La Sofferenza Aurea

BioEtica

La sofferenza Aurea

Antico grammofono

Antico grammofono

 

Quando furono inventati i primi grammofoni, alcune persone ignare si chiedevano dove fossero nascosti i musicisti e cantanti. Oggi nessuno pensa che in una radio o in un telefonino che emette piacevoli note musicali sia contenuta un’orchestra o una band, eppure è convinzione diffusa che pensieri ed emozioni di un individuo siano racchiusi nel suo cervello e nell’apparato neurale.

 

Gli effetti del materialismo sono duri da sconfiggere, persino in coloro che si professano dediti alla spiritualità. La nostra mente, il cuore, i nervi, la carne e il sangue, in cui scorrono pensieri, sentimenti, emozioni e pulsioni, sono strumenti che intercettato e trasmettono correnti collettive e universali molto piú grandi e potenti, filtri attraverso cui queste correnti diventano qualcosa di personale.

 

Noi non siamo soli però: abbiamo un Io individuale che resta uno sconosciuto per i piú e poi restiamo vittime di eggregore che riflettiamo come specchi, e risuonano dentro di noi.

 

La sofferenza in particolare, che sia fisica o morale, soprattutto quando colpisce noi stessi o qualcuno che amiamo, ci appare come qualcosa di intimo e strettamente personale, che gli altri non possono capire né condividere, se non con frasi di circostanza o espressioni di pietà, poco utili a lenire il dolore per una malattia, una disgrazia o un lutto.

 

Noi cristiani siamo consapevoli, ovviamente, che Gesú ha affrontato per noi indicibili sofferenze durante la sua Passione.

 

Anna Caterina Emmerich

Anna Caterina Emmerich

 

Anna Caterina Emmerich vide e descrisse tali sofferenze e arrivò a condividerle con il Salvatore, riportando ferite fisiche che corrispondevano ai segni del supplizio di Gesú.

 

La mistica tedesca vedeva questi suoi terribili patimenti come preziosi fiori del Paradiso che le venivano portati in dono, affinché il suo sacrificio potesse essere offerto in redenzione e sollievo di altre anime.

 

Ma la santità oggi è ben difficile da trovare, e non veniamo preparati a comprendere e accettare il male, il dolore, la sofferenza. In piú, il mondo occidentale materialista non ha idea di cosa sia la Legge del Karma. Quindi spesso ci ribelliamo di fronte a qualcosa che ci appare ingiusto e crudele.

 

Pochi giorni fa una tragedia terribile è avvenuta a pochi chilometri dalla mia casa: un ragazzo poco piú che trentenne, in salute e senza gravi problemi familiari o personali, si è tolto la vita gettandosi da un altissimo viadotto della A24. Era un caro amico della mia vicina, nessuno riesce a capacitarsi di questo gesto drammatico. Il giovane faceva il volontario per la Croce blu, quindi era continuamente a contatto con il dolore, la sofferenza, la malattia terminale e la morte, anche di bambini. Chi ha un’anima sensibile e non viene preparato adeguatamente a capire e accettare l’esistenza di tutto questo dolore, può facilmente essere preso dalla disperazione e trascinato negli abissi.

 

In questo periodo anche diversi amici che seguono la Scienza dello Spirito, molti tra i lettori e sostenitori dell’Archetipo, stanno affrontando prove durissime, come lutti, malattie e difficoltà.

 

Kamaloka

Kamaloka

 

È naturale essere coinvolti e partecipare al dolore di questi amici, pregare per loro la Madre Divina e le Gerarchie affinché leniscano le loro sofferenze. Siamo qui incarnati e già questo fatto è un sacrificio e un dolore, perché siamo in esilio dalla nostra Patria Celeste che è la nostra vera casa, e per tornarvi dovremo attraversare la Purificazione del Kamaloka, ma la vita sulla Terra è la nostra occasione di evoluzione e di riscatto, e ci può offrire tanta gioia e incontri preziosi con anime affini e legate a noi da vite precedenti, e di questo dobbiamo essere profondamente grati. Anche delle prove difficili però dovremmo essere grati, nonostante questo non ci riesca quasi mai.

 

Eppure Rudolf Steiner ci spiega chiaramente quanto sia importante accogliere la sof­ferenza come qualcosa di prezioso e trasmutarla in sapienza per la vita futura e in aiuto per i nostri fratelli, grazie all’accettazione e al sacrificio volontario: «Molte persone disprezzano il dolore e la sofferenza, ma da un punto di vista piú elevato ciò èabbastanza ingiustificato, poiché se questi sono superati e la persona è pronta per una nuova incarnazione, sofferenza e dolore sono la fonte della saggezza, prudenza e comprensione nella visione del mondo. Perfino nella scrittura che proviene dal moderno punto di vista materialistico noi troviamo l’affermazione che esiste qualcosa come “il dolore cristallizzato” sul viso di ogni pensatore. Ciò che questo autore dalla mentalità materialistica dice qui è ciò che da tempo è noto all’occultista, che la piú grande saggezza del mondo viene conquistata dalla quieta sopportazione del dolore e della sofferenza: questo crea saggezza nella prossima incarnazione» (R. Steiner, La saggezza dei Rosacroce – O.O. N° 99).

