccia Roma  un mito universale, riportando di seguito le illuminanti parole introduttive di Angelo Mellone, giornalista, scrittore, attualmente dirigente del Pomeriggio di Rai 1.

 




 

Roma un mito universaleMarco Veloccia fa parte di coloro – storici, politici, studiosi dcl pensiero, persino urbanisti – che ritengono Roma e la romanità un principio universale e metastorico, la cui apparizione cambia i destini del mondo conosciuto e continua a influenzare «il cammino della storia», avrebbe detto Gioacchino Volpe, anche dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente e la polverizzazione di quello d’Oriente. …Quello che Marco propone nella seconda parte dcl libro, definita “le basi dei Mores maiorum, è una sorta di abecedario o lessico essenziale della romanità, in cui vengono illustrati i fondamenti di una civiltà attraverso un nucleo di “parole fondanti e fondative”. Abbiamo ciò che è sufficiente per definire la potenza storica e metastorica di Roma, le basi del meccanismo mimetico per cui imperi e imperatori hanno fatto a gara nella storia per assorbire l’eredità di Roma.

 

Veloccia fa parte di una “minoranza culturale”, ma non è l’unico – per studi, per vocazione, per visione del mondo – a svincolare l’analisi della romanità dai parametri del cosiddetto “tempo lineare” e collocarla in una dimensione alternativa in cui dèi, eroi, condottieri, grandi uomini di ingegno, fondatori di civiltà, agiscono all’interno di cicli storici complessi, in una storia di “eterni ritorni”, come avrebbe detto Alain de Benoist anni fa, che procede come una sfera che rotola, sicché il ritorno eterno non è dell’identico ma del simile o dell’analogo. In generale, la scuola “tradizionalista” propone questa chiave di lettura che gli storici di professione tendono a ignorare o considerare non scientifica, la medesima di queste parole di Polibio: «Roma non sarebbe potuta assurgere a tanta potenza se non avesse avuto, in qualche modo, origine divina, tale da offrire agli occhi degli uomini qualcosa di grande e di inesplicabile».

 

Ecco, Roma è urbanistica, idraulica, grandi strade, prodigi ingegneristici, raffinatezza civile, civiltà giuridica, alchimia politica, multiculturalità, policentrismo e politesimo, potenza militare, organizzazione sociale: “Tutto questo è Roma”’, tanto per usare un linguaggio da serialità televisiva. Possiamo mettere in campo ogni forma censoria di cancel culture, ma il centro spirituale dell’enorme vicenda romana è questo.

 

…Ma torniamo al punto da cui parte Polibio: il grande e l’inesplicabile. Marco Vcloccia ripropone questo binomio cosí significativo in chiave prima di analisi storica, di analisi tcrminologica e poi di racconto epico. Il punto di osservazione che viene scelto per raccontare questa vicenda plurimillenaria è uno dei momenti piú drammatici della storia di Roma, la calata di Annibale e la sfida al cuore di Roma da parte del piú grande condottiero di Cartagine, “gemella al contrario” di Roma. La civiltà romana rischia il collasso, l’esercito cartaginese si muove in lungo e in largo per l’Italia per un arco temporale lunghissimo. E qui Veloccia passa dalla Grande Storia alle piccole storie di due legionari. Dai macrotemi alle vicende di due combattenti che rischiano di soccombere a Canne, umiliati comunque dall’astuzia tattica di Annibale, e passano anni a covare, piú che la vendetta, la riparazione dell’onta. Cosí, i princípi metastorici dettagliati con rispetto e ammirazione da Veloccia nelle pagine precedenti, nella terza parte si incarnano nella loro dimensione narrativa, letteralmente vengono vissuti da alcuni protagonisti, a dimostrazione che è esistita un’epoca lunga e gloriosa in cui quei princípi erano un vocabolario antropologico di vita quotidiana.

 

In conclusione, per come è costruito, questo libro sarebbe utile ove mai un marziano dovesse sbarcare sulla terra e trovare un reperto librario in cui si parla di un grande impero dcl passato, cosí grande da essere ammirato, raccontato e invidiato secoli e secoli dopo la sua scomparsa geopolitica. Quel marziano avrebbe a disposizione, in poche pagine, tutto ciò che gli serve per capire Roma e il mito eterno della romanità.

 


Marco Veloccia, Roma  un mito universale – Editrice Chillemi Books – Roma 2020

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www.edizionichillemi.com/node/633 – 100 pagine, 10 illustrazioni a colori – € 12,00