La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaHo letto molti libri di Rudolf Steiner e vorrei capire meglio quello di cui Lui parla ma che non riesco a sperimentare personalmente. Come fare per avere accesso ai mondi superiori che Lui fa intravvedere ma che per me restano chiusi e misteriosi?

 

Sandro T.

 

 

Mi rendo conto che le domande rivolte all’Archetipo riguardano sempre piú la disciplina piuttosto che aspetti del sociale, e questo è un ottimo segno. Possiamo rispondere che Rudolf Steiner nei suoi libri e in molte sue conferenze ha parlato degli esercizi che ci permettono di avere accesso a quei mondi. Sono importanti per ottenere la purificazione del nostro pensare, del sentire e del volere, che sono normalmente sotto l’influenza degli Ostacolatori: di Arimane e di Lucifero. Arimane è l’essere che domina il terrestre, il sensibile, e vuole rendere vera per noi solo la visione sensibile, quantitativa: questo è il suo compito. Se riesce a realizzare tale compito, tutta la nostra vita interiore è compromessa, perché se l’unica realtà è quella che tocchiamo e misuriamo, verso quella è asservita l’intera vita della nostra anima. A quel punto interviene l’altro Ostacolatore, Lucifero, che si giova della corruzione avvenuta del nostro sentire e volere, e agisce nell’astrale per suggerirci il distacco dalla realtà, per entrare in mondi ultraterreni di cui però non possediamo il dominio e da cui siamo quindi dominati. Possiamo parlare nel primo caso di visione esclusivamente materialistica e nel secondo caso di visione esclusivamente spiritualistica. Siamo noi a dover agire, e nessuno deve agire per noi. Gli esercizi indicati da Rudolf Steiner, e che Massimo Scaligero ha ben spiegato in molte sue pubblicazioni, ci danno anzitutto modo di collegare il pensare con la volontà. Il pensiero impegnato nella vita di tutti i giorni è debole, perché in esso non agisce direttamente l’Io. Non c’è mai un pensiero che sia voluto in quanto pensiero. Oggi molti eseguono varie meditazioni, secondo il metodo taoista, o yoga, o zen, ma attraverso di esse non si ottiene una vera esperienza del pensiero, bensí la soggezione del pensiero a un oggetto spirituale precostituito. Al contrario, gli esercizi dati dal Maestro dei Nuovi Tempi sono adatti alla costituzione fisica e interiore dell’uomo di oggi. Oltre alla concentrazione – il primo e piú importante esercizio, che si effettua portando il pensiero con continuità e senza distrazioni su un oggetto reale, costruito dall’uomo attraverso la sua ideazione e poi la sua realizzazione – altrettanto importante fra gli esercizi proposti da Rudolf Steiner è quello che tende a farci esercitare la volontà. Noi ogni giorno compiamo una infinità di azioni, anche delle buone azioni, ma tutte obbediscono a qualcosa di predeterminato, o di necessario. Quando invece decidiamo una azione che non ha uno scopo preciso – ci prefiggiamo di compiere un gesto a un determinato orario, poi lo pensiamo nel periodo che precede quel momento, quindi lo eseguiamo – liberiamo le forze del volere, che sono legate a quelle extra-coscienti del sentire. Quando eseguiamo un gesto da noi stessi comandato ed eseguito senza una finalità, noi agiamo indirettamente sul sentimento, diamo un grande equilibrio al sentimento e lo riconduciamo nella sua sede, compiendo un atto di volontà. Dobbiamo comprendere il principio che noi non possiamo agire direttamente sul sentire finché il nostro pensare è vincolato alla cerebralità. Attraverso l’esercizio del pensare e quello della volontà possiamo cominciare ad agire indirettamente sul sentire. L’esercizio del volere è molto piú importante che compiere una buona azione: è la buona azione per eccellenza, è come coltivare il volere puro per giungere al sentire puro. L’importante è che l’atto di volontà non abbia per noi alcun interesse, ma sia “l’agire per l’agire”, non legato ad alcuno scopo preciso: questo ci permette di sviluppare delle forze al di fuori di ciò che siamo. Non dobbiamo pensare di poter diventare degli esseri perfetti, ma cerchiamo di far sí che le forze dell’anima comincino ad essere vita dell’Io. Il quale Io sta al centro, è il soggetto per cui tutto accade, e questo soggetto, che pur stando al centro del mondo non sa nulla di sé, può cominciare a vivere le forze del­l’anima. Tale possibilità è veramente una conquista delle forze interiori di pensare, sentire e volere, che si liberano dal dominio degli Ostacolatori. Con il tempo e l’insistenza, tale conquista ci concederà l’accesso ai mondi superiori che non saranno piú chiusi e misteriosi.

