Salute e malattia

Questione sociale

Salute e malattia

Signori, oggi voglio finire di rispondere alla domanda dell’altro giorno. Vedete, la pelle dell’uomo può essere considerata un organo di per sé. La pelle è già in se stessa qualcosa di molto complesso e del tutto notevole. Se la studiamo andando dall’esterno all’interno, troviamo prima di tutto l’epi­dermide, il cosiddetto strato corneo. È trasparente solo in noi europei dalla pelle bianca, mentre quello dei neri, degli indonesiani e dei malesi è colorato, perché è impregnato di pigmenti.

 

Pelle 1

 

La pelle, lo strato corneo dell’epidermide, è dunque trasparente in noi europei. È chiamato strato corneo perché in realtà è pressappoco fatta della stessa materia delle corna degli animali, come le nostre unghie oppure i nostri capelli; le unghie sono infatti prodotte dallo strato corneo della pelle. Questo strato corneo ricopre quello chiamato derma; quest’ultimo è costituito a sua volta da due strati, uno superiore (vedi lo schizzo in rosso) e uno inferiore (schizzo in verde). Gli uomini sono dunque rivestiti e avvolti in una triplice pelle: all’esterno lo strato corneo, in mezzo lo strato superiore del derma, all’interno lo strato inferiore del derma.

 

Bucce di cipolla

Bulbi a “buccia di cipolla”

 

Adesso guardate, lo strato piú profondo, quel­lo disegnato in verde, ha per funzione di nutrire tutta la pelle. È quello che serve come deposito per le sostanze nutritive della pelle. Lo strato superiore del derma, che ho disegnato in rosso, è riempito di ogni sorta di cose, ma è soprattutto costituita da fibre muscolari. Quello che è però particolarmente importante per noi, è che all’in­terno di questa pelle, si trova una moltitudine di piccoli bulbi, uno accanto all’altro, in modo che ce ne sono dappertutto. La nostra pelle ne contiene migliaia e migliaia e posso qualificarli come delle cipolline: la cipolla ha in effetti la particolarità di possedere delle bucce formate da diversi strati di pellicine sovrapposte: si trova prima di tutto lo strato esteriore, poi il secondo, il terzo ecc. un gran numero di strati. E questi piccoli corpuscoli portano nella pelle il nome di “Lamellari di Pacini”, l’italiano che li ha scoperti. Essi sono giustamente ricoperti da queste pellicine e si presentano in tal modo che la pelle dei bulbi si trova all’esterno, mentre quella piú fine è diretta verso l’interno della pelle, come ho disegnato su quest’altro schizzo.

 

Ora, pensate che questi minuscoli corpuscoli, che si possono distinguere solo al microscopio a causa della loro piccolissima taglia, sono avvolti da venti, sessanta pellicine! Immaginerete facilmente quanto piccoli siano.

 

Bulbo vegetale e umano

 

L’uomo è dunque cosí fatto che è cosparso di piccolissimi bulbi su tutta la superficie del suo corpo; la concentrazione piú forte è sulla punta della lingua e questo non solo nel serpente, ma anche nell’uomo. Non è questo un fatto bizzarro? Se ne trovano anche molti all’estremità delle dita, nel palmo della mano e anche in altri posti del corpo, ma come vi ho già detto è sulla punta della lingua che sono maggiormente concentrati. Se si paragona per esempio il numero di piccoli bulbi sulla punta della lingua con quello che si possiede sulla punta delle dita, questi ultimi sono circa sette volte meno numerosi di quelli sulla punta della lingua. Vedete, da ogni piccolo bulbo parte una fibra nervosa. Questa si fa prima di tutto strada per arrivare al midollo spinale, e da lí al cervello. Potete rappresentarvi la seguente cosa: dal cervello parte una quantità di fibre nervose in direzione di tutta la superficie del corpo nel suo insieme e anche sulla lingua. Questo è interessantissimo perché si può farsene una rappresentazione concreta è se ci si riesce, si ottiene un’immagine fedele alla realtà; supponiamo di avere qui il suolo [parte sinistra dello schizzo], vi è piantato un vero bulbo; spunta dal suolo e in alto forma un fiore. Ebbene sí signori, un fenomeno simile lo troviamo nel corpo umano. Qua [parte destra dello schizzo] si trova il bulbo e lo stelo nei nervi (della lingua), qui è corto, ma gli altri nervi a volte sono molto lunghi; le fibre nervose che partono dai piedi e vanno al cervello attraverso il midollo spinale sono incredibilmente lunghe.

