La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaMi guardo intorno e mi sembra che stiamo vivendo un momento di follia dell’umanità, in cui si sono accantonate tutte le regole che per noi prima erano valide e sicure. Ora di sicuro non c’è piú niente. Tutti i valori in cui credevamo sono saltati e non valgono piú. Forse è soltanto una mia sensazione esagerata, e magari stiamo andando, come qualcuno dice, verso un mondo migliore, ma mi sembra di sprofondare ogni giorno di piú! Anche i riferimenti sacri, che sono stati per noi centro inviolabile, o quelli della famiglia che adesso si chiama “tradizionale” quasi con un senso di fastidio, come se fosse un’antichità sopravvissuta ma da accantonare, si sono trasformati. Tutto mi sembra una brutta copia di quanto c’era prima.

 

Orietta M.

 

Spesso per cambiare in bene si deve attraversare un periodo di negazione del bene. Chi ha un’età avanzata, ha vissuto un’epoca in cui si è cercato di ricostruire dalle fondamenta una società, dopo la distruzione della Seconda Guerra mondiale. Si è scritta una Costituzione, basata ancora sui valori di sempre, che recitavano “Dio, Patria, Famiglia”. I temi erano laici, e cosí le regole stabilite, ma l’ispirazione di fondo era ancora di tipo religioso. L’idea del Divino era quella che la cristianità aveva rivelato: una Trinità composta da Padre, Madre, o Spirito Santo, e Figlio. Trinità espressa dalla Creatività dell’Altissimo, dalla Saggezza della Divina Sophia e dall’Amore del Christo. Una Trinità attorniata dalle Gerarchie angeliche, in perfetto equilibrio. Anche nell’induismo, sulle schiere delle infinite divinità minori domina la Trimurti, una Trinità composta da Brahma, il Creatore; Vishnu, il Conservatore; Shiva, il Distruttore. Anche l’uomo, “creato a somiglianza di Dio”, è un essere tripartito: la sua testa, che racchiude il cervello fisico, è la sede del pensare; la parte mediana del suo corpo, che racchiude il cuore, è la sede del sentire; la parte inferiore del suo tronco che racchiude la capacità generante, unitamente alle sue membra, sono la sede del volere. Ogni parte svolge le sue funzioni in maniera autonoma, e insieme formano un unico organismo: il corpo umano. La società stessa è tripartita nelle sue componenti: quella culturale, quella giuridica e quella economica. Ogni parte svolge le sue funzioni, e insieme formano un unico organismo: lo Stato. Anche un albero è tripartito: la sua chioma è la sede della riproduzione, il suo tronco la circolazione della linfa, le radici il nutrimento. Insieme formano un unico organismo: il vegetale. Cosí naturalmente l’organismo animale e potremmo continuare a lungo, persino negli elementi naturali, come l’acqua che evapora, si condensa e riscende come pioggia. Il codice impresso nella creazione propone ovunque l’organizzazione tripartita, fatta “a specchio del Divino”. L’uomo ha anch’egli la possibilità di creare attraverso l’arte e la scienza, e i suoi elaborati, se in regola con il codice tripartito dell’armonia cosmica, sono di aiuto per lo sviluppo della civiltà. In natura, nella maggior parte dei casi, tranne rare eccezioni, per l’equilibrio dei due occorre il “secreto”: dalla coppia, dal due, nasce il figlio, il tre. Ma ecco che ad un certo punto l’uomo ha trovato un sistema diverso, dettato da Consiglieri di una tale intelligenza da superare la natura, e cosí egli applica per le sue creazioni non un codice tripartito, ma un codice binario, quello utilizzato, ad esempio, nei computer, in cui solo due valori vengono considerati: 1 e 0, fisicamente rappresentati da due differenti livelli di tensione elettrica. L’estrema libertà dagli schemi preordinati può tranquillamente, senza che vengano considerati problemi etici, divenire arbitrio. La strada che abbiamo imboccato è pericolosa, ma l’uomo ha sempre piú brama di sentirsi “simile a Dio”. L’antica tentazione è ancora attuale, come nei primordi della civiltà, ma oggi in forme sempre piú diversificate. La torre di Babele viene ovunque riprodotta, con altezze vertiginose, da arditi ingegneri e architetti. Il volo è stato raggiunto e i cieli vengono solcati da veloci aeromobili capaci di trasportare grandi quantità di persone e merci. Potenti razzi mimano una capacità – ancora solo sognata – di raggiungere le stelle. La bionica, o biologia elettronica, che è una ingegneria cibernetica applicata all’organismo vivente, può essere di aiuto in tanti casi di ricostruzione di parti non funzionanti nel corpo fisico di un individuo. Ma non basta, non ci si ferma, si progetta di sostituire totalmente l’individuo con una macchina, a volte persino antropomorfa, dotata di intelligenza artificiale e di forza notevolmente superiore all’uomo comune, oltre che di instancabilità e di cieca obbedienza all’input immesso nel sistema. La pietra di confine del realizzabile è stata piú volte spostata, e oggi giace sepolta tra le ragnatele di qualche scantinato abbandonato. Si realizza invece il sogno del Golem, del robot tuttofare, della moglie ideale di “Io e Caterina”, dello schiavo che non farà scioperi, lavorerà di continuo, senza orari né diritti. E l’uomo comune sarà forse un surplus, la sua forza-lavoro inutile, la sua sopravvivenza fastidiosa, come una pianta infestante. La soluzione è un diserbante chimico, magari sotto forma di pandemia. Questo il sogno della ragione, che è in realtà un incubo. Ma la negazione del bene non è sopportata a lungo dall’uomo, che è comunque, anche quando lo nega, un essere inserito nella natura e quindi anche nei suoi schemi, dai quali non può prescindere. Gli è stata donata la libertà perché potesse, sbagliando, capire e correggersi. Siamo in attesa di una tale correzione, e ognuno di noi deve collaborarvi, con il lavoro interiore, certo, ma non solo. L’impegno è importante, con la parola, con l’azione, con l’esempio. E ne verremo fuori.

