Unità sostanziale della società

Critica sociale

Unità sostanziale della società

Unità sostanzialeCi sembra essere nel giusto la sociologia quando afferma che la società umana presenta una unità sostanziale: l’azione di uno dei suoi membri si ripercuote inevitabilmente su tutti gli altri. All’analisi della società è però sfuggito che questa affermazione ha una sua validità se si pone al centro un momento eterno identico, nella sua essenzialità per ogni uomo. La maggiore o minore distanza dalla realizzazione da ciò che possiamo indicare come Io Superiore, determina attualmente il livello dei componenti di una società e il destino evolutivo di questa. Mancando questo punto di riferimento che giustifica le differenze dei diversi gruppi (tutti con uguale possibilità di realizzare la vera entità umana) è praticamente impossibile comprendere sino in fondo l’unità sostanziale di una società. Fatalmente alla sua realtà si sostituisce l’assunzione delle manifestazioni piú esteriori dei diversi stadi comportamentali esprimenti solo fattori istintivo-naturali. Si respinge l’urgere nel mondo moderno delle forze dell’autocoscienza, provocando la rottura di ogni equilibrio proveniente dal passato e favorendo contemporaneamente il prorompere del caos.

 

Vi è da chiedersi: in qual modo le azioni umane considerate solo manifestazioni esteriori, possono avere una interrelazione tale da modificare tutto un ambiente? In questo caso non è certo possibile appellarsi alle solite spiegazioni (elettricità, magnetismo, attrazione dei corpi ecc.) alle quali si fa ricorso per i fenomeni di inter-rapporto considerati dalle scienze naturali.

 

Si è riconosciuto, onestamente, il rischio della prevaricazione della soggettività del ricercatore, ma ignorando i mezzi che occorrono per superarlo, si è provato a convivere con essa, attribuendogli una specie di taratura che consentisse di calcolare a priori il peso della ingerenza individuale. Se questa direzione fosse stata proseguita sino in fondo, avrebbe poto iniziare ad affacciarsi un primo superamento dal dominio della natura psico-fisica, una prima intuizione della identica realtà operante nel pensare e nell’osservare, realizzata dalla presenza attiva dell’Io Superiore.

 

Il primo moto del conoscere si estrinseca già nell’atto dell’osservazione, nella quale fluisce, inavvertita, la forza del pensiero. Noi percepiamo un cerchio, un triangolo, un vicino e un lontano, in quanto sono già presenti, potenzialmente, le idee corrispondenti a questi dati, come luce che dona un primo ordine al caos delle percezioni Ogni osservazione si accende inconsapevolmente mediante l’atto del pensiero vivente. La percezione è dunque il primo manifestarsi di quella forza spirituale che l’uomo doveva perdere, come rapporto diretto, per avere di fronte a sé il dato, il fenomeno, l’oggetto, come una alterità che richiede da lui l’atto consapevole del conoscere che ricrea l’unità essenziale. Si realizza cosí coscientemente quel­l’elemento che l’uomo antico possedeva spontaneamente come trascendenza, il quale può restituirci, mediante atto libero, l’essenza di tutte le cose che già fiammeggia inavvertita in ogni incontro del pensare e dell’osservare.

 

La sociologia sta sempre piú rinunciando a quella esigenza di libertà che i suoi migliori esponenti avevano innalzato a principio fondamentale di una società civile. Ritenendo implicito alle sue formulazioni dover fornire una giustificazione teorica all’intervento politico, essa rischia di trasformarsi in uno strumento di manipolazione, piú o meno palese, offerto allo Stato unitario moderno, sia quando esso è dominato da una ideologia totalitaria, sia quando opera ancora in un certo spazio democratico.

 

 

Argo Villella 


Selezione da: A. Villella Una via sociale Società Editrice Il Falco, Milano 1978.