Steiner nella Terra di Mezzo

Attualità

Steiner nella Terra di Mezzo

Bandiera palestinese e ucraina

 

Non sarà sfuggito a piú di un osservatore che i due conflitti armati piú rilevanti (e rivelanti) in corso, si stiano combattendo nei pressi dello stesso meridiano terrestre. La guerra in Ucraina e quella fra Israeliani e Palestinesi sono in atto infatti sull’asse nord-sud che tocca il Mar Nero e il Mar Morto. Si tratta di due terre di confine: l’Ucraina è terra di mezzo, geograficamente e storicamente, fra la Mitteleuropa e il mondo slavo; l’antica provincia romana di Palestina lo è fra Europa (poiché lo stato di Israele ha radici e costumi europei) ed Asia. Al di là delle nostre personali vedute su queste guerre, delle prese di posizione ideologiche, piú o meno informate sulla storia dei popoli coinvolti e sulla reale situazione di quei luoghi, e soprattutto al di là del tifo da stadio sfoggiato sui social per l’una o l’altra fazione, è lo scontro, la frattura fra due mondi che deve farci meditare e preoccupare.

 

Missione delle terre di mezzo è infatti di esser ponte, sintesi, fra due diverse ma complementari visioni dell’esistenza, dello stare appunto al mondo. Che invece si verifichi il contrario, e con alto prezzo di vite umane e sofferenza, è certamente opera gradita alle potenze nemiche dell’evoluzione umana, che agiscono per mezzo di agenti terrestri ben inseriti nei governi mondiali palesi ed occulti.

 

Piú volte Rudolf Steiner si è soffermato sulla missione della civiltà europea, in particolare di quella centrale, nell’attuale quinta epoca di civiltà post-atlantica, come sintesi, cuore, parte mediana fra Oriente e Occidente.

 

Parlando a Lipsia nel marzo del 1915 (O.O. N° 159, Il mistero della morte), in “giorni carichi di destino”, ovvero mentre infuriava la Prima Guerra mondiale che danni significativi avrebbe causato a quella missione, rilevò appunto l’accerchiamento militare del centro-Europa come riflesso di quello spirituale. Lo fece anche per ricordare ai tedeschi quale fosse il loro compito.

 

Ad Occidente, nel mondo latino estesosi fino alle isole britanniche, era nato e si era poi sviluppato un cristianesimo dogmatico, diffuso da una Chiesa Cattolica erede politica dell’Impero Romano. Frutto di quel dogmatismo originario era stato il successivo pensiero scientifico razionale e sistematico, fino all’Illuminismo e all’odierna scienza materialista con le sue applicazioni tecnologiche. L’immagine dell’Occidente è dunque quella di uno scheletro cristallizzato, di una mineralizzazione animica. La tendenza occidentale (portata all’estremo nel continente americano) è quella di abbandonarsi agli impulsi materialistici di Arimane.

 

Nell’Oriente europeo il mondo slavo, attraverso la chiesa ortodossa, aveva invece espresso un cristianesimo piú mistico e sentimentale. Di conseguenza il pensiero logico e l’Illuminismo erano rimasti abbastanza estranei allo stare al mondo dei russi e degli slavi in generale. Vennero infatti importati forzatamente dallo zar Pietro il Grande e da Caterina II, poi dai bolscevichi marxisti. Nell’anima di popolo rimasero però abbastanza alieni, non scesero in profondità, come notò il filosofo Nikolaj Berdjaev. Infatti “l’uomo del sottosuolo” di Dostoevskij poteva affermare con vigore che secondo lui 2 piú 2 può fare 5. Il sentimento mistico, irrazionale, escatologico, apocalittico degli slavi è insomma manifestazione di impulsi luciferici che invitano alla fuga dalla materia, dalla vita incarnata con tutte le sue oggettività e responsabilità.

