Paolo Cociani

In memoria

Paolo Cociani

Paolo Cociani 2

 

Note biografiche: Paolo Cociani si è diplomato alla “Scuola d’Attore” di Anna Gruber a Trieste e ha debuttato subito dopo in “La mamma com’è” di Enzo Siciliano, con la regia di Anna Gruber. Sono seguiti “Il dottor Taranne” di Adamov e la storia de “Il Gatto Tulipano” per la TV dei ragazzi. Ha lavorato poi con Henry Pollok in “Giacomo di Trieste” e in “Povera Italia” di Garinei e Giovannini, con Gino Bramieri. Ha vestito i panni di James Joyce in “Biografia di uno scrittore” per la serie Tv “I protagonisti”. Ha interpretato Occhi Neri in “Sorveglianza speciale” di Jean Iana, ancora per la regia di Anna Gruber, ed è tornato quindi alla rivista con “Hai visto mai?” di Amurri e Verde, nuovamente accanto a Gino Bramieri. Ha diretto in seguito “Nascita”, di anonimo, per la compagnia “Il Tempietto”. Ha fondato a Roma la compagnia di prosa “Arcobaleno”, per la quale ha scritto, diretto e interpretato una quantità di commedie, tra le quali: “Il paese dei sette colori”, “Il mistero degli scrigni dorati”, “La pietra incantata”, “La rocca di Kranet”, “E se fosse cosí? Ovvero la storia di Tobia Margò”, “Via Erzebil”, “Storia di una profezia”, “Mille e non piú mille”, “Una domenica al mare”, “Il Barone di Valois”, “Pathos, edizioni Il Manichino”, “Metamorfosi”, “Via Maestra”, “L’Affogafono”, “Centaurus”, “La folla”, “Il cliché”, “Il Residence”, “Il testimone”, “A noi la parola”, “La bottega dei miracoli”.

 


 

Paolo Cociani 5

 

Ho conosciuto Paolo giovanissimo, non credo avessi piú di dodici o tredici anni. Mi ricordo di quest’uomo sempre sicuro di se stesso, simpatico ed affabile, che mi fu presentato come “attore” di teatro. Era una presenza non direttamente frequentata, che vedevo alle riunioni di Massimo Scaligero.

 

Lo avevo ritrovato alle riunioni di Leopoldo Ceracchini, e mi aveva sempre colpito quella sua forza interiore indomabile. Non sedeva mai co­modo, non appoggiava mai la schie­na allo schienale, e se poteva si sedeva per meditare sugli sgabelli. Una cosa che ho sempre ammirato di lui.

 

Mi ricordo ancora la nascente compagnia “Arcobaleno”, le sue pri­missime commedie. Tutti si davano da fare, tutti partecipavano alle prove, anche chi come me non aveva alcun ruolo, ma era presente, tanto per stare assieme a tutti. In quelle occasioni lo avvicinai di piú, e mi ricordo, studente di fotografia, che cominciai a gironzolare con la mia prima macchinetta fotografica per realizzare un reportage in bianco e nero. Si respirava un’aria di complicità, tutti pronti a realizzare la grande rivoluzione del teatro, tutti si sentivano eroi, era bello quello stare assieme.

 

Paolo con Letizia Mazzucchelli Rubino

Paolo con Letizia Mazzucchelli Rubino

 

Mary e le altre donne del gruppo preparavano pentoloni di pasta al sugo che all’ora di pranzo veniva distribuita. Non esisteva neanche l’idea del bar con i tramezzini, era un’epoca molto semplice. A volo di ricordo, mi torna in mente Romolo Benvenuti con il martello in mano assieme a mio padre e a Fernando Turrini. E poi Massimo Marini e Francesca, mia sorella, che provavano la parte assieme agli altri attori. Mary e le altre donne con i quadri di euritmia. E Paolo coordinava tutto. Sicuramente con nervosismo e momenti di tensione, ma con tantissima cordialità.

