Angelo:
«San Pietro, ho riportato un altro lotto:
sono seicentotrenta rifiutati
della città di Roma e dei dintorni».
San Pietro:
«M’addolora riprenderli in consegna
e registrarli “non desiderati”.
Poi mi domando come andrà a finire
questo servizio celere di posta!».
Angelo:
«Che fine farò io coi miei colleghi,
avanti e indietro con le spedizioni
che tornano al mittente quasi sempre!
Capisci la fatica che sopporta
la schiera dei corrieri incaricati
di ricondurre sane e salve indietro
anime destinate ad incarnarsi
e che la terra invece ci rimanda,
per ragioni che proprio non afferro.
Sudiamo sette tuniche celesti
per difendere il gregge dai demoni
che come lupi stanno a far le poste,
cercando di rubarne qualcheduna
lungo il tragitto di ritorno in cielo.
Trattandosi di pecore neglette,
si sentono del tutto autorizzati
a catturarle per portarle in basso
e noi siamo costretti a battagliare
per rintuzzare la maligna torma».
San Pietro:
«Che vuoi, figliolo caro, è la temperie
di questa fase storica dell’uomo:
ha libertà di fare come vuole,
scegliendo Male o Bene a suo piacere».
Angelo:
«Ma cosa fanno in Alto a tal riguardo?
Ha passato ogni limite e licenza
la razza umana, rotto ogni misura.
Di questo passo morirà la specie
e Quello giú avrà partita vinta».
San Pietro:
«Non ti crucciare, non sarà per molto.
Ancora qualche anno di pazienza
e poi l’umanità capirà come
un’anima, per quanto vile sia,
per quante pene rechi a chi l’accoglie,
un progetto realizza d’armonia
di cui l’estremo fine è ancora ignoto
all’uomo che non ha la vista lunga,
benché sia portatore di quel soffio
che mosse a vita tutto l’universo».
Angelo:
«Mi conforta sentire quanto dici.
Ma intanto, cosa fanno i ripudiati?».
San Pietro:
«Vengono messi in lista d’adozione,
in attesa del tempo della Luce,
quando i mortali, infine illuminati,
anteporranno alla ragione il cuore».
Il cronista