 

Dalla pelle al cervello

 

E ovunque abbiamo dei bulbi nella pelle, abbiamo dei fiori nel nostro cranio. Sotto ci sono le masse solide sopra gli strati di “humus” Potete dunque rappresentarvi la pelle dell’uomo come una specie di suolo, un terreno la cui composizione è certo curiosa ma tuttavia somigliante. Inoltre, nello strato corneo vi sono anche immagazzinate tante specie di cristalli. Essi corrisponderebbero nella terra ai corpi solidi posti sotto lo strato di humus. L’uomo presenta tuttavia una differenza, perché andando da fuori a dentro, il suo derma si situa sotto il suo strato corneo. È il derma che corrisponde al suolo. Ed è in questo suolo che spuntano tutti i bulbi che fioriscono nel cervello. Il loro stelo si prolunga fino nel cervello dove hanno il loro fiore.

 

Ebbene signori, osservare questo fenomeno diventa difficile in noi che siamo piuttosto anziani, eccezione fatta durante il sonno, ma è molto piú facile nei bambini. Infatti, finché l’intelligenza del bambino non è risvegliata, vale a dire nei primissimi anni, nei suoi nervi c’è un’intensa attività dei suoi bulbi. E come il sole invia i suoi raggi sui fiori, nel caso dei bulbi la luce entra nel bambino, che non trasforma ancora la luce esterna in intelligenza, che la capta, ed è come se il sole nella testa si espandesse e tutti quei bulbi si schiudessero.

 

In effetti, nei nostri nervi si sviluppa in noi tutta una vita vegetale. Nei nostri nervi della pelle abbiamo infatti nascosto un intero regno vegetale. Tuttavia, il vigore di questa vegetazione diminuisce quando andiamo a scuola. È allora che mettiamo a disposizione del pensare le forze che i nervi producevano prima. Le liberiamo per metterle a disposizione del pensiero. Questo è molto interessante. Perché abitualmente si crede che sono i nervi che pensano. I nervi non pensano. Ci si può servire dei nervi per pensare solo spogliandoli in qualche modo della loro luce. L’anima umana spoglia i nervi della loro luce e quello che prende lo mette a disposizione del pensare. È cosí. Chiunque rifletta veramente riconoscerà pienamente l’azione autonoma dell’anima.

 

Ora, vedete, queste piante bulbose che abbiamo in noi le abbiamo in comune con la quasi totalità degli animali. Tutti gli animali, anche i meno evoluti, cioè quelli costituiti solo da una massa viscida, che hanno un abbozzo di forma, sono dotati della vista ecc., tutti questi animali posseggono dei simili nervi sensitivi che escono dalla superficie della pelle sotto forma di una specie di bulbo. Piú eleviamo la nostra osservazione verso il genere umano, piú constatiamo delle metamorfosi in alcuni di questi bulbi nervosi. I nostri nervi gustativi, per esempio, sono nervi dermici metamorfosati.

 

Sul davanti della lingua – ve l’ho già detto l’ultima volta – abbiamo dunque dei nervi sensori. Questa è la ragione per cui la punta della lingua è cosí sensibile. Eppure, è sul fondo della lingua che sentiamo i sapori, come anche sul palato, che sono dunque anche loro cosparsi da piccoli bulbi. Soltanto, essi si trovano all’interno di minuscole fossette. Ed è nell’interno di queste che sta il bulbo che si prolunga come nervo. Come bulbo, avanza nell’epidermide. Nella parte posteriore della lingua si forma dunque dapprima una di queste piccole fossette. Il bulbo entra allora in una di esse, sale in superficie in modo che le radici siano apparenti. Dove comincia la lingua si trova dunque una quantità considerevole di fossette, e in ognuna di esse un bulbo spunta dal basso verso l’alto. È questo che permette di avere il gusto.