 

Massimo Scaligero poi, che tante sofferenze e tormenti ha patito durante l’arco della sua vita, pur conservando un animo sempre gioioso e mai insensibile al dolore e alla difficoltà altrui, ha fatto tesoro dei suoi patimenti fisici e animici e ne è uscito ogni volta piú forte e potente.

 

 

La Madre Divina

La Madre Divina

 

Ecco cosa scrive a un suo discepolo: «O Potenza Divina, diversi legami mi costringono alla terra, pensieri molesti, sensazioni d’angoscia, stanchezza del corpo; ricordi strani; immagini moleste: il caotico giuoco della non chiara coscienza. Ora, per Tua virtú, io mi sciolgo, mi libero dall’orda dei pensieri, unifico la mia coscienza, mi distacco sottilmente dal caotico giuoco, mi divincolo, sguscio fuori dall’opaco intrico, mi elevo al di sopra di tutto, mi rivolgo alla Tua pura infinità e attingo alla sorgente della Tua beata serenità. Ecco dunque iniziarsi la pensante, senziente, nata di pace beata serenità. Amare questa immensa liberazione in cui lo spirito si ritrova e il cuore s’inebria trasumanando. O Madre, trasforma la mia sofferenza in estasi d’Amore. Prendi tutta la mia vita: io te la dono: voglio che tu la vivifichi, la ricrei, la purifichi.

 

Discendi nel profondo della mia sofferenza, là dove io sono legato e soffro oscuramente: penetra là dove il dolore s’annida torpidamente. Rinnòvami; ricostruiscimi. Penetra fortemente, irresistibilmente in me: io sento solo la gioia di offrirti il mio cuore e di consacrarti tutta la vita. Scendi in me, o Madre, a liberarmi. Dammi la gioia elettrizzante e il fuoco che purifica. Sia in me il Divino!».

 

L’assalto del dolore

L’assalto del dolore

 

Il Divino è in noi, e spesso il dolore ci aiuta a ricordarlo e a ritrovarlo. Naturalmente è giusto cercare la guarigione e la cessazione del proprio dolore e di quello dei nostri cari, e spesso, grazie all’aiuto del nostro angelo, del Mondo spirituale e anche per l’intervento dei Maestri che lavorano per il Bene a livello occulto, questa guarigione arriva, portando una nuova consapevolezza e nuove facoltà interiori.

 

Ma la vera guarigione è soprattutto una con­quista interiore individuale. Nessuno può guarire veramente se non è disposto a cambiare vita, mentalità e atteggiamento.

 

«Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare», cosí diceva Ippocrate di Coos.

 

Ciò che ci fa ammalare è dunque spesso quello che non riusciamo ad eliminare dalle nostre vite, che sia un’alimentazione errata, un modo distorto di seguire la Via Spirituale, la presunzione di essere arrivati a traguardi in realtà illusori, la vanità o la brama che non ammettiamo di avere, nemmeno con noi stessi.

 

Il corretto lavoro interiore, secondo gli insegnamenti aurei dei Maestri, l’accettazione gioiosa della nostra sofferenza fisica o delle prove difficili che ci si presentano, farà sí che il nostro Io, che è la nostra vera Guida, quasi mai conosciuta ed ascoltata, ci indichi la via per la guarigione, attraverso l’eliminazione di ciò che nella nostra esistenza non dovrebbe esserci, e che ci fa ammalare.

 

In questo modo, facendo un esempio, magari una mattina all’improvviso ci potremmo accorgere, tramite una luminosa intuizione, che un’alimentazione vegetariana, oltre che risparmiare sofferenze ai nostri fratelli animali, potrebbe essere la cura anche per le nostre di sofferenze.

 

Oppure, altro esempio, potremmo avere un’illuminazione, e capire che la nostra malattia dipende dal nostro atteggiamento nei confronti dei familiari, o dal nostro comportamento sul lavoro con dipendenti e colleghi.

 

I vari attaccamenti agli oggetti, al denaro, al prestigio sociale, ci potrebbero essere indicati dalla nostra voce interiore come zavorra da eliminare per tornare sani ed essere nel contempo piú liberi.

 

Donare il nostro tempo, le nostre risorse economiche e morali al nostro prossimo, potrebbe essere un balsamo per lenire il nostro male, e la nostra coscienza ci potrà indicare chi aiutare e in quale modo farlo correttamente.

 

Ecco che potremmo ottenere cosí molto piú che una semplice guarigione: superata la prova piú dura, il premio che ci aspetta è quello piú prezioso: ritrovare noi stessi e il nostro scopo, quello che ci ha portato qui sulla Terra.

 

Aiutati che il Ciel ti aiuta, recita la saggezza popolare. E infatti i Maestri, tra cui il primo è sempre il Christo, camminano tra noi, e guarire significa anche e soprattutto riuscire finalmente a vederli, a riconoscerli, ad offrire noi stessi completamente a loro, lasciando indietro la zavorra che non ci ha permesso di ottenere la vera salute del corpo e dell’anima.

 

 

Shanti Di Lieto Uchiyama