Salute e malattia

Questione sociale

 

Salute e malattia

 

Domande:

 

1. Quali sono le ragioni della nascita in una stessa famiglia di quattro figli muti e di quattro che parlano? Quando era giovane, il padre dei bambini strappava la lingua agli uccellini: può forse essere un castigo?

 

2. Come mai attualmente ci sono cosí tante influenze cerebrali che provocano una diplopia alle persone?

 

R. Steiner: Quei bambini muti sono nati gli uni dopo gli altri o intercalati agli altri?

 

Risposta: I bambini che non possono parlare sono nati uno dopo l’altro e dopo gli altri.

 

 

Risponde il Dr. Steiner

 

Vedete signori, è delicato parlare di un simile caso senza conoscerne i dettagli. Per quanto concerne le influenze cerebrali ne parleremo poi subito.

 

Bambini muti

 

Il primo caso è molto difficile da interpretare senza conoscerne tutti i dettagli. Per esempio, può influire molto il fatto che un bambino che parla sia nato fra quelli muti, oppure che da un certo momento siano nati bambini muti e poi altri che parlano, oppure che siano intercalati. Perché, ben inteso, il mutismo dei bambini può avere tutte le cause possibili. E se accade che in realtà i bambini sentono, che sono solo muti e non sordomuti, cosa della quale qualche volta ci si può sbagliare, se in realtà sentono, se dipende solo dal dispositivo fonatorio, allora si tratta di scoprire la natura delle influenze del padre o della madre. Non è prudente parlare di un simile caso senza conoscerlo nei dettagli. Bisognerebbe sapere le seguenti cose: qual è l’età del padre e quella della madre? Perché il fatto che alla nascita dei figli erano relativamente anziani o ancora giovani può giocare un grande ruolo. Poi non si deve dimenticare di guardare quale dei genitori è piú anziano. Questo è importante.

 

In seguito, vedete, è importante conoscere il carattere dei genitori. In un caso come questo che avete appena citato, è solo dopo aver avuto la risposta a tutte le domande, che si potrà determinate se il fatto che quando era giovane l’interessato strappava la lingua agli uccellini entri in qualche modo in gioco. Questo può essere preso in considerazione se, durante la sua giovinezza, l’interessato era eventualmente crudele. Perché è la crudeltà che può entrare in gioco. In questo caso, parlare di un castigo è escluso, primo perché simili castighi non esistono e secondo perché non sarebbe un castigo per il padre! Dire che si tratta di un castigo per il padre, per la sua crudeltà, mi fa lo stesso effetto di un bambino con le mani gelate che dicesse: sta proprio bene a mio padre, bastava che mi comprasse un paio di guanti! Il fatto di avere quattro bambini cosí duramente colpiti non è dunque un castigo per il padre, che è ben meno afflitto rispetto ai quattro figli, anche se la crudeltà lo concerne maggiormente.

 

Anche qui bisogna tener conto di fatti ben precisi. Vedete, ecco come si svolge riguardo all’età dei bambini: se, essendo giovane, diciamo verso gli undici anni, si sviluppa una qualità come la crudeltà o qualcosa di simile, allora un inizio della stessa qualità riapparirà sempre circa tre anni e mezzo dopo; di conseguenza questa crudeltà, questa tendenza alla crudeltà, riapparirà nell’interessato a quattrodici anni e mezzo, quindici anni, poi nuovamente a diciotto, a ventun anni e mezzo ecc.

 

Immaginate adesso che la fecondazione coincida con la ricomparsa di questo fenomeno, essa potrà allora essere in un certo senso un genere di crudeltà e, in questo caso, la sua azione può diventare nociva. È per tale via indiretta che tutte queste azioni possono diventare rilevanti. Ma non si può affermarlo prima di aver eliminato tutte le altre cause. Vi ho già parlato, mi sembra, della differenza che c’è fra le nascite che avvengono in inverno con quelle dell’estate. Si dovrebbe conoscere esattamente l’età dei bambini muti per determinare se le nascite sono avvenute in estate o in inverno.

 

Ecco perché vi ho detto che per parlarne scrupolosamente bisogna conoscere con precisione tutti gli elementi che concernono il caso. Ma se potete ottenere i dettagli di questo caso, potremo riparlarne. Per esempio, bisognerebbe essere in grado di dire se i quattro bambini muti sono i piú vecchi o i piú giovani. Si dovrebbe anche sapere esattamente se questa, diciamo, tendenza a procreare dei bambini muti si è manifestata solo dopo la nascita di quelli che parlano. La ragione di questo mutismo sarebbe di conseguenza posteriore alla nascita del quarto bambino. Bisognerebbe dunque cominciare a conoscere con precisione tutti questi elementi.

