Popoli in contrasto

Etica

Popoli in contrasto

Simpatie e antipatie tra popoli

 

Bassorilievo

 

Negare l’esistenza di un’anima in un popolo è come negare l’esistenza di un’anima in un uomo. I popoli esistono come entità collettive. Come nelle singole individualità emergono sim­patie e antipatie, anche per i popoli avviene la medesima cosa. In un momento terribile in cui lo scontro tra popoli si manifesta, è bene cer­care di comprendere quanto influisca il sub­strato etnico sulla vita della civiltà umana.

 

Cerchiamo allora di avvicinarci all’idea di popolo rinunciando alle nostre preferenze, alle nostre “naturali” simpatie e antipatie. Andando alla Storia vediamo, ad esempio, quanto gli antichi Romani, come del resto i Greci, avversassero i barbari che vivevano oltre i loro confini. L’eredità di tali pregiudizi si è protratta per millenni: fino a non troppo tempo or sono, e forse ancora oggi, nei libri di Storia dei bambini italiani le “Invasioni barbariche” si chiamavano a questo modo, mentre per i bambini tedeschi, le stesse, sono “Migrazioni di popoli”. Noi italiani abbiamo alle spalle la Roma dei Cesari, i tedeschi devono fare i conti con l’eredità delle tribú germaniche che vivevano oltre il Reno, con quell’Arminio che sconfisse le legioni di Varo nella selva di Teutoburgo.

 

Simpatie e antipatie, dicevamo: come negare che i bianchi nord-americani hanno spesso provato disprezzo per le popolazioni di colore e anche per i pellerossa indiani di cui hanno decretato la quasi scomparsa attraverso un genocidio? Il colonialismo e il neocolonialismo europei sono sempre stati portatori di forme di disistima e disgusto verso i popoli assoggettati.

 

 

Diversi Spiriti di popolo

 

Scontro Palestina-Israele

 

L’odio o l’attrazione nei confronti di una intera popolazione non è sempre un fenomeno culturale creato consapevol­mente dagli organi istituzionali per esi­genze di dominio o di salvaguardia dei poteri costituiti. Alle volte i popoli porta­no in sé componenti archetipiche e sim­boliche, che riemergono nella psiche pro­fonda degli appartenenti a una comunità.

 

Per chi contempla la dottrina della re­incarnazione cosí come è spiegata dalla Scienza dello Spirito, è facile comprendere che il portato psichico di un popolo possa essere legato al Karma. Non è difficile allora concepire l’idea che esistano diversi Spiriti di Popolo, e che i carat­teri di ereditarietà non si manifestino soltanto sul piano genetico attraverso la conformazione fisica, ma anche nelle caratteristiche comportamentali e nel portato psichico di coloro che nella pre-nascita hanno deciso di arrivare in una nazione piuttosto che in un’altra, di parlare una lingua piuttosto che un’altra e di osservare una religione invece che un’altra. Fenomeni di opposizione e persino di odio tra popoli sono quindi assai frequenti e riguardano il Karma di una comunità. Questo dato di fatto viene però spesso negato o occultato.

 

 

Il portato etnico è solo un fatto culturale?

 

Rimozione statua generale Lee

 

Normalmente l’ottica materialista che privilegia il pensiero empirico, razionale, basato sull’osservazione dei fenomeni fi­sici, considera il portato etnico una forma di mentalità la cui ori­gine è però sempre frutto di una trasmissione culturale. Tant’è che in dialettica opposizione al razzismo statunitense è nata una ideologia di falsificazione storica impregnata da un senso di col­pa e avversione verso il passato.

 

La cosiddetta Cancel Culture, ovvero la cultura della cancellazione, nega la complessità dei fatti realmente avvenuti nella Storia. La cultura della cancel­lazione vive nel convincimento che tali fatti siano frutto di so­vrastrutture di semplice apprendimento. Per la cultura della cancellazione, è legittimo creare forme di iconoclastia come quella che vede la rimozione della statua del generale Lee a New Orleans. I fatti che sono accaduti hanno sempre avuto una ra­gione di essere, ci si può ripromettere di non compiere piú certi errori, ma negare la Storia è bestemmiare contro il passato dell’uomo.


 

L’antropologia culturale

 

L’intero portato etnico noi possiamo sintetizzarlo con il termine greco Ethnos. Esso è sorretto da cinque colonne portanti: Epos, Ethos, Genos, Logos, Topos.