 

Grazie al tatto, vale a dire grazie a questi bulbi situati sulla superficie del nostro corpo, tutta la superficie è sensibile. Inutile ricordarvi che la memoria non ha un grande ruolo per queste sensazioni. È solo per mezzo del tatto che mi rendo conto che la mia sedia è dura, e questo avviene perché un numero determinato di bulbi, in costante modificazione, mi fa sentire che è dura. Ne sono capace, ma questa sensazione del tatto non sollecita poi tanto la mia memoria. Quella gustativa lo fa forse un po’ di piú, ma inconsciamente. I buongustai sanno sempre prima, e non soltanto al momento della degustazione, quello che è buono; per questo si procurano sempre le prelibatezze!

 

Ora, i bulbi che percorrono il midollo spinale arrivano dritti al cervello dove formano il loro fiore. Tuttavia, tutto quello che desideriamo gustare deve prima di tutto essere diluito dalla saliva. Non possiamo assolutamente sentire il gusto di qualcosa se prima non è trasformato in acqua. Questo ci fa allora  domandare: cosa gustiamo in realtà? Se noi stessi non avessimo dell’acqua in noi, non potremmo gustare nulla. Non è la nostra parte solida, l’uomo fisico, che percepisce il gusto. Ecco come si svolge: l’acqua circola prima attorno ai bulbi della lingua che si trovano qui; quest’acqua interiore di cui l’uomo è composto in gran parte, si mescola con quella che è nel cibo e possiamo dire: la nostra propria acqua si mescola con l’acqua esterna. Come vi ho già detto, noi siamo composti dal 90% di acqua, non è l’uomo solido che gusta. L’acqua è resa particolarmente fluida intorno alle papille gustative. Come un geyser, essa sgorga come una sorgente sotterranea sulla punta della nostra lingua.

 

Se io sputo l’acqua che è la saliva, questa non mi appartiene piú, si è separata da me, ma per tutto il tempo che essa resta all’interno delle fossette della mia lingua, essa mi appartiene, appartiene all’uomo che sono, proprio come i miei muscoli. Non sono composto solo da muscoli solidi, ma ugualmente dall’acqua. Ed è quest’acqua che sente il gusto, perché essa si mescola con quanto assorbiamo dall’esterno sotto forma di acqua.

 

Papille gustative

Papille gustative

 

Cosa succede quando si succhia una caramella? Quando si succhia qualcosa di dolce, si fa salire l’acqua fino alle fossette della lingua (le papille gustative) e lo zucchero sciolto si mescola ad essa. La parte liquida dell’uomo si lascia impregnare da questo zucchero e lui sente una gradevole sensazione nel momento in cui lo zucchero, sciolto com­pletamente nelle fossette, si propaga nel suo proprio liquido.

 

Dunque vedete che noi uomini non possiamo fare altro che sentire il gusto. Perché la nostra attività si ferma là? Se avessimo delle pinne e fossimo dei pesci – un’esistenza che sarebbe anche interessante – ogni volta che sentissimo un gusto, questo attraverserebbe anche le pinne. Ma sarebbe indispensabile nuotare nell’acqua per poter avere sempre delle sostanze, anche le piú fini, ben disciolte nell’acqua. Perché il pesce sente il gusto di tutte le fini sostanze che contiene l’acqua, ed è secondo questo gusto che esso si orienta: il gusto passa immediatamente nelle pinne e le stimola. Di conseguenza, quando da un posto qualsiasi gli arriva qualcosa di gradevole e lo sente, le sue pinne si muovono immediatamente in quella direzione.