 




 

letterinaMia moglie è una intellettuale di un notevole spessore. È insegnante di lettere, ha scritto dei libri che vengono utilizzati nei licei e dunque è una persona intelligente e preparata. Però si disinteressa completamente all’antroposofia, non vuole mai partecipare alle riunioni che io frequento e quando vengono i miei amici a casa li saluta gentilmente ma poi si eclissa. È un mio grande dispiacere il fatto che tutto quello in cui io credo sia per lei qualcosa di fatuo e fantasioso, con cui non vale la pena di perdere tempo. Afferma con convinzione di essere atea in ogni discussione che sorge fra noi, quando parlo con lei di spirito o di karma. Io la stimo molto come persona, ma la sua mentalità materialistica mi addolora, e qualche volta mi indispettisce. Che consiglio potete darmi per smuoverla da quella sua granitica negazione del divino?

 

Sappiamo bene che l’antroposofia non è per tutti. Chi la incontra e la “riconosce” ha già in sé dei semi che l’acqua pura della parola spirituale fa germogliare. Non sono le discussioni sul Karma o sullo Spirito che possono cambiare delle convinzioni tanto radicate. Sappiamo bene che il Karma lavora per costruire, mai per distruggere. Potrebbero esserci in futuro degli avvenimenti che riusciranno a “smuovere la granitica negazione del divino”. A tutti viene offerta l’occasione di aprirsi a nuove dimensioni della conoscenza interiore. Si possono cogliere o rifiutare. È in quei momenti che può essere importante la vicinanza con una persona che con affetto mostri il sentiero nuovo su cui sarebbe giusto incamminarsi. Indicare, certo, senza però mai fare proselitismo. Nulla è piú controproducente di un predicatore in famiglia, la cui insistenza rischia di infastidire e ottenere l’effetto contrario. È bene saper riconoscere l’opportunità di inserire un giusto commento, un chiarimento che apra una nuova prospettiva, ma la scelta, la deviazione dalla rotta percorsa da anni, deve venire dalla libera volontà della persona, e non può essere forzata. È auspicabile che arrivi il momento di una nuova presa di coscienza, di un radicale cambiamento, ma se non accadrà, dobbiamo rispettare l’autonomia dell’altro, apprezzandone i lati positivi senza pretendere la “caduta da cavallo”.