 

Il compito della Mitteleuropa dunque era e rimane quello di esprimere una sintesi superiore delle tendenze opposte d’Oriente e Occidente: un cristianesimo né dogmatico né vaporosamente mistico ma di impronta rosicruciana, una scienza fondata sulla “fantasia esatta” goethiana, un esistere umano vera­mente “nel mondo ma non del mondo”.

 

Il fallimento di questa missione centro-europea, o piú ottimisticamente un suo evidente ritardo, è dovuto a precisi fatti storici. Basti solo pensare a quanto il movimento nazionalsocialista abbia incarnato un vero e proprio doppelgänger, un doppio arimanico, di quello antroposofico; entrambi in effetti ebbero incubazione negli stessi luoghi – fra Vienna, Berlino e Monaco di Baviera – negli stessi anni e negli stessi ambienti teosofici.

 

Il secolo americano

 

Un sano rapporto fra il popolo germanico e quello russo, ovvero fra rappresentanti della quinta epoca di civiltà e quelli della prossima, di impronta slava, venne poi impedito, e lo è tuttora, da ideologie contrapposte, dall’estrema slavofobia di Hitler (culminata nell’Operazione Barbarossa), dalle manovre occulte di logge anglosassoni all’origine dell’Urss come del Terzo Reich (vedi la accurata ricostruzione dei fatti, anche finanziari, compiuta da Geminello Alvi ne Il secolo americano).

 

Sono questi i pensieri che dovrebbero aiutarci nella comprensione degli eventi storici dello scorso secolo e della nostra attualità, in particolare della guerra in Ucraina.

 

Non solo le parole di Steiner ci permettono di meditare sull’impor­tanza di una terra di mezzo e dello stare sul confine, ma la sua stessa vita. Per provvidenziale scelta prenatale, l’individualità che si manifestò come Rudolf Steiner a cavallo dei secoli XIX e XX si incarna proprio in Mitteleuropa, nel territorio dell’allora Impero Austriaco. Nel febbraio del 1861 il futuro rivelatore dell’Antroposofia nasce nell’odierna Croazia, allora Ungheria, da genitori originari dell’Austria meridionale. Al confine fra due mondi, fra due civiltà, compie le prime esperienze. Ricordiamo infatti di quando, trasferitasi la famiglia a Neudörfl, sempre in Ungheria, deve attraversare quotidianamente il confine con l’Austria per andare a scuola a Wieder-Neustadt, in treno all’andata e a piedi al ritorno.

 

Chi era Rudolf Steiner

 

La presenza del treno nella sua vita ci invita ad un’ulteriore riflessione. Il padre di Steiner era infatti ingegnere ferroviario e dunque l’infanzia e la giovinezza del figlio ebbero come costante ambiente quello della stazione ferroviaria. Rihouët Coroze nella sua accuratissima biografia, Qui était Rudolf Steiner?, fa notare che alla fine dell’800 una stazione ferroviaria era l’avamposto del progresso tecnologico, anche per l’uso del telegrafo che, aggiungiamo noi, è il vero progenitore di internet. Ed è nella sua autobiografia (La mia vita, O.O. N° 28) che lo stesso Steiner riporta sia il suo incanto al cospetto della natura che lo circondava, delle vette alpine e dei boschi silenziosi e misteriosi, ma anche il suo vivo interesse per il funzionamento del mulino e delle macchine con le quali lavorava il padre.

 

Anche in questo caso lo troviamo al confine, in una terra di mezzo fra natura e cultura, fra il rischio del rapimento luciferico da parte di un paesaggio fiabesco e quello arimanico della tecnica materialistica.

 

Steiner rappresentò la giusta equidistanza tra questi impulsi, come tra le tendenze animiche e spirituali d’Oriente e d’Occidente.

 

Meditare sul gruppo scultoreo da lui progettato e realizzato con la collaborazione di Edith Maryon del “Rappresentante dell’Umanità” fra Lucifero e Arimane, ci può dunque aiutare a coltivare ovunque la parte mediana, a comprendere gli eventi storici passati e presenti, a costruire il futuro.

 

 

Luca Negri