La “non soluzione di ogni problema sociale”, tiè!

Inviato speciale

GWB@dailyhorrorchronicle.inf

Dabliu

 

Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via e-mail, procurata illegalmente, che il giovane diavolo Giunior W. Berlicche, inviato speciale per il «Daily Horror Chronicle» nel paludoso fronte terrestre, ha confidenzialmente indirizzato alla sua demoniaca collega Vermilingua, attualmente segretaria di redazione del prestigioso media deviato, all’indirizzo elettronico

 

Vermilingua@dailyhorrorchronicle.inf.

 

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Andrea di Furia

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Vedi “Premessa” 

 

www.larchetipo.com/2007/set07/premessa.pdf

 




 

La “non soluzione di ogni problema sociale”, tiè!

 

Carissima Vermilingua,

non è grave che tu ti sia perso l’ultimo rissa-party, è grave che ti sia perso il giro di cocktail con cui abbiamo festeggiato l’ennesimo successo di Ringhiotenebroso, grazie all’ultima versione di origami-fiore in cui ha trasformato il nostro ormai snodatissimo Farfarello.

 

Piaga colada

 

Il vincitore, da bravo ospite di caverna, ha poi offerto a tutti un giro gratuito della sua ultima crea­zione. Dal nome evocativo, piaga colada: un sapiente mix di rum bianco, succo d’ananas, latte di cocco astrale con retrogusto pestilenziale a sorpresa. Molto divertente, soprattutto se il gusto al­l’infuocata piattola astrale tocca a Sbranatutto e non a te.

 

Dato che avrai modo di ordinare una piaga colada durante la prossima pausa pranzo al bar sotto il Daily Horror Chronicle.inf passo a rispondere alla tua domanda che, riguardando la storia sociale delle nostre caramellate caviucce – tema notoriamente per te ostico e quasi sconosciuto – mi ha piacevolmente sorpreso: «La modalità con cui affrontano i problemi sociali che suscitiamo loro contro con professionale tigna, si è evoluta, tempo terrestre, negli ultimi secoli?».

 

Condivido il latente timore da parte tua, ma tranquilliz­zati: la modalità è sempre la stessa, non è cambiata! Sem­bra cambiata perché la loro tecnologia è, grazie alle ispi­razioni antisociali di noi Bramosi pastori della Furbonia Uni­versity, velocissimamente progredita. Ma l’utilizzo di uno strumento tecnologico avanzato, per quanto “stupefacente”, non cambia di una virgola la “modalità” con cui le nostre vittimucce aulenti affrontano i vari problemi sociali.

 

Tanto che il risultato dello stesso problema – ad esempio la Burocrazia affrontata con la medesima modalità da riflesso automatico “input-output” da parte di svariate generazioni di volenterosi – non cambia se affrontato nel XVII, nel XVIII, nel XIX, nel XX, nell’attuale XXI secolo e sperabilmente soprattutto nel futuro: si ottiene sempre, comunque e dovunque, la “non soluzione del problema”. Tiè!

 

Che si ripresenta sempre aggravato, acutizzato o cronicizzato, alle loro generazioni future.

 

Se tu guardi nel Grande libro della vita, in cui tutto è registrato e consultabile on demand, la Burocrazia (slap, slap) non ha fatto che aumentare di secolo in secolo, di decennio in decennio, di anno in anno.

 

E, affrontati con una mentalità logora di secoli solo tecnoscientificamente liftata, il risultato per tutti gli altri problemi sociali (lavoro, povertà, sopravvivenza, accesso ai saperi, democrazia, libertà personale, controllo sociale ecc.) è identico. Doppio-tiè!

 

La ragione di questa perenne “non soluzione di ogni problema sociale” è duplice: la cecità uni­direzionale del loro inadatto pensiero scientifico applicato al sociale e la legge sociale di Gravità che tale cecità consente di operare inosservata, come un automatismo incontrollato e, comunque, ulteriormente ostacolante.

 

Della seconda ti ragguaglierò altra volta, circa la prima ragione la identifico nel pensiero scientifico concettuale astratto con cui pensano tutto, fortunatamente tranne che il pensiero stesso. Ce lo pro­fetizzava il Nonno già in visita all’asilo nido infernale, all’epoca del Diluvio universale, rammenti?