 

Per quanto riguarda l’altra domanda, essa rimanda a qualcosa che è in rapporto con tutte le affezioni che toccano la testa dell’uomo, oppure gli organi superiori del petto, come per esempio la bron­chite; ma penso anche a malattie come la difterite e poi all’influenza che sta imperversando in questo momento. Queste malattie concernono la parte superiore dell’uomo. Hanno una caratteristica molto precisa. È studiando la difterite che si arriva a conoscerle meglio, perché è proprio questa malattia che permette infatti d’imparare in merito quanto piú possibile.

 

Non vi dirò niente di nuovo dicendovi che coloro che seguono oggi la normale strada della medicina nei loro studi non sanno granché dell’influenza, ed è per questa ragione che i medici danno di essa una sintomatologia molto inesatta. Ogni volta che io stesso ho visto degli ammalati colpiti dal­l’influenza, ho sempre dovuto prendere in considerazione altri sintomi rispetto a quelli considerati dai medici, perché, in fin dei conti, l’influenza è un’affezione cerebrale molto precisa. L’influenza è in fin dei conti un’affezione cerebrale! Ci arriverò subito.

 

Difterite interno gola

 

In presenza della difterite, bisogna tenere particolarmente conto delle seguenti cose: quando si esamina un bambino con la difterite, ma vi ricor­do che anche gli adulti possono contrarla, vedrete in primo luogo delle pelli nella sua gola. Queste pelli, queste formazioni di pelli, fanno sí che quando si ha la difterite, normalmente si soffoca. La seconda cosa che ha importanza nella difterite è di notare che il cuore dell’ammalato è sempre piuttosto stanco. Il cuore rifiuta di funzionare bene. La terza considerazione da fare in un caso di difterite è che il paziente ha difficoltà a inghiottire anche quando le pelli non lo disturbano oltre misura. Ha come una specie di paralisi della gola. La sua gola è paralizzata. Il fatto che la sua gola sia paralizzata è indipendente dalla presenza di pelli.

 

Negli ammalati di difterite c’è infine un’ultima cosa del tutto simile a quella che si ha oggi negli influenzati: cominciano a essere strabici e a vedere doppio. Ecco come si manifesta la difterite. Questi sono i sintomi principali della difterite che si notano nella parte superiore del corpo.

 

Pelle

 

D’altra parte, nei difterici che ritrovano la salute – coloro che muoiono soffocati non permettono di fare questa osservazione – si incontra una specie di nefropatia. È una manifestazione che viene dopo le altre. In che cosa consiste l’affezione detta propriamente difterite? Si può comprendere la difterite solo se si sa che le funzioni vitali dell’uomo vanno in due sensi. Da una parte le funzioni vitali dell’uomo si esercitano a partire dalla pelle. La pelle è un organo estremamente importante. Le sue funzioni vitali vanno dalla pelle, dal suo ambiente, verso l’interno. Questo si può rappresentare cosí (vedi schizzo): qui avete la pelle, ve ne ho già parlato.

 

La pelle è in permanente contatto con l’aria esterna, con il mondo esterno. Questo causa una costante cheratinizzazione della pelle. Nell’uomo, questa è frenata perché la pelle si squama. Sapete che l’uomo si squama continuamente su tutto il corpo. Cambia costantemente il suo corpo fisico e questo a causa dell’apporto dall’esterno. Considerando questa cosa potrete immaginare l’enorme influenza che quello che si trova nell’aria può avere sul corpo vivente.

pesce

 

 Immaginate per un attimo che abbiate qui dell’acqua e che in questa acqua viva un essere. Se quest’essere vive completamente immerso nell’acqua, la sua pelle sarà molto molle. L’azione stessa dell’acqua sulla pelle la renderà molto molle. L’influenza del sole fa sí che la pelle molle sia tirata particolarmente verso l’avanti, facendo un pesce dell’essere che vive nell’acqua. Le mascelle del pesce sono appena visibili perché sono ben ricoperte di pelle.

