Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico
Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.
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Andrea di Furia
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Vedi “Premessa” www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf
Carissima Vermilingua,
una delle ragioni per cui le nostre caramellate caviucce brulicanti sul paludoso fronte terrestre non riescono a sottrarsi alle nostre ossessive cure è presto detta. Non colgono ancora il senso dell’evoluzione sociale, come se il bruco si fermasse allo stato di larva o di pupa e non volesse contrarsi nella forma di crisalide, indispensabile per poter spiccare il gran salto espansivo che la metamorfosa in farfalla.
Molte delle nostre colazioncine animiche, ad esempio, pensano che nulla sia cambiato nei secoli e millenni: «L’uomo non cambia mai, ci sono sempre le guerre, la disoccupazione, i privilegi di casta ecc.». Eppure, conoscono benissimo che cambiamento c’è stato nella Società umana in appena di tre generazioni. Retrocedendo di circa 80-90 anni (quasi l’arco medio temporale di una vita terrestre attuale) nel Paese del Centro continentale, mèta dei miei tour abusivi come Inviato speciale, la donna non poteva votare, due dittature su tre in Europa erano già in via di estinzione e la terza si avviava ad essere lo spauracchio del mondo occidentale. Ora lo spauracchio è la Cina; le dittature attuali sono quella bancaria, quella farmaceutica e quella dei Big data; la donna vota, ma la strada della parità di genere è ancora lunga, impervia e rischia di interrompersi da un momento all’altro.
Come dici tu, Vermilingua, nella scelta della via lunga per risolvere le problematiche sociali da parte dei nostri cappuccini emotivi l’operato della Furbonia University è stato essenziale, e in particolare quello della tua tribú infernale del malaffare mediatico – che ormai ha colonizzato tutti i media e i social e (slap, slap) si è persino autoreferenzialmente data la patente di controllore delle fake news altrui.
Certo, ma va anche detto che loro ce l’anno messa tutta per non accorgersi della quasi totale inutilità degli sforzi e la quasi nullità dei risultati conseguiti in queste tre generazioni perseguendo questa via lunga.
Ecco, quello che temo è il contraccolpo che può succedere una volta che se ne rendono conto.
Pensa che libidine è per noi Bramosi pastori della Furbonia, tutte le volte che c’è una problematica sociale e loro intraprendono invariabilmente questa sterilissima via lunga.
Ne discutevo con gli ex colleghi del master in damnatio administration al bar di Ringhiotenebroso, sorseggiando il mio solito deathquiri, agitato non mescolato, ma sempre registrando tutto sul mio immancabile moleskine astrale. Te ne copincollo una sintesi.
Farfarello: «E in cosa consiste, Giunior Dabliu, questa via lunga nel sociale di cui parli?».
Giunior Dabliu: «La via lunga nel sociale tridimensionale è quella che va dal particolare al generale, dalla sostanza alla forma, dalla vita puntuale isolata alla struttura complessiva che può favorirla oppure ostacolarla. I nostri cornetti animici prendono una cosa che non va (ad esempio la condizione femminile, che presenta ancora aspetti negativi addirittura preistorici) e pretendono di partire da qui per cambiare la struttura del sistema sociale».
Ruttartiglio: «Però il sistema sociale è qualcosa che preesiste al singolo problema e che ha un suo movimento. Se non si ha il quadro generale ben chiaro, le due dinamiche (particolare/generale) collidono invece di supportarsi, si ostacolano a vicenda, allungano i tempi. Giusto?».
Giunior Dabliu: «Sí, eppure non si avvedono di questi rapporti. È come se per modificare la direzione del sistema solare si piantassero alberi ad alto fusto sulla Terra il cui attrito fosse utilizzato per timonarlo nella direzione voluta. Pensate che dal punto di vista culturale molti ritengono che per avere un sistema sociale migliore si debba prima far diventare buono l’uomo: chi sperando nel miracolo, chi imponendo la bontà per legge, chi allettandolo col denaro».
Sbranatutto: «Ci dicevi di altri che per avere un sistema sociale migliore ritengono si debba prima far diventare ricco l’uomo, e di altri ancora che ritengono si debba prima conquistare il potere e poi imporre il sistema migliore. Ma è sempre il percorrere la via lunga, millenaria, che è foriera di grandi delusioni su periodi di tempo molto meno estesi di come sono quelli di cui ora hanno coscienza».
Farfarello: «E visto che esiste una via lunga, esiste anche una via breve. Ma ne sono consapevoli?».
Giunior Dabliu: «Fortunatamente direi di no. Ancora faticano a metabolizzare che possa esistere un sistema sociale migliore anche in presenza di un uomo cattivo, povero e impotente: è questa la via breve, la via che va dal generale al particolare, dalla forma sociale alla sostanza, e che a partire dall’unità complessiva si riverbera nel molteplice».
Ruttartiglio: «Quindi, al momento, ancora non si avvedono che va preso il sistema sociale nella sua complessità economica, politica e culturale, ne va visualizzata l’evoluzione strutturale fino ad ora e poi va anche visualizzata l’evoluzione futura prima di fare qualsiasi cosa nelle tre dimensioni?».