 

Gli uomini sono incapaci di fare quello che fanno i pesci. Siamo sprovvisti di pinne, che in noi sono completamente atrofizzate. Perciò non possiamo ingaggiare il nostro gusto a profitto del movimento. Per questa ragione lo interiorizziamo. I pesci sono dotati di uno sviluppato senso gustativo, ma non possiedono quello interiorizzato. Gli uomini, interiorizzando il gusto, lo vivono, mentre i pesci, che in fin dei conti vivono nell’acqua, assaporano il gusto con essa. Per questo i pesci vanno al largo per deporre le uova e la gente trova questo sorprendente. Vanno perfino nell’Oceano Atlantico, in posti del globo totalmente differenti. Piú tardi, i giovani pesci ritornano nei fiumi europei. Qual è la ragione di tutto questo? Ebbene, i fiumi europei nei quali nuotano sono di acqua dolce. Le uova non possono svilupparsi in acqua dolce. Ai pesci piace un po’ di sale quando si avvicinano alla foce dei fiumi, e allora vanno nel mare. E quando dall’altra parte della Terra i raggi del sole hanno un’incli­nazione differente, essi la sentono e si orientano seguendo il loro gusto verso l’altra metà della Terra.

 

Ed è solo piú tardi che i pesciolini, grazie al loro gusto, ritornano là dove avevano vissuto i vecchi. In definitiva, si orientano principalmente con il loro gusto. Ecco un fenomeno molto interessante: l’acqua della Terra che scorre nei corsi d’acqua e finisce in mare è piena di sapori. Il modo in cui i pesci vi nuotano dentro è quasi sempre lo stesso, ed è il gusto che lo provoca e che dà loro anche la direzione da prendere. Ovviamente, quando il sole brilla sopra una qualsiasi distesa d’acqua, tutto quello che l’acqua contiene viene completamente sciolto dal suo calore. Il suo gusto subisce allora delle modificazioni. Per questo vediamo i pesci guizzare. Tale è la potenza del sapore!

 

Nuotatore

 

Ebbene signori, queste cose sono veramente notevoli. Anche noi dovremmo nuotare se ci potessimo dirigere con il nostro gusto. Quando assaporo dello zucchero, qualcosa in me, in altre parole l’Uomo-Acqua, tende a nuotare in direzione dello zucchero. Il desiderio di nuotare è presente. In fondo, l’uomo ha costantemente il desiderio di nuotare in base al suo gusto. Solo la sua parte solida glielo impedisce. E da questo fatto – di voler nuotare e non poterlo fare – abbiamo sempre un pesce in noi che vuol nuotare e non può; per il fatto di non poter nuotare, ricordiamo quello che è il contenuto spirituale del gusto. Perché, quando assaporiamo, siamo nel nostro corpo eterico. Ora, il corpo eterico è mantenuto dall’acqua che il nostro corpo contiene, e questa è anch’essa trattenuta. Ed è la cosa piú naturale dire che l’uomo possiede un corpo eterico che non è fatto per camminare sulla Terra, ma per nuotare, e che in fin di conti è un pesce. Solo che l’uomo si raddrizza, e cosí diventa qualcosa d’altro. Ma l’uomo ha questo corpo eterico in lui e che, in realtà, è unicamente nella sua parte liquida. Ed è per questo che l’uomo ha costantemente il desiderio di nuotare, di nuotare in quest’acqua fine che si trova anche nell’aria. Abbiamo costantemente il desiderio di nuotarvi dentro. Ma trasformiamo questo desiderio di nuotare in una esperienza interiore.

 

Vedete, solo tali fatti permettono di afferrare cos’è l’uomo. Non li troverete mai in opere scientifiche contemporanee, perché gli uomini osservano solo le spoglie dell’essere umano e non l’essere vivente. Ben inteso, se siamo in presenza di un cadavere, questo non ha il desiderio di nuotare. Ma non partecipa nemmeno piú alla vita. Se partecipiamo alla vita è perché rappresentiamo la somma di quanto esiste nel mondo. Siamo dei pesci, e la nebbia, il vapore acqueo che c’è, è proprio come noi. Abbiamo costantemente il desiderio di nuotarvi dentro, e poiché non possiamo farlo, questo ci fa interiorizzare tutto e sentiamo il gusto. I pesci sono in fondo esseri molto freddi. Potrebbero gustare meravigliosamente bene tutto quello che è sciolto nell’acqua. Non lo fanno perché muovono immediatamente le loro pinne. Se si levassero loro le pinne, i pesci diventerebbero animali superiori e comincerebbero a gustare.

