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Pubertà femminile precoce

Pubertà femminile precoce

 

Nel periodo della preadolescenza i giovani si con­frontano con il tema della sessualità: essa s’impone alla coscienza con il carico di domande legate a una cor­poreità in costante trasformazione.

 

La maturità sessuale, oggigiorno, è raggiunta media­mente attorno agli undici anni di età. I fattori sono di­versi e tutti al vaglio della comunità scientifica. Secon­do un recente articolo dell’Huffington Post «La pubertà nelle ragazze inizia sempre prima, anche a 6-7 anni, e nessuno sa perché».

 

Il problema riguarda il rapporto tra il raggiungimento di questa maturità sessuale ed una costituzione inte­riore capace di supportarla.

 

Pubertà maschile precoce

Pubertà maschile precoce

 

La maturità sessuale investe solo alcuni aspetti fisico-biologici della persona, mentre altri (la componente ani­mica) restano, per cosí dire, “indietro”, o meglio, non soggiacciono alla precocizzazione: che investe dunque esclusivamente la componente fisica. Il soggetto, quindi, non può dirsi maturo poiché la relazione tra la sua orga­nizzazione fisica e quella animica presenta una evidente disso­ciazione, laddove il mondo emotivo dovrebbe creare proprio quella nicchia in cui permettere alla sessualità di manifestarsi.

 

La separazione di questi due parametri della sessualità (fisico-biologico e animico-emotivo) non rappresenterebbe di per sé un problema se la stessa componente animica non venisse bombardata costantemente da immagini esteriori continuamente inneggianti ad una sessualità spoglia di amore, di tenerezza.

 

In questo modo la precocizzazione sessuale trova – nel portato delle immagini deteriori provenienti dai media e dai social – un veicolo adatto alla sua espressione.

 

 

Scrive Silvano Agosti:

 

La sessualità produce pornografia se separata dalla tenerezza e dall’amore.

La tenerezza produce ipocrisia se separata dalla sessualità e dall’amore.

L’amore produce misticismo se separato dalla sessualità e dalla tenerezza.

Questa nostra società si presenta, appunto, come pornografica, ipocrita e mistica.

 

 

Le domande sulla sensualità e sull’amore che urgono alla coscienza dei giovinetti già attorno ai dieci-undici anni sono solitamente sopraffatte dalle risposte, fatte di violenza e abusi, offerte dai media: è l’apparato dei social media, dei mezzi di comunicazione di massa, a diffondere ogni giorno immagini sature di pornografia, violenza e abuso spacciandole quale unica forma di incontro tra esseri umani.

 

Se la proposizione iniziale, denunciante una precocizzazione della sfera sessuale a scapito di una costituzione interiore non ancora matura per gestire tale precocità, è vera, allora dovremmo cercare di offrire ai ragazzini gli strumenti necessari per creare autonomamente quello spazio in grado di ospitare e contenere quella forza precocemente risvegliata all’interno del corpo.

 

William Dyce  «Paolo e Francesca»

William Dyce «Paolo e Francesca»

 

Una scuola potrebbe avviare un percorso artistico multidisciplinare riguardante il tema dell’amore. Non è necessario spiegare ai ragazzi cosa sono l’amore, l’affetto, i sentimenti: sarebbe opportuno lasciare che i ragazzini si relazionino fiduciosi con le immagini artistiche prodotte dall’umanità nel corso della sua storia e non con quello sterile didattismo che ha come solo compito quello di creare un’avversione precon­cetta verso ogni forma di sapere.

 

L’arte non ha bisogno di essere commentata: esse agisce sull’animo con la stessa potenza delle contro-immagini prodotte dalla deviante industria culturale.

 

Ed è proprio questo il punto. Se si riuscisse a collegare l’essere dei giovani con le sorgenti della bellezza (l’Arte) sarebbe lo stesso potere dell’arte a contrastare le controimmagini di cui tanto si parla.

 

Riuscire a ricavare due pomeriggi settimanali ad incontri, guidati da uno o piú insegnanti, in cui ogni ragazzo possa portare una propria composizione artistica da condividere con gli altri, in cui leggere le proprie poesie e le poesie dei grandi poeti, in cui invitare, magari, artisti già maturi e rimanere insieme per il semplice gusto di esserci… ecco: questa sarebbe la migliore forma di educazione alla relazione. Sono queste le immagini che educano il cuore ed è da queste immagini che il mondo dei sentimenti, il mondo interiore, organizza le “idee” per muovere il corpo fisico.