Uccello

 

Immaginate adesso che l’essere viva nell’aria e non nell’acqua. Se l’essere vive nell’aria, allora non si può formare della pelle molle come nel pesce. Supponete che l’essere che vive nell’acqua non possa formarsi una pelle molle, in questo caso non potrebbe neppure avere delle mascelle all’in­terno; tutto quello che della mascella si trova all’interno sarebbe all’esterno, e allora sarebbe un uccello. Secondo l’elemento nel quale vive, il pesce ricopre le sue mascelle di una pelle molle. Trovandosi interamente all’esterno, la mascella ricoperta di corno (becco) dell’uccello deve la sua esistenza all’aria. Da questo vedete l’influenza che esercita l’esterno sugli es­seri viventi. Accade la stessa cosa all’uomo: altri organi ancora gli permettono di formare una pelle morbida, ma questa pelle si squama in permanenza, perché c’è un’attività che mira a eliminarla.

 

Oltre a quella che va dall’esterno verso l’interno, sappiate che questa funzione vitale va anche dal­l’interno verso l’esterno. Parte infatti dai reni, dall’interno verso l’esterno. Queste due attività devono essere presenti nell’uomo. Una si esercita costantemente a partire dalla pelle, un lavoro dall’esterno verso l’interno, l’altra a partire dai reni esercita un lavoro dall’interno verso l’esterno. Quanto al cuore, esso ha una posizione intermedia. È lui che sente se c’è troppa attività che viene dall’esterno o dal­l’interno. Se i reni cominciano e diventare troppo attivi, il cuore lo avverte. Se la pelle comincia ad avere un’attività troppo forte o troppo debole, il cuore lo sente.

 

difterite

 

E cosa succede quando si ha la difterite? Con la difterite la pelle comincia ad avere un’attività troppo debole. L’attività non è abbastanza forte, lo scambio con l’aria che si fa attraverso la pelle dell’uomo è insufficiente. Si tratta qui del fenomeno essenziale che s’incontra con questa malattia: lo scambio d’a­ria che c’è attraverso la pelle dell’uomo e anche attraverso le sue mucose nasali che sono anch’esse a contatto con il mondo esterno, è insufficiente. Dunque, l’attività del derma diminuisce. Questo perturba le radiazioni che vi ho disegnato. Il cuore lo sente. Il cuore sente che l’attività dei reni diventa dominante. Ma cosa fanno in realtà i reni? Il cuore è ormai incapace di controllare questa attività renale; l’attività renale si slancia verso l’alto. Ben prima che sopravvenga una nefrite, che i reni si irritino, l’attività renale si slancia verso l’alto. Ed è perché l’attività della pelle provocata dall’esterno non funziona, che all’interno si forma una pelle superflua. Ecco questa pelle che si forma all’interno. Dunque, è perché l’attività della pelle, di ciò che viene dall’esterno, non funziona, che una pelle superflua si forma all’interno. E si estende da ogni parte, perché l’attività renale è troppo forte

 

Ora, vedete, quando un uomo soffre di atrofia renale – ci sono in effetti esseri umani la cui attività renale è insufficiente e che provoca quindi un’atrofia renale – basta che lo tocchiate in questo punto della testa per constatare che qui essa si affloscia leggermente. Bisogna dire che c’è un rapporto fra i reni e questa parte della testa. Non appena l’attività dei reni non è corretta, la testa ha come una specie di fossa. Si può vedere in ogni persona che ha una malattia renale, che la testa ha qui un leggero avvallamento. Ora, quello che sta sotto questa parte del cranio è il nervo ottico. L’abbassamento in questa parte del cranio è accompagnato da una minore attività del nervo ottico. Nella comune atrofia dei reni, la persona inizia ad avere la vista offuscata. Se tuttavia non si verifica una contrazione, ma piuttosto un’infiammazione renale, l’attività dei reni arriva alla testa ed esercita un’influenza sui nervi ottici.

 

Cranio

 

I nervi ottici si presentano cosí: immaginate che io guardi tutto questo dall’alto e quindi la sommità del cranio (vedi schizzo). Ho dunque la testa qui, il volto in basso e qui gli occhi. I nervi ottici vanno verso la parte posteriore. Ma i due nervi ottici s’in­crociano in questo punto, per poi andare nella parte posteriore del cervello. L’incrocio si trova qui: i due nervi ottici s’incrociano dunque lí dentro. Ora, siccome vediamo con due occhi, bisogna che il nervo ottico funzioni bene per non vedere doppio. Ma dal momento che i nervi ottici incrociati non funzionano piú bene, vediamo doppio. Basta dunque che siano leggermente paralizzati e che non s’incrocino bene per farci vedere doppio.