Giunior Dabliu: «Ecco, è proprio questo che manca alle nostre pastasciuttine emotive: la visualizzazione in immagine del sistema sociale. Se lo immagini come il cassonetto della spazzatura sociale indifferenziata, sai anche che devi evolvere alla raccolta sociale differenziata: hai un’immagine dell’evoluzione sociale che ti aiuta a perseguirla. Ossia devi passare da un cassonetto unico (ad esempio lo Stato, da cui non smaltisci socialmente niente da secoli) a tre cassonetti specifici dedicati (Stato, Mercato, Scuola) in cui separare, rispettivamente, ciò che riguarda la vita politica nella Comunità statale… dalla vita economica nel Territorio-ambiente e dalla vita culturale rispettosa della libertà di ogni singola Persona. Ciò che ancora restasse di indifferenziato (ed è molto piú pericoloso che non far nulla!) può essere tranquillamente smaltito immediatamente a occhi chiusi».
Farfarello: «Mi hai fatto ripensare al periodo in cui mi ero imboscato nella Biblioteca infernale sotto il Daily Horror Chronicle. Lí ho letto che è dall’inizio del Rinascimento (XV secolo, dopo l’inopportuno e scandaloso avvento del Nemico) che grazie a figure di donne eccezionali l’evoluzione sociale ha iniziato a porsi il problema della condizione femminile. Problema che ci dicevi tuttora irrisolto, mutilato nella sua complessità, e attualmente con rischio enorme di regressione a stadi precedenti, come dimostrano i crescenti femminicidi e i parziali anoressici conseguimenti».
Giunior Dabliu: «Problema ancora irrisolto perché si è scelta la via lunga, ci si è concentrati sul particolare, sulla sostanza sociale lesa, non sulla struttura sociale che favorisce e causa la lesione. Diverso sarebbe stato se, concentrandosi sul generale (il sistema sociale) si fosse pensato di rendere libera prima la dimensione culturale. Ci si sarebbe inevitabilmente accorti che la struttura monodimensionale del sistema era il primissimo ostacolo da superare, l’apriori sociale assoluto che impedisce l’evoluzione sociale stessa».
Ringhiotenebroso: «Anche un cieco avrebbe visto – se non visto, almeno subodorato – che dal contenitore dell’indifferenziata Stato, dal predominio della politica sulle altre due dimensioni sociali, era impossibile liberare la cultura: a meno di cambiare la struttura stessa del sistema sociale. Questo, Giunior, lo hai ben spiegato nella tua tesi al master: Fr-égali-té: il piú grande pericolo per la Furbonia e per la Fanatic University è che afferrino la necessità evolutiva di passare a un sistema sociale in cui nessuna dimensione possa piú prevaricare sulle altre due. Che schifo!».
Fiamme dell’Inferno, Vermilingua! Se c’è una cosa che non sopporto è che mi si chiami Giunior! Ma che devo fare, al palestratissimo Ringhio finisco per perdonare tutto. E non è solo perché obiettargli qualcosa rischia di scatenare la sua creatività nel trasformarti in un sorprendente ma dolorosissimo origami-fiore. È anche perché, a dispetto della sua lentezza concettuale, rispetto agli standard di noi Top manager della tentazione, questo bradipo mentale centra sempre il nocciolo della questione.
Infatti, anche il sistema sociale umano è in evoluzione: e in questa evoluzione deve corrispondere all’evoluzione dell’uomo, essendone un riflesso. Fino all’avvento di quel cosmico turista per caso del Nemico, come dice nonno Berlicche, le nostre carotine animiche non erano ancora compiutamente diventate un’individualità singola: vivevano in gruppi, piú o meno allargati, che condividevano una coscienza collettiva.
Il riflesso sociale di questa coscienza collettiva era un sistema onnicomprensivo unitario che nel tempo storico si è caratterizzato come Società solida a predominio culturale sulle altre due dimensioni nelle Teocrazie orientali, come Società liquida a predominio culturale sulle altre due dimensioni nelle Democrazie europee, come Società gassosa a predominio culturale sulle altre due dimensioni nelle attuali Econocrazie occidentali.
E poiché la coscienza da collettiva è diventata individuale, anche la struttura del sistema, per esserne l’evoluto riflesso sociale corrispondente, deve diventare qualcos’altro. È come avere prima un Cipresso e la sua ombra, poi il Cipresso evolve in Fico, ma l’ombra non cambia! È quest’ombra dell’uomo – il sistema sociale – che va cambiata, altrimenti Uomo e Società finiscono per non corrispondersi piú. E il Fico, l’uomo, diventa sterile: come ha inopportunamente fatto notare il Nemico stesso.
Ecco qui il nostro obiettivo! Rendere l’uomo sterile impedendogli di modificare la sua ombra, il suo riflesso sociale. Dobbiamo impedirgli con ogni mezzo di passare dall’attuale sistema antisociale unidimensionale prevalente (nelle sue tre forme di Società solida, liquida e gassosa) a un sistema tridimensionale sinergico adatto ai tempi. Noi Bramosi pastori della Furbonia University, ma anche i Malèfici custodi della Fanatic, impediremo in ogni modo la realizzazione della Società calorica tridimensionale equilibrata di cui hanno urgente bisogno.