 

Anima di gruppo

 

Nonno Berlicche: «Al momento i nostri col­leghi-avversari, i Malèfici custodi della Fana­tic University, provvedono a creare organismi sociali in cui l’interesse del singolo individuo cede a quello della comunità tribale cui appar­tengono. E fino al momento dell’autocoscienza individuale, secondo le efferate intenzioni del Nemico, il potenziale dell’anima di gruppo che si svilupperà farà comunque presa sul fonda­mento istintivo: che a sua volta farà suo l’ele­mento razionale nascente. In quel fatidico mo­mento dovremo essere pronti noi a intervenire a gamba tesa… per evitare che tali creature poggino sul mentale razionale e riescano a mandare in naftalina il potenziale animico de­gli “aggruppati”: quello che, indebitamente con­servato, permetterà a noi Bramosi pastori di sostituire i Malèfici custodi nel prosieguo della conduzione di un’evoluzione terrestre finalmente a noi favorevole: avversa al Nemico e, al contempo, ostile alla loro nascente autocoscienza indivi­viduale. In quel momento – grazie ai nostri previsti e predigeriti depistaggi tradizionali, confes­sionali, esoterici, psicoanalitici, filosofici e socioeconomici – la forma logica dovrà obbedire a una necessità fisica inavvertita, non razionale, che impedirà la soluzione di qualsiasi problema sociale e soprattutto che poggino sulla forza della loro nascente autocoscienza individuale per relazionarsi al loro destino».

 

Ti copincollo quest’altro indigesto frammento top secret, sottratto con destrezza agli archivi purpúrei della Furbonia, per una tua maggiore comprensione:

 

Agente del Nemico: «L’intellettuale contemporaneo, che oggi non riconosca come senso ultimo della propria funzione la relazione delle individualità libere, capaci di formare autentiche comunità; l’intellettuale asservito alla necessità dell’“anima di gruppo” si spiega con il fenomeno della razionalità istintuale, nella quale le leggi interiori della razionalità sono sovvertite, pur rivestendo la regolarità logica. In tal senso le dottrine sociali necessiterebbero essere radicalmente rivedute: per ora esse sono una risposta della ragione agli istinti, non alla richiesta della ragione riguardo alle esigenze sociali. Si verifichi un’ipotesi del genere: la Sociologia non nasce da un bisogno della ragione, bensí dalla necessità della psiche, del temperamento, del sentimento, in rapporto al presupposto sociale».

 

Fiamme dell’inferno, Vermiligua. Analisi perfetta: prima c’è il presupposto sociale – presupposto naturalmente dai nostri testimonial elitari registrati sul libro paga della Furbonia University, come ora la “crescita continua”, la necessità di un maggiore “controllo sociale”, la “salute pubblica” decisa dai produttori di vaccini, ecc. – cui reagisce automaticamente l’istinto… che scatena il sentire degli aggruppati… che attiva un pensare riflesso ipnotizzato… che riveste di razionalità logica l’irrazionale istintivo inosservato.

 

Per forza (slap, slap) che il risultato delle iniziative sociali è sempre un fallimento, un disastro annunciato. Purtroppo, ahinoi, vene dato anche un orientamento per superare il limite ipnotico-istintivo.

 

Agente del Nemico: «Al bisogno della ragione può rispondere solo la logica dello Spirito, indi­pendente da presupposti e di conseguenza dal proprio oggetto [anche sociale], e perciò capace di restituire all’oggetto la sua base extrasensibile. Oggi non v’è ricerca sociologica che presupponga una simile azione: la quale in sostanza non è presupposto, ma il moto originario della ricerca stessa. [Mentre vige al contrario] il meccanismo logico che istintivamente vede nella ragione umana indipendente il piú temibile avversario: l’avversario a cui non deve dare modo di esprimersi, a cui non deve dare quartiere».

 

ipnosi di massa

 

Per fortuna i nostri “aggruppati”, finché non cambiano mentalità, non possono essere convinti dalla logica dei fatti, in quanto la loro realtà è preventivamente interpretata e ad essa, reverenti ma non coscienti, volgono la loro adesione mi­stico-tribale anche in veste tecnoscientifica.