 

A quei primi spettacoli parteciparono anche attori ed attrici del panorama ufficiale italiano: Elisabetta Carta, Gianfranco Degrassi, Ettore Guerrieri, il fratello di Mary, si scoprí bravissimo, e noi giovani lo guardavamo incantati. Il ruolo di capo comico, che Paolo svolgeva, era cosí ampio e profondo che il momento in cui entrava in palcoscenico era la parte finale e forse la pií piccola del suo impegno. Sicuramente ha insegnato a generazioni di amici a recitare, era una grande inestimabile scuola di teatro.

 

Ad ottobre iniziavano le prove, e fino a maggio due volte alla settimana, martedí e venerdí, si provava. Quelle prove erano scuola, come ritmi, come impegno. E solo ora ci possiamo rendere conto di come, solo cosí, tanti di noi siano riusciti a diventare quel tanto capaci da non fare figuracce in scena, me in prima persona, per quelle due o tre volte che ho recitato anche io con lui.

 

Passate quelle prime edizioni, il lavoro mi ha portato lontano. Però il destino mi ha fatto seguire per anni il teatro blasonato ed ufficiale. Ed allora ho capito l’immenso valore delle commedie di Paolo, a volte criticato proprio da chi di teatro non aveva esperienza.

 

Le euritmiste Mariavenere Guerrieri, Paola Sarto, Carla Russo e la piccola Alice Laura Pirolli

Le euritmiste Mariavenere Guerrieri, Paola Sarto, Carla Russo e la piccola Alice Laura Pirolli

 

L’unico qui in Italia che ha dato spazio all’euritmia, che ha diffuso messaggi che non sono fatti di sesso e violenza, come oggi accade ovunque. Con coraggio temerario ha portato sulla scena, per circa quarant’anni, trame per lo Spirito, il dramma del­l’anima moderna che cerca affrancamento dal materialismo.

 

Lo ha fatto spesso a teatro quasi vuoto, piú capito dalle persone comuni che dagli amici della Scienza dello Spirito; ma indomabile nel suo lavoro.

 

Paolo Cociani 7

 

Mi diceva spesso: «Anche se una sola persona si fa una domanda, allora lo Spirito ha trionfato». Un esempio nella mia vita. Mi ha insegnato anche un’altra cosa molto importante: il coraggio di andare in scena. Cioè di sapersi mettere in gioco con gli altri, pronti anche ad essere messi alla berlina. Perché senza questo coraggio non si impara mai. Accettandosi anche con i propri difetti. Il piú grande insegnamento che mi ha lasciato è stato: «Si va in scena con gli errori!». Intendendo la capacità di capire che non si può essere perfetti e occorre accettare gli errori per quello che sono, cioè inevitabili. Cercare invece di aggiustarli all’ultimo, significa crearne degli altri assolutamente imprevisti.

 

Paolo Cociani 3

 

Paolo era stato un bravissimo attore;, anche di un certo successo in Italia. Poi aveva mollato tutto per dedicarsi alla Scienza dello Spirito. Lí per me è iniziato il vero e grande Paolo Cociani. La persona che ho sempre ammirato. Iniziando veramente dal nulla, aveva creato una solida realtà imprenditoriale, e quando gliel’hanno portata via e distrutta, ha saputo da solo ricominciare da capo e vendere in tutto il mondo le sue lenti a contatto. Con indomabile volontà, pari solo alla sua umiltà e cordialità, ha sostenuto e finanziato le sue commedie portando in scena, senza mai cedere o stancarsi, i drammi dell’uomo moderno e i quadri di euritmia; anche quando gli “amici” stessi lo attaccavano per farlo smettere. Ogni due anni portava in scena una commedia nuova, che l’anno dopo replicava; per quarant’anni, senza mai una sosta.

 

Paolo Cociani 4

 

Solo le leggi del lockdown lo avevano fermato. Faceva tutto da solo, chiedendo aiuto agli attori solo per trasportare le scene a teatro. Lo vedevi con il martello, con il filo elettrico, sulle scale a montare, collegare. Poi scendeva, prendeva in mano il copione e recitava.

 

È stata una persona che per tutta la vita ha insegnato cosa significa lottare controcorrente. Un esempio, inimitabile purtroppo. Oggi vi posso dire che ha svolto un compito. Aveva una missione da compiere, troppo criptica da decifrare, ma evidente nel suo essere. Noi amici, per tutta la vita, lo abbiamo aiutato a svolgerla.

 

 

Massimo Danza