“Terra moriens” a Brema

Poesia

Terra Moriens a Brema

Böttcherstraße

Böttcherstraße a Brema: La porta di San Michelele,
il carillon sul tetto e la fontana dei Sette Fannulloni

 

La chiesa posta sopra il gran canale

apre solo domenica mattina.

Un’allegra brigata di studenti

abborda il ferry per il tour del porto.

Sono d’un molto chic college francese,

celiano irriverenti, dissacrando

il vibrante silenzio del pontile

sul fiume germogliato di catrame.

Dite: si va a vedere “Terra moriens”?

La mostra è aperta ininterrottamente

al quarto piano, dopo una spirale

di scale modellate in legno antico.

Andiamo invece nella Böttcherstrasse,

dai Sette Fannulloni della fiaba

che di pigrizia fecero un’impresa.

L’hanno acconciati in guisa di fontana,

fan da pariglia a un aureo San Michele

che schiaccia il drago dalle fauci viola.

Ma se attendiamo con pazienza il tocco

‒ non perdiamo di vista gli orologi –

nella torre di Ruyssen, il mercante,

ruoterà il ciclo del progresso umano

scandito da un allegro carillon

fatto di non so quante campanelle.

La Terra è in agonia, già lo sappiamo,

schiumano i fiumi, sudano veleni

i grandi boschi per le piogge al cloro…

Occhio piuttosto a non mancare un giro

alla kermesse offerta sulla piazza

con frikadellen, cipolade e krauti,

vino del Reno, kellerine e canti.

Sorveglia questa fiera della gola

Rolando il paladino, che troneggia

tra gli ombrelloni variopinti e i banchi

di würstel, strudel, birra e limonaden.

E sul sagrato della cattedrale

gotico fiammeggiante, tempio austero,

una troupe TV monta un parterre

con microfoni, cavi e cineprese:

vogliono immortalare questa festa

di polli arrosto e file di salsicce,

purché dimentichiamo che là dietro,

oltre quel carillon puntuale e allegro,

varcato il fiume grasso di bitume,

hanno allestito un tetro funerale

alla Terra che muore, e intanto bevono

birra chiara a due euro e scura a quattro.

Ma al tocco delle tre, se stiamo all’erta,

potremo riascoltare il carillon

col naso in aria e un brezel nella mano.

 

 

Fulvio Di Lieto