 

Ubriaco

 

Sapete, proprio come fa colui che si dà facilmente all’alcol e che, rientrato a casa sua, vuol verificare se è ancora in uno stato normale oppure no: si stende sul letto e mette in fondo il suo cappello. Se ne vede solo uno, è ancora sobrio, se ne vede due, non lo è piú. È una cosa facile da fare. Ma, in breve, non è necessario abusare d’alcol, basta averne bevuto un po’ perché il nervo ottico si paralizzi, dato che il sangue scorre allora troppo velocemente: il risultato è che quando ha abbastanza alcool in sé, la persona vede doppio.

 

Questa attività renale agisce in maniera simile sui due nervi ottici, e se i due non interagiscono come si deve dove s’incrociano, la persona vedrà doppio. È il caso per la difterite. Da questo si vede che la difterite è causata dal fatto che l’attività della pelle non è in ordine. Pertanto, per curare nel modo migliore e giusto la difterite, in futuro si tratterà prima di tutto il paziente difterico con dei bagni, mettendolo immediatamente in bagni che stimolino fortemente l’attività della pelle. Questo farà cessare la formazione della membrana, questa formazione della pelle, e l’essere uma­no ritroverà un’attività cutanea regolare.

 

Il trattamento con l’acqua è efficace nella difterite, perché al corpo viene dato un forte impulso ad essere attivo, ma ha piú tardi conseguenze ed effetti sfavorevoli. In particolare, se trattate un bambino con l’acqua, egli avrà piú tardi un indurimento nella sua organizzazione organica. Il trattamento, nel caso della difterite, dovrebbe mirare ad essere sostituito gradualmente con la cura termale. Perché la difterite ha come causa un’errata attività cutanea. Si può dunque vedere come l’attività della pelle debba essere presa in considerazione in modo speciale.

 

Si può affermare che oggigiorno la difterite è piú frequente che una volta. Bisogna ben inteso considerarlo non in base a decenni ma a secoli. Ma da tutto quello che si può sapere dalle epoche passate – ci sono state naturalmente malattie molto peggiori e la gente è stata colpita dalla peste e dal colera – la difterite era piú rara. Questo è legato al fatto che lo stile di vita europeo si sta gradualmente orientando a non favorire piú in alcun modo l’attività della pelle. La gente che ne ha i mezzi fa certamente spesso il bagno, ma ciò che è importante è in cosa ci si bagna. A questo proposito, il fatto di vedere oggi molte piú persone calve di una volta dimostra che la civiltà non va nella giusta direzione. La crescita dei capelli è un’attività esterna. Proprio come le piante crescono sul terreno, la crescita dei capelli dipende dall’esterno. Si può dire veramente che oggi si presta troppa poca attenzione all’atti­vità della pelle. Non crediate che i bagni d’acqua fredda praticati attualmente dagli inglesi siano molto benefici. Quello che conta è in che cosa ci si bagna. E non è certo un bene quando gli esseri umani causano una forte attività della pelle per aver fatto troppi bagni. Infine, nel caso della difterite, bisogna prima di tutto provocare un’attività dermica appropriata.

 

Questo è a sua volta legato anche a ciò che influisce sulla prole. Immaginate un po’ che il padre o la madre abbiano una pelle non sufficientemente attiva, e che perciò non si squama sufficientemente. Supponiamo che la pelle del padre non si squami abbastanza. È una cosa difficile da notare, perché richiede un certo discernimento nel notare le particolarità umane. ll profano comune non può giudicare molto bene di quale tipo di pelle si tratti. Certe persone hanno una pelle molto piú dura di altre. Che questo sia difficile da giudicare si può capire, perché la pelle è trasparente. Una pelle che si squama ha differenti colori. Questo è dovuto al fatto che vediamo quelli che stanno sotto. In realtà, la nostra pelle è trasparente. Supponiamo che il padre sia un pachiderma, una specie d’ippopotamo, capite beninteso che si tratta di una maniera di sottolineare le cose. A causa di una pelle piú dura di quanto dovrebbe esserlo, l’attività propria alle ossa si trova allora a essere fortemente influenzata. Ma quello che recentemente vi ho detto, vi ha spiegato che dall’attività propria alle ossa dipende la formazione del sangue. La formazione di globuli bianchi è troppo debole quando un essere umano ha una pelle coriacea. Questo a sua volta agisce sullo sperma, e i figli saranno già dall’inizio troppo deboli. Nel caso in cui il padre sia “un ippopotamo”, si può dunque dire che secondo le circostanze il bambino nascerà rachitico, che sarà debole ed esposto quindi particolarmente alla tubercolosi. Ecco come le cose sono collegate. Quando il padre ha una pelle troppo molle, cosa che si può notare per il fatto che arrossisce facilmente quando ha paura o altro, quando dunque il padre ha la pelle troppo molle, le sue ossa diventano invece troppo dure. Ma questo ha pochi effetti nocivi. Quando invece è la madre ad avere una pelle troppo molle, quando la sua pelle varia fra l’arrossamento e il pallore, le sue ossa diventano troppo dure, la formazione dei globuli rossi avviene male e il bambino sarà predisposto ad avere molto presto tutta una serie di malattie, tipo reumatismi e malattie del metabolismo come il morbillo, la scarlattina ecc. È proprio cosí che le cose sono in rapporto fra loro.

