La regina Teoperga, una storia poco nota

Siti e miti

La regina Teoperga, una storia poco nota

Sant'Alberto da Prezzate

Sant’Alberto da Prezzate

 

Prima di iniziare la sua storia bisogna narrare della fondazione del Priorato di Sant’Egidio dove i fatti di lei si svolsero. Fu Alberto da Prezzate, una località vicina alla piú nota Pontida, a volerne la costruzione. Alberto nasce nel 1025 da nobile famiglia longobarda, il padre Ariprando apparteneva ad un casato di conti con vaste proprietà terriere e aveva una notevole rilevanza politica nelle istituzioni del tempo. I membri della famiglia appartenevano all’aristocrazia guerriera e facevano parte del seguito del­l’Imperatore stesso.

 

Alberto fu lui pure cavaliere e combattendo, ancor giovane, subí una grave ferita e in seguito a questo ebbe una chiamata ad abbandonare le armi e dedicarsi alla vita spirituale. Nel 1071, durante un pellegrinaggio verso Santiago di Compostela in cerca di ispirazione, ebbe modo di visitare lungo la strada numerosi monasteri cluniacensi, ammirandone lo stile di vita e la Regola che li guidava.

 

Abbazia di Sant'Egidio

Abbazia di Sant’Egidio

 

Al rientro in patria si dedicò completamente alla vita monastica, donando all’Abbazia di Cluny parte dei suoi latifondi presso Pontida e lí fondando, nel 1079, un monastero dedicato a San Giacomo. L’anno seguente, il 13 gennaio 1080, fondò poco distante, sul Monte Canto, l’Abbazia di Sant’Egidio, come Priorato sotto la Regola di Ugo da Cluny, nello stile architettonico delle abbazie cluniacensi. Di ciò vi è il documento di donazione conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi.

 

Il sacello di Teoperga

Il sacello di Teoperga

 

Dopo la sua morte, Alberto da Prezzate fu canonizzato, essendosi distinto come uno dei piú ferventi difensori, in Lombardia, della riforma cluniacense.

 

E qui inizia la storia di Teoperga della quale ancor oggi, all’esterno della navata destra dell’Abbazia, trova posto il monumento funebre, costituito da un sacello con ampia arcata e due basse colonne. Sul pulvino della colonna a sinistra è incisa la data 1479, che indica il trasporto della tomba dall’interno del tempio all’esterno. La pietra tombale mostra una figura femminile dai tratti fini ed eleganti scolpita in tutta l’altezza della persona, adagiata sopra un drappo, con le mani incrociate, la corona comitale in testa e il vestito coperto da un mantello, opera di scultura quattrocentesca.

 

La regina Teoperga

La regina Teoperga

 

La tradizione vuole che Teoperga fosse la sorella del donatore e fondatore di Sant’Egidio, l’Alberto di cui prima si è scritto. Collaborò con lui alla fondazione e si prodigò in opere di carità fino ad acquisire fama di santità, insieme al fratello, e conseguente culto locale. Ad avvalorare ciò una citazione di proveniente dal Priorato stesso dove si legge: «domine Sancte Topergie matris nostre et fondatrix monasteri».

 

 

Altri studiosi come Donato Calvi, letterato e storico bergamasco del ’600, avvalorano la tesi che si trattasse della regina Teutberga di Lotaringia, moglie del re Lotario II, lí ritiratasi e vissuta in odore di santità, questo nobilitandola maggiormente e aumentandone il culto e il mito. Ricerche storiche piú recenti sembrano escludere questa seconda versione, ma la leggenda tuttavia permane intatta.

 

Padre Davide Maria Turoldo

Padre Davide Maria Turoldo

O sensi miei

 

Termina qui il nostro viaggio in un luogo in cui ambiente e storia, a due passi da Bergamo, sanno dare ancora sensazioni di autentica pace interiore; pace che ricercò quassú per decenni David Maria Turoldo, monaco dei Servi di Maria, che fu a lungo rettore del Priorato di Sant’Egidio e qui si ispirò per la sua opera e le sue poesie, che rivelano spesso la sofferenza di un’anima che ha partecipato alla storia travagliata della Chiesa e della società del XX secolo.

 

 

Davide Testa


 

Absidi e torre dell’Abbazia di Sant’Egidio

Absidi e torre
dell’Abbazia di Sant’Egidio

Sulla torre

 

 

E quando verrà,

quando verrà

lasciatemi

in qualche parte:

forse sulla torre

perché abbia

l’illusione

di vedere ancora

questa luce

e queste vigne;

e udire

la mia gente

cantare

i salmi della sera.

 

David Maria Turoldo