“Sogno” del 5 Aprile 2021

L’incontro

“Sogno” del 5 Aprile 2021

Renzo con Pio Filippani Ronconi

Renzo con Pio Filippani Ronconi

 

E che m’importa d’essere vinto nello spazio

se sono destinato a vincere nel tempo.

 

Gabriele D’Annunzio

 

 

“Sogno” con il Professore Pio Filippani Ronconi. Ciò è quanto ho potuto scrivere. Mi rendo conto ora che questa è una pallida, miserevole, cosa a fronte della realtà che ho vissuto. Non solo, dietro c’è, per cosí dire, una quantità grandissima di cose per le quali non riesco a trovare un linguaggio, una forma. E ormai vanno svanendo…

 

Mi trovo in un ambiente tra cucina e studio. Sono presenti il Professore, seduto dietro una scrivania posta su una specie di pedana, sua moglie e Y che però è defilato e, per cosí dire “assente”.

 

Il Professore dice: «Sto rimediando alle mie intemperanze giovanili». Spiega poi che in vita conosceva perfettamente sedici lingue tra antiche e moderne mentre altre venti le conosceva abbastanza bene. «Mentre laggiú imparavo le lingue consultando il genio dei vari linguaggi, qui sono loro che mi vengono incontro e mi insegnano… Le cose si rovesciano: quanto prima ci interessava e si cercava fuori di noi, dopo sorge dentro di noi e si manifesta come emanato da noi». Si mette poi a mangiare una minestra che ha preparato personalmente. Si tratta di una minestra di verdure, e alla mia richiesta, dice che questa non ha alcun sapore ma fornisce energie preziose per la situazione, il livello, nel quale si trova.

 

La “comunicazione” piú importante riguarda però l’Antroposofia. Cerco di ridarne il contenuto ricostruendo le parole del Professore:

 

«L’Antroposofia è l’astrale superiore di Rudolf Steiner. Egli s’è sacrificato per farne una entità autonoma che deve aiutare l’umanità. Il suo testamento vero è questo. Sennonché, non si trovava nessuno a Dornach che potesse capire questo fatto e quindi accogliere l’essere dell’Antroposofia. Cosí lo Steiner volle incontrare il dott. Colazza e gli disse che l’avrebbe indirizzata verso l’Italia, dove ci sarebbero state persone capaci di incontrare questo essere dell’Antroposofia. Da qui l’opera di Massimo Scaligero il quale ci donò la concentrazione. Questa deve condurre l’uomo a superare l’astrale inferiore. Il discepolo, mediante la concentrazione e la meditazione, può incontrare l’essere dell’Antroposofia. Questo è il vero Graal dei nostri tempi. Chi avvicina i contenuti dell’Antroposofia, ossia l’Opera del Dottore, mediante quanto ha sviluppato con la concentrazione, incontra la divina Sofia. È proprio questo quanto Massimo Scaligero indicava come Graal».

 

«La conoscenza procede all’inverso della concentrazione. È come se si dovesse partire da una sintesi e poi squadernarla in “dialessi”. Tu hai in un solo istante, per esempio come simbolo, un contenuto spirituale anche assai complesso, e devi riuscire a portarlo nel mondo dello spazio e del divenire. Questo contenuto diventa quindi un “discorso” che puoi fare a voce, rispondendo ad una domanda (la famosa domanda!) oppure – ma devono esserci certe condizioni e costa assai caro – scrivendo. Per questo è facile capire quale sacrificio abbiano fatto il Dottore e dopo di lui Massimo Scaligero…».

 

In seguito ho esposto al Professore la mia situazione personale, dicendo che avverto la presenza di un “Sé superiore” accanto o dietro l’apparire contingente di sé. Ho chiesto se questo sia dovuto al fatto che sono prossimo alla “Soglia” intesa come soglia della morte. Il professore risponde che non è cosí, che non sono vicino alla morte. Allora penso che quantomeno mi trovo nel corridoio che vi conduce; il Professore sorride e dice che può essere cosí. Poi scende dalla “cattedra” e mi abbraccia, gli dico che avrei voluto che Y fosse presente. Il Professore, al nome di Y, si illumina e mi raccomanda di salutarlo a nome suo. Quanto alla situazione attuale assai difficile, il Professore afferma che: “Abbiamo già vinto” ma nemmeno i discepoli piú preparati se ne accorgono perché la realtà vera si svolge al di là del divenire [si tenga presente quanto dice lo Steiner ne L’iniziazione a proposito del seme: «Nel seme già riposa, nascostamente – come forza dell’intera pianta – ciò che piú tardi crescerà da esso». Qui la cosa è analoga: la vittoria c’è già, ma deve ancora manifestarsi nel divenire].

 

 

Renzo Arcon