 

Nervo ottico

 

Veniamo adesso all’influenza. L’influenza, vedete, parte in fondo da una vera malattia cerebrale. E nel suo caso l’organo che s’indebolisce – faccio adesso uno schizzo laterale con i nervi ottici qui (vedi schizzo) – si trova in prossimità del nervo ottico. La prima conseguenza è che esso esercita una influenza sul corpo intero, a causa dell’im­portanza che questa parte ha nel cervello. La tipica influenza, vedete, si svolge in maniera tale che nel corpo umano un organo si ammala conseguentemente a queste paralisi intracerebrali. Soprattutto, l’infezione va in primo luogo proprio qui, nel midollo spinale, il midollo spinale comincia dunque ad essere infettato. I nervi vanno da lí a tutte le membra. La persona ha dolore agli arti e cosí via.

 

Recentemente si è presentato un interessante caso d’influenza, che è stato ricco d’insegnamenti. Vi ricordo che il cervello non si compone solo di elementi solidi, ma che è immerso nel liquido cerebrale. Questo liquido è particolarmente abbondante proprio vicino all’organo che si è paralizzato in occasione dell’influenza. Il recente caso d’influenza è stato estremamente interessante, perché la persona colpita ha avuto successivamente una polmonite, una pleurite, una peritonite, tutta una serie di malattie con, ogni volta, un abbassamento della febbre dopo una temperatura molto alta. Nel caso della polmonite, della pleurite e della peritonite, l’ammalato aveva dunque avuto una specie di paralisi generalizzata delle funzioni vitali. È stato un caso di influenza che è andato in modo alquanto diverso rispetto ai soliti casi di influenza. Quale ne era il motivo? Vedete, era estremamente difficile studiare come era la situazione se si applicavano gli abituali metodi medici. È stato dunque possibile far raccontare a questa persona, che aveva circa diciassette anni e che ha ritrovato la salute, come erano state le sue funzioni psichiche durante questo periodo. E una volta che si è sentito meglio, si è potuta constatare una cosa del tutto curiosa. Nella stanza dove si trovava a letto, le persone, i parenti, i medici parlavano di ogni sorta di cose pensando che potevano farlo, perché questa persona di diciassette anni era sempre nel delirio dovuto all’alta febbre. Effettivamente, durante i deliri, non comprendeva nulla. Ma appena si è sentito meglio, ha potuto raccontare tutto quello che era stato detto nella sua camera. Lo sapeva e poteva raccontarlo. Ecco una cosa da tener presente per fare la diagnosi. La comprensione non c’era mentre aveva quella forte influenza che aveva portato a tutti i possibili tipi di malattie, ma era rimasto nella memoria. Molte cose che non si colgono al momento, restano nella memoria.

 

In realtà, questo ci mostra che la paralisi colpiva il liquido cerebrale e non le parti solide del cervello. L’intero corpo era stato perciò ancor piú influenzato. Perché se il solido è paralizzato, allora i suoi effetti causano ulteriori fenomeni sul midollo spinale. Ma l’acqua scorre continuamente su e giú attraverso il canale cerebro-spinale, qui e qui, in modo che quando l’acqua qui è malata, sarà malata anche qui. Essa va ovunque in tutte le membra attraverso la spina dorsale. Questo provoca progressivamente un’infiammazione generale. Ma grazie a questo, cioè al fatto che era l’acqua, il liquido cerebrospinale, ad essere infiammato e non i costituenti solidi, c’era anche piú potere per contrastare, guarire – in questo caso è stato quasi un miracolo – e la persona è stata in grado di guarire anche se aveva avuto tutti i tipi di malattie una dopo l’altra.