 

Bulbo olfattivo

Bulbo olfattivo

 

Avete poi dei bulbi, dei bulbi nervosi che hanno subíto un’altra metamorfosi; si tratta di quelli di cui vi ho parlato l’ultima volta, sabato. Essi sono nella mucosa nasale. Però non si trovano in una fossetta da cui sgorga sempre dell’acqua, ma arrivano fino in superficie. Per questa ragione non possono percepire quanto arriva loro, vale a dire che noi dobbiamo prima far arrivare ai bulbi nervosi del nostro naso l’odore della rosa; poi la sentiamo. Cosí, una particella del nostro corpo è destinata a formare particolarmente questi bulbi ripartiti sull’insieme della nostra pelle, per farci percepire quello che si trova nell’aria. Ora, signori, se prendete uno di questi bulbi che sono nel naso dell’uomo, vedrete che esso è sfiorato dall’aria che gli si avvicina. A questo si aggiunge il fiato che viene dall’interno. L’aria che respiriamo passa continuamente attraverso il nostro naso. È in quest’aria che vive l’Uomo-Aria. Come vi ho detto una volta, siamo costituiti da acqua e anche da aria. Ma non abbiamo l’aria solo per divertirci. Come ho in me dell’acqua, ho in me un fiato che non è solido. E come quando stendo la mano sento che si tratta di qualcosa di solido, allungo fino nel mio naso quello che ho nel mio organismo- aria. E questa è una mano d’aria. Ecco allora che percepisco il profumo della rosa o di un garofano.

 

Devo dire che non sono costituito solo di materia solida, perché questa rappresenta solo circa il dieci per cento dell’uomo. Sono una colonna d’acqua e contemporaneamente un Uomo-Aria. Finché l’aria è in noi, siamo noi stessi quest’aria. Essa vive in noi. E noi allunghiamo queste mani aeree attraverso il nostro naso, incontro al profumo di una rosa o di un garofano, naturalmente anche del letame. Afferriamo questi odori non con la mano, ma grazie ai bulbi che attirano la respirazione dal­l’interno in modo che essa possa percepire il profumo della rosa.

 

Si trova questo fenomeno anche nel cane, come vi ho già detto: appena il naso percepisce un odore, la coda si muove. Come le pinne del pesce si mettono in movimento, nel cane è la coda che si muove. Ma cosa vorrebbe in realtà fare la coda che può solo muoversi? Non può che muoversi, vero? Ma cosa vorrebbe fare? Vedete signori, bisogna dire che il cane si comporterebbe diversamente; influenzato dal suo odorato, se fosse un uccello, il cane volerebbe. Ma il cane è sprovvisto di ali, si serve dunque di un altro organo, che gli permette solo di scodinzolare. Non gli basta, ma è lo stesso tipo di energia. Succede lo stesso all’uomo. Visto che il nostro odorato è sempre in attività – e non lo notiamo nemmeno – abbia­mo sempre il desiderio di volare. Abbiamo costantemente il desiderio di volare come quello di nuotare.

 

Pensate solo alle rondini che passano l’estate da noi. Apprezzano il profumo che emanano i fiori a quell’epoca. Sentono questo piacere nei loro organi olfattivi, ed è questo che le fa restare in un dato posto. Ma se potessimo comprenderle, quando si avvicina l’autunno, le rondini direbbero: co­mincia ad esserci cattivo odore! Le rondini hanno un olfatto estremamente sviluppato. E come vi ho detto l’altro giorno che gli uomini erano percettibili fino ad Arlesheim, cosí l’odore del Sud è percettibile dalle rondini all’avvicinarsi dell’autunno; si espande fino al Nord. Nel Sud c’è un buon odore mentre lassú comincia a sentirsi il letame! Le rondini decidono dunque di volare là dove c’è un buon odore che le attira, e che sale dal Sud. Signori, si potrebbe riempire una biblioteca con tutto quello che è stato scritto sui voli degli uccelli. Ma la verità è che gli uccelli si orientano secondo una ripartizione molto sottile degli odori nello strato dell’atmosfera della nostra Terra, anche nelle migrazioni autunnali e primaverili. Le rondini sono condotte a Sud dai loro organi olfattivi e poi nuovamente verso il Nord. Quando la primavera arriva da noi, al sud le rondini cominciano a sentire odore di letame. I delicati odori primaverili arrivano verso loro nel sud e fanno loro prendere il volo verso il nord. In realtà è cosí: la Terra è un essere vivente e tutte le creature ne fanno parte.

