I movimenti stereotipati nel bambino

Pedagogia

I movimenti stereotipati nel bambino

Scrive una lettrice: Da qualche tempo noto in mio figlio piú piccolo (7 anni) dei comportamenti stereotipati. Il bambino quando è stanco si dondola oppure agita in un modo particolare le mani (come se si fosse bruciato) oppure strabuzza in un modo particolare gli occhi.

 

Le maestre hanno detto che anche loro riscontrano dei movimenti stereotipati che vengono ripetuti in classe e durante il gioco. Vorrei sapere se per voi è il caso di sospettare un disturbo dello spettro autistico.

 

 

Rosanna V.

 


 

Gentile Rosanna,

la consulenza di uno specialista non può venir sostituita dalla mia risposta. Le rispondo per caratteri generali poiché il tema potrebbe interessare anche altri lettori.

 

Stimming

 

Il comportamento autostimolatorio, o stimming, accompagna general­mente l’autismo ma non lo rivela. Questi movimenti stereotipati, o stereotipie, vengono osservati in concomitanza dell’autismo ma costituiscono un fenomeno a sé stante.

 

I movimenti stereotipati vengono classificati in primari quando non sono associati ad una condizione clinica e secondari quando invece si associano a condizioni genetiche, neurologiche, neuropsicologiche o a disturbi del neurosviluppo. L’osservazione di una stereotipia, per inciso, non è indice di una mani­festazione clinica.

 

Potremmo dire che i movimenti stereotipati primari vorrebbero, attraverso una ripetitività fisica, reintegrare un elemento ritmico – o una processualità ritmica – afferenti a vario titolo all’organizzazione corporea, laddove tali elementi venissero momentaneamente disgregati o perduti.

 

Questi comportamenti costituiscono il tentativo di operare una sorta di raccoglimento o ricon­giungimento quando eventi traumatici, stress eccessivi o semplice stanchezza vorrebbero invero farci andare in frantumi. Il comportamento stereotipato raccoglie questi ‘pezzi’ attraverso un elemento di ritmizzazione che ravviva una data processualità. Intendo dire che il movimento stereotipato – che è pure un movimento ritmico – rappresenta il tentativo di riportare all’interno del corpo un ritmo che è momentaneamente smarrito. La relazione col bambino può portarci a comprendere cosa vogliano esprimere questi comportamenti senza la necessità di interpretarli come espressioni di patologie.

 

Spesso mi capita di osservare questi comportamenti in condizione di stanchezza degli alunni soprattutto nelle classi prime. Sarebbe un bene se in tali casi l’insegnante di una scuola Waldorf meditasse sul­l’organizzazione della parte ritmica della giornata (e il contenuto di questa meditazione costituirebbe una trattazione a sé) o prevedesse uno speciale esercizio per l’alunno in questione.

 

Per le scuole tradizionali, dove si parla invece di pause attive, potrebbe risultare profittevole una pausa organizzata secondo l’utilizzo della body percussion oppure una pausa prevedente un piccolo canto. Sarebbe importante, proprio perché si lavora con l’elemento ritmico, che la pausa venisse programmata ad una certa ora e ripetuta per un certo tempo (una settimana, due settimane…). Lavorando in tal modo verrebbe sostenuta la sfera ritmica del bambino, mentre organizzando la pausa all’occorrenza – fermandosi cioè quando il bambino inizia ad attuare i suoi comportamenti stereotipati – andremmo ad acquietare momentaneamente l’espressione dei movimenti che verrebbero invero rafforzati.

 

Creare all’occorrenza piccoli rituali sensati (per l’addormentamento, per il risveglio, per il bagnetto…) aiuterebbe i bambini a non dover realizzare da soli quel surplus di forze ritmiche di cui in realtà non dispongono ma che tuttavia debbono evocare. 

 

 

Nicola Gelo