 

Vedete, con una tale malattia – certo si deve anche aiutare il corpo con questo o quel rimedio – ma la cosa essenziale è soprattutto di lasciare il corpo nel giusto riposo, di tenerlo a letto, di stare attenti che la stanza abbia sempre un calore uniforme nel modo giusto, cosí anche la luce e cosí via, perché il riposo non è determinato solo dal fatto che sono disteso, perché se ora ho caldo e subito dopo ho freddo questo può rendermi irrequieto. Ma se si lascia il corpo interamente a se stesso, con calore costante e luce tenue, allora esso può far fronte anche ai peggiori attacchi come polmonite, pleurite, peritonite, uno dopo l’altro. L’essere umano può sopportarli. In modo da poter affermare che con le peggiori malattie, che hanno qualcosa di simile a quello che ho appena descritto, in realtà è piú importante prendersi cura dell’ammalato in modo adeguato che le terapie. Una cura appropriata ha un valore molto grande.

 

Salute e malattia

 

Si può vedere il valore di una cura adeguata da quanto segue: se c’è un’infiammazione o una ferita ad un arto, la cosa migliore da fare è semplicemente legarlo in qualche modo, ma bisogna farlo bene. Lo si deve legare in un certo modo. Legandolo, l’attività corporea piú sottile, l’attività eterica, si mette in moto e avviene la guarigione. Quindi quando una persona ha una ferita sulla parte anteriore della mano o del dito, se gli lego il braccio guarirà molto rapidamente. Bisogna dunque suscitare ovunque nel corpo le forze di auto-guarigione.

 

In presenza, per esempio, di un malato di difterite – senza generalizzare, perché si deve sempre tener conto della persona in questione – per guarirlo è dunque necessario avere il giusto discernimento per conoscere la sua natura; in presenza di un malato di difterite, secondo le circostanze, la cosa migliore da fare è di fargli fare un bagno al rosmarino in modo che possa inalare tale essenza. Se resta sufficientemente a lungo in quel bagno, e se ne fa diversi, stimola con questo la sua attività dermica. Ma bisogna che nell’acqua ci sia una quantità sufficientemente grande di rosmarino, affinché lui possa inalarlo durante tutta la durata del bagno; questo stimola allora l’attività della pelle e si riesce a guarire l’individuo senza ricorrere a medicine. Si tratta dunque di usare dei rimedi in modo da far appello in modo giusto alle forze del proprio corpo. Naturalmente, c’è sempre il fatto che se qualcosa non funziona, la gente pensa che sia un cattivo rimedio. Ma bisogna ricordare che con alcune persone non si può fare nulla, perché spesso il rimedio viene applicato in una fase in cui non si può fare di piú, oppure bisogna applicare il rimedio in modo cosí forte che diventa una cura da cavallo, e allora l’essere umano non lo tollera piú! Allora morirebbe a causa del rimedio.

 

Nel caso dell’influenza, è importante tenere a mente il fatto che l’influenza è in realtà in origine una malattia del cervello. Nel caso dell’influenza, avete certamente notato che il malato ha sempre una specie d’intontimento. Sonnecchia molto, perché il cervello è paralizzato nelle sue parti piú importanti, quelle nella zona sotto il nervo ottico. E ora potete anche capire che quando la paralisi è localizzata nelle parti superiori, allora anche la croce del nervo ottico è paralizzata, e la persona può vedere due volte. Quindi questo è ciò che dimostra che con l’influenza è abbastanza naturale per le persone sperimentare la visione doppia.

 

Questi fenomeni sono piú importanti di quello che si pensa. Avevo un amico che all’epoca aveva trent’anni, aveva dieci anni meno di me. Era strabico. Qui avete il caso inverso. Nel caso dell’in­fluenza o della difterite, l’essere umano strabuzza gli occhi perché c’è in lui qualcosa che non funziona bene. Quel mio amico era dunque strabico e questo non gli piaceva. Non tutti gli esseri umani sono completamente privi di vanità, vero? Nel suo corpo c’era già qualcosa che non funzionava bene nella co­ordinazione fra la parte destra e quella sinistra. E in questo stava il problema del suo strabismo, per questo era strabico e balbettava, era tutto dovuto a questo. Qualche volta riusciva benissimo a superare quegli inconvenienti. Ma ci sono spesso delle persone che non hanno molta compassione per coloro che sono strabici o che balbettano, e lo mettono sempre in evidenza. Un giorno, per esempio, qualcuno che non aveva molto tatto gli disse: «Signor Dottore, come funziona la sua balbuzie? Balbetta sempre o solo qualche volta?» E l’altro riuscí con pena a far uscire queste parole: «No-non se-sem-pre, sol-tatan-to-to qua-quando-do so-sono in pre-pre-sen-za-za di un uo-mo-mo che mi è anti-ti-pati-co-co!».