 

Vedete, il nostro corpo è fatto in modo tale che il sangue fluisce e rifluisce nella testa. Sulla Terra le cose sono fatte in modo che certi uccelli, quelli migratori, prendono il volo verso l’Equatore e poi ritornano. L’aria che respiriamo porta il sangue fino alla testa. Siamo interamente impregnati di odori per quanto riguarda l’Uomo-Aria. Per esempio, quando qualcuno attraversa un campo dove è stato appena sparso del letame, ci va con il suo Uomo-Aria; perché né la parte solida, né quella liquida dell’uomo si accorgono del letame. Ma l’Uomo-Aria lo nota, e capirete da quanto vi ho già detto che in lui allora sorge comprensibilmente il desiderio di fuggire volando via.

 

Uomo che vola

 

All’uomo piacerebbe infatti poter sempre volar via in aria quando un odore di letame emana da un campo. Non può farlo, perché è sprovvisto di ali. Per questo egli interiorizza quanto non riesce a fuggire. Lo interiorizza. Lo fa diventare psichico. Conseguenza ne è che l’Uomo-Aria è riempito di un odore di letame, dal gas simile ad una foschia dell’evaporazione del letame. Diventa letame lui stesso e allora si dice: questo mi disgusta. Mentalmente, questo è il disgusto.

 

Proprio come quest’essere piú sottile che si trova nell’Uomo-Acqua vive nell’uomo liquido e gli permette di percepire il gusto, nell’Uomo-Aria vive un essere sottile che nasce ad ogni istante, che nasce e muore diciotto volte al minuto con l’aria che rinnoviamo continuamente con la nostra inspirazione e la nostra espirazione. Ma visto da un altro lato, l’essere umano può raggiungere un’età avanzata: prima di morire, l’Uomo-Materia ha degli anni davanti a sé. Ma non è lo stesso per l’Uomo-Aria: quest’ultimo con l’inspirazione nasce diciotto volte al minuto e con l’espirazione muore a sua volta diciotto volte al minuto. Nascere e morire sono permanenti. Succede proprio cosí. E per dare un nome a quanto si sprigiona da questo processo, lo chiameremo corpo astrale, quello che ci permette di parlare.  Si tratta tuttavia di una realtà.  E come vi ho detto l’ultima volta che quello che è in basso dovrebbe effettivamente essere spinto verso l’alto, è il nostro corpo astrale che accoglie l’olfatto che sale e ci spinge a pensare. Nessun uomo può capire giustamente cos’è il cervello che cresce verso il naso grazie al corpo astrale, se non si fa un approccio della cosa come ho fatto. Quello che abbiamo osservato deriva da uno studio approfondito dei nostri sensi.

 

Gli uomini hanno costantemente il desiderio di volare a causa del loro odorato. Ma non possiamo farlo perché disponiamo al massimo di scapole dure. Invece l’uccello è capace di volare. Perché ne è capace? Signori, l’uccello possiede qualcosa del tutto singolare che gli permette di volare: l’uccello ha le ossa cave. Le sue ossa contengono dell’aria. E l’aria che è captata dal suo organo olfattivo entra in contatto con quella contenuta nelle sue ossa. L’uccello è in primo luogo un Essere-Aria. L’uccello è fatto principalmente di aria. Il resto vi è collegato. Guardate un uccello con molte piume e noterete che la cosa piú piú importante in lui, e lo si constata anche nello struzzo, è che anche le piume piú morbide contengono un po’ di aria e che quest’aria, di cui è costituito lui stesso, è sempre in contatto con quella esterna. È vero che lo struzzo cammina, perché è troppo pesante, ma gli altri uccelli sono capaci di volare.