 




 

letterinaPossiamo immaginare, come seguaci dell’Antroposofia, una soluzione a quello che sta succedendo nel mondo in questo periodo? È giusto impegnarci mettendo in pratica quello che Rudolf Steiner ci ha insegnato? Io mi chiedo se si debba fare qualcosa o se non sia meglio lasciar fare al Karma, che sa bene come agire per punire o premiare, a seconda dei casi.

 

Leila d.B.

 

 

Se il discepolo della Scienza dello Spirito non compie un lavoro interiore ma si limita alle letture o ad ascoltare dei conferenzieri – che pure svolgono un grande compito, ma non sufficiente al pieno sviluppo dell’Io individuale – tutto ciò che di difficile o di errato accade al­l’esterno, nel quotidiano, in effetti viene affidato al karma, al quale si demanda il compito di raddrizzarlo. Ma noi sappiamo che oggi è necessario seguire la via della “volontà solare”, che è la via della libertà. Solo in quel caso viene compiuta una trasformazione, una metamorfosi della coscienza. Si può dire che solo allora l’uomo comincia a sostituirsi al karma. Questo va ben compreso, perché il non affrontare tale esperienza, che è l’esperienza dell’Io, può far confluire tutti i problemi dell’umanità in un unico problema karmico, generale per tutta la società umana, già visibile in ciò che sta accadendo intorno a noi: quanto andava conquistato attraverso la conoscenza, l’autocoscienza, viene raggiunto attraverso la sofferenza. La soluzione che va cercata, in una situazione come quella odierna, non si attua se non c’è la liberazione del pensiero, non può essere chiesta alle regole che già esistono, alla morale tradizionale. Mentre, quando avviene il collegamento del pensiero con la propria origine, allora le soluzioni arrivano dalle forze morali che già sono inscritte nell’umano. Il vero ostacolo è l’intelletto arimanizzato, che però è stato necessario all’uomo affinché non si perdesse in mistiche lontananze luciferiche. Nella Filosofia della Libertà è descritto lo sviluppo interiore dell’uomo di questo tempo, il quale, senza rinunciare al pensiero della scienza, compie un processo di conoscenza secondo la vita stessa del pensiero liberato dalla cerebralità: questo diventa esperienza allo stesso modo che per il mondo oggettivo è esperienza l’oggetto. Attraverso la liberazione del pensiero si ritrova il contatto con il mondo dell’anima, con il cuore, il quale finora è stato tagliato fuori dall’astratta cerebralità, per cui tutta la vita dell’anima ha subíto una continua deformazione del sentire e del volere. Il guasto del sentire deriva dall’intelletto imprigionato nell’àmbito arimanico. Per avere la coscienza fisica, il pensiero si riflette e trae il senso di sé dalla mediazione cerebrale. È una coscienza assai debole quella che fa credere che il pensiero parta dal cervello, come oggi è comunemente creduto. Non si suppone né si indaga il momento precerebrale, quello di cui Massimo Scaligero ci ha continuamente parlato, di cui ha ripetutamente scritto, quello che fu familiare a Hegel, il quale credette che gli altri lo sperimentassero anche loro come lui. Solo attingendo al pensiero originario si può entrare in una zona spirituale – il mondo dell’anima – e ci si accorge che ci era del tutto estranea prima. Questa è l’esperienza che deve compiere l’uomo. Solo attraverso di essa i problemi che attanagliano oggi piú che mai il singolo e l’intera società umana troveranno soluzione.