Per un principio di umanità

Critica sociale

Per un principio di umanità

 

Siamo convinti che un’autentica evoluzione potrà realizzarsi quando tutte le forme di sicurezza sociale saranno sottratte alla gestione del potere pubblico. Con questo non proponiamo certo di rinunciare alla cura della salute e a un trattamento pensionistico dignitoso. Lo Stato giuridico ha il compito di farsi garante del diritto alla vita di tutti, dalla infanzia alla vecchiaia, la solo la collaborazione continua con i settori spirituali ed economici può condurre a risultati pratici concreti.

 

Infatti, se si vuole curare efficacemente un diabetico, non sono sufficienti le sole leggi che stabiliscono un principio assistenziale per tutti. Sono necessari centri medici qualificati, i quali non possono che essere il frutto di un’attiva vita culturale universitaria, cosí come occorrono mezzi economici proporzionali allo scopo che ci si è prefisso. Il diritto all’assistenza potrà essere realizzato seriamente solo quando l’esperienza di chi opera nel campo sanitario potrà essere recepita direttamente dalle associazioni che dovranno studiare le forme di realizzazione pratica piú valide economicamente.

 

Ogni nazione potrà dare a questo problema soluzioni diverse, evitando però di impelagarsi in enti, con le relative strutture burocratiche e ambulatoriali zeppe di personale, i quali finiscono sempre per fagocitare denaro che potrebbe invece essere impiagato meglio, per esempio per realizzare una rete ospedaliera efficiente. Dovrebbe anche essere evidente che le troppe spese di mantenimento di un ente previdenziale sottraggono qualcosa al livello delle pensioni.

 

L’assunzione, da parte delle associazioni, delle responsabilità economiche dell’assistenza e della pensionabilità potrebbe andare anche a superare quella certa colorazione “assistenziale” a favore invece della realizzazione pratica e diretta di ben precisi princípi di giustizia. Vi è nel termine “assistenza” qualcosa che implica una concessione, l’ammissione in sostanza che vi saranno sempre delle classi che bisogna assistere, mentre il vero obiettivo sociale dovrebbe essere quello di porre ogni uomo in condizione di curarsi come vuole senza dover dipendere dagli umori politici o dai bilanci di un qualche ente. Per questo pensiamo che forse sarebbe piú giusto se nella retribuzione venisse compreso anche l’onere della incidenza media della morbilità piú lieve.

 

Pertanto ognuno si curerebbe come meglio crede e si eviterebbe il costo di enti, poliambulatori ecc., il quale rappresenta oggi una spesa che tende a dilatarsi abnormemente, mentre per le forme croniche, per le malattie piú gravi richiedenti l’ospedalizzazione, il valore positivo della reciprocità, insito nella mutualità, potrebbe offrire le soluzioni piú opportune.

 

Pensionato povero

 

Anche per i pensionati occorrerebbe partire da princípi di umanità. È inconcepibile che esistano ancora pensioni da fame per chi ha guadagnato poco, e quindi ha versato pochi contributi, e pensioni opulente per chi ha già avuto la fortuna di guadagnare molto. Ci sembra giusto che il diritto alla vita vada inteso anche come un dignitoso diritto alla vecchiaia. Il maggior peso finanziario che tutto ciò implica potrebbe essere sopportato meglio attenuando le differenze troppo clamorose e istruendo un sistema previdenziale molto dinamico.

 

È evidente che quanto andiamo esponendo comporta una evoluzione di tutto il sistema fiscale attuale. L’importante funzione giuridica dello Stato richiede da parte dei cittadini una certa quantità di denaro necessaria alle sue esigenze materiali e alle spese di mantenimento di un corpo di polizia e di un esercito. Un continuo incontro tra organizzazione giuridica e associazioni dovrebbe stabilire l’entità di un prelievo fiscale da dedicare a questo scopo. Tassazione che avrà però un peso limitato quando il potere pubblico avrà lasciato ogni attività educativa, avrà rinunciato a ogni impresa economica, non si occuperà piú di pensioni e di assistenza.

 

Fatta eccezione dunque per le spese dello Stato – da considerarsi come un qualsiasi altro servizio utile alla collettività – tutto il resto dovrebbe assumere le caratteristiche di un evento privato da affrontare fra operatori economici e fra produttori e consumatori. In sostanza la ricerca continua di soluzioni equilibrate per le esigenze spirituali ed educative, per la salute fisica, per la dignità di ogni uomo.

 

 

Argo Villella

 


 

Selezione da: A. Villella Una via sociale Società Editrice Il Falco, Milano 1978.