 

Strabismo

 

Ma vedete, la stessa persona era capace di leggere a voce alta dei lunghi poemi senza balbettare. Quando nell’intimo della sua anima si sentiva entusiasta, non balbettava. Ma non è della sua balbuzie che voglio parlare, l’ho menzionato perché è in rapporto con lo stra­bismo. Era dunque strabico, e anche un po’ vanitoso, e voleva sbarazzarsi del suo strabismo. Sapete che in questo caso, quando gli oc­chi sono convergenti, si fanno delle operazioni che consistono semplicemente nel sezionare un muscolo. L’operazione permette cosí di rimediare allo strabismo.

 

Ora devo precisare: dato che il suo strabismo era cosí profondo nel suo corpo che allo stesso tempo lo faceva anche balbettare, io ebbi una terribile paura quando decise di eliminare lo strabismo con una operazione. Perché mi dicevo: quando sopravviene una qualsiasi malattia cerebrale, lo strabismo colpisce l’essere umano accidentalmente; quando però qualcuno è da sempre strabico, come è il suo caso, il cervello si è adattato allo strabismo. Ma se adesso si seziona un muscolo intervenendo dal­l’esterno, quando il suo problema è cosí profondamente radicato da farlo anche balbettare, si rischia di produrre il contrario: volendo eliminare lo strabismo con una operazione, si provoca una malattia cerebrale. Se questa è accidentalmente da una parte la causa dello strabismo e si vuole rimediare a quest’ultimo con un’operazione, nel caso in cui il male è radicato cosí profondamente che la persona balbetta, si può causare una malattia cerebrale per il solo fatto di operare, perché si rischia di rovinare il punto dove i nervi ottici s’incrociano.

 

Benda nera

 

Ma niente poté far cambiar parere a quell’uomo. Si fece operare per eliminare lo strabismo. Se in quel momento si fosse espresso il parere che si temeva quell’operazione, tutti coloro che pretendevano essere dei buoni medici sarebbero immediatamente stati pronti a dire che era un’idiozia. Perché quando ci si immischia in qualche modo in qualcosa che non è nei loro libri, allora la gente dice che sei un idiota. Come potete immaginare, naturalmente ho anche cercato per un po’ di dissuaderlo. Ma non potevo dirgli chiaramente: se ti fai operare, potresti avere una malattia al cervello. Non lo avrebbe creduto visto che i medici gli avevano detto che si trattava di un’operazione molto facile. E perché sapeva che in realtà non ero certo soddisfatto della sua intenzione di fare l’operazione per lo strabismo, non mi ha detto nulla al riguardo. Un giorno venne a trovarmi con una benda nera sull’occhio e mi disse: «Guarda un po’, non è forse meglio adesso?». Ma io ero terrorizzato. E non passarono che due settimane prima che quell’uomo fosse colpito da una malattia al cervello. Il medico non fece evidentemente una diagnosi di malattia cerebrale, perché quale medico normale conosce queste correlazioni? Come si manifestò quella malattia del cervello? Le feci contenevano un po’ di sangue, perciò la malattia cerebrale aveva preso l’aspetto di una malattia intestinale. L’interessato ebbe dunque una malattia intestinale. Ma in realtà non fu nient’altro che una malattia cerebrale, perché l’intestino e il cervello, come vi ho già detto, vanno di pari passo.

 

Quando avvenne questa vicenda, sapendo che l’operazione per lo strabismo ne era la causa, non avevo piú speranza. Si cercò il medico piú stimato della città, che diagnosticò una febbre tifoidea. Cosa poteva dire d’altro? Che si trattava di tifo, con la presenza di sangue nelle feci che avevano la consistenza particolare di una zuppa di piselli… Quando c’è presenza di sangue nelle materie fecali e che queste hanno la stessa consistenza di una zuppa di piselli, questi sintomi sono come quelli della febbre tifoidea. Ma non lo era, si trattava invece di una malattia secondaria, di una malattia del cervello, che si era verificata come risultato del trattamento errato del suo strabismo.