 

L’Epos

Epos

 

L’Epos è la trasfigurazione simbolica della memoria storica in quanto celebrazione del comune passato di un popolo. Se pensiamo come si studiava a metà dell’altro secolo la Storia nelle prime classi delle Elementari, ricordia­mo, per esempio, le poesie e l’amor patrio insegnato attraverso le gesta dei Mille, Silvio Pellico e Maroncelli, il sacrificio dei fratelli Pisacane o quello di Filippo Corridoni nella Prima guerra mondiale. Nomi questi che a molti giovani d’oggi risultano sconosciuti perché la tecno-globalizzazione tende a fare tabula rasa del portato storico-ideale di spirito nazionale. Per cui il libro Cuore di Edmondo de Amicis non può che venire ridicolizzato. La stessa locuzione “amor patrio” può essere fatta apparire come desueta, datata, perfino ridicola, salvo poi ritirarla fuori, gonfiandola di odio, quando serve per la propaganda di guerra. L’Epos Ucraino in conflitto con la Russia va allora a ripescare le imprese di Stepan Bandera, sostenitore della “razza ucraina” rispetto a quella russa e alleato con le armate del Terzo Reich. Improvvisamente l’epica occidentalista va a ripescare, a proprio uso e consumo, le gesta eroiche di chi combatteva l’URSS di Stalin, ma dalla parte delle SS.

 

L’Ethos

 

Ethos

 

È questo l’insieme di norme e istituzioni, sia religiose che civili, le quali assumono il valore di imperativi categorici e stabiliscono ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Se noi italiani, ad esempio, critichiamo i modelli di acculturazione isla­mica rispetto alla posizione subordi­nata della donna, entriamo in questo ambito.

 

Tradizionalmente un musul­mano può sposare una donna di con­fessione musulmana, ebraica o cristiana, mentre una donna musulma­na può sposare soltanto un uomo mu­sulmano.

 

Disparità che a noi paiono inaccettabili fanno parte dell’etica di altre civiltà, per cui si pone il problema, non di poco conto, se accettare nelle scuole pubbliche italiane allieve che indossino il burka.

 

Il Genos

 

Genos

 

Il Genos è la stirpe dalla quale discende il popolo, trasfigurazione simbolica dei rapporti di parentela e discendenza. L’idea materialistica di razza ariana nel­l’ambito del Terzo Reich rientrava in questo paradigma, e le leggi razziali che impedivano i matrimoni misti erano frutto di un’aberrante norma legislativa basata sul Genos.

 

Come dimenticare però che per la tradizione giudaica avviene lo stesso? Quando un figlio d’Israele o una figlia sposa un non ebreo o una non ebrea, si viene a spezzare la millenaria catena che ha garantito la continuità di stirpe. La prescrizione di non sposare un non ebreo in questo caso è religiosa, in quanto derivante dal Deuteronomio. E se ciò si limitasse alla sfera religiosa non sarebbe un delitto, il problema è che spostando il Genos nella sfera legislativa si creano anacronismi inaccettabili. Diciamo le cose come stanno: Israele è uno Stato etnocratico, in quanto il riemergere del pregiudizio religioso impedisce ad un non ebreo di avere piena cittadinanza. Questa aberrazione non viene mai messa in luce nel mondo occidentale, ma se ribaltassimo la situazione sarebbe come a dire che chi non è cattolico non può avere la piena cittadinanza italiana.

 

Come vedremo in seguito, tutti questi elementi dell’Ethnos richiedono centralità ed equilibrio tra la tendenza luciferica di preservazione del passato e quella arimanica di anticipazione del futuro. Si noti che da un lato c’è chi spinge verso il mito della razza pura (impulso luciferico), dall’altro il mito del “melting pot” (impulso arimanico) legato all’idea di globalizzazione. Non è un caso che in tutta la pubblicità e negli spettacoli dell’occidente sotto guida anglofona, si privilegino mescolanze interetniche artatamente esibite ad ogni piè sospinto. Per cui su Netflix non è raro incontrare film che narrino storie improbabili con presenze africane in primo piano all’interno di guerre romane, medioevali o nelle corti settecentesche. Diciamolo ben chiaro: non c’è razzismo nel riconoscere la realtà, la scienza genetica esclude l’esistenza di razze umane diverse, noi per genos si intendiamo una forma di tassonomia popolare che definisce diversi tipi essenziali di individui basati sui tratti percepibili. Un noto generale è stato aspramente criticato perché ha osato scrivere che la pallavolista Paola Egonu di stirpe nigeriana, nata in provincia di Padova, aveva “tratti somatici che non rappresentano l’italianità”. Tutti però ad Hollywood possono asserire che Sophia Loren o Monica Bellucci hanno tratti somatici rappresentanti l’italianità. Due pesi e due misure.

