Italia e conflitto di civiltà

Sociologia

Italia e conflitto di civiltà

Geopolitica

 

Se sino a un mese fa era­vamo tutti esperti di sistema immunitario o di vac­cinazione, da poco siamo divenuti tutti esperti di questioni geopolitiche. Co­sí affermava senza mezzi termini di recente in Tv un arguto analista che finiva, senza alcuna responsabili­tà personale, per rendere comici argomenti tragici o che richiederebbero una notevole serietà. Avevamo da parte nostra tentato di rilevare con una notevole insistenza, che forse potrebbe aver infastidito i lettori, in tutti gli articoli precedenti, nessuno escluso, che anche quanto di recente avvenuto non potesse essere compreso se non alla luce del Conflitto secolare tra Occidente e Oriente. Circoscrivere un fenomeno, fosse esso l’11 settembre, la perenne crisi economica di radice keynesiana o il Coronavirus, isolandolo dal Conflitto di Civiltà tra Occidente e Oriente non è possibile.

 

Rudolf Steiner si guardava infatti bene dal liquidare la Guerra Mondiale continua dello scorso secolo (1914-1945) come una mera guerra ideologica o come una guerra per la libertà contro il totalitarismo dell’Europa Centrale o come una semplice guerra di conquista di nuovi mercati. In molte sue conferenze, dopo il 1914, il Dr. Steiner sostiene che è maya ideologica tutto ciò che tenti di interpretare gli eventi di quegli anni e del futuro al di fuori della chiave di lettura della “terribile guerra” tra Giappone e Occidente. Già nel febbraio 1922 il Dottore avvertiva, dire profeticamente sarebbe poco e ingeneroso verso lo Steiner se si pensa che proprio il 6 febbraio 1922 il Sol Levante firmò amichevolmente con gli Stati Uniti il Trattato Navale, che il Giappone, “avamposto estremo dell’Asia” e l’America, “rappresentante dell’Occidente” sarebbero arrivati alla guerra piú calda che vi potesse essere e che mai vi è stata nella storia umana. L’unica possibilità di mediazione comprensiva tra i due poli di civilizzazione poteva essere rappresentata da una vigorosa affermazione in ambito sociale della Scienza dello Spirito a orientamento antroposofico centro-europeo.

 

«Grazie alla sua posizione geografica e alla sua storia, l’Europa centrale può essere destinata a comprendere e ad armonizzare i contrasti degli atteggiamenti occidentali e orientali dei popoli. Oggi (l’Europa centrale N.d.c.), economicamente e politicamente, non ha nulla da offrire al resto del mondo, se non essere un esempio: i suoi compiti sono di natura spirituale e culturale» (O.O. N° 83, 1922).

 

Una Europa centrale orientata nel senso di una consapevole egemonia pedagogica scientifico-spirituale avrebbe soddisfatto il grande desiderio assopito delle anime dei popoli verso l’Oriente per la rinascita della vecchia spiritualità tradizionale e i popoli dell’Oriente si sarebbero cosí lasciati alle spalle il legittimo e ben giustificato sentimento di umiliazione provocato dal furioso imperialismo bianco euro/occidentale. Verso Oriente, dunque, la Scienza dello Spirito avrebbe risvegliato completamente alla materia e alla natura lo Spirito caratteristico di quel polo di civiltà. Verso Occidente avrebbe potuto vivificare con una calda e generosa Anima, portatrice dell’impulso di fraternità sociale, l’economia priva di Spirito, che rappresenta il grado piú basso e certamente piú pericoloso per l’Anima Cosciente in formazione.

 

Hiroshima e Nagasaki

 

La Scienza dello Spirito avrebbe potuto costituire quel ponte tra Occidente e Oriente che un eccessivo materialismo, indirizzato unilateralmente in senso utilitaristico, aveva abbattuto. La tragedia di Hiroshima e Nagasaki è lí a dirci che tale ponte non fu allora effettivamente costruito. Nonostante ciò, la guerra tra Oriente e Occidente non si placò da quel giorno. Se in Cina avessero trionfato, pochi anni dopo, le forze nazionaliste del Kuomintang invece che quelle del maoismo non sarebbe cambiato nulla. Già negli anni ’50 Mao disse a una delegazione giap­ponese che il Sol Levante non era stato sconfitto dai bianchi occidentali e che lui stava continuando la loro medesima lotta di civiltà. Nel 1965 Massimo Scaligero avrebbe appunto scritto: «Il materialismo ha compromesso l’evoluzione umana e ha paralizzato su tutta la terra la possibilità di intesa tra popolo e popolo, tra cultura e cultura, tra nuovo ed antico, tra Oriente e Occidente».

