Liriche e arti figurative

Il vostro spazio

Liriche e arti figurative

 

Carmelo Nino Trovato «Fontana Occidentale»

Carmelo Nino Trovato
«Fontana Occidentale»

 




 

Tramonto

 

Cielo d’autunno,

che gloria

il tuo roseo chiarore

che accende

il rame delle foglie

ai piedi dei tigli!

È un manto prezioso

tessuto da fate

di bellezza sapienti.

Fin là,

dove l’erba risplende

sotto l’alloro,

i nespoli e l’abete

che verdi resteranno,

a ricordare che

la Terra è viva

pur nel suo sonno

che il sole nuovo attende.

 

 

Alda Gallerano

 




 

Tenda

 

Iside Sophia

 

Ho piantato una tenda

in San Lorenzo

di sogni e di notti infinite

sul sagrato roccioso l’ho piantata,

cosí pietra su pietra, forse,

è piú facile incontrare il cielo,

di certo gli uomini

che seduti su questi gradini

a flotte, a sciami sostano

per un breve riposo,

mai per restare

qui non si fanno nidi.

Di fronte alla facciata l’ho piantata,

parete che si può salire alle stelle

perché nuda.

Sopra un tappeto

di ruggine ardente

come la sabbia del deserto

sul suolo consacrato

per tutti l’ho piantata,

volendo di un altro volere.

E pensavo ai magi d’Oriente

a quella disciplina antica del fuoco

ai ripari notturni

del viaggio oltre il tempo

e al sonno dei pastori ispirati

dalla lontananze del firmamento

nel cerchio degli armenti

illuminati a giorno dagli Angeli.

E subito è piovuta

grandine inaudita

come sassi tuonanti sul mercato

sulle vie affollate

fermando tutto,

tutto imbiancando

forse, dico, per salutare

il candore del marmo

appena posato.

Avevo scavato un rifugio

dentro il blocco

per i giorni di tempesta

cercando una via

verso la luce dell’alba

verso il giardino

delle prossimità nascoste

dove appare Sophia Divina

seduta perfetta

che si rivolge a noi

cercatori in attesa,

una lanterna non basta

per ritrovare il Sole,

ben altro cuore che trabocca

ben altra donazione di sé

E mi sembra ora

di vedere laggiú

in fondo alla piazza

in mezzo a tanti bambini

Donatello, in altre vesti,

che sorride

testimone di bellezza.

 

 

Lirica e scultura di Enrico Savelli

 




 

UNA FABBRICA

 

Lanificio

 

Dai vetri rotti

delle finestre alte

di un lanificio

che non esiste piú,

esce ancora

il rumore dei telai,

lo schianto delle spole

veloci, che battevano

la punta sui battenti

con la mia mamma

che diceva:

metti la testa giú.

Io la mettevo

e vedevo

le gambe delle donne

le calze spesse,

alcune rotte,

le scarpe impolverate

di lanuggine

e i piedi stanchi per le ore

della vita che scorreva

nel rumore dei telai

nello schianto delle spole

che veloci tessevano

metri e metri di tessuto

che non esiste piú:

esistono i vetri rotti

delle finestre alte

di un edificio

di mattoni rossi

il tetto crollato

e tanti metri di vita

consumata in un rumore

che non si sente piú.

 

 

Luca Massaro

 




 

CI SARÀ

        

Giardino abbandonato

 

Un’altra distesa solitaria

di curiose emozioni

granulose e lievi

come sabbia fine

tra le pieghe

di ricordi.

 

Un rudere di roccia

sconnessa e grigiastra

che abbraccia tra macerie

un intrigo irrisolto

di pensieri.

 

Di là a venire

una freccia d’oriente

obliqua scagliata

tra bruschi corvini

con perfida cura

di sguardi.

 

E un passo poggiato

sulle nuvole dure arruffate

che sprofonda

di sera crudele

il tacco aguzzo

nel cuore.

 

La pagina bianca

su cui rigano frasi

sbilenche traboccanti

di amori feriti

e smarriti e dimentichi

d’anima.

 

Una regina in giardino

che inchioda la mossa del re

e l’alfiere piange lo scacco

nell’obliquo percorso

di vita.

 

Sapore fresco d’anèto

rovente di labbra

dischiuse che attingono

avide nella coppa

del falso motivo

di amore.

 

Ci sarà l’assenzio

e la sulla e la mirra

nel parco di fiori

il ricino amaro e l’incenso

che ancora santifica il gesto

dell’Umana Esistenza.

 

Marcello Sebastiani