 

Il logos

 

logos

 

In questo caso il termine logos è utilizzato al minuscolo per intendere la lingua e la scrittura, la parlata di un popolo, quale mezzo di comunicazione sociale. Ad esempio, al fine di creare l’unità nazionale italiana, per un lungo periodo si è proceduto allo svilimento dei dialetti e delle lingue minori. La tutela culturale delle identità localistiche è invece importante, in quanto esistono anche spiriti di popolo irregolari, con una determinata missione specifica. Negare che la televisione italiana abbia fatto un’enorme opera unificativo-linguistica è quindi un errore, come altrettanto è quello di impedire la tutela delle minoranze linguistiche e delle parlate locali. Quando però questi elementi tradizionali e pre-risorgimentali esorbitano dalla sfera culturale e si trasformano in nostalgia politica per il Regno delle due Sicilie, in santificazione del brigantaggio meridionale o in propaganda politica come quella della Liga Veneta, si entra nel ridicolo. Forse non tutti ricordano che in nome della parlata veneta qualcuno auspicava uno Stato indipendente. Utilizzando il vessillo di San Marco e gridando: «Il Leon che magna il teron!» un gruppo di ribelli in tuta mimetica, nel maggio del 1997, ha occupato con un carro armato autocostruito, diciamo un tank fatto in casa modificando un trattore agricolo, la principale piazza di Venezia!

 

Il Topos

 

Il vallo di Adriano, confine tra Angli e Pitti

Il vallo di Adriano, confine tra Angli e Pitti

 

Questo è il territorio fisico nel quale vive il popolo, immagine simbolica della madrepatria. Dove è nata la stirpe nazionale, c’è un legame affettivo, che crea la necessità dell’estremo sacrificio. Si pensi alle guerre d’Indipendenza italiana culminate nella Prima guerra mondiale, o alla Grande guerra patriottica russa contro gli eserciti dell’Asse. Violare il Topos, violare i con­fini è una faccenda seria, portatrice di apparenti contraddizioni.

 

Trieste, Piazza dell’Unità d’Italia

Trieste, Piazza dell’Unità d’Italia

 

La città di Trieste è stata rivendicata come italiana e ciò è giusto, ma non pos­siamo dimenticare che i triestini sono culturalmente molto mitteleuropei e poco italiani. Ancora una volta c’è necessità d’equilibrio: l’Ita­lia con l’Alto Adige-Südtirol è un esempio di straordinaria civiltà rispetto all’idea di come convivere con una minoranza etnica diversa all’in­terno dei confini nazionali. Se si fosse rispettata l’indipendenza della popolazione russofona del Donbass all’in­terno dell’Ucraina, le cose sarebbero andate in modo diverso. Noi sappiamo però che la Storia non si scrive con i “se” e con i “ma”, perché come insegna l’adagio: «Se mia nonna avesse le ruote, sarebbe un calesse».


 

Vittoria della Misericordia

 

Misericordia

 

L’assenza di Misericordia per i destini di una popolazione che non sia la nostra è il male. Diventa Male con la “M” maiuscola, quando alle forze karmiche che provengono dal passato, si aggiunge la fredda determinazione di voler alimentare l’odio nelle persone meno evolute di ambo le parti. Vi sono infatti uomini che per capacità razionali, ambizione, venalità, raggiungono ruoli di immenso potere su questa terra. I peggiori tra questi, i portatori delle forze dell’Anticristo, vedono l’umanità alla stregua di insetti fastidiosi da manipolare fisicamente e psichicamente. Ebbene, questi servi dell’Ombra intuiscono le leggi del passato, ovvero l’Epos, Ethos, Genos, logos, e Topos, utilizzando la memoria etnica e servendosene per raggiungere obiettivi mostruosamente egoistici. Questi esseri oscuri al servizio dell’Anti­cristo sono capaci di travolgere le personalità piú fragili, attraverso l’uso di strumenti di organizzazione e comunicazione, riuscendo ad accendere e ad ali­mentare l’odio. È come buttare benzina sulle braci, ravvivando conflitti che si sarebbero risolti, nel tempo, nel corso di incarnazioni successive. Si tratta, come scrive Massimo Scaligero in Meditazione e Miracolo, di superare ciò che è corporeo, ereditario, etnico, tradizionale, legato alla “legge”.

 

Compito dei cultori della Scienza dello Spirito è raggiungere una condizione di libertà dalle simpatie e antipatie, per affermare la centralità dell’uomo che è la centralità del Logos.

 

 

Salvino Ruoli