 

Il rifiuto da parte delle élite dominanti nel mondo occidentale del Messaggio pratico e operativo rivelato dal Dr. Steiner ebbe conseguenze devastanti, a ben vedere, piú per l’Occidente che per l’Oriente. A costo di un brevissimo secolo di fallace ed effimero dominio terragneo, l’Occidente sarebbe passato sopra a tutto e a tutti, avrebbe calpestato anche se stesso e la sua identità pur di continuare, illusoriamente, il dominio oggi fatalmente perduto. Questo dominio non è piú possibile né sarebbe piú tollerato da circa tre quarti dell’umanità oggi presente sulla terra. Un’altra Hiroshima e Nagasaki che possa restaurare tale dominio annientando tutto ciò che capita a tiro dell’Occidente non vi potrà evidentemente essere. Alle élite militariste-burocratiche occidentali rimane, in casa, il mo­nopolio dell’informazione, ma i fatti smascherano di contro tale perenne campagna propagandistica.

 

Il ponte tra Oriente e Occidente, rifiutato dalle élite, si sta imponendo mediante i fatti nella realtà sociale mondiale. Vediamo ad esempio che per quanto concerne la costruzione di un modello di civilizzazione digitalizzata postindustriale il Giappone o la Corea del Sud si rivelano ben piú lungimiranti dell’Occidente, meno schiavi della nuova teocrazia scientista. O vediamo lo straordinario sviluppo della Cina Confuciana che, nonostante le varie e legittime riserve del caso, non ha probabilmente paragoni nella storia umana. O vediamo ancora come popoli considerati un po’ superficialmente dalla critica generale ultraprogressista antistorici e regressivi siano stati viceversa in grado di mettere in fuga i due imperialismi (marxista-sovietico e americanista) piú tecnologicamente avanzati e potenti dei nostri tempi!

 

Arrivando alla conclusione, va infine notato che il Karma ci ha dato il dono immenso di poter operare meditativamente sotto l’ala protettrice dell’Arcangelo del popolo italiano. Siamo nella linea della missione di un popolo rarissimo come il nostro, il quale è con quello iraniano uno dei pochissimi che raccoglie in sé sia le istanze dell’Occidente, sia quelle dell’Oriente, sia quelle del Centro, e che nel corso del ’900 è stato ben piú decisivo di quanto si creda: per esempio va considerato che se non si fosse realizzata nello scorso secolo una particolare missione del popolo italiano nell’attuale epoca di civiltà, e di quello stesso iraniano come abbiamo già ricordato, oggi nel 2021 saremmo ancora dentro gli schemi di Yalta e del Bipolarismo, che già Scaligero negli anni ’60 denunciò come un unico totalitarismo meccanicistico mondiale oltre le formali divisioni ideologiche. Operare meditativamente in una tale linea Karmica vuol dire azione noetica rituale indiretta e devota (Cfr. M. Scaligero, “Azione, non azione, vittoria”, in La Tradizione Solare).

 

Ci troviamo continuamente esposti alle correnti dei due partiti dominanti (sí vax/no vax, conservatori/progressisti, nuclearisti/ecologisti) che nemmeno sfiorano lontanamente la questione centrale dei Nuovi Tempi. Sembrava necessaria una anamnesi di questa dimensione, dato lo scoramento e il senso di resa dominante che si notano, ispirati a cause illusorie e ad eventi inessenziali. Il debito di civiltà, accumulato negli ultimi tre secoli dall’Occidente nei confronti dell’Oriente (India, Cina, Giappone, Islam), è il nodo essenziale che caratterizza i nostri giorni. Coloro che operano concretamente nel senso della Scienza dello Spirito operano giorno dopo giorno, “Festina lente”, affinché nella guerra globale odierna tra Oriente e Occidente vi possa essere un Ponte salutare e pacificatore: l’Italia e l’Arcangelo.

 

Silvano Aspromonte