 

Musica Trap

 

Ho dovuto svolgere una piccola ricerca per capire cosa ci fosse dietro alla cosiddetta musica trap – i cui messaggi non mi hanno mai convinto – e, proprio qualche giorno fa, ho ascoltato il botta e risposta tra una giornalista ed un rapper molto famoso. La giornalista chiedeva al rapper se questa continua ostentazione della ricchezza, se il fatto di trattare le donne come un oggetto, se l’esaltazione delle droghe, non finisse poi per dare un messaggio sbagliato ai giovani. Il rapper rispondeva dicendo che il trap è un genere musicale che racconta cosa c’è “là fuori” e perciò se fuori c’è consumismo estremo e disgregazione dei valori il trap lo racconta.

 

Picasso  «Guernica»

Picasso «Guernica»

 

La capacità di fare arte è da sempre collegata alla capacità di aggiungere bellezza all’osservato, alla capacità di trasformare. Anche “Guernica” racconta una storia di guerra ma non inneggia alla guerra. Se l’arte consistesse nel raccontare la realtà cosí com’è, avremmo, al posto della Pastorale di Beethoven, solo muggiti di vacche e voci di campagnoli.

 

Vi è differenza tra una radiografia ed un dipinto.

 

Le immagini – siano esse legate all’arte che all’industria culturale – agiscono sempre sull’anima umana: risvegliando oppure ottundendo vari ambiti della coscienza.

 

Le immagini di cui hanno bisogno i ragazzi sono immagini di bellezza: La bellezza è la percezione stessa del mondo, sosteneva Platone. Invertendo i termini del pensiero platonico si potrebbe dire che quando non si percepisce il Bello non si è connessi con il mondo: ci si disconnette dall’essenza del mondo.

 

La domanda alla quale dovrebbe rispondere l’educatore non deve rivolgersi alla sessualità bensí, ancora una volta, alla sfera del sentimento, alla bellezza. Un sentimento capace di investire la coscienza del giovinetto nella sua totalità.

 

Bimba che gattona

 

I ragazzi non devono esser lasciati soli. Quando il piccino inizia a gattonare, la mamma non lo perde di vista neppure per un attimo. Allo stesso modo la richiesta di libertà e indipendenza dei ragazzi deve essere vagliata con scrupolo e attenzione da parte dei genitori. Non si possono dare consigli, poiché ogni ragazzo rappresenta un universo a sé, ma la­sciare i ragazzi a se stessi, produce di norma o un intristimento, o un isolamento, oppure l’aggregazione in gruppi e bande. Fenomeni polari ma riconducibili generalmente ad un tema comune.

 

Oggi amiamo concettualizzare ogni cosa separandola dalla sua matrice: allora dovremmo parlare di ragazzi emo, dark, hikikomori, di bulli e baby gang… Classificazioni del genere possono aiutare gli studiosi ad oggettivare le difficoltà dei ragazzi, ma non devono complicare ancora di piú la relazione con i giovani e con le loro difficoltà.

 

É importante proteggere i giovani dall’utilizzo autonomo dei social. I genitori, acquistando un cel­lulare, dovrebbero assumersi le responsabilità dell’affidamento al minore. Chi acquista uno smartphone deve conoscere ed assumersi le responsabilità legate ai rischi degli strumenti utilizzati.

 

Bambine con smartphone

 

Due coppie di coniugi hanno esposto denuncia presso la Corte Superiore della Contea di Los Angeles, contro un noto social network, per la morte delle due figliolette di otto e nove anni. Le due giovinette hanno preso parte a due sfide lanciate sul social. La piú grandicella è morta nel febbraio del 2021 con un col­lare attorno al collo, e la bambina di otto anni è morta anche lei, nel luglio 2021, con una corda attorno al collo.

 

Regalare uno smartphone ad un bimbo di otto anni è come affidare una tanica di candeggina ad uno di quattro anni. Verrebbe da chiedersi come mai le due bambine avessero ricevuto in dono due smartphone. Come è stato inoltre possibile per loro sviluppare una dipendenza, e dove, in definitiva, si trovavano i genitori mentre le figliolette passavano ore immerse nella Grande Rete.

 

 

Nicola Gelo (2. Fine)