 

In quel caso si era dunque trattato del caso contrario. L’interessato morí in breve tempo. Il medico che gli aveva diagnosticato il tifo lo aveva ricoverato nel suo ospedale. L’interessato morí. Quando andai all’ospedale, incontrai il direttore. Mi salutò nel modo abituale dicendomi: «Il professore ha diagnosticato un tifo. Quell’uomo deve quindi aver avuto il tifo! Sapete bene come sono i nostri superiori!». Ebbene, il personale fa parte di coloro che accordano ogni credibilità a quello che proclamano i grandi professori.

 

A volte c’è veramente di che arrabbiarsi per come l’organismo umano è trattato in maniera semplicistica. Perché se avessi detto al medico quello che ho detto a voi, cioè che nella persona in questione il tifo si era presentato come una malattia cerebrale mascherata, come risultato dell’operazione per lo strabismo, lo avrebbe considerato un’idiozia. I medici non possono crederci, perché non conoscono veramente i rapporti che esistono nel corpo umano. Conoscono solo dei rapporti teorici.

 

E poi accadono cose come quelle che vi descrivo ora in un aneddoto, un aneddoto in cui c’è un po’ di verità. Qualcuno viene portato in ospedale, il professore lo guarda, lo fa mettere in un certo reparto, dà ordini all’assistente su come deve trattarlo e dice: «Domani, quando tornerò, quell’uomo sarà morto». Poi, non chiede neppure piú di lui. Dopo alcuni giorni il professore dice: «C’è un qualcun altro nel numero 15, quello che c’era è morto».  «No – gli risponde l’assistente – sta meglio, è quasi guarito!». «Allora è lei che ha sbagliato la cura» risponde il professore.

 

Si tratta ben inteso di un aneddoto. Ma è cosí quando si sostituisce la teoria alla pratica reale. Pratica significa imparare a giudicare ogni singolo caso. E nel momento in cui si chiede che legame c’è tra il fatto di vedere doppio – che è sempre dovuto a una specie di strabismo – e l’influenza, bisogna considerare da cosa è provocata una diplopia nel caso dell’influenza, che è un tipo di malattia del cervello; bisogna però anche dire da cosa può essere causato lo strabismo nell’uomo e come si può inversamente arrivare a una malattia cerebrale quando il male è cosí profondo che non c’è corrispondenza fra il lato sinistro e il lato destro.

 

Tutti i processi nell’essere umano vanno dall’interno all’esterno e dall’esterno all’interno. Questo vale per gli esseri umani. Se l’essere umano diventa strabico per una causa interna e poi lo strabismo viene eliminato dall’esterno, può ammalarsi interiormente, perché nell’essere umano non si ha mai a che fare con una sola attività, ma con due attività che si incontrano nel cuore.

 

cuore centro dell'organismo

 

Il cuore ha una posizione intermedia. Il cuore è lí in mezzo. Pertanto, il cuore viene influenzato quando si vuole eliminare lo strabismo dall’esterno, ma anche quando qualcosa non va dal­l’interno il cuore ne risente. Il cuore non è una pompa, ma un apparato molto fine che percepisce effettivamente tutto ciò che non è corretto, che è sbagliato.

 

Supponiamo che mi entri dell’acqua nel ginocchio per una ferita esterna, o che abbia un edema per qualsiasi circostanza, perché bevo alcool, per i reumatismi. Sí, l’attività interna non è in ordine, quindi in quel punto subentra l’infiammazione. Allora quello che viene da dentro non funziona bene. E noterete perciò che in un caso del genere il cuore è sempre coinvolto, che il cuore non è in ordine. Cosí, dall’interno all’esterno e dall’esterno all’interno, l’atti­vità cardiaca può essere influenzata. E in tutte le malattie in cui questo è il caso, cioè che qualcosa non va bene dall’interno o dall’esterno, in tutte queste malattie, si potrà sempre vederlo manifestarsi nel cuore.

 

Ma si deve conoscere veramente la connessione tra ciò che è esterno e ciò che è interno, e quando una persona è strabica o balbetta cosa può succedere se semplicemente si elimina il difetto. Le operazioni di strabismo devono quindi sempre essere ben valutate per sapere se si è autorizzati ad eseguirle o meno. Questa è la cosa importante.

 

Continueremo questa discussione mercoledí prossimo.

 

 

Rudolf Steiner

 


 

Conferenza tenuta agli operai del Goetheanum a Dornach il 20 gennaio 1923. O.O. N° 348 – Traduzione di Angiola Lagarde.