L'uomo e il suo destino

Critica sociale

L'uomo e il suo destino

Marcelo Adrian Germana «Il Fato»

Marcelo Adrian Germana «Il Fato»

 

L’uomo è sempre l’artefice del suo destino. Destino che va inteso non come il susseguirsi inspiegabile di accadimenti, ma quale manifestazione esteriore di una richiesta profonda di azione spirituale che, non ancora decisa come atto cosciente, viene sollecitata dagli eventi mediante prove, le quali, se non risolte, si riproporranno per tutta la vita. Non vi è condanna in tutto ciò, bensí un aiuto possente affinché l’uomo giunga alla realizzazione della sua umanità piú elevata. Una malattia, una calamità, i lutti, le guerre, la povertà, il drammatico senso di insicu­rezza conseguente a vicende economiche e politiche, l’enorme dolore che investe l’umanità tutta, hanno questo significato. È inutile urlare contro lo sfruttamento o contro il sistema. È mostruoso spingere l’uomo a odiare l’uomo a cagione del suo Fato. Questo, per l’uomo autocosciente, non è piú il misterioso e terribile evento del mondo classico, ma è l’occasione che gli è data per realizzare la sua missione.

 

Naturalmente tutto ciò non esclude l’aiuto e il soccorso verso chi soffre. Ogni atto di donazione, ogni gesto di amore aggiungono qualcosa di nuovo al destino, aiutano gli altri a superare l’apparente ineluttabilità del Fato. Mediante concrete azioni economiche, giusti provvedimenti giuridici, idee creative, chi ha ritrovato il filo della verità ha il dovere di offrire i risultati delle sue esperienze al suo prossimo. Ma l’aiuto piú grande che si possa donare viene oggi dalla comprensione della concezione della Reincarnazione e del Karma. Non a caso questa conoscenza (alla quale fanno sottilmente riferimento i Vangeli di Matteo e di Marco), non ha piú una sua collocazione nella cultura attuale. Pur avendo un suo posto nella Tradizione orientale, viene misconosciuta o addirittura negata dagli interpreti moderni imbevuti piú o meno di razionalismo. Oppure viene presentata in una veste degna solo di un Dulcamara, o è vanificata da confuse enunciazioni parapsicologiche. Si vuole impedire all’uomo di comprendere il significato della sua vicenda umana. Non esiste alienazione, degradazione, difficoltà, che non sia la manifestazione esistenziale di una richiesta profonda di prove da superare a ogni discesa sulla Terra onde compiere la propria evoluzione. Un susseguirsi di prove le quali, non risolte oggi, si ripresenteranno ineluttabilmente, come un debito, in una nuova incarnazione.

 

Soltanto da una tale visione l’uomo può acquisire la consapevolezza della sua posizione nella società, può comprendere come qualsiasi gradino egli occupi, umile o prestigioso, di povertà o di ricchezza, essa è sempre un punto di partenza, un appuntamento che ha già preso, affinché possa donare anche agli altri il contributo positivo conseguente al superamento del suo destino. Destino inteso dunque non come accettazione passiva e rassegnata, ma come sublimazione della provvisoria condizione di individuo, affinché dalle nuove forze di amore che egli ha saputo sviluppare nella sua personalità, anche gli altri possano ricevere l’impulso per edificare un nuovo Karma. Socialità e fratellanza alla luce di questa conoscenza possono acquistare cosí un nuovo significato e un valore piú profondo.

 

«Lo Stato, che dovrebbe garantire l’espressione verace della Cultura, l’uguaglianza di tutti dinnanzi alla Legge, l’autonomia nazionale-internazionale dell’Organismo Economico, non c’è piú. La Democrazia si riduce a un mero nome, la lotta di classe può essere chiamata in causa. Il fenomeno è riconoscibile come paralisi delle forze organizzatrici dell’uomo, a opera di forze dalla polarità opposta, la cui insorgenza è possibile grazie alla surrettizia collusione della dialettica con il sub-umano. Da una simile situazione di consunzione non è possibile uscire se non mediante la conoscenza delle forze in gioco, il cui retroscena è sovrasensibile. Prescindendo dalla condizioni richieste a una indagine del genere, si può dire che il retroscena è cognitivamente afferrabile, grazie alla vivificazione attuale dell’idea tradizionale di Karma: termine sanscrito il cui ampio significato è in particolare riferibile al tipo di forza operante nell’uomo come struttura del “destino” individuale e collettivo, secondo una logica trascendente, di cui l’universo è, nella profondità della coscienza, cooperatore. (M. Scaligero, Lotta di classe e Karma, Perseo, 1970).

 

 

Argo Villella

 


 

Selezione da: A. Villella Una via sociale Società Editrice Il Falco, Milano 1978.