 

Gli uomini dispongono solo di scapole sulla schiena che non sono adatte a volare. Certo ci piacerebbe servircene per volare, ma non possiamo, e allora respingiamo tutto il midollo spinale nel nostro cervello e cominciamo a pensare. In effetti, gli uccelli non pensano. Basta osservarli bene per vedere che in loro tutto è fatto per volare. Tutto questo sembra molto intelligente, ma è l’aria che ne è l’origine. Gli uccelli non pensano. Noi pensiamo perché non possiamo volare. I nostri pensieri sono in fondo delle metamorfosi delle forze per volare. È interessante constatare che nell’uomo il gusto si metamorfosa in sentimento. Quando dico che mi sento bene, in fondo mi piacerebbe nuotare. Ma non posso farlo e questo desiderio si trasforma in un sentimento interiore di benessere. Quando dico “questo mi disgusta”, ho in fondo il desiderio di prendere il volo. Ma non posso e questo si trasforma allora in pensieri come “è ripugnante” o “quest’odore di letame è disgustoso”. È cosí che tutti i miei pensieri non sono altro che odori trasformati. Se l’uomo è un cosí perfetto pensatore, è perché tutto quello che il cane sperimenta con il naso, egli lo vede nel suo cervello con quello che sta immaginando. Noi, in quanto esseri umani, dobbiamo molto al nostro naso. Vedete, quando gli uomini sono sprovvisti d’odorato, quando le mucose nasali sono atrofizzate – questo succede a certuni – manca loro in effetti una certa capacità d’invenzione. Possono pensare solo attraverso quello che hanno ereditato dai loro genitori. È sempre bene ereditare qualcosa, d’altronde non potremmo assolutamente vivere se non avessimo sviluppato i nostri sensi. Anche il cieco dalla nascita ha ereditato quello che contiene l’occhio e questo perché egli non è soltanto solido, ma anche liquido e aria.

 

Abbiamo visto adesso quanto questo possa essere notevole: percepiamo il solido grazie ai bulbi sensitivi che coprono la nostra pelle; percepiamo il liquido, l’elemento acqua, grazie al nostro senso del gusto. Percepiamo quanto si presenta sotto forma di aria, di gas, grazie ai bulbi che arrivano nella nostra mucosa del naso. Ma c’è ancora dell’altro che percepiamo intorno a noi, ma in maniera piú vaga: il caldo e il freddo. Possiamo dunque dire che l’uomo è composto da una parte solida, una liquida, una d’aria ma anche una di calore. Siamo in effetti piú caldi del mondo circostante.

 

Ma, vedete, la scienza non sa veramente bene che è l’Uomo-Acqua che percepisce il gusto, l’Uomo-Aria che percepisce gli odori. La scienza parla sempre cosí: i nervi del gusto penetrano nelle papille ed è come se fosse il nervo a percepire il gusto o l’odore. È assurdo. È l’acqua che c’è nell’Uomo-Acqua che percepisce il gusto nella bocca e l’aria contenuta dall’Uomo-Aria che sente l’odore nel naso. E quando sentiamo freddo o caldo lo facciamo grazie alla nostra parte di calore che ci costituisce. Il nostro calore interiore percepisce direttamente il calore esterno. E la differenza fra il senso del calore e gli altri sensi sta nel fatto che il calore stesso è prodotto da tutti gli altri organi. Gli uomini hanno dunque una particella del mondo-calore in loro e questo percepisce l’altro mondo intorno a lui. Certo, quando tocchiamo qualcosa di freddo o di caldo lo sentiamo tale con la parte del corpo che lo tocca. Ma in inverno, quando fa freddo, percepiamo con tutto il nostro essere il freddo che ci circonda, siamo noi stessi un organo sensitivo e succede lo stesso con il caldo in estate.

 

Vediamo dunque quanto la scienza si sbaglia in questo campo. Se vi capita in mano un libro scientifico vedrete che rappresenta l’uomo come una statua. Si riproducono le ossa, i muscoli e i nervi. Questo è del tutto assurdo. Quello rappresenta al massimo solo la decima parte dell’uomo. Il resto è composto dal novanta per cento d’acqua, senza dimenticare l’aria e il calore. Quei disegni della scienza materialista dovrebbero contenere un secondo uomo, l’Uomo-Acqua, e anche un terzo, l’Uomo-Aria, e infine un quarto, l’Uomo-Calore. Non si può comprendere l’uomo differentemente.

