Luce, Io, pensiero, farfalle

Scienza dello Spirito

Luce Io Pensiero Farfalle

Farfalle

 

In una conferenza tenuta a Dornach l’8 ottobre 1923 (vedi: L’Azione dello Spirito nella Natura, ed. Antroposofica, O.O. N° 351) Rudolf Steiner apre una curiosa finestra sul mondo dei lepidotteri, suggerendone lo studio addirittura come fonte d’ispirazione in campo aeronautico: «Quando d’estate passeggiamo immersi nella natura, vedendo bellissime, variopinte farfalle svolazzare dappertutto …se le ricerche …si occupassero soprattutto di questo volo, la navigazione aerea troverebbe la forma piú adatta».

 

Per inciso rileviamo come il suggerimento steineriano appaia oggi sostanziato da sorprendenti riscontri: sono state accuratamente studiate sei tecniche di volo di questi meravigliosi esseri; e, anche se potrebbe trattarsi solo di una mera coincidenza terminologica, nella letteratura specializzata appare un simulatore di volo per velivoli Boeing denominato “Cockpit Simulator Farfalle”.

 

Ma non sulle tematiche aeree il Dottore intende proseguire: «Voglio indicare oggi qualcosa sulle farfalle che non concerne l’aviazione. …La farfalla non è tale fin dall’inizio, ma si sviluppa, come sappiamo, in una maniera molto complicata»

 

Ci descrive poi con un delicato umorismo come dall’uovo deposto da una farfalla fuoriesca un bruco «strisciando …in modo talmente indolente che dall’esterno sembra un fannullone. All’interno però è tutt’altro …continua a tessere filamenti dal proprio corpo con i quali costruisce attorno a sé un involucro».

 

La pupa

 

Poi, come sappiamo, il bruco sparisce alla vista costruendosi intorno il menzionato rivestimento, la pupa, che trova il modo di appendere ad un albero e che, dopo un certo tempo, pratica un foro attraverso il quale esce la farfalla; la quale al momento  opportuno ricomincerà il ciclo deponendo a sua volta un uovo.

 

«Il bruco …è attratto voluttuosamente dalla luce solare, come l’insetto che si slancia nella fiamma della candela, solo che non riesce a raggiungere il sole …Che cosa fa allora? …Il bruco tende il filo diritto verso il raggio di luce, e quando di notte non c’è luce, lo riavvolge. …Cosí si forma l’involucro. …come il baco da seta, tesse la seta verso la luce». È dunque la luce solare che, intrappolata nella pupa, vi genera una farfalla che poi svolazzerà via libera.

 

Il Dottore ci conduce quindi ad approfondire due elementi fondamentali di tutto il processo.

 

Il primo, tornando sull’insetto che si precipita nella candela accesa: «…Non vuole morire, bensí riprodursi in altra forma …per mezzo della fiamma». L’intrepido animaletto non cerca dunque la morte: vuole mutare la propria natura grazie al fuoco. «Questa è la morte ovunque: …non è affatto ciò che annulla l’essere, ma è l’evento attraverso il quale, se giustamente predisposto, avviene solo una metamorfosi».

 

La luce del pensiero

La luce del pensiero

 

Magnifico esempio naturale della vera essenza della morte quale occasione di nuova vita, concezione polarmente opposta al senso di azzeramento totale che le attribuisce l’uomo contemporaneo.

 

Come non ricordare in proposito Goethe quando decanta ammirato la grandezza della Natura: «La vita è la sua piú bella scoperta, la morte il suo stratagemma per avere molta vita» (Frammento sulla natura).

 

Quanto al secondo elemento, R. Steiner evidenzia che: «Tutto ciò che si sviluppa in entità animali viene creato dalla luce. Anche l’essere umano …attra­verso i processi che avvengono nella fecondazione del­l’ovulo femminile, che ha il compito di proteggere la luce nell’interiorità umana con un involucro». 

 

Aggiunge poi che dal Sole, come pure nella luce imprigionata, si formano i colori, e non solo: «Si possono comprendere le farfalle solo considerandole creature della luce che le fa di infiniti colori. …La luce imprigionata ha sempre in sé forze spirituali, forze astrali, le quali creano la farfalla. Essa può volare nell’aria perché proviene per intero da forze astrali …e non sottostà piú alla gravità, che ha eliminato con una profonda trasformazione di sé. Possiamo dire: essa è maturata fino all’Io; quello nel quale vediamo volare la farfalla tutto intorno è un Io. Abbiamo il nostro Io in noi come uomini, la farfalla invece lo ha fuori di sé. L’Io in realtà è luce».

