La Via dei Nuovi Tempi

Tripartizione

La Via dei Nuovi Tempi

La Tripartizione dell’organismo sociale

 

 

TripartizioneLa via della Tripartizione dell’organismo sociale – scaturita da un insegnamento che perennemente accompagna l’uomo – è l’unica che può superare l’attuale crisi umana, perché realizza l’indipendenza dell’uomo dall’organismo produttivo, senza necessità di distruggere o coartare ottusamente questo: senza necessità di passare per l’impoverimento mondiale di Stato, come oggi sta avvenendo su tutta la Terra.

 

Si appartenga alla sinistra o al centro o alla destra, si ha il dovere di conoscere la soluzione della Tripartizione, perché è quella che ciascuno, senza saperlo, in realtà cerca. Tutte le soluzioni – di sinistra o di centro o di destra – muovono da ideologie: nessuna muove dalla realtà quale è.

 

La realtà è la confluenza nell’organismo sociale di tre forze fondamentali: la spirituale, la giuridica e la economica. Il guasto del loro rapporto è l’errore che ovunque oggi imperversa nel mondo, in quanto l’uomo sistematicamente viola le loro leggi. Infatti le tre forze, pur esprimendosi nella sfera sociale, scaturiscono da una sfera superiore, avendo radici nella struttura stessa del Cosmo e rispondendo all’ordine tripartito della costituzione umana. Allorché il rapporto fra tali forze viene alterato dall’uomo, in realtà egli si oppone all’ordine universale: l’ingiustizia, sia pure sotto veste democratica, domina la Società. È la situazione attuale, ormai grave.

 

L’arte dell’uomo è curare l’estrinsecarsi delle tre forze, in modo che operino ciascuna secondo la sua reale natura. Deve assicurare la libera formazione all’organismo spirituale-culturale, lasciare l’assoluta autonomia all’organismo giuridico, evitare di fare violenza alle leggi dell’economia. Isolata ciascuna delle tre forze, in modo da accordarle la massima autonomia rispetto alle altre, restituito a ciascuno il potere originario, mediante cui attua il meglio della sua funzione, prodigiosamente essa realizza la cooperazione essenziale con le altre.

 

L’organismo spirituale-culturale, reso autonomo, diviene il formatore dell’elemento spirituale necessario all’organismo giuridico come a quello economico. Cosí l’organismo giuridico, reso autonomo, ha il compito di elaborare l’elemento giuridico necessario a se stesso e singolarmente agli altri due organismo, nonché ai loro reciproci rapporti.

 

L’organismo economico, liberato dalle oppressioni politiche, sviluppa il massimo della sua efficienza e realizza il compito di provvedere non soltanto a se stesso, ma anche alla necessità economica dell’organismo spirituale-culturale, come di quello giuridico. In tal modo diviene inutile l’intervento politico protettivo, giustificato dalla presunzione di redimere il lavoro vincolato alla retribuzione: il lavoratore cessa di dipendere da una mercede e da un processo produttivo: cessa perciò l’equivoco del fenomeno “sfruttatori e sfruttati”, con la relativa retorica dell’accusa sociale e delle finzioni di redenzione. Non vi è paese al mondo in cui oggi il lavoratore sia stato liberato dal suo aggiogamento all’organismo produttivo. La Tripartizione soltanto può realizzare simile obiettivo, in forme diverse. Operai e dirigenti sono lavoratori ugualmente operanti allo stesso obiettivo, in forme diverse. L’opposizione è un errore di pensiero.

 

Sul piano spirituale-culturale, ciascuno ha diritto ad esprimere la propria verità, quale che sia, anche la piú eretica. In un ambito di forze intellettuali libere, non manovrate da politica né condizionate da fatti economici, è inevitabile che l’elemento spirituale sano si affermi su quello non sano.

 

Ciascuno ha diritto ad esprimere la propria opinione: ma, dalla teoria passando alla pratica, la sua azione entra sotto il controllo dell’organismo giuridico, perché non abbia ad essere nociva socialmente. Da ciò si può comprendere che la libertà è un principio attuabile soltanto sul piano intellettuale-esistenziale, vale il principio dell’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge. Se esistono delle leggi ingiuste, il compito non è contrastarle, ma mutarle mediante processi rinnovatori, che non possono non muovere dall’organismo della libertà, quello intellettuale-spirituale.