 

Tartaruga

 

È solo perché siamo una particella del calore del mondo, piú caldi del nostro ambiente, che ci sentiamo indipendenti nel mondo. Se fossimo freddi come un pesce o una tartaruga, non avremmo un “Io”, non diremmo “Io”. E non potremmo neppure pensare se non avessimo trasformato in noi il nostro odorato, cioè se non avessimo un corpo astrale non avremmo nessun “Io” e non avremmo in noi alcuna particella di calore.

 

Adesso potete obiettare: ma anche gli animali superiori hanno il loro proprio calore! Ebbene signori, anche gli animali superiori sono portatori di calore. Perché effettivamente vogliono diventare un Io, ma non possono. Come noi non possiamo né nuotare né volare, agli animali superiori piacerebbe ac­quistare un Io, ma non possono. La loro conformazione non lo permette. In loro si indovina che piace­rebbe loro acquistare un “Io” e che non possono farlo. Per questo la loro morfologia è cosí differente.

 

Gli uomini, quanto a loro, sono ben composti da quattro parti: l’uomo solido, vale a dire l’uomo fisico, materiale; l’Uomo-Acqua che porta in sé il corpo eterico o corpo vitale, il corpo piú sottile; l’Uo­mo-Aria, che porta in sé il corpo astrale, che muore e si rinnova costantemente sul piano fisico, ma che nella sua qualità ci accompagna tutta la vita; e infine l’Uomo-Io, che porta in sé una particella di calore.

 

Il senso del calore è molto sottile ed è ripartito nell’intero corpo dell’uomo. Per la scienza c’è qualcosa di strano. Esaminando l’uomo dal punto di vista fisico-materiale, si trovano solo i bulbi sensitivi che vi ho descritto. La gente dice allora: quando prendo questa scatola, sono i miei bulbi sensitivi che mi fanno sentire quello che essa ha di solido. Ora, se questa scatola è molto fredda è grazie ad uno di questi bulbi sensitivi che devo sentire il freddo. Si mettono allora a cercare questi bulbi di calore come quelli del tatto, ma non li trovano. Costantemente qualcuno esamina un pezzetto di pelle. Avendo alcuni bulbi un aspetto un po’ differente, ne deducono che hanno un’altra funzione. Questo è assurdo. Non esistono bulbi di calore, per la buona ragione che l’uomo percepisce il calore nella sua totalità. I nostri bulbi sono unicamente fatti per il solido, il liquido, vale a dire per il senso del gusto e, per quanto si presenta sotto forma di aria, cioè il senso dell’olfatto. Là dove comincia il senso del calore, noi siamo creature straordinariamente intelligenti, siamo un pezzetto di calore che percepisce il calore esterno. Quando siamo circondati da questo calore e che possiamo dire “Io” a noi stessi, ci sentiamo bene; ma quando siamo circondati dal freddo e ci congeliamo, il freddo esterno ci toglie il nostro pezzetto di calore. Il nostro “Io” vuole andarsene. L’ansia che c’è in noi ci rende consapevoli di questo pezzetto di freddo. Chi ha freddo è in fondo sempre inquieto per il suo Io, ed ha ragione di esserlo, perché l’Io lo spinge fuori di sé piú velocemente di quanto dovrebbe.

 

Queste sono cose importanti che gradualmente ci condurranno sempre piú avanti nelle considerazioni fisiche e nelle considerazioni non fisiche, non materiali. E questo è il solo modo con cui possiamo capire le persone.

 

Adesso che abbiamo incominciato, potremo continuare a fare in proposito delle considerazioni interessanti. Continueremo cosí la prossima volta.

 

 

Rudolf Steiner

 


Conferenza tenuta agli operai del Goetheanum a Dornach il 20 dicembre 1922.

O.O. N° 348 – Traduzione di Angiola Lagarde.