Beltane, il Calendimaggio Aureo

BioEtica

Beltane, il Calendimaggio Aureo

Helen Nelson Reed «Beltane»

Helen Nelson Reed «Beltane»

 

Il fuoco luminoso della Vita Elementare che sgorga e dilaga a portare i colori tra le tenebre.

 

 

Io sento esseri del mio essere:

cosí dice la sensibilità

che nel mondo illuminato di sole

si congiunge alle onde luminose;

essa, oltre alla chiarezza,

vuole donare calore al pensare

e fondere in stretta unità

l’uomo col mondo.

 

 

Rudolf Steiner

Calendario dell’Anima– Traduzione di Giovanni Colazza

4a settimana 28 aprile – 4 maggio.

 

 

È la parte dell’anno piú amata e attesa, quella che si apre con il Calendimaggio: una festa che celebra la vita, la fertilità e la potenza creatrice e risanatrice della Natura Madre, nel momento in cui esplode in tutti i colori, i profumi, la bellezza e la vitalità della Primavera inoltrata. Tutti: donne, uomini, bambini e animali dovevano passare attraverso i Fuochi della Festa del Primo Maggio: Beltane per i popoli celtici del Nord, dall’antica parola Beletene, che in antico Irlandese significa “Fuoco Luminoso”.

 

Nei versi del Calendario dell’Anima dedicati alla quarta settimana dell’Anno, nella quale il Primo Maggio si trova esattamente a metà, Rudolf Steiner evoca mirabilmente l’uscita verso la luce nuova, della sensibilità, dell’anima senziente, in armonia con i fermenti quasi orgiastici della Natura tardo primaverile. Tutti gli esseri sono in noi, e noi in tutti gli esseri viventi che anelano ad essere baciati dai raggi del Sole per sbocciare come rose di maggio e propagare la vita.

 

Questa luce calda che invade ogni angolo del Regno dei sensi, luce cosí magnifica e prodiga di doni, cela però una Luce piú profonda e piú potente: quella che si scorge affacciandosi alle porte del Regno eterico, o elementare; una Luce capace di donare chiarezza e calore al Pensare, oltre il confine della visione sensibile legata alla Materia.

 

Il segreto è il superamento dell’anima razionale, che ha avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo umano, ma che tanto limita la nostra risalita.

 

Le Forze superiori dell’Io hanno in questo periodo una spinta in piú, per scavalcare questa anima razionale, barriera che ci imprigiona abilmente, per raggiungere direttamente il nostro corpo eterico. Questo permette il miracolo, di trasferire la nostra coscienza dal sistema nervoso a quello sanguigno, liberando nel sangue la vita del nostro sentire.

 

Il sistema nervoso era anticamente uno strumento vivente del nostro Io, ma è stato necessario che venisse privato della sua luce di vita, ucciso in un certo senso, per sperimentare a livello fisico la soggettività dei singoli Io.

 

Tramite questo cadavere non è possibile vedere ciò che è realmente vivente, né i mondi sovrasensibili: possiamo restare solo al di qua del velo di Maya.

 

Giardino di Klingsor

 

Con le droghe o la medianità Ahrimane ci può mostrare un mondo elementare e sovrasensibile ingannevole, in cui esseri elementari e Divinità sono asserviti allo scaltro Dèmone della menzogna, e dunque di natura infera, seppure spesso con parvenze sublimi e accattivanti. È il Giardino di Klingsor. Un inganno fantasmagorico smascherato e spazzato via dal puro e folle Parsifal in un solo istante.

 

Ma il vero accesso al Sovrasensibile avviene nel momento in cui superiamo correttamente il limite soggettivo, e dunque nessun oggetto si contrappone a noi.

 

È questa la fusione, la stretta unità tra uomo e mondo cui l’anima senziente anela, e di cui ci parlano i versi del Dottore.

 

Massimo Scaligero in Meditazione e Miracolo spiega perfettamente la natura del “fuoco soave” o Fuoco Luminoso, cui l’antichissima celebrazione sacra di Beltane era dedicata: «La forza-Christo esige ritrovare se stessa nel sangue per divenire sentimento profondo e volontà. Dalla corrente termica del sangue ascende la luce che risana il sistema nervoso, restituisce vitalità sovrasensibile all’organo cerebrale, onde questo cessi di essere strumento del Dèmone della materia cioè del Dèmone che in questo tempo ha presso l’Uomo il compito di isolare la Materia dallo Spirito. Fuoco che trasmuta la Materia, il “fuoco soave” degli Alchimisti, è in sostanza la flamma non urens che deve fluire nel sangue per andare incontro al sistema nervoso, sanarlo dall’antico male e ridestarne la luce. Il fuoco segreto del­l’entusiasmo per il Sovrasensibile non può venire dalla sfera degli istinti, ma dal puro pensiero del cuore: deve ardere, grazie a una custodia ininterrotta della fiamma: L’anima deve farsi vestale di questo fuoco-luce, che restituisce al sistema nervoso ciò che esso perdette nei primordi, cessando di essere l’organo di Luce di Vita dello Spirito».

 

Lo Spirito della Materia, quindi, come insegna Scaligero, non ci è direttamente visibile, finché siamo prigionieri dell’inganno della Matrix ahrimanica, che avvolge tutto ciò che ha vita con un velo di tenebre.