Dannazione, Vermilingua! La realizzazione della nuova struttura tridimensionale del sistema del nostro futuro olocàusto, in cui le tre dimensioni rispettano reciprocamente la propria funzione sociale caratteristica, è ormai l’incubo ricorrente dei miei tour abusivi.
Mi consola il fatto, però, che il nostro dessert emotivo ancora continua a seguire la via lunga nel sociale. Pensa che per alleviare il problema economico dai disastri provocati con le attuali misure antiepidemiche suggerite dai Draghignazzo Boys, i vari Governi europei su quel bruscolino cosmico rotolante stanno cercando di trovare denari e sono giunti a indebitarsi con il recovery plan, per rilanciare l’economia e tornare almeno a livelli pre-covid.
Qui è geniale la tua idea di scaricare su altri, con la frase: «Dobbiamo spendere bene questi soldi», la responsabilità del proprio comportamento governativo dannoso: dannoso già con la semplice richiesta di fondi, perché nel bidone della spazzatura sociale indifferenziata Stato “spendere bene” equivale a pensare che l’acqua di un fiume dalla foce possa risalire, come un salmone, alla sorgente.
Ora va capito che il problema permane, anche se questi denari venissero regalati ai vari Governi, e anche se venissero rimessi i debiti mondiali dei vari Paesi: qualunque soluzione diventa il problema, quando rimaniamo nel bidone dell’indifferenziata Stato (o nell’alternativa illusoria del bidone della spazzatura Mercato), perché il problema sta nell’attuale immortalità del denaro.
Denaro immortale perché non ha scadenza come le merci che rappresenta, e con ciò produce un’immortale perdita di potere d’acquisto (come riscontra chiunque usa il denaro per sopravvivere, comunque se lo procuri), che è insanabile: perché ribadita e rafforzata a ogni nuova emissione, reale o virtuale che sia.
Questa immortalità del denaro che non scade è un residuo preistorico culturale su cui la dimensione politica statale ha furbescamente fondato, arrogandosi il potere di tassare merci e redditi, il suo potere. Immortalità del denaro che i gruppi dominanti la dimensione economica si guardano bene dallo smascherare perché, producendo il denaro, indebitano i Governi e possono orientarli e ricattarli. Tiè!
Anche su questo tema, Vermilingua, c’è chi lavora a partire dal denaro e sceglie perciò, ne sia consapevole o meno, la via lunga; mentre la realtà verrebbe subito a galla se (imboccando finalmente la via breve) si realizzasse prima un sistema a struttura tridimensionale differenziata: quando dal cassonetto Mercato viene tolto tutto ciò che va nel cassonetto Stato (la vita della Comunità politica) e tutto ciò che va nel cassonetto Scuola (la vita della Persona singola) il denaro si trova subito a contatto con la realtà deperibile del Territorio-ambiente e perde immediatamente qualsiasi giustificazione (culturale o politica) che ne difenda ancora la vita immortale.
Qui debbo segnalare un apprezzamento ai colleghi-avversari della Fanatic. Ogni volta che si esplicita logicamente obiettiva questa necessità di un sistema tridimensionale per affrontare problematiche anche secolari irrisolte… i Malèfici custodi suscitano in loro il pensiero che questa azione fermerebbe immediatamente il normale decorso sociale e quindi che servirebbe una bacchetta magica o l’intervento divino per realizzare il nuovo sistema e far scomparire il vecchio.
Geniale, non trovi Vermilingua? Attualmente il nostro ammazzacaffè animico è prevalentemente un materialista ateo, idolatra la Scienza e disprezza la Magia. Quindi il pensiero che sia possibile risolvere, ad esempio, il problema dell’immortalità del denaro modificando prima la struttura del sistema (da monodimensionale indifferenziata a tridimensionale differenziata) viene immediatamente cassato: e può continuare, tra strepitanti moccoli e avviliti lamenti, il solito tran tran antisociale.
Maledizione, Vermilingua! Con la necessità della morte anche del denaro (per la necessità “sociale” di dover corrispondere a quella delle merci che rappresenta), i problemi della perdita di potere d’acquisto del denaro nella dimensione economica, della remunerazione del lavoro nella dimensione politica, e della sopravvivenza di ogni singola Persona nella dimensione culturale, può trovare una soluzione in tempi immediati o assolutamente fisiologici (e non piú millenari).
Ora però, a causa dell’emicrania astrale che mi martella quasi come la tua comunicazione H24 a favore di miracolistici vaccini messi in crisi ad ogni nuova ondata (siamo alla quarta, ma nei laboratori specialistici scalpitano la quinta, la sesta e la settima per giustificare le nuove produzioni già allo studio per un target diversificato dalla culla alla bara e il loro costo stellare in aumento), debbo interrompere questa nostra conversazione a distanza.
Il tuo lunghissimissimo Giunior Dabliu