 




 

Quanto abbiamo riportato piú sopra, cosí come per i precedenti articoli, è tratto da La Via dei Nuovi TempiUna nuova proposta socio-economica, di Massimo Scaligero.

 

Per fissare i concetti fondamentali della Tripartizione, verranno indicate alcune modalità operative cosí da assimilarli nel modo piú efficace. Le successive righe saranno destinate a chi non è avvezzo alla Tripartizione, a chi non la comprende, a chi vorrebbe iniziare a studiarla e a chi è alle prime armi. Bisogna lasciar agire i concetti, ma per fare ciò, è necessario prima padroneggiarli.

 

Leggere e rileggere

Leggere e rileggere

È noto che i testi di Rudolf Steiner, quelli fondamentali per il nostro cammino, vengano letti in taluni casi tre o quattro volte in una vita. Per interiorizzare la Tripartizione, si consiglia un metodo: leggere il testo soprastante diverse volte prima di meditarlo. La lettura va eseguita a distanza di un giorno fino a un massimo di tre giorni l’una dall’altra. Quindi un giorno leggiamo questo capitolo, il giorno dopo lo riprendiamo, lo rileggiamo e cosí via. Questo metodo serve a richiamare facilmente i concetti per poi assimilarli e meditarli.

 

Lasciar agire i concetti è un facoltà dello Spirito intimamente correlata al non giudicare. Infatti, si tratta di analizzare la realtà esteriore, i fatti economici, politici o scientifici, facendo tacere ogni forma di giudizio o di sentire personale, perché proprio il nostro punto di vista, anche se giustissimo, è l’ostacolo che non ci permette di guardare spassionatamente i fatti. Occorre accogliere i concetti sopra indicati senza pensare a come potranno essere realizzati, perché il giusto conformarsi verrà al momento opportuno, e la cosa accadrà, con il consenso o meno di tutti.

 

Faccio un esempio: se tre persone decidono di mettere su una società, iniziano a discutere. Ora, da quello che hanno discusso la prima volta a quello che in seguito andranno a realizzare, c’è un grande divario. Prima pensavano di assumere una persona, poi magari hanno deciso di separare i compiti, saranno poi tornati a sceglierne un’altra che si è presentata in un successivo momento, alla fine da tre potranno aver aggregato un quarto o magari qualcuno si sarà ritirato.

 

Riteniamo piú importante imparare a riconoscere gli impulsi della Tripartizione che trovare soluzioni per come metterla in pratica, perché Scaligero afferma che la Tripartizione muove dalla realtà quale è. Pertanto pensare a delle soluzioni senza avere la capacità di riconoscere gli impulsi può condurre a illusorie convinzioni.

 

Proficuo a riguardo è approfittare di tutte le notizie, fatti che ci urtano violentemente per vietarsi l’iniziale reazione e arrivare a osservarli un po’ come uno scienziato analizza i dati obiettivi di un esperimento. Utile anche il percorso contrario: i media tendono ad assuefare la nostra reazione e renderci indifferenti. Questo è altrettanto sbagliato. Bisogna reimparare a conformare la giusta reazione e in questo molto si può imparare dai bambini dai 3 ai 5 anni, per imparare noi e per meglio capirli.

 

Tornando al tema, scrive Scaligero: «Isolata ciascuna delle tre forze, in modo da accordarle la massima autonomia rispetto alle altre, restituito a ciascuno il potere originario, mediante cui attua il meglio della sua funzione, prodigiosamente essa realizza la cooperazione essenziale con le altre».

 

Si suggerisce un’immagine semplice, per entrare nell’ottica, che è quella di pensare, oltre l’attuale forma di Governo, dei Ministeri distaccati dallo Stato unitario e organizzati per proprio conto: da un lato quello delle Infrastrutture, dei Trasporti, dell’Agricoltura, delle Attività produttive, dell’Economia e delle Finanze, dall’altro il Ministero dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca, dell’Ambiente e dei Beni culturali, e dall’altra ancora l’organismo giuridico, con i Ministeri dell’Interno, la Difesa, la Giustizia, il Lavoro e le Politiche sociali.

 

 

Marco De Berardinis

(5. continua)