Una triplice responsabilità

Scienza dello Spirito

Una triplice responsabilità

 

In una conferenza berlinese del 14 Maggio 1912 (La missione della Terra, O.O. N° 133) Rudolf Steiner ci ricorda come l’uomo, grazie alla Scienza dello Spirito, possa indubbiamente elevarsi col pensiero al di sopra dell’ordinario mondo dei sensi, sottolineando contemporaneamente quanto risulti futile porre quesiti sulle cause prime o ultime, poiché tutto è in perenne evoluzione. Ci invita conseguentemente ad approfondire innanzitutto la finalità piú immediata, la missione della nostra dimora, la Terra, col preciso proposito di individuare cosa possiamo aggiungere come esseri terreni a quanto già realizzato nei tre precedenti stadi planetari.

 

Raffaello «La scuola d’Atene»

Raffaello «La scuola d’Atene»

 

Inizia a guidarci nell’arduo cimento sottolineando come nel periodo di cultura greco/latino, agli albori del pensiero umano collegato ad intelletto e ragione, i filosofi avessero ben intuito il ruolo fondamentale di un preciso sentimento: «Ogni filosofia nasce dalla meraviglia»; presagivano chiaramente come l’uomo incapace di meravigliarsi di fronte a quanto lo circonda, difficilmente arriverà a chiedersi il perché delle cose e del loro divenire.

 

Il Dottore ci disvela poi la genesi stessa del sentimento in oggetto. L’antico filosofo non di rado si ricordava di esperienze compiute nel mondo prenatale sino a dirsi: “Io vedo cose le quali nei loro effetti mi stupiscono soltanto, e sono diverse da tutto ciò che ho veduto prima; bisogna perciò spiegarle con forze che prima devo attingere dal mondo del sovrasensibile”. Intuiva cioè l’assenza di qualcosa non ritrovabile nel mondo sensibile: un “presagio” che si concretizzava appunto nel sentimento della meraviglia. Ci viene in proposito ricordato come sino all’avvento del materialismo la filosofia abbia sempre cercato un sovrasensibile al di là del sensibile.

 

R. Steiner individua poi nella compassione/simpatia un altro moto dell’anima in grado di propiziare una salutare apertura all’essere dell’altro: «Sappiamo che è un difetto morale, una mancanza morale dell’uomo, il non poter sviluppare simpatia…». Incapacità che non ci permette di sentire il dolore e la gioia dell’altro ma solo e sempre la nostra interiorità.

 

Anti-Sim patia

 

Infine un terzo elemento: la voce della coscienza. «Nella vita ordinaria l’uomo  …andrà dietro a ciò che gli è simpatico, e allontanerà da sé ciò che gli è antipatico. In tal modo egli farà molte cose per cui da se stesso poi si criticherà, quando  …la voce della sua coscienza verrà sopra di lui …per correggerlo. …E questo attesta che, con la “coscienza”, l’uomo possiede un altro mezzo per superare la sfera dei propri impulsi».

 

Erinni

Erinni: Furie vendicatrici in Eschilo poi “coscienza” in Euripide

 

In proposito il Dottore sottolinea come Eschilo introducesse nelle sue tragedie le Erinni, Furie Vendicatrici (esterne) che solo con Euripide diventeranno la voce della coscienza (interiore).

 

Dunque esistono nell’uomo tre sentimenti potenzial­mente in grado di trascendere l’egocentrismo ed il con­tingente: meraviglia, compassione/simpatia, coscienza.

 

Davvero mirabile il successivo rilievo: se un corpo di carne non ci separasse dal Mondo Spirituale, mancherebbe ogni stimolo alla meraviglia. «Proprio grazie al corpo sensibile l’uomo può stupirsi degli oggetti sensibili e cercare lo Spirito che è da aggiungersi a loro».

 

Ed inoltre: «Se ogni anima non stesse dentro al corpo fisico …che la separa dagli altri, non potremmo neppure sviluppare ciò che chiamiamo simpatia».

 

La compassione

La compassione

 

Se infine il corpo umano «non fosse  predisposto a cercare cose suscettibili di essere corrette da qualche cosa d’altro in lui, non potremmo sentire la coscienza. …Cosí l’uomo deve incarnarsi nel corpo fisico per poter vivere queste tre cose: la meraviglia, la compassione (simpatia) e la coscienza».

 

Fondamentale quanto segue: «Com’è infinitamente superficiale …per esempio, il dire: Perché l’uomo è dovuto discendere dal mondo divino-spirituale nel mondo fisico, dal momento che egli deve di nuovo evolversi verso lo Spirito? Perché non è potuto rimanere lassú? Non è potuto rimanere lassú perché soltanto …con la sua discesa nell’evoluzione terrestre fisica ha potuto accogliere in sé le tre forze».

 

La nostra attenzione viene poi indirizzata al massimo mistero universale: l’incarnazione del Cristo, iniziato «col battesimo nel Giordano, per poi compiersi nel Mistero del Golgota», con un arduo quesito: «Il Cristo …sarà accolto dagli uomini durante l’evoluzione terrestre. Ma come continuerà a vivere?».

 

Sublime la risposta: «Quando la Terra sarà pervenuta alla sua ultima meta, essa sarà divenuta un entità compiuta – come lo è l’entità umana – e corrisponderà all’entità del Cristo».

 

«Tutto ciò che di stupore o meraviglia per le cose si esplica nell’evoluzione umana iniziatasi col Mistero del Golgota contribuisce a formarne il corpo astrale».

 

«Tutto ciò che si insedia nelle anime umane come amore o compassione, forma il corpo eterico del Cristo».

 

«Ciò che come coscienza vive negli uomini …forma il corpo fisico …del Cristo».

 

«In tal modo soltanto acquista il suo vero senso un passo del Vangelo: Ciò che avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me!” (Matteo 25, 40)».

 

Quando gli uomini avranno finalmente redento il loro ego al termine dell’evoluzione terrestre, il triplice involucro del Cristo sarà dunque formato da tutta la meraviglia, compassione, coscienza maturate nelle anime umane dal Mistero del Golgota in poi.

 

Non v’è dubbio che verso il decisivo senso occulto di queste tre sfere animiche vivremmo in un’ignoranza davvero fatale senza la Rivelazione steineriana.

 

 

Francesco Leonetti