 

Per scorgere dietro esso la vera luce, il Logos, che tramite la nostra Madre Divina crea il Mondo, è necessario iniziare a liberarci da ogni pregiudizio e schema che deriva dall’educazione, dal­l’esperienza e dagli istinti, e vivere facendo percezione pura degli esseri viventi, e allo stesso modo degli avvenimenti che accadono. Anche ciò che è tragico e doloroso, ci appare allora in una veste molto diversa.

 

La Saggezza Divina lavora in modi a noi imperscrutabili, ma possiamo entrare in sintonia con essa nel momento in cui il nostro sentire inizia a vivere nella corrente del sangue piuttosto che in quella nervosa.

 

Di recente la comunità antroposofica ha perduto sul piano sensibile un discepolo, o meglio maestro, davvero prezioso e insostituibile: l’amico Gianni Sculco, tornato anzitempo alla Casa del Padre. I suoi insegnamenti e la sua saggezza avevano un valore doppio, in quanto la vista del mondo materiale gli era preclusa: questa apparente limitazione veniva da lui compensata con una straordinaria chiarezza di visione della Scienza dello Spirito e degli accadimenti del Mondo.

 

Gianni fra Peppino e Tiziana Pezzella ad Assisi

Gianni fra Peppino e Tiziana Pezzella ad Assisi

 

Nell’ultima occasione di incontro con Gianni ed altri cari amici, abbiamo avuto, tra i tanti discorsi di tema antroposofico, il privilegio di ascoltare il racconto del suoi anni di bambino non vedente, e di come la sua esistenza sia cambiata venendo a Roma dall’amata terra di Calabria, per frequentare una scuola per ragazzi non vedenti unica nel suo genere. Gianni si rammaricava molto nel dirci che purtroppo quella scuola non esiste piú, e nemmeno ve ne sono altre simili ad essa. Quella da lui in seguito fondata ad Assisi, da tempo non è piú la stessa cui aveva dedicato gli anni piú intensi della sua esistenza. La sua scuola, pur con delle integrazioni scientifico-spirituali, molto somigliava a quella che lo aveva accolto da bambino, e aveva fatto di lui un uomo.

 

Il valore unico e preziosissimo di quella scuola sull’Aurelia Antica, guarda caso a pochi passi da via Cadolini e dallo studio di Massimo Scaligero, era che i ragazzi non vedenti imparavano a fare ogni cosa in modo autonomo, e anche a fare bene diversi mestieri, tra cui il falegname, il meccanico, il cuoco e altri lavori che richiedono grande precisione e manualità. Per ottenere questo risultato cosí incredibile, il segreto era far sí che i ragazzi privi del senso della vista, sviluppassero tutti gli altri sensi in modo eccezionale.

 

E in realtà, altri sensi, piú sottili e nascosti, che normalmente non vengono utilizzati, entrano in gioco. Cosí la vista materiale è pienamente sostituita da una vista di altro tipo, che spesso può arrivare ben oltre la superficie degli oggetti, dei viventi e degli avvenimenti circostanti.

 

Era questo il dono di Gianni, vedere oltre ciò che vediamo noi, prigionieri di sensi che raramente riescono a scalfire la superficie dell’apparenza fugace e ingannevole. Questo dono, che derivava anche dall’accettazione di un karma difficile, dovuto probabilmente ad un sacrificio scelto prima dell’In­carnazione, un atto degno di un vero discepolo della Scienza dello Spirito, permetteva al nostro amico Gianni di provare, e perciò di emanare, un intenso e puro amore per lo spirituale. L’amore per la sfera dei sensi, che solitamente ci avvinghia e ci impedisce di progredire sulla Via, aveva ben poco potere su di lui.

 

Nel ricordare con affetto e gratitudine la sua figura e l’amicizia che avevamo il privilegio di condividere, salutiamo Gianni che ci vede, come del resto ha sempre fatto meglio di tutti, consacrando il nostro amore e la nostra devozione alla Madre Divina Iside Sophia che lo ha accolto nel suo seno, al Christo che gli è venuto incontro nella Luce alla prima uscita dal tunnel.

 

Il Fuoco Luminoso di Beltane, la Kundalini che risale verso il cuore santificando l’amore, renda sacro ogni incontro e ogni unione, vecchia e nuova. In questo ultimo periodo di scatenamento scomposto dei Draghi Infernali, già arretrati sul ciglio dell’abisso che li attende, ciò che viene piú temuto dal Male è la magica unione delle aure, delle anime belle che grate e gioiose uniscono cuori e mani, corpi e anime, con la benedizione della Madre della Vita. Incontriamo quindi le persone amate, gli amici di sempre e quelli nuovi. Varchiamo tutti i confini, perché la verità è sempre oltre le barriere; e dedichiamo i nostri incontri a celebrare i doni meravigliosi che Primavera ci offre dal Calendimaggio: i frutti piú dolci, l’aria tiepida, il profumo delle rose e dei fiori selvatici, la bontà degli asparagi selvatici e delle erbe spontanee, il calore dell’amore e dell’amicizia, tutto ha origine divina, e noi possiamo vivere in questo tutto con animo puro, vincendo le tenebre in un trionfo di luce e di colori!

 

È ora di festeggiare, in Cielo e in Terra!

 

 

Shanti Di Lieto Uchiyama