Il potere della rivelazione

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Il potere della rivelazione

 

Chi si propone di seguire la Scienza dello Spirito, che è una Via difficile ma che può portare a grandi raggiungimenti, deve anche sapersi difendere dagli attacchi che inevitabilmente dovrà affrontare da parte degli Ostacolatori. Sia da Lucifero, che ci illude a volte di aver fatto eccellenti progressi e ci regala momenti di autocompiacimento, facendoci credere di aver raggiunto vette spirituali e di poter essere di fulgida guida ed esempio per altri che percorrono lo stesso cammino, sia da Arimane, che ci distrae dagli intenti che ci siamo dati, legandoci inavvertitamente ad un mondo di conformismo e di regole astratte cui attenerci.

 

Juan Ponce de León «La fonte della giovinezza»

Juan Ponce de León «La fonte della giovinezza»

 

Nostro compito è conseguire una indipendenza dai pensieri indotti, predeterminati, che ci rendono schiavi della memoria inferiore, per trovare il pensiero che è fonte di vita, quello che ci porta all’ètere della vita, il cui simbolo è l’albero sempre verde, chiamato “il legno di vita”, o anche “la fontana della giovinezza”. Fonte alla quale possiamo attingere solo quando facciamo risorgere il pensiero vivente, che vive nell’eterico.

 

È l’ètere cui si accede per attimi nell’intuizione, ma che poi subito si perde quando il pensiero si fissa nella logica astratta. Se questo ètere di vita entrasse nel nostro pensiero senza che fosse decisione dell’Io, diverremmo dei visionari inconsapevoli. Alcune esperienze artificiali, o medianiche, causate dallo spiritismo, o dagli stupefacenti, sono proprio questo: danno una visione del mondo eterico, ma si tratta dell’ètere inferiore, e provengono dal corpo, senza che sia l’Io a fare l’esperienza.

 

Il movimento da compiere è il contrario, per ritrovare la scaturigine segreta del pensiero. Quando cerchiamo di raggiungerla, per mezzo dell’esercizio della concentrazione o della meditazione, troviamo però un essere che sta lí pronto ad attenderci, per ostacolarci.

 

L’importante è insistere ugualmente nella decisione di compiere l’esperienza, di trovare la fonte originaria del pensiero. Per questo occorre esercitarci quotidianamente con volontà, autonomia, chiarezza, capacità di ricominciare da capo, continuamente, per rivivere il movimento puro, come un artista che non è mai contento e butta via quanto non lo soddisfa, cercando ogni volta di fare qualcosa di migliore. Come Leonardo, che cercava di percepire il momento vivente, di cogliere il movimento.

 

Noi perdiamo di continuo il momento vivente, perché lo vogliamo fissare. Ma il pensiero fissato non fa che uccidere il pensiero vivente. Il pensiero prestabilito, organizzato, è quello di cui si nutre questa cultura. Quando cerchiamo di trovare la sorgente viva e perenne del pensiero, ecco arrivare l’ostacolo preparato da quell’essere che è lí ad attenderci al varco, sempre pronto ad impedirci di arrivare a congiungerci con l’intelligenza cosmica originaria: l’intelligenza che pensa il vivente, le forme viventi della natura, gli archetipi.

 

Tutto è costruito dall’intelligenza cosmica originaria. C’è però anche un’alta Entità che presiede a questa intelligenza, ma prima di incontrarla, dobbiamo superare l’incontro con l’essere della polarità opposta, che induce in noi ogni tipo di distrazione, persino con pensieri che ci sembrano geniali, e che crediamo nostri, ma che ci vengono suggeriti per interrompere il lavoro che stava per giungere al punto piú importante: il momento vivente.

 

È essenziale afferrare la differenza fra i due tipi di intelligenza: quella vivente e quella arimanica. Il carattere tipico dell’intelligenza arimanica è la forma perfetta della logica sufficiente a se stessa. Arimane si appropria del pensiero e lo pianifica. Se proseguiamo nel lavoro interiore, ci accorgeremo presto del fatto che questo Ostacolatore lavora incessantemente a bloccare la nostra possibilità di attingere alla fonte perenne del pensiero. Questa è la sua natura, fin dagli inizi dalla creazione. Suo compito è tagliarci fuori da tutto ciò che è spirituale. Egli nutre una indifferenza gelida verso tutto quanto è spirituale. Ha un’assoluta incapacità di relazione, perché questa richiederebbe calore. La forza di Arimane è la freddezza e l’aridità. Egli è correlato a tutto ciò che, pur essendo morto, finge una vita mediante una relazione astratta. L’impulso di Arimane è che l’intelligenza sia rivolta solo a quanto è chiuso nei limiti della materia, e a farci sentire questa intelligenza materialistica come l’unica giusta e possibile. Ma in realtà essa è di Arimane, il quale è in grado di influire sul mentale umano mediante schemi predisposti, entro i quali si muovono coloro che credono di seguire il proprio pensiero, mentre sono ingabbiati in circuiti di pensieri prefissati.

 

Nella nostra storia millenaria abbiamo seguito un percorso di autonomia che ci ha permesso di staccarci dal pensiero cosmico, divenendone indipendenti. Questo è stato concesso dalle Gerarchie perché fossimo liberi, perché avessimo la possibilità di una scelta autonoma, dimenticando il divino e scendendo nella materialità. In tale pensiero staccato dal divino c’è però la possibilità di controllare il movimento che permette di penetrare il mondo della materia, di risalirlo e di trovare la fonte da cui origina.

 

Liane Collot d’Herbois «Arcangelo Michele»

Liane Collot d’Herbois «Arcangelo Michele»

 

L’alta Entità che vuole farci ritrovare la corrente del pensiero vivente è l’Arcangelo Michele. Egli è lí ad attendere che ritroviamo il pensiero nella sua intatta potenza, mentre l’impulso di Arimane ci porta incontro un pensiero devitalizzato, la cui parte vitale ci viene data attraverso l’istinto, che nutre il mondo inferiore dell’uomo.

 

Michele vuole farci ritrovare il pensiero originario, e in questo vuole aiutarci, mentre Arimane vuole possederci. Se veniamo posseduti da Arimane, non usciamo piú dalla cerebralità: tutto diviene astratto, e sotto quella astrazione non c’è che il caos. Coloro che sono posseduti da Arimane, ed oggi ve n’è una indicibile molteplicità tutt’intorno a noi, ripetono quanto viene instillato nelle loro menti senza la partecipazione creativa della propria individualità.

 

Se ci apriremo invece al pensare libero di Michele, potremo ritrovare il vero senso della vita, attraverso quella intelligenza il cui strumento eterico è il cuore.

 

E solo allora, attraverso l’intelligenza del cuore, potranno fluire in noi i pensieri che hanno il potere della rivelazione.

 

 

Marina Sagramora