 

Caratteristica di questa ipnosi che predigerisce loro la realtà sociale concreta è l’unilateralità con cui osservano il loro organismo sociale: vedono solo la “funzione” economica (soddisfare i bisogni del Territorio-ambiente), politica (rendere coesa la Comunità) e culturale (educare la Persona) delle 3 dimensioni, ma sono ciechi come talpe astrali di fronte alla “relazione” reciproca strutturale tra le 3 dimensioni Economia, Politica, Cultura.

 

Vedono i semi, le piante sociali funzionali, ma non vedono il terreno relazionale su cui vengono innestate.

 

Picnic in discarica

 

È come seminare sterilmente sull’asfalto o fare un picnic “salutifero” in una discarica tossica di rifiuti sociali indifferenziati.

 

Relazione tra Economia, Politica e Cultura che può, ahinoi, essere TRIdimensionale siner­gica (ogni dimensione non invade e prevarica, ma rispetta la funzione specifica dell’altra), oppure BIdimensionale conflittuale (2 dimen­sioni lottano per il predominio) o, meglio an­cora, se UNIdimensionale parassitaria (la di­mensione dominante decide dell’operato del­le altre due secondo i propri specifici criteri, soffocandone la vitalità). Per questo ci raccomandava il Nonno di puntare in assoluto sulla perma­nenza del sistema UNIdimensionale parassitario, che il piú ostile alla libera espressione individuale, (indipendentemente se gassoso, li­quido o solido) e il piú favorevole ad una veloce regressione all’ani­ma di gruppo tribale.

 

Soggiogati

 

Nonno Berlicche: «Far vedere loro nel senso della mera funzione eco­nomica, politica, culturale il pro­blema sociale senza osservare la relazione reciproca sottostante tra le tre dimensioni è il nostro se­greto, per distogliere la loro at­tenzione pensante dalla causa pri­ma strutturale sociale che, se UNI­dimensionale parassitaria, condan­na alla “non soluzione” qualsiasi loro iniziativa. Afferrando noi Bra­mosi pastori le forze interiori nascenti della loro autocoscienza individuale, soggiogate dall’ideo­logia presupposta non osservata, e facendo leva su di un’abitudine passiva antica non piú adatta ai tempi, è facile che scambino per libera scelta quello che suggeriamo loro impadronendoci della direzione della loro vita attuale interiore. Facile per noi diventare quel trascendente potere di destino che li rende nostri automi, se non superano il limite dei presupposti sociali inconsapevolmente accettati per insufficiente autonomia spirituale individuale pensante».

 

E forse, Vermilingua, abbiamo esagerato nel seguire pedissequi il Nonno e il nostro segreto si è rivelato:

 

Agente del Nemico: «L’uomo continuando inconsciamente a subire le potenze che dal passato operano nella sua natura, tendendo ad afferrare le sue nuove forze interiori, protrae uno stato di dipendenza che un tempo fu regolare, oggi è la fonte dell’errore. …Ove egli non desti in sé l’unica attività che non subisce tale influenza, ossia il pensiero libero, o pensiero puro, non può sfuggire a ciò verso cui esse irresistibilmente tendono: fare di lui uno strumento rispondente ai loro impulsi: un automa intelligente, matematico, sociale, persino religioso, ma automa. Automa scientifico, automa spirituale, automa mistico: che di tutto abbia coscienza, fuorché della propria attività e della sorgente interiore da cui scaturisce».

 

Tuttavia non abbattiamoci, Vermilingua: sursum corna!

 

8 bis. Dabliu

 

Quello che tutti noi ex-colleghi del master in damnatio administration te­miamo – il cambio di mentalità, il passaggio dal pensiero riflesso al pensiero vivente, l’istituzione della relazione tridimensionale sinergica nell’organismo sociale (la Società umana calorica dei nuovi tempi: in cui ogni dimensione esercita in esclusiva la sua funzione sociale, senza interventi indebiti nella funzione specifica delle altre due) – rimarrà solo un sogno soffocato dalle nostre emergenze sociali continue.

 

Il tuo emergenzialissimo                                                        Giunior Dabliu