 

Farfalle dalla bocca

 

Il Dottore ci invita poi a riflettere su cosa significhi dire “Io” a noi stessi: «Ogni volta che lo si dice, nel nostro cervello splende una piccola fiamma che non può essere vista con occhi normali [è necessaria una visione chiaroveggente, N.d.R.]. È luce. Quando dico “io” a me stesso, chiamo la luce in me; la stessa luce che rende colorata la farfalla la chiamo in me dicendo Io».

 

Ma ancor piú sorprendente quello che segue, ulteriore riprova del fondamento comune che intercorre tra uomo e natura: «Se potessi irraggiare l’Io in tutto il mondo, sarebbe luce. …Se potessi espandere l’Io racchiuso nel mio corpo, potrei con la sua luce creare tante farfalle. L’Io umano ha il potere di creare farfalle, insetti e cosí via».

 

Addirittura ci viene spiegato come nell’antico ebraismo la parola Jahve, avente lo stesso significato di Io, poteva essere pronunciata solo da un sacerdote, che quando la declamava veramente dal profondo, «vedeva soprattutto immagini di farfalle svolazzanti. …Tutto questo non lo poteva divulgare agli altri …egli stesso aveva dovuto esservi preparato».

 

Quando dunque poeticamente si parla di Luce dell’Io, avvertendone sottilmente il potenziale dominio sulle Tenebre, si configura con straordinaria veridicità la sua vera essenza. Eccellente tema di meditazione.

 

Considerazioni che i nostri contemporanei non esiterebbero a giudicare folli in assenza di una congrua maturità antroposofica, come peraltro il Dottore già rilevava in occasione della menzionata conferenza: «Dicendo che l’Io è luce e che in modo diverso, quando viene imprigionata, la stessa luce può creare le farfalle, mentre in noi, che abbiamo un cervello predisposto a ciò, invece di farfalle crea pensieri, dicendo questo ancor oggi si verrebbe definiti pazzi! Eppure è la verità. …Am­mirando nell’aria la farfalla colorata agisce in noi la stessa cosa di quando ci sentiamo a posto con noi stessi e diciamo Io».

 

Laboratorio scientifico di Lipzia nel 1906

Laboratorio scientifico di Lipzia nel 1906

 

Non manca una severa censura ai metodi adottati nelle principali università dell’epoca, in quanto finalizzati sostanzialmente ad esperimenti di laboratorio, spesso con luce arti­ficiale; oggi indubbiamente arricchiti da nuo­ve possibilità di indagine sul campo grazie a tecnologie d’avanguardia che hanno aperto ignoti orizzonti propiziando nuove importanti conoscenze [incluse, forse, anche le sei men­zionate modalità di volo delle farfalle]; ma troppo spesso ancora ispirati da fondamenti rigidamente materialistici che, ove non si tratti di qualche isolato ricercatore “insoddisfatto”, sostanzialmente ignorano qualunque azione naturale non inquadrabile in leggi  fisico/chimiche: «Come si comporta in proposito il sapere ufficiale? Che cosa abbiamo fatto noi mentre ci rappresentavamo tutto questo? Abbiamo osservato il mondo! Che cosa fa la persona erudita? [preziosa ogni occasione per sottolineare ancora una volta la differenza tra erudizione e cultura: quasi sempre sterile accumulo nozionistico la prima; sagace ricerca dell’auto-coltura interiore mediante vera  conoscenza la seconda, N.d.R.].

 

Uovo farfalla

 

Immediata la descrizione del comportamento in oggetto: «In genere guarda poco la natura quando vuole studiare tali cose, e invece ordina a un ottico un microscopio raffinato. …In una stanza chiusa …lascia che la farfalla deponga l’uovo …ne fa sottili frammenti per scrutare quel che ha sezionato. …Pensiamo ad un corso universitario: il professore raduna quanti piú studenti gli è possibile nel suo laboratorio, lí fa osservare a turno quello che precedentemente ha sezionato. …Certo qualche volta porta i suoi allievi a fare delle escursioni, ma non dice molto …tutta la sua scienza si fonda su quel che può vedere sotto i suoi strumenti di ricerca. …Cosí si tralascia tutto ciò che agisce fuori nella luce, nell’aria, nell’acqua».

 

Concedendoci una meritata vacanza estiva, a passeggio nella natura, le parole di Rudolf Steiner ci daranno l’occasione di “meditare” sui poderosi nessi occulti che connettono il nostro Io agli animali ed al Mondo; osservando grati ed arricchiti il fluire generoso della Luce che: «contiene in sé Spirito che crea».

 

 

Francesco Leonetti